B  I  B  L  I  O  T  H  E  C  A    A  U  G  U  S  T  A  N  A
           
  Virginia Galilei
1600 - 1634
     
   



L e t t e r e   a l   p a d r e

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L'anno è computato non in riferimento alla nascita del Cristo, bensì al concepimento della Vergine, nove mesi prima, e quindi con uno spostamento dal 25 dicembre al 25 marzo precedente. L'uso, essenzialmente medievale, è da considerarsi nel Seicento come una pratica singolare.

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      58.

      A Bellosguardo

      14 gennaio 1630 [1631]


      Amatissimo Signor Padre.
      Speravo di riveder V. S. avanti che si dessi principio alla quarantena; visto che non m'è sortito, desidero di sapere almeno come stia di sanità di corpo e di quiete d'animo; che quanto alle altre cose necessarie per il suo vivere, mi persuado ch'Ella stia comodamente per averne fatto provvisione, o almeno con aver largità di poter rompere clausura tanto che vadia alla busca, si come ha fatto per il passato, il che mi sarà grato d'intendere, che per altro non credo ch'Ella si curi d'allontanarsi dal suo caro tugurio, particolarmente in questa stagione. Piaccia a Dio benedetto che vaglino queste tante diligenze per conservazione universale di tutti, ma particolarmente per V. S., sì come spero che seguirà con l'aiuto divino: il quale non manca a quelli che fermamente in esso confidano; sì come è riuscito a noi, poiché il nostro Signore ci ha provviste in questo tempo con una buon'elemosina, cioè di dugento quattro scudi, cinque lire e quattro crazie, dispensatici, credo io, dai Signori della sanità per comandamento delle Altezze Loro Serenissime, le quali si dimostrano molto benevole al nostro Monastero, tanto che viveremo questo mese senza tanta afflizione della nostra povera madre Badessa, la quale credo ch'abbia ottenuto questo bene con le tante sue orazioni, e con supplicare e raccomandarci a diverse persone.
      Del cedrato che V. S. mi mandò ultimamente, ne ho fatto questo girello che gli mando: l'altro in forma di mandorla è di scorza d'arancio, acciò senta se gli gustano. La pera cotogna sarebbe stata più bella alcuni giorni indietro, ma non ebbi comodità di mandarla. Mi manca la carta, onde non dirò altro, se non che la saluto di cuore insieme con le solite.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      59.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 18 febbraio 1630 [1631]


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Il disgusto che ha sentito V. S. della mia indisposizione dovrà restar annullato, mentre di presente li dico ch'io sto ragionevolmente bene circa il male sopraggiuntomi in questi giorni passati; ché, quanto alla mia antica oppilazione, credo che farà bisogno d'un'efficace cura a migliore stagione. Intanto mi andrò trattenendo con buon governo, sì com'Ella m'esorta. È ben vero ch'io desidererei che del consiglio che porge a me si valessi anche per sé stessa, non immergendosi tanto ne' suoi studi che pregiudicassi troppo notabilmente alla sua sanità; che se il povero corpo serve come istrumento proporzionato allo spirito nell'intender e investigare novità con sua gran fatica, è ben dovere che se li conceda necessaria quiete, altrimenti egli si sconcerterà di maniera che renderà anco l'intelletto inabile a gustar quel cibo che prese con troppa avidità.
      Non ringrazierò V. S. de' due scudi e altre amorevolezze mandatemi, ma sì bene della prontezza e liberalità con la quale ella si dimostra tanto e più desiderosa di sovvenirmi, quanto io bisognosa d'esser sovvenuta.
      Godo di sentire il buon essere del nostro Galileino, e in questa quaresima, quando sarà miglior tempo, avrò caro di rivederlo. Ho anche caro d'intender la credenza che ha che Vincenzio stia bene, ma non mi gusta già il mezzo con il quale viene in questa cognizione, cioè con il non saperne nulla; ma questi sono frutti dell'ingrato mondo. Resto confusa sentendo ch'ella conservi le mie lettere, e dubito che il grande affetto che mi porta gliele dimostri più compite di quello che sono. Ma sia pur come si voglia, a me basta ch'Ella se ne sodisfaccia. Con che gli dico a Dio, il quale sia sempire con lei, e li fo le solite raccomandazioni.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      60.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 9 marzo 1630 [1631]


