BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Michelangelo Buonarroti

1475 - 1564

 

Contratti artistici

di Michelangelo Buonarroti

 

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Contratti artistici

di Michelangelo Buonarroti

(dal 1498 al 1548)

 

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Archivio Buonarroti. Roma, 27 d'agosto 1498.

 

I.

Allogazione a Michelangelo del gruppo

di marmo della Pietà in Roma.

 

Die xxvij mensis augusti 1498.

 

Sia noto et manifesto a chi legerà la presente scripta, come el reverendissimo cardinal di San Dionisio 557)si è convenuto con mastro Michelangelo statuario fiorentino, che lo dicto maestro debia far una Pietà di marmo a sue spese, ciò è una Vergene Maria vestita, con Christo morto in braccio, grande quanto sia vno homo iusto, per prezo di ducati quattrocento cinquanta [614] d'oro in oro papali, in termino di uno anno dal dì della principiata opera. Et lo dicto reverendissimo Cardinale promette farli lo pagamento in questo modo, ciò è: Imprimis promette darli ducati centocinquanta d'oro in oro papali, innanti che comenzi l'opera: et da poi principiata l'opera promette ogni quattro mesi darli ducati cento simili al dicto Michelangelo, in modo che li dicti quatro cento cinquanta ducati d'oro in oro papali siano finiti di pagarli in vno anno, se la dicta opera sarà finita; et se prima sarà finita, che la sua reverendissima Signoria prima sia obligata a pagarlo del tutto.

Et io Iacobo Gallo prometto al reverendissimo Monsignore che lo dicto Michelangelo farà la dicta opera in fra uno anno et sarà la più bella opera di marmo che sia hoge in Roma, et che maestro nisuno la faria megliore hoge. Et si versa vice prometto al ditto Michelangelo che lo reverendissimo Cardinale la farà lo pagamento secundo che de sopra è scripto. Et a fede io Iacobo Gallo ho facta la presente di mia propria mano, anno, mese et dì sopradito. Intendendosi per questa scripta esser cassa et annullata ogni altra scripta di mano mia, o vero di mano del dicto Michelangelo, et questa solo habia effecto.

Hane dati il dicto reverendissimo Cardinale a me Iacobo più tempo fa ducati cento d'oro in oro di Camera et a dì dicto ducati cinquanta d'oro in oro papali.

 

Ita est Ioannes, Cardinalis S. Dyonisij.

 

Idem Iacobus Gallus manu propria. [615]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 22 di maggio 1501.

 

II.

Dichiarazione di Michelangelo circa ad alcuni patti della

scritta col cardinal Piccolomini, poi Pio III, per le quindici statue

della sua cappella nel Duomo di Siena. 558)

 

Io Michelagniolo di Lodovicho Buonaroti sono contento e obrigomi a quanto in questa scritta si contiene, eccietto che per spresso dichiarato che nel capitolo dove dice che si tolga maestri per dichiarare se le figure sono alla prefetione (sic) quanto nella scritta si contiene, voglio e dichiaro che esso reverendissimo Monsignor debba chiamare uno maestro dell'arte, qual piacie a sua Signoria, e io Michelagniolo ne debbo chiamare un altro dell'arte, qual piacie a me: e quando essi due così chiamati non fussin d'acordo, allora e in tal caxo essi dua maestri chiamati debbino e possino tutti e dua d'acordo chiamare uno maestro dell'arte. E poi così chiamato, possino e' dua di loro d'acordo dichiarare la prefezione (sic) delle sopradette figure, come nella scritta si dicie.

E quanto al caso del sodamento che si dicie nella scritta, che e' reverendissimo Monsignore mi debba dare quanto al pagamento delle figure, e de' sodamento che si dicie che io debba dare del fare le quindici figure; questa parte non intendo nè voglio che essa sua Signoria sia tenuta farlo, nè io sia tenuto fare sodamento a sua Signoria.

E quanto al tempo de' tre anni, si dichiara cominci el tempo di detti 3 anni el dì che m'àrà sua Signoria pagati o fatti pagare e' ducati ciento d'oro in oro in Firenze per conto della presta, come in questa scritta si dicie.

Di tutte l'altre cose, eccietto queste dua ecciettuate, sono contento e obrigomi come è detto di sopra, quando suo Signoria àrà soscritto e obrigatosi a quanto in questa scritta si contiene e non altrimenti; e però mi sono soscritto di mia propria mano in questo dì ventidua di maggio 1501. [616]

 

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Archivio de' Contratti di Siena.  Siena, 15 di settembre 1504.

 

III.

Esibizione e ratifica fatta da Iacopo ed Andrea

de' Piccolomini del contratto passato tra Michelangelo e il

predetto Cardinale per l'opera suindicata 559)

 

In nomine domini nostri Ihesu Christi. Anno Dominice incarnationis millesimo quingentesimo quarto, inditione octava, die vero quinta­decima mensis septembris. Serie presentis publici documenti noverint universi, qualiter constitutus personaliter coram me notario publico et testibus infrascriptis, magnificus et generosus dominus Andreas de Piccolominibus, eques, nobilis civis Senensis, facto produxit et exhibuit quamdam scriptam privatam cum subscriptionibus tribus diversarum literarum in fine illius existentium: cujus scripte et subscriptionum tenores de verbo ad verbum sequntur et sunt tales, videlicet:

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, et gloriosissime Virginis Marie: Amen.

Sia noto et manifesto ad qualunche persona vedrà ho (sic) legerà la presente scripta, come el reverendissimo Cardinale di Siena adcoptima et alloca ad Michelangelo di Ludovico Bonarroti, sculptor fiorentino, ad fare figure quindici di marmo carrarese, novo, candido et bianco, et non venoso, ma della perfectione se li richiede ad quelle: le quali tutte, salvo le infrascripte, habiano ad essere de braccia due l'una alte, quali sia tenuto ad fare in anni tre, per prezo di ducati cinquecento d'oro in oro larghi ad tutte sue spese di marmo et ogni altra cosa: et quando in Fiorenza non habia tanti marmi faccino le quindici figure, sia tenuto farlo venire da Carrara a la sopradecta perfectione.

Item, sia tenuto et obligato fare quelli Appostoli et Santi che sua Signoria reverendissima nominarà, a dextra et sinistra della cappella, con li apanamenti, posamenti, gesti et nudo se li conviene; et sieno della perfectione che lui promette; cioè di più bontà, meglio conducte, finite et a perfectione, che figure moderne sieno hogi in Roma. Et perchè decte cuindici (sic) figure se hanno per lui ad lavorare in Fiorenza, dove sua Signoria reverendissima nè altri per quella intelligente et praticho può vedere nè considerare la lor perfectione, ho (sic) manchamento et defecto havessero; si domanda per esso Cardinale, che li sia lecito et possa volendo, finir (sic, leggi: finite) che siano le due prime, farle vedere ad uno maestro perito dell'arte, quale allui piacerà; et similmente Michelangnolo, volendo, possa ancora lui eleggere uno maestro quale li piacerà, praticho; el quale insieme con quello che eleggerà el Cardinale, habia ad iudicare se le decte due figure sonno della bontà et perfectione, che lui promette, cioè più belle et meglio conducte et finite et di più perfectione che figure sieno hogi in Roma, moderne. Et quando essi due maestri non fussero d'acordo, allora possino et debbino essi di comune voluntà et iudicio eleggere et chiamare uno terzo maestro, el quale habia insieme con li due ad iudicare; et quello che li due di loro d'accordo dichiararando [617] (sic: dichiararanno) sia acceptato, sopra la perfectione d'esse figure, come esso Michelangnolo promette; et quelle non havesseno la perfectione, dice et sia tenuta rifarle, o vero le facte meglio redurre et finire, in fino habbino la perfectione li manchasse, et sia da' maestri iudicata necessaria.

Item, sia tenuto et oblighato, duranti li tre anni, nelli quali promette fare esse fighure quindici, non tôrre nè pigliare ad fare altro lavoro di marmo, ho altro, per lo quale si ritardasseno: ma quelle sia tenuto continuare, et fare di sua mano, et finire in tutto, come promette per una sua di mano di misser Iacomo Gallo.

Item, sia tenuto et obligato, innansi cominci affare esse figure, andare ad Siena e vedere la Cappella, misurare le tribunette dove quelle hanno da stare per li posamenti, zoccolo, o vero scabello dove si hanno a collocare, non havendo el mezo tondo dirieto, ma andando alquanto piane et dolci.

Item, finite sieno le due prime figure, et facte approbare da sua Signoria reverendissima et Michelangnolo, come di sopra si contiene, per maestri periti de l'arte, possa esso Cardinale volendo da due in due, ho le altre tutte, finite siano, far vedere et iudicare da maestri, come nel terzo capitolo si contiene: le quali quindici figure finite sieno da Michelangnolo, come promette, in Fiorenza, ho dove altrove lavorasse: et esso Cardinale ha da fare condurre ad Siena ad tutte sue spese: et Michelagnolo sia tenuto et obligato, fatte esse quindici figure, andare ad Siena, et quelle mettare in opera nelle sue tribunette, dove hanno da stare, et ad sue spese, ristio et fortuna.

Item, innansi cominci ad fare esse figure, dati li nomi delli Appostoli et Sancti che vanno in essa Cappella, sia obligato quelli in prima designiare in uno foglio, acciò si vega panni, gesti et nudo se li richiede, et bisogniando, innansi si faccino di marmo, si li possa adiungere et diminuire quello si vederà necessario. Item, innansi cominci ad fare esse figure, esso reverendissimo Cardinale sia tenuto et debbi prestare ad esso Michelagnolo ducati cento d'oro in oro larghi, per li quali, da scontare nelle tre utime figure, misser Iacomo Gallo, cittadino Romano, per una sua scripta si obligha et promette, che quando, Idio el cessasse, esso Michelagniolo morisse, et de le figure facte fusse paghato, sia tenuto ad esso Cardinale restituire li ducati cento larghi hauti Michelagniolo in presta.

Item, esso Cardinale sia tenuto paghare ad esso Michelagnolo figura per figura, quando sia finita con tutta sua perfectione interamente, in Fiorenza, ducati trenta tre e uno terzo d'oro in oro larghi, toccando tanto per una alle XV de li cinquecento.

Item, sia tenuto Michelagnolo fare el Cristo va in summità d'essa Cappella, secondo el disegno, maiore di due braccia uno palmo, per la distantia dell'ochio: et similmente el Cristo va ne la tribuna grande di mezo, quattro dita: el sancto Thomasio, et sancto Iohanni che li vanno appresso, di braccia due: li due Agnoletti vano in lo extremo de le cornici con le tronbette in mano, minori quatro dita di due braccia; iudicando così maestro Andrea 560)necessario.

Item, sia tenuto tutte le predecte figure fare di marmo carrarese novo et bello, come di sopra si dice, et non di pezi capo, braccia, piedi, come spesso se ne vede. Et più si dice et dichiara, che el tempo delli tre anni, ne li quali Michelagnolo promette fare le quindici figure, s'intendano cominciare dal dì che in Fiorenza li serano numerati per commessione d'esso reverendissimo Cardinale li cento ducati d'oro larghi.

Item, perchè vi he (sic: è) un sancto Francesco di marmo facto per mano di Pietro Turrisiani, 561)si domanda per el Cardinale, che esso Michelagnolo per suo honore et cortesia et [618] humanità, non essendo quello finito di pannamenti et testa, che el finisca di sua mano in Siena, dove sua Signoria reverendissima el farà condurre, acciò possa stare infra le sue figure, et non si mostri maestro et mano diversa, perchè a lui ne sequitaria manchamento; chè ognuno el vedesse, diria fusse sua opera.

Item, esso reverendissimo Cardinale vole potere, piacendoli; finite che sieno esse figure et paghate da una in una iudicate da maesti (sic) da due in due, come di sopra si dice, in Fiorenza; di quelle come di sue disponere; stando in casa di Michelagnolo, di quella levarle, piacendoli, et collocarle et metterle in Fiorenza dove li parerà, ad sua instantia, petitione et richesta, acciò che in sue mani emuli et malivoli non le guastassino et rompesseno. Et finite tutte, sua Signoria reverendissima possa ad Siena farle condurre ad sue spese: et esso Michelagnolo sia tenuto come di sopra si dice, et obgligato (sic) ad sue spese, ristio et fortuna andarle a mettere in opera, et colocarle nelle sue tribunette, dove hanno ad stare.

Et per observatione di tutte le sopra decte cose et capitoli in questa scripta si contengano, in prima esso reverendissimo Cardenale di sua mano propria si sottoscrivarà, et similiter Michelagnolo di sua propria mano: volendo la presente tanto vaglia, quanto ogni autentico contracto: de le quali, una ne rimarrà appresso sua reverendissima Signoria et una apresso Michelagnolo. Datum Romae in domibus prefati reverendissimi domini Cardinalis, die quinta Iunij MCCCCCi.

Ita est, F. Cardinalis Senensis manu propria.

Io Michelagnolo di Ludovico Buonarroti, fiorentino, sono contento di osseruar quanto di sopra in questa si contiene, et per chiareza del vero mi so' sottoscripto di mia propria mano, questo dì 19 di gugnio 1501.

Io Iacomo Gallo prometto al reverendissimo Cardinale di Siena pagare li cento ducati d'oro larghi, quali presta a lo sopra decto Michelagnolo: quando dal detto Michelagnolo sua Signoria reverendissima non sia sodisfacta nel modo et forma che in nello octavo capitolo si contiene: et per fede del vero, io Iacomo Gallo ho facti questi versi di mia propria mano, questo dì 25 di iunio 1501.

Idem Ia. Gallus manu propria.

 

Asserens, quod locatio predicta propter obitum dicti reverendissimi Cardinalis, deinde felicis recordationis domini Pii pape Tertii, eius germani, non est sortita debitum effectum, et negotium ipsum remansit infectum; volens, prout idem sanctissimus dominus Pius in sua ultima voluntate disposuit, opus ipsum executioni debite demandare, nomine suo proprio et vice et nomine magnifici viri et generosi domini, domini Iacobi de Piccolominibus, equitis Senensis, eius etiam germani, pro quo de rato promisit, et se facturum et curaturum taliter et cum effectu, quod idem magnificus dominus Iacobus habebit ratum et gratum, et attendet et observabit quicquid eius nomine in huiusmodi negotio per ipsum magnificum dominum Andream factum fuerit sive gestum; nec non hereditario nomine dicte olim felicis recordationis domini Pii pape Tertii, cuius uterque, videlicet, dominus Iacobus, et dominus Andreas, prout idem dominus Andreas asseruit, sunt heredes: ratam primo et gratam habens omnem et quamlibet obligationem, quam idem Michaelangelus, civis florentinus, sculptor prefatus, cum eo et prefato domino Iacobo in absentia ipsorum, contraxit, ratificando omnia et singula in supradicta scripta contenta, ut patere asseruit manu honorabilis viri ser Donati Thome de Ciampellis notarii publici Florentini, 562)et Curie Archiepiscopalis florentine scribe, publicum [619] documentum. Et se ad ea dictis nominibus de novo obligans, et omnia et singula in dicta scripta contenta cum pactis et conditionibus additis infrascriptis, eandem scriptam superius annotata et omnia et singula in ea contenta, approbavit, confirmavit et emologavit, nominibus antedictis; et pro confirmata, approbata et emologata, et inter prefatos heredes et magistrum Michaelangelum sculptorem de novo facta haberi voluit, et habere se affirmavit in omnibus et per omnia, prout in ea continetur, cum pactis et conditionibus additionalibus infrascriptis pro dicti magistri Michaelisangeli sculptoris commoditate appositis, videlicet:

Quod pro termino trium annorum, effluxo predicto, sit terminus duorum annorum a presenti sive a die notificationis huiusmodi ratificationis huiusmodi sibi facte computandus: ac quod huiusmodi terminus sibi non currat, casu quo per magnificos dominos Florentinos flumen Arni averteretur sive derivaretur, ut proponitur: quo fieret, ut marmoris carrarensis copia fieret difficilior: ac in eventum infirmitatis dicti magistri Michaelisangeli sculptoris: in quibus casibus negotium sive opus ipsum pro commoditate ipsius prorogetur ad tempus sive temporis dilationem necessariam et oportunam. Que omnia et singula prefatus magnificus dominus Andreas, nominibus quibus supra, promisit michi notario publico infrascripto recipienti et stipulanti pro dicto magistro Michaelangelo sculptore absente, attendere et observare.

Acta fuerunt premissa Senis in curia audientie Causarum palatii Archiepiscopatus Senarum, anno, inditione, die, mense, premissis, coram et presentibus ibidem honorabilibus viris eximio utriusque iuris doctore domino Nicolao Nannis Pieri de Piccolominibus, Francisco Coni de Ragnonibus, nobilibus, ac Iohanne Pietri Chianciani, civibus Senensibus, testibus.

Et ego Franciscus olim Iacobi Ilcinensis notarius, rogatus scripsi. [620]

 

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Archivio del Duomo di Firenze.  Firenze, 16 d'agosto 1501.

 

IV.

I Consoli dell'Arte della Lana, e gli Operai di Santa Maria del Fiore allogano a Michelangelo la figura del David 563)

 

1501, die xvj augusti.

 

Spectabiles etc. viri Consules Artis Lane una cum dominis Operariis adunati in Audentia dicte Opere, elegerunt in sculptorem dicte Opere dignum magistrum Michelangelum Lodovici Bonarroti, civem florentinum, ad faciendum et perficiendum et perfecte finiendum quendam hominem vocato Gigante abozatum, brachiorum novem ex marmore, existentem in dicta Opera, olim abozatum per magistrum Augustinum grande de Florentia, et male abozatum, pro tempore et termino annorum duorum proxime futurorum, incipiendorum kalendis septembris [621] proxime futuri, et cum salario et mercede qualibet mense florenorum sex auri latorum de moneta; et quicquid opus esset eidem circa dictum edificium faciendum, Opera teneatur eidem presare et conmodare et homines dicte Opere et lignamina, et omnia quecumque alia quibus [622] indigeret: et finito dicto opere et dicto homine marmoreo, tunc Consules et Operarii qui tunc erunt, iudicabunt an mereatur maius pretium; remictentes hoc eorum conscientiis. (In margine è scritto): Incepit dictus Michelangelus laborare et sculpere dictum gigantem die 13 settembris 1501, [623] et die lune de mane, quamquam prius.... die eiusdem uno vel duobus ictibus scarpelli substulisset quoddam nodum quem (sic) habebat in pectore: sed dicto die incepit firmiter et fortiter laborare, dicto die 13 et die lune primo mane. [624]

 

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Archivio di Stato in Firenze.  Firenze, 12 d'agosto 1502.

 

V.

Allogazione a Michelangelo della figura di bronzo del David. 564)

 

Dicti domini – locaverunt Michaelangelo Ludovici Bonarroti de Florentia et magistro sculture, ad faciendum unam figuram unius Davit alti brachiis duobus et uno quarto alterius brachii in circa, bronzi, infra tempus sex mensium proxime futurorum, pro ea mercede que declarabitur post perfectam dictam figuram per duos amicos communes, eligendos unum a dictis magnificis dominis Prioribus pro tempore existentibus, et unum alium a dicto Micaelangelo, cum hoc quod dicti Domini teneantur ad presens dare dicto Michaelangelo totam materiam, et ulterius florenos 50 largos auri in auro pro parte mercedis predicte: et quam figuram dicti magnifici Domini dixerunt se velle facere fieri pro donando illam Marischali de Gie francioso, et baroni regis Francorum, quando perfecta fuerit. 565)[625]

 

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Archivio del Duomo di Firenze.  Firenze, 24 d'aprile 1503.

 

VI.

Statue de' XII Apostoli allogate a Michelangelo

per il Duomo di Firenze 566)

 

1503, die 24 aprilis.

 

Die 24 mensis eiusdem, presentibus Iuliano Francisci da San Gallo vocato Francione legnaiuolo, et Simone Tommasii del Pollaiuolo caputmagistro in dicta Opera; actum in Opera predicta, et etiam presente ser Niccolao Michelozii de Micheloziis cancellario dicte Artis Lane, et aliis testibus.