      Amatissimo Signor Padre.
      Perché credo infallibilmente che V. S. averà ricevuta l'ultima mia lettera che scrissi molti giorni sono, non replicherò altro del contenuto di essa, se non che gli significherò di nuovo il mio bene stare, e similmente di tutte le amiche, per grazia di Dio. È ben vero che questi tanti ritiramenti e quarantene mi danno, o più presto hanno dato, per la fantasia, mentre m'hanno vietato il poter aver spesse nuove di V. S. Credo pure che adesso dovranno terminare, e per conseguenza che potremo presto rivederla. Intanto desidero di sapere s'Ella sta bene, ch'è quello che più d'ogni altra cosa mi preme, e anco se ha nuove di Vincenzio e della Cognata.
      Rimando due fiaschi vuoti, e mandogli questi pochi mostacciuoli che credo non gli spiaceranno, purché non siano, come dubito, cotti un poco più di quello che richieggono i suoi denti.
      Questo tempo così piovoso non mi ha concesso il fargli un poco di conserva di fiori di rannerino, com'avevo disegnato, ma subito che potrò aver i fiori asciutti, la farò e gliela manderò.
      Intanto a lei di cuore mi raccomando insieme con Suor Arcangela e le solite. Prego Nostro Signore che la conservi in sua santa grazia, e desidero che dia un bacio di più a Galileino per mio amore.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      61.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 11 marzo 1630 [1631]


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      La lettera di V. S.' m'ha apportato molto disgusto per più ragioni, e prima perché sento la nuova della morte dello zio Michelagnolo, del quale mi duole assai, non solo per la perdita di lui, ma anco per l'aggravio che perciò ne viene a lei, ché veramente questa non credo che sarà la più leggiera fra le altre sue poche sodisfazioni, o per dir meglio tribolazioni.
      Ma, poiché Dio benedetto si dimostra prodigo con V. S. di lunghezza di vita e di facoltà, più che con suo fratello e sorelle, è conveniente ch'Ella spenda l'una e l'altre conforme al beneplacito di sua divina Maestà, che n'è Padrone.
      Così avess'Ella qualche ripiego per Vincenzio, acciò con guadagnar egli qualcosa, a V. S. s'alleggerissino i fastidi e le spese, e a lui si tagliassino l'occasioni del potersi lamentare.
      Di grazia, signor padre, poiché V. S. è nata e conservata nel mondo per benefizio di tanti, procuri che fra questi il primo sia suo figlio; parlo nel trovargli avviamento. Ché, quanto al resto, io so che non ci bisognano raccomandazioni, e di questo particolare discorro solo per interesse di V. S., per il desiderio ch'ho di sentire ch'Ella stia in pace e unione con il medesimo Vincenzio e sua moglie, e viversene nella sua quiete. Il che non dubito che sortirà s'Ella gli farà ancora questo benefizio, molto desiderato da lui, per quanto ho potuto comprendere tutte le volte che gli ho parlato.
      Sento anco grandissimo disgusto di non poterle dare quella sodisfazione che vorrei circa il tener qua in serbo la Virginia, alla quale sono affezionata, per esser ella stata di sollevamento e passatempo a V. S. Giacché i nostri superiori si sono dichiarati non voler in modo alcuno che pigliamo fanciulle né per monache né per inserbo, perché, essendo tale la povertà del convento quale V. S. sa, si rendono difficili a provveder da vivere per noi che già siamo qua, non che voglino aggiungercene delle altre. Essendo adunque questa ragione molto probabile, e il comandamento universale per parenti e altri, io non ardirei di ricercar da Madonna o da altri una tal cosa. Assicurisi bene che provo una pena intensa, mentre mi trovo priva di poter in questo poco sodisfarla, ma finalmente non ci veggo verso.
      Dispiacemi anco grandemente in sentire ch'Ella si trovi con poca sanità; e se mi fossi lecito, di molta buona voglia piglierei sopra di me i suoi dolori. Ma poiché non è possibile, non mano almeno dell'orazioni, nelle quali la preferisco a me stessa. Così piaccia al Signore d'esaudirla.
      Io sto tanto bene di sanità che vo facendo quaresima, con speranza di condurla fino al fine, sì che V. S. non si pigli pensiero di mandarmi cose da carnevale. La ringrazio di quelle già mandatemi, e per fine di tutto cuore me le raccomando insieme con Suor Arcangela e le amiche.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.