Spectabiles viri Consules Artis Lane, absentibus Iacob (sic) de Pandolfinis, Ioanne Pagni de Albizis, eorum collegis, et Operarii Opere Sancte Marie del Fiore, absente tamen Paulo Simeonis de Carnesechis uno ex dictis Operariis, locaverunt Michelangelo Ludovici de Bonarrotis, sculptori et civi florentino, presenti et acceptanti, statuas duodecim Apostolorum fiendorum de marmore carrariensi albo, altitudinis brachiorum quatuor et unius quarti quolibet statua dictorum duodecim Apostolorum, per dictum Michelangelum in honorem Dei, famam totius civitatis, et in ornamentum dicte civitatis et dicte ecclesie Sancte Marie del Fiore; et ponendorum in dicta ecclesia in loco picturarum 567)que in presenti sunt in dicta ecclesia, vel alibi ubi videbitur et placebit et commodius prefatis Consulibus et Operariis pro tempore existentibus. Quas statuas dictus Michelangelus debeat sculpere et laborare et perfecte finire et diligentissime et secundum dignitatem dicte ecclesie et artem ingenium et artificium suum, adeo quod de eis acquiratur gloria et honor civitati predicte et ecclesie et sibi. Quas quidem 12 statuas dictus Michelangelus debeat sculpere et laborare, et illas sculpsisse et laborasse, et perfecte absolutas et completas dare et consignare dictis Consulibus et Operariis et eorum successoribus tam presentibus quam futuris, infra tempus et terminum annorum duodecim hodie initiatorum; et videlicet anno unam absolutam et perfectam ad minus. Et predicta omnia et singula suprascripta promisit dictus Michelangelus facere et observare diligenter et absolute ex parte sua, remota omni cavillatione et seu contradictione, secundum consuetudinem et usum boni et perfecti sculptoris et artificis et eius industriam, magisterium et ingenium. Et versa vice dicti spectabiles viri Consules et Operarii, ut supra, servatis servandis et omni modo – promiserunt – dare et tradere dicto Michelangelo, ab eo die quo dictus Michelangelus missus fuerit vel ibit Carrariam pro faciendo seu procurando marmor seu bozas marmoreas duodecim (statuarum) et pro pretio dictarum duodecim statuarum et pro eis et eas cavando, et illas ad Operam conducendo ad omnes expensas dicte Opere, adeo quod per dictum Michelangelum nihil aliud mittatur, [626] nisi eius industriam (sic), che non vi abbia a mettere se non la sua faticha et industria, e ogni altra cosa l'Opera, pro dictis duodecim Apostolis solvatur dicto Michelangelo expensas et sibi et sue comitive, non ascendendo plusquam uno eius socio, si et in casu quo vellet se conferri ad cavandum dictas statuas usque Carrariam, et non aliter. Et insuper et ultra predicta solvere dicto Michelangelo florenos duos auri largos in auro quolibet mense, durantibus dictis XII annis, libere et absque aliqua retentione 568) .... et preterea solvere eidem Michelangelo pro dicta gita Carrariam et pro eius labore id totum et quicquid dictis spectabilibus Operariis videbitur et placebit. Quorum discretioni dictus Michelangelus libere et absolute se submisit et conmisit, promictens pro tali eius mercede recipere et acceptare quicquid prefatis Operariis, et ultra dictos duos florenos largos in auro quolibet mense, videbitur et placebit; et etiam nihil recipere, si ita dictis Operariis videbitur. Et etiam promiserunt ut supra, dare et tradere et consignare Michelangelo predicto situm unum per eos hodie emptum in angulo vie Pinti.... conspectu monasterii Cestelli, a Bernardo Bonaventure Serzelli, longitudinis brachiorum vigintiquatuor per viam Pinti predictam versus angulum Montislori, et br.... in via que vadit ad monasterium Servorum.... sita quinque, et loca quinque situum domorum designatorum cum hostiis per dictam viam que vadit ad dictum monasterium Servorum, prout constat manu ser Stephani Antonii Pacis Bambelli notarii dicte Opere. Super quo solo, prefati Consules et Operarii predicti teneantur murare unam domum pro habitatione dicti Michelangeli, in qua domo intra solum predictum et edifitium domus fiende expendantur, et intra dictam emptionem factam dictarum librarum noningentarum quadraginta otto et solidorum decem expensarum in duabus vicibus, et solutarum dicto Bernardo, pro ut in margine e contra apparet; et in edificio et murando in totum ut supra: et inter omnia expendantur et expendant prefati Operarii pro tempore ad minus florenos 600 largos de auro in aurum. Que quidem domus fieri debeat et fiat iuxta et ad similitudinem et secundum modellum factum uel fiendum per Simonem del Pollaiuolo caput magistrum dicte Opere et dictum Michelangelum simul concordes. Et si in dicta domo fienda secundum dictum modellum expendatur uel expenderetur maior summa, quam predicta dictorum florenorum 600 largorum; id totum reliquum expendi et exbursari debeat per dictum Michelangelum et non per dictam Operam. Et cum pacto in predictis expresso et declarato, quod dictus Michelangelus non acquirat vel intelligatur acquirere ius vel dominium quoad dictam summam florenorum 600 expendendam per dictos Operarios et Operam predictam inde vel super dicta domo, nisi de tempore in tempus, secundum promisit, sculpserit seu laboraverit dictas statuas, videlicet quotiescumqne dictus Michelangelus consignaverit vel dederit unam ex dictis statuis absolutam et in omni sua parte perfectam; tunc intelligatur acquirere et acquisisse ius et dominium super dicta domo de duodecima parte dictorum florenorum 600 et non ultra; et si consignaverit duas statuas perfectas, ut supra, intelligatur et voluerunt acquisisse et acquirere ius et dominium super sexta parte dicte domus; et sic in reliquis statuis et statua per.... observabitur. Et dictum salarium florenorum duorum quolibet mense dicto Michelangelo, incipiat et incipere intelligatur die qua ibit Carrariam pro cavando dictas bozas vel quum non iret, et huc ad Operam essent apportate, die qua incipiet laborare super prima statua in dicta Opera. Que omnia – promiserunt dicti Consules – dicto Michelangelo presenti – et non propterea eorum bona obbligare – sed bona dicte Opere; et e converso dictus Michelangelus promisit dictis dominis Consulibus et Operariis – omnia suprascripta attendere et contra non ire – sub pena florenorum mille. – [627]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Firenze, 11 d'ottobre 1504.

 

VII.

Nuova convenzione tra Michelangelo e i fratelli

ed eredi di papa Pio III, sopra il lavoro della Cappella

Piccolomini nel Duomo di Siena 569)

 

1504, die xj octobris.

 

Actum Florentie in populo Sancti Pauli et in domo habitationis mei Laurentii, presentibus honorabilibus viris domino Ricciardo Lodovici de Giandonatis, plebano plebis sancti Iacobi de Soriana, et Roberto Philippi Iohannis de Corbizis, civibus florentinis, testibus.

Certum esse dicitur, quod anno domini MDI, et sub die quinta mensis Iunii dicti anni vel alio tempore veriori, fuit facta et firmata quedam conventio per scriptam et cautionem privatam inter reverendissimum tunc dominum Cardinalem de Senis ex parte una; qui Cardinalis postea successit in pontificatu pape Alexandro Sexto, et vocatus fuit Pius Tertius; et Michelangelum Lodovici de Buonarrotis, scultorem florentinum, ex parte alia: per quam scriptam in effectu dictus Michelangelus promisit et se obligavit dicto domino Cardinali facere et sua manu et opere sculpendo fabbricare quindecim statuas, et seu figuras marmoreas, pro pretio florenorum quingentorum auri largorum in auro, et cum illis tamen pactis, modis et capitulis, prout in dicta scripta privata, et subscripta manu dicti reverendissimi domini Cardinalis, et dicti Michelangeli latius dicitur apparere: ad quam habeatur relatio.

Et cum prefatus reverendissimus dominus Cardinalis, et beatissimus papa Pius predictus hodie sit vita functus, et cum magnifici viri dominus Iacobus et dominus Andreas fratres et filii olim domini Vannis de Senis, sint heredes ex testamento felicissime recordationis dicti pape Pii, et velint quod illud, quod per suam felicem memoriam fuerat inceptum et ordinatum, sequatur et habeat suam perfectionem.

Hinc est, quod hodie hac presenti suprascripta die, venerabilis vir dominus Philippus Nicolai Antonii, presbyter Senensis, et plebanus plebis Sancti Blaxii de Scrofiano, comitatus Senarum, vice et nomine prefatorum domini Iacobi et domini Andree fratrum et filiorum domini Vannis de Senis et heredum ex testamento prefati beatissimi pape Pii, pro quibus et quolibet eorum de rato promisit, etc. et se facturum, etc. quod prefati dominus Iacobus et dominus Andreas infra unum mensem ab hodie proxime futurum, rathificabunt et quilibet eorum rathificabit omnia et singula in presenti instrumento contenta, alias de suo et attendere, [628] etc. promisit, etc. et quolibet dictorum modorum et nominum, ex parte una, et prefatus Michelangelus ex altera, per se et eorum et cuiuslibet eorum dictis modis et nominibus heredes, etc. et omni modo, etc. devenerunt ad infrascriptam novam conventionem, pacta, et concordiam, videlicet:

In primis dicte partes sibi invicem et vicissim dictis modis et nominibus promiserunt de novo, salvis infrascriptis, observare omnia contenta in dicta scripta et cautione privata, exceptis tamen infra dicendis, et cum infrascriptis limitationibus, correctionibus et additionibus, et pactis et modis, videlicet. Quoniam virtute dicte scripte et cautionis private dictus Michelangelus tenetur facere quindecim figurae et statuas marmoreas predictas, dicte partes ex nunc declaraverunt dictum Michelangelum usque in hunc diem de dictis figuris iam fecisse et consignasse quatuor figuras et statuas marmoreas dictis heredibus beatissimi Pii Tertii predicti, et dictos heredes dictas quatuor statuas habuisse et acceptasse a dicto Michelangelo pro figuris idoneis et illius qualitatis et bonitatis, cuius tenebatur facere dictus Michelangelus, virtute dicte scripte private: et ita dictus dominus Philippus dictis nominibus confessus fuit sibi dictis nominibus fuisse et esse consignatas et datas a dicto Michelangelo; et è converso dictus Michelangelus confessus fuit sibi fuisse et esse integre solutum et satisfactum de pretio dictarum quatuor figurarum consignatarum a dictis heredibus domini nostri pape Pii predicti, ultra etiam centum ducatos, de quibus infra proxime fiet mentio. Et ideo concorditer convenerunt dicte partes dictis modis et nominibus, quod dictus Michelangelus solum teneatur facere undecim figuras pro residuo figurarum promissarum in dicta scripta, eo tamen modo et forma et pro illo pretio pro qualibet figura, et solvendo singulum pretium pro singola figura, ut et quemadmodum in dicta scripta inter partes conventum fuit.