      Se V. S. non ha a chi dispensar la carne che gli avanza, io avrò bene a chi distribuirla, essendo stata molto gradita quella che mi ha mandata. Sicché, se avesse occasione, potrebbe talvolta mandarmene.


      62.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 12 marzo 1630 [1631]


      Amatissimo Signor Padre.
      Ringrazio V. S. dell'amorevolezze a noi gratissime, poiché quest'anno così penurioso è causa che passiamo la presente quaresima assai magramente, sebbene, quando si ha la sanità, l'altre cose si tollerano facilmente.
      La venuta di V. S. e di Galileo piccino è da noi grandemente desiderata, quanto prima sia possibile. Intanto mi rallegro di sentire ch'Ella stia assai bene, sì come di nuovo mi dolgo dell'impedimento ch'ho nel poter giovare alla Virginia e di sodisfare a V. S.: spero nondimeno che Dio benedetto la provvederà in qualche altra maniera.
      Se Vincenzio ha ancora V. S. in sospetto, a Lei sarà d'utilità, giacché non si pigliano danari da persone che siano appestate; e così egli, che n'ha tanto timore, non ne domanderà a V. S. alla quale di cuore mi raccomando. N. S. la conservi.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      63.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 13 marzo 1630 [1631]


      Amatissimo Signor Padre.
      Non resto maravigliata del cordialissimo affetto ch'Ella mi porta, già che troppi sono gl'indizi e contrasegni che ne tengo; ma ben stupisco che l'amore arrivi tant'oltre che la faccia indovinare, con mandarmi V. S. una vivanda più conforme al gusto e sanità mia di qualsivoglia altra quadragesimale. La ringrazio pertanto infinitamente, e mi preparo a goderla con gusto raddoppiato, per esser accomodata da quelle mani tanto da me amate e riverite. E già che mi ordina ch'io domandi altro di mio gusto, io domanderei qualcosa per far colazione la sera, e nel resto, di grazia, V. S. non si pigli altro pensiero; ché quando mi bisognerà qualcosa, mi lascierò intendere, sapendo che posso farlo con ogni sicurtà.
      Non vedo l'ora di rivederla insieme con il bambino, purché non sia in giorno di festa ché non ci saria sodisfazione.
      Lascio giudicar a lei se mi sarà di consolazione la grazia che V. S. pretende d'ottenere da Monsignor Arcivescovo; ma non posso in questo punto risolverla. Sarò con la madre Badessa, e quanto prima gli significherò quel che ne avrò potuto ritrarre. Intanto finisco, senza finir mai di raccomandarmele. E prego nostro Signore che la conservi.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      64.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 17 marzo 1630 [1631]


      Amatissimo Signor Padre.
      La risposta che riporto della madre Badessa, circa il servizio del quale mi scrisse V. S. l'altro giorno, è che senza dubbio sarà di molto gusto a tutte universalmente il procurar la grazia da Monsignor Arcivescovo, non solo per i padri, ma per i fratelli ancora; ma che giudica esser conveniente l'indugiar a domandarla dopo Pasqua. Intanto V. S. sarà da noi e potrà in voce trattarne con lei, che veramente è persona molto prudente e discreta, ma assai timida.
      Rimando i collari imbiancati che, per essere tanto logori, non saranno accomodati con quella esquisitezza che avrei desiderato: se altro gli fa bisogno si ricordi che non ho il maggior gusto nel mondo, quanto che di impiegarmi in cose di suo servizio, siccome all'incontro mi pare che lei non l'abbia in altro se non nel compiacermi e sodisfare a tutte le mie domande, giacché con tanta sollecitudine provvede ad ogni mio bisogno.
      La ringrazio di tutte in generale, e in particolare delle ultime che per mano del nostro fattore ho ricevute, che furno due cartocci, uno di mandorle, l'altro di zibaldoni, e sei cantucci. Il tutto ci goderemo in grazia sua. E io gli fo un regalo da poveretta, cioè questo barattolo di conserva, che sarà buona per confortar la testa: se bene miglior conforto credo che sarebbe l'affaticarla meno con lo studio e scrivere. Le bagattelle del panierino saranno per la Virginia. Per carestia di tempo non dirò altro. Se non che io in nome delle solite la saluto affettuosamente e prego nostro Signore che le conceda la sua santa grazia.

      figliuola Affezionatissima
      S. Maria Celeste.