Item cum in dicta scripta dicatur, quod dictus Michelangelus centum ducatos, quos habere debebat a dicto domino Cardinali antequam operari inciperet, non teneretur computare nisi in ultimis tribus figuris per eum conficiendis, ut ibi latius in dicta scripta continetur; et cum dictus Michelangelus post dictam factam scriptam habuerit et habuisse confiteatur dictos centum ducatos, ultra pretium dictarum quatuor figurarum, de quibus supra fit mentio; convenerunt de novo, et sic promisit dictus Michelangelus illos centum ducatos computare in primis pagis trium primarum figurarum fiendarum per eum ex numero dictarum undecim.

Item cum tempus ad faciendum dictas figuras sit modo elapsum, secundum tenorem dicte scripte, ideo de novo dicte partes dictis modis et nominibus convenerunt quod dictus Michelangelus habeat adhuc tempus duorum annorum proxime futurorum ab hodie; et sic prorogaverunt dictum tempus ad faciendas dictas xj figuras adhuc per duos annos predictos ab hodie proxime futuros.

Item cum dictus Michelangelus virtute dicte scripte pro conficiendis figuris teneatur facere conducere marmora de montibus Carrarie ad civitatem Florentie, et cum de nouo pro obsidione Pisanorum in comitatu Pisarum vigeat guerra et Respublica Florentina conetur mutare cursum fluminis Arni, et sic de facili posset impediri dicta conductio marmorum de montibus Carrarie ad civitatem Florentie, et cum etiam dictus Michelangelus posset infirmare, quod Deus avertat: iccirco dicte partes dictis nominibus convenerunt quod casu, modo aliquo, occasione, vel propter revolutionem aquarum dicti fluminis Arni, vel propter guerram, vel propter infirmitatem dicti Michelangeli fieret aliquod impedimentum, propter quod dicta marmora venire non possent, vel dictus Michelangelus operari non posset propter dictam infirmitatem; quod tunc et in dictis casibus, et quolibet vel altero eorum, dictum tempus dictorum duorum annorum non currat, durante et donec duraret dictum impedimentum; sed cessante impedimento, procedat et sequatur cursus dicti temporis.

Item cum dicte partes de mense septembris proxime preteriti fecerint aliud contractum et conventionem super predictis, et seu circa predictas figuras, prout constat manu ser Donati de Ciampellis notarii publici Florentini, in quo contractu etiam dictus Michelangelus etiam se obligavit in forma Camere; ex nunc dicte partes dictis modis et nominibus [629] discesserunt a dicto contractu et obligatione facta per instrumentum manu dicti ser Donati de Ciampellis rogatum de dicto mense septembris proxime preterito, et noluerunt virtute dicti contractus et instrumenti dictum Michelangelum aliquo modo posse cogi vel inquietari in rebus aut persona, sed convenerunt quod dictum instrumentum et dicta obligatio habeatur et sit penitus pro non facta.

Item cum dictus Michelangelus virtute dicte scripte teneatur ire Senas ad videndum capellam in qua debent stare dicte figure; et quia hoc observavit, declaraverunt dicte partes, quod ipse Michelangelus amplius non teneatur ire ad videndum dictam capellam pro videndis locis ubi stare debent dicte figure, quia ut dictum est, ipse observavit et illuc ivit, antequam operari inciperet in dictis figuris.

Item convenerunt dicte partes dictis modis et nominibus, quod dicta scripta, salvis et firmis stantibus supra contentis, remaneat et sit firma in omnibus suis aliis partibus et capitulis, sane omnia intelligendo. Que omnia, etc. promiserunt, etc. dicte partes dictis modis et nominibus sibi invicem dictis modis et nominibus observare et contra non facere, etc. sub refectione damnorum et expensarum litis et extra et cuiuslibet interesse earum, etc. pro quibus, etc. bona, etc. quibus, etc. per guarentigiam, etc. rogantes, etc. [630]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 12 di novembre 1505.

 

VIII.

Patti tra Michelangelo e alcuni padroni di barche di Lavagna per condurre marmi dal porto dell'Avenza a Roma 570)

 

In nomine etc. Die XII novembris 1505.

 

Pateat per hoc publicum instrumentum qualiter Dominicus Pargoli et Iohannes Antonius de Merlo ambo de Lavagna, habentes et quilibet eorum est patronus sue barce, constituti coram me notario et testibus infrascriptis convenerunt per pactum expresse cum magistro Michaelleangelo Ludovici florentino sculptore marmorum, quod ipsi patroni promittunt eidem portare Romam 34 carratas marmorum, inter quas sunt due figure, que sunt 15 carrate, in hunc modum, videlicet: Quod dicti Dominicus et Iohannes Antonius promiserunt et promittunt, a presenti die usque ad 20 diem presentis mensis, venire ad littus maris Aventie, et super eorum et utriusque eorum barcis onerare dictas quantitates marmorum et deinde navigare expensis ipsius magistri Michaelis Angeli, et deinde dictas quantitates marmorum vehere et portare Romam, expensis ipsorum prenominatorum, exceptis gabellis, si que fuerint; quas ipse magister Michael Angelus teneatur solvere; et deinde eam quantitatem marmorum exonerare ad Ripam, ubi marmora exonerantur. Et si in illo loco ubi ipsa marmora exonerantur, non possent ipsi patroni ipsa exonerare propter periculum frangendi suas barcas; quod exonerare teneantur in loco comodiori, ubi non immineat damnum frangendi dictas barcas: et ibi in exonerando dicta marmora ipse magister Michael Angelus promisit prestare petia lignaminum grossorum secundum consuetudinem et morem boni et nobilis viri. Cum hoc pacto, quod ipsi patroni, post quam oneraverint ipsa marmora in ipso littore Aventie, non possint navigare nec aliud facere aut inceptum capere, nisi ire Romam quam celerius poterint: salvo in omnibus supadictis omni iusto impedimento: et quando dicti Patroni ad dictum 20 diem non venissent ad ipsum littus Aventie sua culpa et non pro iusto impedimento, quod cadant in penam 25 ducatorum solvendorum ipsi magistro Michaeli Angelo. Et ex altera parte ipse magister Michael Angelus promisit nomine nauli dare et solvere eisdem patronis, etc. ducatos 62 auri in auro latos, etc. que omnia, etc. promiserunt dicti, etc. et ipse magister Michael Angelus hic presens promisit attendere, etc.

Actum Carrarie in domo mei not. etc. [631]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 10 di dicembre 1505.

 

IX.

Convenzione di Michelangelo con alcuni scarpellini

di Carrara per cavare marmi.

 

Sia noto e manifesto a qualunche persona leggierà la presente scritta, com'io Michelagniolo di Lodovico Buonarroti, scultore fiorentino, alluogo e acottimo oggi questo dì dieci di dicembre nel mille cinque cento cinque, a Guido d'Antonio di Biagio e a Matteo di Cucarello da Carrara carrate sessanta di marmi all'uso di Charrara; ciò è dumila cinque cento libre la carrata: e infra i detti marmi s'intende essere quatro pietre grosse, dua d'otto carrate l'una, e dua di cinque; e delle dua pietre d'otto carrate l'una, restiamo d'acordo che io deba dare trenta cinque ducati d'oro largi dell'una; e delle dua pietre di cinque carrate l'una, siamo d'acordo io debba dare venti ducati simili dell'una; e el resto delle carrate per insino al numero sopra scritto debbono esser tutti pezi di dua carrate e da dua in giù; e di queste simili carrate el prezo abbia a essere ducati dua d'oro largi la carrata, che così siamo d'acordo, e le pietre grosse con tutte l'altre carrate soprascritte. Ancora restiamo d'acordo pel detto prezo mi debbin dare in barca a ogni loro spese: e tutta la sopra scritta quantità di marmi, e massimamente le pietre grosse, s'intenda essere nette di peli e di veni e bianche sopratutto; e che non sieno niente peggio che quelle che io ò fatte nel sopra detto milleximo personalmente in Carrara. Ancora debbino essere e' sopra scritti marmi vivi e forti e non cotti e cavati al Polvaccio o in altro luogo; che sieno vivi simile a quegli, quando sono bianchi, netti e begli. Ancora restiamo d'acordo che per tutto el mese di maggio prossimo a venire i sopra scritti ciò è Guido e Matteo mi debbino dare in barca carrate trenta delle sopra scritte, infra le quale carrate debba essere dua delle grosse, una d'otto carrate e l'altra di cinque, e poi per tutto settembre el resto per insino al numero ditto. E tutti e' sopra ditti marmi debbino bozare, secondo le misure che io darò loro. E perchè el sopra detto Matteo resta di venire a Fiorenza infra un mese da oggi, restiamo d'acordo io in questo tempo gli debba dare in Fiorenza le misure de' detti marmi o lasciare gli sieno date.