      65.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 11 aprile 1631


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Le faccende della bottega mi hanno tenuta ed ancora mi tengono così occupata, che non mi permettono il poter dir altro per ora, se non che mi accuso della involontaria dilazione e tardanza in mandarla a visitare: adesso che mi è permesso, mando per intender se ella sta bene e se ha nuove di Vincenzio e della cognata, cioè se crede che questa Santissima Pasqua devino esser da Lei, il che credo che a V. S. sarebbe di molto gusto, e a me ancora per amor suo. Le paste che gli mando son poche; con tutto ciò credo che gli basteranno, già che non ha con chi parteciparle se non forse con Galileino, il quale si potrà trattenere con le pine che gli mandiamo, che sono tutta la porzione che ci ha distribuita la nostra ortolana, a Suor Arcangela e a me.
      Non rimando la pignattina degli spinaci perché non è vuota del tutto; ché per essere stati così buoni ne ho fatto a miccino. La saluto per parte di tutte le solite, e prego Dio benedetto che la feliciti sempre.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      66.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 22 aprile 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Se la sua lettera m'avessi assicurata che il suo male non è di gran considerazione, certo avrei avuto assai maggior disgusto di quello che provo al presente: e sentendo ch'ella va più presto migliorando, prendo speranza di doverla in breve rivedere del tutto sana, sì come mi promette. Da Vincenzio ricevemmo due serque d'uova e mezzo agnello, e la ringraziamo, siccome, e molto più, delle quattro piastre le quali giungono in tempo di gran necessità. La Piera fa istanza di partire, perciò mi riserbo a scrivere altra volta più a lungo. Intanto a lei di tutto cuore mi raccomando insieme con le solite. Nostro Signore sia sempre con lei.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      67.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 25 aprile 1631


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Perché dalla Piera intesi l'altro giorno che V. S. si ritrovava grandemente svogliata e senza appetito di mangiare, sono andata investigando quello che io avessi potuto mandarle che fossi buono per fargli recuperare il gusto; e perché per questo effetto ho sentito commendar dai medici la Oxilacchara, ho fatta questa poca che gli mando acciò ne faccia l'esperienza, essendo cosa che non dovrà nocerli: gl'ingredienti non sono altro, zucchero, vino di melagrani forti, e un poco di aceto. È ben vero che la cottura mi è riuscita un poco più stretta del dovere, ma V. S. potrà pigliarne due o tre cucchiaiate per mattina, e per mitigare la frigidità sua, aggiungervi un poca d'acqua di cannella, della quale, se non ne ha più, gliene manderò, purché mi rimandi il fiaschetto ove altra volta glien' ho mandata. I morselletti sono di tutto il cedro che mi mandò, e credo che sian boni; e se altro sapessi indovinare che gli potesse gustare, non lascerei di fare ogni diligenza per provederlo, non solamente per dar gusto a Lei, ma anco a me stessa; giacché impiegandomi in suo servizio godo estremamente. La prego, se gli occorre qualcosa, a non privarmi di questo contento e anco a significarmi come stia di presente: con che, pregandole da Nostro Signore ogni bene, me le raccomando con tutto l'affetto insieme con l'amiche.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      68.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 18 maggio 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Per quanto ho potuto intendere, il prete di Monteripaldi non ha giurisdizione sopra la villa della signora Dianora Landi se non in un campo solo. Intendo bene che su la casa vi è sodata la dote d'una cappella della chiesa di Santa Maria del Fiore, e che per questa causa la suddetta signora Dianora si trova in piato. V. S. potrà dall'apportatrice di questa, ch'è donna assai accorta e ha conoscenza quasi in tutto Firenze, intender chi sia quello che agiti la causa, già ch'essa lo conosce, e da esso aver poi informazione del negozio. Ho anco inteso che il luogo del Mannelli non è ancora allogato, ma che si tratta bene d'affittarlo. Questo è un luogo molto bello, e dicono che possiede la miglior aria di questo paese. Non credo che a V. S. mancherà entratura per tentar se potessi riuscir quanto lei ed io molto desideriamo; e da questa medesima donna potrà forse aver qualche indirizzo. Avevo accettato l'aceto per l'oximele perché il nostro non mi pareva di quella bontà che avrei desiderato; giacché V. S. si è compiaciuta di mandarmi il vino in cambio, io ne la ringrazio e sto aspettando di intendere se Ella sarà sodisfatta della nostra manifattura, e sarà quando si servirà altre volte di noi, che tanto mi vien detto da Suor Luisa e altre mie compagne in bottega, le quali insieme con Suor Arcangiola la salutano affettuosamente. E io da Nostro Signore gli prego ogni vera felicità.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      69.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 29 maggio 1631