Ancora se obrigano i sopra scritti darmi buona sicurtà de' mia danari in Luca o dov'io gli farò loro pagare, ciò è in questa forma; che non osservando loro quanto in questa si contiene, la detta sicurtà sia per restituire e' mia danari; e io Michelangniolo soprascritto debba in fra dua mesi da ogi fare pagare a Matteo e a Guido sopra scritto ducati cinquanta colla detta sicurtà. E tutto ciò che in questa si contiene, s'intenda osservare l'uno all'altro, vivendo la Santità del nostro signior papa Iulio; perchè io Michelagniolo sopra ditto e tutti e' sopra detti marmi fo per sua Santità. Ancora, se bene vivessi e non seguitassi l'opera per la quale i' ò bisognio de' sopra ditti marmi, s'intenda non esser valida la scritta; e a quel tempo che l'opera per ogni rispetto non séguiti più, io debba pigliare, e i sopra scritti mi debbino dare marmi begli e netti, come è detto, pe' danari avessino ricievuti. E per fede della verità e' sopra ditti, ciò è Matteo e Guido si sotto scriverranno di lor propria mano.

E io Michelagniolo ò fatto oggi questo dì sopra scritto in Carrara la presente scritta, [632] presente Baccio di Giovanni, 571)scultore fiorentino e Sandro di Nicholò di Bartolo, 572)scarpellino fiorentino. E il detto Baccio e Sandro per testimoni della verità si sotto scriveranno di lor propria mano.

Io Guido d'Antonio di Blaxio di Carrara sono contento a tuto e quanto di sopra si contiene a dì me(se) anno soprascritti.

Io Matteo di Chucarello soprascritto refermo quanto di sopra si contiene a dì e ano soprascritti in Carara.

Io Bacco di Giovanni fiorentino sono testimone a quanto di sopra si contiene.

Io Sandro di Nicholò di Bartolo sopradetto sono testimone a quanto di sopra si chontiene: per fede di ciò mi sono soschritto di mia mano.

Ancora di nuovo, perchè il detto Guido e Matteo non vogliono auere a trovare le barche pe' detti marmi, sieno tenuti avisarmi a Roma, o dov'io sarò, tanto innanzi che io le possa avere proviste al tempo che loro me gli ànno a dare in barca. [633]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 23 di gennaio 1511.

 

X.

Lodo dato nella controversia tra

alcuni scarpellini per cagione della loro compagnia nel

cavar marmi per Michelangelo. 573)

 

In nomine etc. Die XXIII ianuarii 1511.

 

Nos Michael olim Andree Iacobi Guidi et Nicodemus olim Cecchini Corselli, ambo de Torano, arbitri arbitratores et amicabiles compositores et boni viri ellecti assumpti comuniter et concorditer inter.... et Guidonem Antonii.... ex alia, super litibus et differentiis et controversis inter ipsos, de quibus apparet in compromisso in nos facto per dictas partes, rogato et scripto manu notarii infr. sub suo datali: Viso in primis dicto compromisso, et visa bailia et potestate nobis attributa et data per ipsas partes, virtute dicti compromissi; Viso et lecto et diligenter considerato et excusso quodam Consilio super dictis differentiis per nos habito de voluntate et mutuo consensu dictarum partium ab eximio legum doctore D. Lazaro Arnolfino, Lucensi cive: quod Consilium ego quoque notarius infrascriptus vidi legi et perlegi coram testibus infrascriptis: cuius Consilii tenor talis est, sic in lingua materna editum et scriptum, videlicet:

Invocato etc. Visto uno scripto de compagnia facto a dì 20 di magio 1506 in fra Guido di Antonio di Biagio, et Matheo di Cucarello per una quarta parte, et Pedro di Matheo di Cason, per un'altra quarta parte, et Iacopo di Antonio dicto il Caldana per un'altra quarta parte, et Zampaulo el Mancino per un'altra quarta parte, in cavare et lavorar marmi in la cava de dicto Zampaulo; in lo quale etiam si chiarisse che il lavoro dato per maestro Michelangioro fiorentino a dicti Guido et Matheo venghi in dicta compagnia: Visto etiam un altro scripto come li dicti Pedro et Iacopo et Mancino si obligano come compagni dare in su la marina a Pierino da Lavagna carrate 16 di marmo, le quali si dicono essere quelli marmi di maestro Michelangelo et per lo quale scripto dicto Guido promette alli dicti due compagni di servirli et pagar per loro li carratori et lavoranti che li serviranno appresso la pietra grossa delle otto carrate: Visto ancora un altro scripto facto a dì 17 agosto 1506, per lo quale il dicto Guido promette a' dicti Caldana, Mancino et Pedro servirli di ugni quantità di danari farà loro bisogno per lo lavoro de Firenze loro avevano a compagnia, cioè di ducati uno per carrata o più bisognando, et per lo quale li predetti promettono al dicto Guido per suo premio darli soldi 15 per carrata, et che allo ritratto de' marmi dovesse Guido havere il suo intero pagamento con il suo premio. Visto etiam li acti della lite etc.: Visto etiam il compromesso facto a dì 14 agosto 1510 tra dicti, etc. etc. presertim per rispecto delli marmi di maestro Michele Angelo et delli marmi di Firenze, in Michele e Nicodemo di Torano; giudico le parti di detti arbitri essere in giudicare sopra dicte differentie come appresso, cioè: ec. ec.

Et visis etc. omnibus computis dictarum partium tam ratione laborerii dicti magistri Michaelis [634] Angeli, quam etiam ratione laborerii de Florentia: et Visis, etc. Christi ac, etc. nominibus invocatis, etc. pronuntiamus, etc.

Quia primo dicimus et declaramus nos reperisse in dictis computis dictarum partium dictos Iacobum, Petrum et Mancinum habuisse et recepisse ducatos 50 a dicto Guidone pro dictis marmoribus faciendis dicto magistro Michaeli Angelo in una partita, et in una alia etiam habuisse mutuo a dicto Guidone ducatos 32 pro vehendis et conducendis ad marinam dictis marmoribus; deinde nos etiam invenisse in dictis computis dictos Iacobum, Petrum et Mancinum satisfecisse dicto Guidoni sive magistro Michaeli Angelo de dictis ducatos 50 in tot marmoribus positis ad marinam, etc.... Et dicimus, etc. laudamus omni meliori modo, etc....

Latum, etc. Carrarie in domo mei notarii, etc. [635]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 6 di maggio 1513.

 

XI.

Secondo contratto per la sepoltura

di papa Giulio II fra Michelangelo e gli esecutori

testamentarii di detto Papa 574)

 

Die VI maij 1513.

Cum sit quod alias felicis recordationis Iulius papa Secundus in eius testamento suos executores fecerit reveren­dissimum dominum, dominum Leonardum, sacrosancte Romane Ecclesie presbiterum cardinalem Agienensem vulgariter nuncupatum, et reverendum dominum Laurentium Puchium prothonotarium apostolicum, Camere apostolice clericum et presidentem nec non ipsius domini Iulii pape Secundi datarium; et inter cetera eis commiserit ut sue sepulture constructionem procurarent; dicti reverendissimus dominus Cardinalis et reverendus dominus Laurentius, volentes testamentum et piam voluntatem ipsius domini Iulii pape in hac parte totis pro viribus exequi: hinc est, quod prefati reverendissimus dominus Cardinalis et dominus Laurentius Puchius, ut executores predicti ac eorum nominibus propriis ex una, et honorabilis vir magister Michaelangelus, florentinus scultor, partibus ex altera, super scultura et fabricatione sepulture ipsius felicis recordationis Iulii pape; insimul et ad inuicem convenerunt in modum et formam sequentes:

In primis convenerunt, et ita promisit prefatus magister Michaelangelus non capere aliud opus ad fabricandum saltim importantie et per quod impediri posset fabrica et labor dicte sepulture; quin ymo continue attendere in fabrica et labore dicte sepulture; quam sepulturam promisit facere, finire et integre perficere infra septem annos proxime futuros ab hodie incohandos et ut sequitur finiendos, secundum unum designum modellum seu figuram dicte sepulture vel circa, et iuxta tale designum sive modellum, quantum ipse magister Michaelangelus poterit pro maiori honorificentia et pulchritudine dicte sepulture.

Item conueniunt dicte partes dictis nominibus, quod prefatus Michaelangelus habeat habere pro eius mercede et salario dicte sepulture et pro omnibus expensis in fabricatione dicte sepulture fiendis, quas omnes teneatur et facere debeat dictus Michaelangelus, habere debeat ducatos sexdecim mille quingentos auri de Camera soluendos et eidem formis, modis temporibus et terminis infrascriptis. Et quod super valore, extimatione et perfectione figurarum dicte sepulture iudicio et conscientie dicti Michaelisangeli, pro quanto honorem et famam suam existimat, stetur et stari debeat.

Item prefatus Michaelangelus fuit confessus habuisse et recepisse de dictis ducatis sexdecim millibus quingentis, ducatos tres mille quingentos auri similes a prefato felicis recordationis Iulio Secundo mille quingentos per manus eiusdem domini Iulii Secundi et duo mille per manus Bernardi Bini ciuis et mercatoris florentini Curiam romanam sequentis. [636] De quibus se bene contentum vocauit et pagatum et propterea eundem et eius successores quietauit.

Item convenerunt insimul super pretio solutionis tresdecim millium ducatorum restantium de dictis ducatis sexdecim millibus quingentis, quod prefatus Michaelangelus debeat habere singulo mense ducatos ducentos auri similes, hinc ad duos annos proxime futuros; et deinde in aliis quinque annis restantibus, ducatos centum triginta sex similes, singulis mensibus, usque ad complementum integre solutionis dicte summe sexdecim millium quingentorum ducatorum auri similium.

Item convenerunt, quod in casum et euentum in quem prefatus Michaelangelus dictam sepulturam finiret ante dictos septem annos et quandocumque ante dictum tempus, secundum designum et modellum ut supra; quod tunc eidem Michaeli Angelo fieri debeat integra solutio usque ad complementum dicte summe sexdecim millium quingentorum ducatorum.

Item convenerunt, quod casu quo dicta sepultura propter aliquem casum fortuitum aut propter difficultatem operis, gravis infirmitatis ipsius Michaelisangeli, aut aliquem alium casum infra dictos septem annos finiri non posset; quod nihilominus ipse Michaelangelus in ea continuare debeat et cum omnibus modis et viis possibilibus perficere et finire. Et de tempore in quo eam dicto casu veniente finire debeat, stare voluit idem Michaelangelus declarationi prefati domini Bernardi Bini et domini Bartholomei de Auria infrascripti.