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Desidero in estremo col mezzo di V. S. di dar segno di gratitudine e riconoscimento a' tanti obblighi che tengo con Suor Luisa, adesso che mi si porge buona occasione; poiché, ritrovandosi Ella in necessità di cercar in prestito la somma di ventiquattro scudi fino all'ultimo di Luglio, io vorrei tener grazia che V. S. gli facesse Lei questo servizio, se gli sia possibile, come credo. E se è vero, come so che è verissimo, che V. S. desideri di darmi ogni sodisfazione e gusto, si assicuri che questo sarà de' più grandi che possa darmi: e la persona è tale che non dubito che corrisponderà pienamente, più presto avanti che dopo il prescritto termine di due mesi, avendo l'assegnamento sicuro di sua entrata; che veramente, se fossi altrimenti, io non cercherei di metter V. S. in qualche intrigo, come per l'addietro è seguito con mio grandissimo disgusto. Non replicherò altro, supponendo che sia superfluo l'estendermi in più lunghe preghiere con persona la quale più desidera di farmi benefizio che non desidero io di riceverlo; solo starò aspettando di esser pienamente sodisfatta. Intanto gli dico che ho sentito gusto particolare che sia caduta l'elezione dell'Arcivescovo [di Firenze] nella persona di Monsignor Rinuccini per l'interesse di V. S. e nostro ancora, come a suo tempo discorreremo.
      Sto in dubbio se il primo e il secondo oximele che gli mandai sia stato di sua sodisfazione, già che non ne ha detto niente: e perché V. S. non ha per ancora mandato l'aloe e rabarbaro per far le pillole papaline; gli mando due prese delle nostre, delle quali già altre volte ne ha prese, con riserbo di fargliene ogni volta che vorrà.
      I cedrati sono bellissimi e io insieme con Suor Luisa procurerò di far anco buoni i morselletti, acciocché a chi ha donato gli venga volontà di donarne degli altri. Ringrazio intanto V. S. sì di questi come anco dei vasi di cristallo, che mi sono stati gratissimi; e pregandole da Nostro Signore ogni vero bene, me le raccomando insieme con le solite, e particolarmente Suor Arcangiola, la quale se ne sta debolmente.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      70.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 4 giugno 1631