Item promisit prefatus reverendus dominus Laurentius soluere dicto Michaeliangelo singulis primis mensibus ut supra, usque ad summam ducatorum septem milium auri similium, qui sunt restantes de summa decem millium quingentorum, quos prefatus felicis recordationis Iulius papa Secundus pro constructione dicte sue sepulture dimiserat. Ipse vero reverendissimus dominus Cardinalis promisit eidem Michaeliangelo de suis propriis pecuniis soluere et exbursare ducatos sexmille auri in auro similes proportionabiliter ut prefertur, singulis mensibus post solutionem dictorum septem millium ducatorum, singulis mensibus per prefatum dominum Laurentium eidem Michaeliangelo fiendam.

Et ad preces, instantiam et requisitionem dicti reverendissimi domini Cardinalis, prefatus dominus Bartholomeus de Auria civis et mercator ianuensis. Rome commorans, nec non dominus Bernardus Bini ciuis florentinus prefatus, pro et ad instantiam dicti reverendi domini Laurentii Puchii, et quilibet ipsorum respective, ipse Bartholomeus pro reverendissimo domino Cardinali, et ipse Bernardus pro ipso reverendo domino Laurentio, promiserunt et quilibet eorum promisit dicto Michaeliangelo dictam summam solvere et exbursare, ut premissum est, et per prefatum reverendissimum dominum Cardinalem et reverendum dominum Laurentium, ut premissum est. Pro quibus obligarunt se et quilibet ipsorum in solidum etc.

 

Acta Rome in Palatio apostolico in camera ipsius reverendissimi domini Cardinalis, presentibus dominis Galeatio Boscheto, prothonotario apostolico, et domino Petro de Serris de Cortona, presbytero ipsius reverendissimi domini Cardinalis, testibus.

Franciscus Vigorosi Curie causarum

Camere apostolice notarius.

 

Sia noto a qualunche persona com'io Michelagniolo, scultore fiorentino, tolgo a fare la sepultura di papa Iulio di marmo da el cardinale d'Aginensis e dal Datario, e' quali sono restati dopo la morte sua seguitori di tale opera, per sedici migliaia di ducati d'oro di Camera e cinquecento pur simili: e la composizione della detta sepultura à essere in questa forma ciò è:

Un quadro che si uede da tre facce, e la quarta faccia s'apicca al muro e non si può vedere. La faccia dinanzi: cioè la testa di questo quadro à essere per larghezza palmi venti e alto quattordici, e l'altre dua faccie che vanno verso el muro dove s'apiccha detto quadro, anno a essere palmi trenta cinque lunge e alte pur quattordici e in ognuna di queste tre faccie [637] va dua tabernacoli, e' quali posano in sur uno imbasamento che ricignie attorno el detto quadro e con loro adornamenti di pilastri, d'architrave, fregio e cornicione, come s'è visto per un modello piccolo di legnio.

In ognuno de' detti sei tabernacoli va dua figure magiore circa un palmo del naturale, che sono dodici figure, e innanzi a ogni pilastro di quegli che mettono in mezo e' tabernacoli, va una figura di simile grandeza: che sono dodici pilastri: vengono a essere dodici figure; e in sul piano di sopra detto quadro viene un cassone con quatro piedi, come si vede pel modello, in sul quale à a essere il detto papa Iulio et a capo à a essere i' mezo di due figure ch'el tengono sospeso ed a piè i' mezo di du' altre; che vengono a essere cinque figure in sul cassone tutte a cinque magiore che 'l naturale, quasi per dua volte el naturale. Intorno al detto cassone viene sei dadi, in su quali viene sei figure di simile grandeza, tutte a sei a sedere: poi in su questo medesimo piano dove sono queste sei figure, sopra quella faccia de la sepultura che s'apicca al muro, nascie una capelletta, la quale va alta circa trenta cinque palmi, nella quale va cinque figure maggiore che tutte l'altre, per essere più lontane dall'ochio. Ancora ci va tre storie o di marmo o di bronzo, come piacerà a' sopra detti seguitori, in ciascuna faccia de la detta sepultura fra l'un tabernacolo e l'altro, come nel modello si vede. E la detta sepultura m'obrigo a' dar finita tutta a mie spese col sopradetto pagamento, faccendomelo in quel modo che pel contratto aparirà, in sette anni; e mancando finito i sette anni qualche parte della detta sepultura che non sia finita, mi debba esser dato da' sopra detti seguitori tanto tempo quanto fia possibile a fare quello che restassi, non possendo fare altra cosa. [638]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 6 di maggio 1513.

 

XII.

Volgarizzamento del precedente contratto. 575)

 

A dì 6 di magio 1513.

Conciosiachè alias la felicie memoria di papa Iulio Secondo in suo testamento habbia fatto sui executori lo reverendissimo signore Leonardo cardinale de Agenna et lo reverendo messer Laurentio Puccio, prothonotario apostolico et cherico di camera, suo Datario; et cum altre cose loro avessi commesso prochurassino fare la sua sepoltura; volendo li prefati reverendissimo Cardinale et il reverendo messer Lorenzo datario, esso testamento et pia voluntà de esso signore Iulio papa Secondo in questa parte per tutta la loro possanza exequire; Hinc est, che questo presente dì sopra scripto, i prefati reverendissimo Cardinale et il reverendo Lorenzo, come executori sopradicti et alli loro nomi proprii da una parte e l'honorabile homo mastro Michelangniolo, fiorentino sculptore, dall'altra parte, sopra la scultura e la fabricatione della sepultura della decta santa memoria di papa Iulio, insieme sonno convenuti in modo et forma infrascripta:

In prima sonno convenuti, et così promette il prefato maestro Michelangniolo non pigliare altro lavoro a fabricare certo et importante, per il quale si potessi impedire la fabrica et il lavoro d'essa sepultura; ma di continuo attendere in la fabrica et lavoro d'essa; la quale sepoltura promette di fare et finirla integramente in fra sette anni prossimi futuri, da ogi incominciando et come séguita finirsi; secondo el disegnio et modello, overo figura de essa sepultura, vel incirca, et secondo il tale desegnio et modello, quanto esso poterà, per magiore honorificentia et belleza di essa sepultura.

Item sonno conventi ditte parti a detti nomi, che il prefato Michelagniolo habbia havere per la sua merzede et salario di decta sepultura et per tutte le expese che sonno da fare in detta fabricatione, alle quale sia tenuto esso Michelagniolo, ducati sedicimilia cinquecento d'oro di Camera per pagarli a' tempi, modi et termini infrascripti; et che sopra il valore, extimatione et perfectione delle figure di detta sepultura se ne abbia a stare a iuditio et conscientia de esso Michelagniolo, per quanto esso extima suo honore et sua fama.

Item il prefato Michelagniolo si confessa havere hauto et receputo di detta somma di ducati sedicimila cinquecento d'oro simili, ducati tre milia cinquecento dalla prefata felicie memoria (di) Iulio Secondo; cioè mille e cinquecento simili per le mani de essa felicie memoria et dumilia per le mani de Bernardo Bini merchante fiorentino: delli quali tremilia cinquecento si domanda bene contento et pagato, et proterea (sic) esso et li sua successori et tutti altri ha quello obligati, quita, libera et absolve ec.

Item sonno convenuti insieme sopra il pagamento de' ducati tredicimilia restanti de' ducati [639] sedicimilia cinquecento d'oro simili, habbia ad havere ducati dugento d'oro simili per in fine a dua anni prossimi futuri, et de poi li altri cinque anni restanti, ducati cento trentasei simili per ciascheduno mese, fino allo integro pagamento de decta somma di ducati sedicimila cinquecento simili.

Item sonno convenuti che in caso che esso Michelagniolo finissi detta sepultura innanzi detti sette anni et quandocunque innanzi l'avessi finita secondo il desegnio et modello sopradetto, che allora a esso Michelagniolo si faccia lo integro pagamento della soprascripta somma.

Item sonno convenuti che in caso che detta sepultura per alcuno caso fortuito overo per dificultà dell'opera, o grave infirmità d'esso Michelagniolo, o altro caso non si possessi finire in fra detti setti anni; nientedimeno esso Michelagniolo habbia ad continuare, et detta sepultura per tutti li modi et vie possibile finirla, et che del tempo in caso sopradetto in nello quale l'abbia ad finire, ne vole stare alla declaratione di Bartholomeo Doria infrascripti (sic).

Item promette il prefato messer Lorenzo Puccio pagare a detto Michelagniolo in ciascheduno de' dicti primi mesi, come di sopra, per infino alla somma di ducati settemilia d'oro simili, quali sonno restanti di detta somma di ducati diecimilia cinquecento, quali la prefata felicie memoria di papa Iulio Secondo havea lassati per detta sua sepultura: e esso reverendissimo Cardinale promette a esso Michelagniolo de' sua propii danari pagare et sborsare ducati semilia d'oro simili proporzionabiliter ogni (e) ciascheduno mese da poi che sarà fatto il pagamento di ducati settemilia per il prefato messer Lorenzo Puccio datario, come di sopra è detto. E ad instantia et requisitione di detto reverendissimo Cardinale, messer Bartholomeo Doria mercante genovese, et per il reverendo messer Lorenzo Puccio sopradetto, Bernardo Bini, promettano inrespectivamente, cioè esso Bartholomeo per il prefato reverendissimo Cardinale, et Bernardo per il reverendo messer Lorenzo datario, pagare et sborsare a detto Michelagniolo la sopradetta somma di ducati tredicimila, come di sopra si contiene. Quali Bartholomeo et Bernardo li prefati reverendissimo Cardinale et il reverendo messer Lorenzo Puccio inc (sic) inde et respective promettano di rilevare indanno, ita et taliter che per la presente promessa non patiranno danno alcuno. Quale tutte cose le sopradette parte promettono inc (sic) inde respective attendere et observare e non contrafare nè contravvenire, obligandosi ciascheduno di loro in solido sotto le pene della Camera apostolica, con il giuramento et altre clausole consuete e solite.

 

Dato in Roma in nel Palatio Apostolico e in la camera del prefato reverendissimo Cardinale, presente messer Galeazzo Boschetto, prothonotario apostolico, et messer Pietro de seris da Cortona, prete del prefato reverendissimo Cardinale, testimoni etc.

Francesco Vigorosi notario dello auditore della Camera ec.

(Firmato) Franciscus Vigorosi Curie causarum

Camere apostolice notarius, subscripsi etc. [640]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 9 di luglio 1513.

 

XIII.

Maestro Antonio del Ponte a Sieve si conviene

con Michelangelo di fargli tutto il lavoro di quadro e d'intaglio

per la sepoltura di papa Giulio 576)

 

Sia noto a ciascuna persona, come maestro Antonio dal Ponte a Sieve e io Michelagniolo scultore ci siàno convenuti insieme d'una cierta parte della sepultura che io fo di papa Iulio; la quale parte il detto maestro Antonio s'obriga darmi fatta e finita di quadro e d'intaglio per ducati quatrociento cinquanta di carlini, a carlini dieci per ducato di moneta vechia, ciò è ducati 60 detti di sopra, dandogli io tutti e' marmi che bisogniano a detta opera; la quale opera è la faccia che viene dinanzi, cioè una facciata larga palmi trenta circa, diciassette alta, secondo che sta il disegno. E 'l detto maestro Antonio s'obriga a squadrare e intagliare la detta opera pel detto prezo nominato, bene quanto si può, a giudizio d'ogni maestro. E per fede del vero io Michelagniolo ò fatta la sopra detta scritta, presente maestro Pietro Rosetto e Silvio che sta meco; e 'l sopra detto maestro Antonio si sotto scriverrà per fede di sua mano e 'l sopradetto maestro Piero e Silvio, ogi questo dì nove di luglio mille cinquecento tredici – 1513.

Io Antonio da Pontasieve aceto tanto quanto su questa si contiene, e al fede del vero mi sono soto scrito di mia propria mano, questo dì sopra deto, 1513.

Io Piero Roselli 577)sono istato presente a la sopra deta iscrita, e per fede de vero mi sono sotoiscrito di mia propria mano, questo dì sopra deto, 1513.

Io Silvio Falconi sono stato presente al sopra deta scrita; per fede del vero mi sono socto scrito di mia propria mano, questo dì sopra deto. 578)[641]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 14 di giugno 1514.

 

XIV.

Allogazione a Michelangelo della figura di marmo d'un Cristo

risorto per la chiesa della Minerva di Roma.

 

Addì 14 di gugnio 1514.

Sia noto e manifesto a chi legerà la presente scritta, come messere Bernardo Cencio canonico di San Piero e maestro Mario Scappucci e Metello Vari ànno dato a fare a Michelagniolo di Lodovico Simoni scultore una figura di marmo d'un Cristo grande quanto el naturale, ignudo, ritto, con una croce in braccio, in quell'attitudine che parrà al detto Michelagniolo, per prezo di ducati dugento d'oro di Camera, a pagarli in questo modo, cioè: al presente ducati cento cinquanta d'oro di Camera, e 'l restante, che sono ducati cinquanta simili, el detto maestro Mario e Metello delli Vari promettono pagarli alla fine del lavoro, inanzi ch'el detto Michelangniolo metta in opera detta figura; la quale promette metterla in opera nella Minerva in quel luogo parrà a' sopradetti; e solo a sue spese n'à fare una gocciola dove posi detta figura; e ogni altro adornamento v'andassi, s'intende che li sopra detti messer Bernardo e maestro Mario l'abino a fare a loro spese. La quale figura el detto Michelagniolo promette farla in termine di 4 anni prossimi da venire, quel più o manco che li paressi; intendendosi però che non passi quatro anni.

E per fede della verità io Giovanni Nenti a preghiera de' sopradetti parti (sic) ò fatto la presente scritta di mia propria mano, la quale sarà soscritta di ciascuna delle parti; e delle simile scritte se n'è fatte dua, una ne terrà el sopradetto maestro Bernardo e maestro Mario, e l'altro el detto Michelagniolo.

Io Michelagniolo Simoni sopra detto son contento e prometto oservare quanto si contiene nella presente scritta, e per fede mi sono soscritto questo dì quattordici di gugnio.

Io Metello Vari prometto pagare ducati vinticinque d'oro ad maestro Michelagniolo, come di sopra si contene, finita ditta opera, per la parte mia.

Io Pietro Pavolo Castellano prometto pacare quanto di sopra è promesso per maestro Mario Scapuccio in mio nome allo predetto maestro Michelagniolo, cioè ducati vinti cinque d'oro, per la parte mia, finita l'opera: et affede del vero ho sottoscrita la presente di mia mano.

 

(Fuori di mano di Luigi del Riccio.)

✠ 1514. Scritta del Cristo della Minerva da Metello Vari.

 

(E di mano più antica.)

Scritta d'una figura a fare per Michelangelo Bonarrotti.

 

Io Pietro Pavolo Castellano mano propria. [642]

 

Noi Giovanni Balducci e compagni abiamo auto da Metello Vari pel detto Michelagniolo ducati cento cinquanta a iuli X per ducato, de li quali abiamo a seguire la volontà del detto Michelagniolo e suo ordine, ogni volta che abbia fatto detta figura senza alcuna eccezione, ch'ora per la detta scritta si mostra.

Io Michelagniolo di Lodovico di Buonarroto Simoni confesso avere ricevuto oggi questo dì da' Balducci di Roma, cioè da Bonifazio Fazi, per le mani di Zanobi del Bianco, in Firenze, ducati cento cinquanta d'oro di Camera, e' quali ducati messer Metello Vari, cittadino romano, con altri sua compagni dipositorno nel detto banco de' Balducci in Roma a mia stanza, cioè che e' ne facessi el mio piacimento per prencipio di pagamento d'una figura di marmo ch'e' mi dettono a fare, come apariscie per una scritta ch'è tra noi. [643]

 

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Archivio Notarile di Massa.  Seravezza, 18 di maggio 1515.

 

XV.

Gli uomini del Comune di Seravezza nel Vicariato

di Pietrasanta donano alla Repubblica di Firenze le cave di marmo

del monte detto Altissimo, e dell'altro della Ceresola. 579)

 

In nomine Domini, Amen. Die XVIII maij 1515.

Convocatis etc. hominibus Comunis Seravitie, Vicarie Petresancte districtus civitatis Florentie, inferiori loco, de mandato et voluntate Marci olim Gerardini et Luce olim Iacobi Folini de dicto Communi et eiusdem Communis et hominum, consulum et officialium, sono campane, more el loco consueto, pro infrascriptis peragendis et exequendis. In qua quidem conventione, congregatione et cohadunatione interfuerunt infrascripti 119 homines de dicto Communi: quorum officialium et hominum hec sunt nomina, videlicet.... etc. Qui omnes homines una cum dictis officialibus Communis Serravitii, etc. sunt ultra due partes quasi de tribus partibus dicti Communis, etc. etc. tenore huius publici instrumenti, etc. creaverunt; nomine ipsorum discrepante; et ordinaverunt in eorum et totius dicti Communis sindices et procuratores, etc. prudentes viros Thomeum olim Luce Thomei de dicto Communi, etc. et Iacobum Ioannis Fetti de la Corvaria dicti Communis, etc. specialiter expresse ac nominatim ad donandum ac titulo donationis tam pure et simpliciter, etc. etc. excelse Dominationi et Populo Florentino Montem qui dicitur el Monte di lo Altissimo et Montem qui dicitur el Monte di Ceraxola sitos et posites in pertinentiis Seravicii et Capelle Vicariatus Petresancte, in quibus dicitur esse cava et mineria pro marmoribus cavandis; et que loca prefatus et excelsus Populus Florentinus requisivit a dictis hominibus, ut dixerunt, pro cavandis marmoribus. Item omnia alia loca existentia in dicto Vicariatu et spectantia etc. in quibus essent marmora ad excavandum. Item loca ad faciendam viam pro conducta dictorum marmorum a cavea seu a dictis montibus et locis usque ad mare. Et in dictum excelsum Populum et prefatam Dominationem Florentinam dictos montes et loca cum omnibus spectantibus et pertinentibus ipsis montibus trasferendum et donandum semel et pluries, et quotiens, etc. eisdem placebit, etc.... etc. Sub obligatione, etc. Rogantes me Notarium infrascriptum ut de predictis omnibus publicum conficerem instrumentum consilio sapientis extendendum, substantia presentis mandati non mutata.

 

Acta in terra Serravicij in hospitali S. Marie videlicet al ponte di la Capella etc.

Ego Antonius filius Peregrini olim Petri de Cortila, Vicariatus Gragnole, Lunensis diocesis ad presens habitator Masse, notarius scripsi. [644]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 8 di luglio 1516.

 

XVI.

Terzo contratto per la sepoltura di papa Giulio II.

 

In Dei nomine, Amen. Anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo sexto decimo, indictione quarta, die vero quarta mensis iulii, pontificatus Sanctissimi in Christo patris et domini nostri, domini Leonis divina providentia pape Decimi, anno quarto.

In mei notarii infrascripti et testium infrascriptorum presentia, personaliter constitutus reverendissimus in Christo pater et dominus, dominus Laurentius de Pucciis florentinus, tituli Sanctorum Quatuor Coronatorum nunc presbiter cardinalis, asserens se et reverendissimum cardinalem Agennensem tunc executores testamenti, seu sepulture pape Julii, cum quodam Michaele Angelo, sculptore florentino, certo modo contraxisse, prout in instrumento desuper confecto dicitur contineri manu spectabilis viri Francisci Vigorosi notarii Auditoris Camere apostolice, sub die sexta mensis maii, millesimo quingentesimo tertio decimo, vel alio tempore veriori: ad quod et que dictus reverendissimus dominus Cardinalis se retulit et refert. Et quia dicte partes intendunt super premissis certo modo transigere seu de novo contrahere et convenire: Hinc est, quod hodie, hac presenti suprascripta die, dictus reverendissimus Cardinalis, omni meliori modo, etc. non revocando, etc. fecit, etc. procuratorem, etc. dictum reverendissimum dominum Leonardum cardinalem Agennensem, licet absentem, ad transigendum cum dicto Michaele Angelo et quamcumque conventionem et pacta et obligationes faciendum etc. in sua facta annullandum et de novo faciendum et modum solutionis fiende apponendum. Item ad obligandum ad observationem premissorum dictum Constituentem et in plena forma Camere, cum iuramento Constitutionis procuratorum et aliis clausolis consuetis et ad prestandum fideiussores ad libitum dicti Cardinalis et ad promittendum dictis fideiussoribus conservationem indemnitatis.