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Da Suor Luisa mi vien imposto ch'io deva, per sua parte, render a V. S. quelle grazie ch'io posso maggiori, per il comodo e servizio che ha da Lei ricevuto con tanta prontezza e cortesia; ma io che per far questo mi conosco al tutto inabile, me la passerò con silenzio, persuadendomi che a V. S. sarà di maggior gusto il saper ch'io mi conosco, e me le confesso obbligata per una, quasi infinita, moltitudine di benefizi ottenuti da lei: e che tutto il mio desiderio è rivolto e tende solo a non essergliene ingrata: sebben veramente altro indizio di gratitudine non possa darle che di buona volontà: è ben vero che quest'ultima grazia fattami, secondo il mio parere, supera le preteriori, già che V. S. con questo mi dà segno di esser così pronta a beneficiarmi, che non solo per me stessa, ma anco per le persone alle quali io sono affezionata ed obbligata, si dimostra liberale ed amorevole, onde io la ricevo per grazia duplicata; ed alla mia Suor Luisa usurpo quell'obligazione che per ciò con V. S. potessi pretendere.
      I morselletti, sì come sono riusciti dei più belli ch'io abbia mai fatti, così credo che saranno anco dei migliori; e non vorrei che V. S. gli distribuisse tutti, che ancor lei ne gustasse; sono numero 8. Siccome ella sa, Suor Arcangela si va purgando; ed il medico giudica necessario il darle l'acqua del Tettuccio, ma in poca quantità, per esser ella assai debole e fiacca: e perché questo medicamento ricerca benissimo reggimento di vita, ed io mi ritrovo molto scarsa di danari, avrei caro che V. S., mi mandasse un paio di polli, per potergli far buoni brodi anco il Venerdì e Sabato. Suor Chiara ancora se ne sta in letto malata, sì che con questo e con le faccende della bottega, io ho dato bando all'ozio, anzi mi troverei soverchiamente aggravata se Suor Luisa non volesse, per sua grazia, esser partecipe di tutte le mie fatiche. Saluto V. S. per sua parte e di Suor Arcangela, e prego Dio benedetto che la conservi lungamente per suo e mio benefizio.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      71.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 10 giugno 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Fu qui domenica mattina Vincenzio, il quale mi disse esser venuto per vedere il luogo dei Perini, se ben mi ricordo, il quale è in vendita, e, per quanto intendo, il comperatore ci averà ogni vantaggio, sì come dal medesimo Vincenzio potrà V. S. esser informata. Io, perché sento ch'è qui vicino a noi, e perché desidero la sodisfazione di V. S. (che so quanto desidera d'esserne appresso) insieme con quella di Vincenzio e nostra ancora, vengo a pregarla che non si lasci scappar quest'occasione dalle mani, che Dio sa quando gli se ne porgerà una simile, già che si vede che quelli che posseggono luoghi in questi contorni non se ne vogliono privare altro che per estrema necessità, sì come adesso interviene a questi e al Mannelli; il quale m'è parso d'intendere che sia già allogato. Se V. S. si risolve di venir a veder quest'altro, potrà con quest'occasione esser qui da noi. Intanto gli dico ch'io sto bene, ma non già Suor Arcangiola la quale finalmente è ridotta a starsene del continuo in letto: il suo male non è di gran considerazione, ma credo bene che, s'ella non si fossi procurata avrebbe avuto qualche grandissima malattia. Ebbi le galline per lei e ne ringrazio V. S. infinitamente. Prego Nostro Signore che la conservi, e me le raccomando con tutto l'affetto, insieme con le solite.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      72.

      A Bellosguardo

      San Matteo, luglio 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Suor Luisa ha per sua buona sorte riscossa la sua entrata prima che non pensava, e subito viene a dar sodisfazione a V. S. delli scudi 24 che li deve. Confessa bene di non volere né poter sodisfarla quanto all'obligo che perciò avrà perpetuo con Lei, non le bastando l'animo d'arrivar a contraccambiar la sua prontezza e amorevolezza, altro che con la moneta d'un buono e cordiale affetto inverso di V. S. e di noi ancora; e questo lo va manifestando giornalmente con gli effetti in tutte le mie occorrenze, con maniera tale che più non potria fare se mi fosse madre. Ella ha aggiunto nel panierino queste paste, acciò V. S. se le goda per suo amore.
      Suor Arcangelo se ne sta in letto con poca febbre veramente, ma con gran debolezza e molti dolori, e, se non m'inganno, credo che ci sarà da far assai avanti ch'ella ritorni in sanità, se pur vi tornerà. Il medico, quando ultimamente la visitò, ordinò fra le altre cose alcune unzioni allo stomaco con olio da stomaco del Gran Duca, e olio di noci moscate. Dell'uno e dell'altro ne siamo a carestia, e perciò avrei caro che V. S. me ne provvedesse un poco.
      Rimando due fiaschi voti, e veramente che se, in questa scesa ch'ho avuto, non fosse stato il vino bianco di V. S., l'avrei fatta male, perché sono vivuta di pappe e zuppe, quali non m'hanno nociuto per esser fatte in vino così buono.
      Avrò caro d'intendere se sortirà la compra del luogo che V. S. venne a vedere, perché io grandemente lo desidero: e mi parrebbe cosa molto ben fatta e utile per la lor casa. Non occorrendomi altro di presente, saluto caramente V. S. insieme con le solite, e prego Dio benedetto che la feliciti sempre.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      73.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 12 agosto 1631


      Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
      Perché pur vorrei aver grazia che V. S. s'avvicinasse a noi, vo continuamente procurando d'intender quando qui all'intorno ci sia qualche luogo che si deva affittare. E ora di fresco sento esserci la villa del signor Esaù Martellini, la quale è al piano dei Giullari, e confina con noi. Ho voluto avvisarnelo, acciò V. S. possa informarsi se per sorte fosse a suo gusto, il che avrei molto caro, sperando che con questa comodità non starei tanto senza saper qualcosa di lei, come di presente mi avviene, cosa che veramente io tollero malvolentieri; ma connumerando e ricevendo questo insieme con qualche altro poco di disgusto, invece di quelle mortificazioni ch'io per mia negligenza tralascio, mi vo accomodando il meglio ch'io posso a quanto piace a Dio. Oltre che mi persuado che anche a V. S. non manchino intrighi e fastidi d'altro rilievo che non sono i miei, e con questo m'acqueto.
      Suor Arcangela, che tanto m'ha dato da pensare, per grazia di Dio sta alquanto meglio, e sebbene assai debole e fiacca si ritrovi, comincia a sollevarsi. E perché avrebbe gusto di mangiare qualche pesciuolo marinato, prega V. S. che gliene faccia provisione di qualcuno per questi prossimi giorni magri. Intanto V. S. procuri di mantenersi sana a questi gran caldi, e di grazia mi scriva un verso. La saluto affettuosamente per parte delle solite, e prego nostro Signore che le conceda la sua santa grazia.

      figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      74.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 27 agosto 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Ci lamentiamo del tempo, invidioso del gusto che noi insieme con V. S. in questo giorno avremmo potuto prendere, con ritrovarci in compagnia. Ma, se piacerà a Dio, spero che potrà seguir presto un'altra volta, e intanto godo con la speranza di dover averla continuamente qua vicina, sì come per l'imbasciata fattami dalla Piera comprendo; e la prego a proseguir l'impresa acciò riesca il nostro disegno, ché, come V. S. vorrà, credo si supererà ogni difficoltà.
      Stasera compartirò la buona provisione mandata da Lei con l'amiche, ma della ricotta non ne prometto a troppe; la ringrazio per parte di tutte e di cuore me le raccomando.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.


      75.

      A Bellosguardo

      San Matteo, 30 agosto 1631


      Amatissimo Signor Padre.
      Se la misura o indizio dell'amore che si porta ad una persona, è la confidenza che in lei si dimostra, V. S. non dovrà star in dubbio s'io L'amo di tutto cuore, com'è in verità; poiché tanta confidenza e sicurtà piglio con lei, che qualche volta temo che non ecceda il termine della modestia e revererua filiale, e tanto più sapendo ch'Ella da molti fastidi e spese si trova aggravata. Nondimeno la certezza ch'ho, che V. S. sovviene tanto volentieri alle mie necessità quanto a quelle di qualsivoglia altra persona, anzi alle sue proprie, mi somministra ardire di pregarla che si compiaccia d'alleggerirmi d'un pensiero che molto m'inquieta, mediante un debito che tengo di cinque scudi per la malattia di Suor Arcangela, essendomi convenuto in questi quattro mesi spendere alla larga, in comparazione di quello che comportava la povertà del nostro stato: e ora che mi trovo all'estremo e in necessità di sodisfare a chi devo, mi raccomando a chi so che può e vuole aiutarmi. E anco desidero un fiasco del suo vino bianco per farlo acciaiato per Suor Arcangela, alla quale credo che più gioverà la fede che ha in questo rimedio, che il rimedio stesso.
      Scrivo con tanta scarsezza di tempo che non posso dirle altro, se non che vorrei che questi sei calicioni fossino di suo gusto, e me le raccomando.

      sua figliuola Affezionatissima
      S. M. Celeste.