Item pro interesse dicti Constituentis, quamcumque domum sitam Rome ubi forsan habitavit dictus Michael Angelus occasione dicte sepulture conficende quo ad pensionem forsan dicto Cardinali debendam disponendo tantum quo ad Michaelem Angelum, et dictum Michaelem Angelum de pensione decursa, quo ad interesse dicti reverendissimi domini cardinalis de Pucciis finiendum, quietandum et liberandum.

Item quatenus expediat ad substituendum, et generaliter, etc. dans, etc. promittens, etc. Super quibus, etc. rogatus fui quatenus de predictis conficerem instrumentum vel instrumenta, unum seu plura.

 

Actum Rome in Palacio apostolico, anno mense die et pontificatu quibus supra, presentibus ibidem venerabilibus viris dominis Hieronimo de Iandaronibus de Senis, et Ferdinando Marzano Conchiensis diocesis et Petro de Ferrato Monte et aliis familiaribus dicti reverendissimi domini Cardinalis, testibus ad premissa vocatis, habitis specialiter atque rogatis.

Et quia ego Albizus Francisci de Seralbizis notarius florentinus de predictis rogatus, subscripsi etc.

 

In Dei nomine, Amen. Anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo sexto decimo, [645] indictione quarta, die vero octava mensis iulii, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini, et domini Leonis divina providentia pape Decimi, anno quarto.

Cunctis pateat evidenter et sit notum, qualiter in presentia mei notarii et testium infrascriptorum specialiter vocatorum, quod reverendissimus dominus, dominus Leonardus cardinalis Agennensis vulgariter nuncupatus, suo nomine proprio, ac pro et vice et nomine reverendissimi domini, domini Laurentii de Pucciis tituli Sanctorum Quatuor Coronatorum, et nomine procuratorio, et casu quo mandatum non sufficeret, promisit de rato etc. Et dictis modis et nominibus et quolibet dictorum modorum et nominum tam in solidum quam de per se, dicit et asseruit, quod cum alias sanctissimus tunc papa Iulius in suo testamento ordinasset et sue future sepulture conficiende et illius executores dictos dominum Laurentium Puccium tunc Datarium et nunc reverendissimum dominum Cardinalem prefatum instituisset. Unde dicti executores cupientes voluntati defuncti consulere et ut executores exequi et adimplere ut tenebantur; ac nominibus propriis tunc ex una; et honorabilis vir magister Michaelangelus sculptor florentinus, etiam suo nomine proprio, ex parte alia, de et super sculptura et fabrica dicte sepulture insimul certo modo ac cum certis pactis, modis et formis, et penis convenerunt, prout in instrumenito desuper confecto manu Francisci Vigorosi notarii auditoris Camere sub die sexta maii, millesimo quingentesimo decimo tertio, vel alio tempore veriori dicitur contineri: cui et quibus dicte partes intendunt hodie hac presenti suprascripta die transigere et facere novam conventionem et de novo contrahere de et super premissis et quolibet eorum, salvis nihilominus infrascriptis; dictus reverendissimus dominus Cardinalis Agennensis tam nomine proprio, quam procuratorio nomine dicti reverendissimi domini cardinalis de Pucciis, prout de eius mandato constat manu mei notarii infrascripti sub suo tempore et data, et dictis modis et nominibus et quolibet dictorum modorum et nominum tam in solidum quam de per se: et casu quo mandatum non sufficeret, promisit de rato in forma iuris valida, ex parte una; et dictus Michael Angelus suo nomine proprio ex parte alia, devenerunt ad infrascriptam transactionem, videlicet.

Imprimis dictus reverendissimus dominus Leonardus cardinalis Agennensis etiam nominibus quibus supra et dictus Michael Angelus dictum instrumentum manu Francisci Vigorosi, et de quo supra fit mentio et omnia in eo contenta, primitus et ante omnia cassarunt, annullarunt, decernentes quod nullus vel alter ipsorum in futurum possit uti dictum instrumentum in iudicio vel extra, sed ex nunc sit ac si nunquam celebratum esset et sit nullius roboris et efficacie vel effectus; et remiserunt hinc inde omnem et quamcumque penam conventionalem unus alteri, et e converso; sed de novo convenerunt, salvis infrascriptis videlicet.

Item convenerunt dicte partes hinc inde, ex eo quia dictus Michael Angelus promisit aliquod opus non capere saltim magni momenti, quo mediante, impediatur fabrica prefata, sed prius sepultura prefata facere et finire infra certum tempus: et quia dictus Michaelangelus quantum in eo fuit pacta servavit et adimplevit et dicta sepultura pro viribus continue operam dedit, sed propter infirmitatem et gravitatem operis et labores necessarios, voluit et convenerunt quod dictus Michael Angelus teneatur perficere dictam sepulturam infra tempus et terminum novem annorum inceptorum die sexta mensis maii, millesimo quingentesimo sexto decimo, ut supra, et ut sequitur finiendorum, ita quod teneatur infra dictum tempus opus perficere, prout infra, videlicet.

Item convenerunt dicte partes hinc inde et nominibus quibus supra, quod dictus Michael Angelus perficiat opus prefatum secundum novum modellum, figuras, et designum ultimo factum per dictum Michaelem Angelum dicte sepulture conficiende, et secundum tale designum et novum modellum, dictus Michael Angelus promisit tunc dicto reverendissimo cardinali Agennensi etiam presenti et perficere cum magna pulchritudine et magnificentia iuxta eius conscientiam.

Cuius novi modelli tenor est talis, videlicet: [646]

El modello è largo ne la faza dinanzi brachia undeci fiorentine vel circa, ne la qualle largueza si move in sul piano de la terra uno inbasamento cum quatro zocholi o vero quatro dadi colla loro cimasa che ricigne per tutto; en su quali vàno quatro figure tonde di marmo di tre bracia et mezo l'una et drieto alle dicte figure in su uogni dado viene il suo pilastro, su che vàno alti insino alla prima cornice; la quale va alta dal piano dove possa (posa) l'imbasamento, in su bracia sei, et dua pilastri co' lor socoli da uno de' lati metto(no) in mezo uno tabernaculo, el quale è alto al vano bracia quatre (sic) et mezo: et similmente da l'altre bande metto(no) in mezo uno altro tabernaculo simile che vengono ad essere duo tabernaculi ne la facia dinanci da la prima cornice in gù (giù), ne' quali in ogni uno viene una figura simile a le supraditte. Di poi fra l'uno tabernaculo e l'altro resta uno vano di bracia duo et mezo alto per infino alla prima cornice, nel quale va una historia di bronzo. Et la dicta opera va murata tanto discosto al muro, quanto la largeza d'uno de' tabernaculi che sono ne la facia dinanci: et nelle rivolte de la dicta facia che vàno al muro, coè nelle teste, vàno duo tabernaculi simili a queli dinanzi co' loro zocoli et colle lor figure di simile grandessa che vengono ad essere figure dondeci (dodici) et una storia, come è decto, dalla prima cornice in gù (giù); et dalla prima cornice in su sopra e' pilastri che mettono in mezo el tabernaculo di socto, viene altri dadi co' loro adornamento, suvi meze colone che vàno insino a l'ultima cornice, coè vàno alte bracia octo dalla prima a la seconda cornice, ch'è suo finimento; et da una de le bande in mezo de le duo colonne, viene uno certo vano, nel quale va una figura a sedere, alta a sedere bracia tre et mezo fiorentine: el simile viene fra l'altre dua colone da l'altra banda. Et fra il capo de le dicte figure e l'ultima cornice, resta uno vano di circa a tre bracia simile per ogni verso, nel quale va una storia per vano, di bronzo: che vengono ad essere tre storie ne la facia dinante: et fra l'una figura a sedere et l'altra dinante, resta uno vano che viene sopra il vano de la storia del mezo di socto, nel quale viene una certa tribuneta, ne la quale viene la figura del morto, coè di papa Iulio, con dua altre figure che la metono in mezo. Et una Nostra Dona pure di marmor alta bracia quatro simili, et supra e' tabernaculi de le teste o vero delle rivolte de la parte di supra, ne le quali in ogni una de le dua viene una figura a sedere in mezo de dua meze colone con una storia di supra (simile) a quelle dinanti.

Item convenerunt dicte partes hinc inde dictis nominibus, quod prefatus dominus Michael Angelus habeat habere pro sua mercede de salario dicte sepulture vel edificii et pro omnibus expensis in dicta fabrica perferrendis, que sunt faciende sumptibus dicti Michelis Angeli; et debeat habere, ut supra, ducatos sexdecim milliaria et quingentos auri de Camera, solvendis (sic) per predictos duos Cardinales, modis et formis, temporibus et terminis infrascriptis, cum pacto et conditione quod perfectioni dicte sepulture et figurarum stari debeat et stetur iudicio et conscientia tantum dicti Michaelis Angeli.

Item, quia alias in primo contractu manu Francisci Vigorosi, ut prefatur, dictus Michael Angelus confessus fuit de dicta summa, ducatos tria milia et quingentos a sanctissimo papa Iulio, videlicet mille et quingentos per manus tunc Pontificis, et duo milia per manus Bernardi de Bignis mercatoris florentini: quam confessionem affirmavit et confirmavit omni meliori modo et de predictis vocavit se bene pagatum etc.

Item convenerunt de solutionibus fiendis de ducatis Xiij milium restantibus de summa prefata, quod dictus Michael Angelus habeat habere et habiturus sit, singule quoque mense, ducatos ducentos similes, inceptos iamdudum de mense maii millesimo quingentesimo tertio decimo per duos annos, et de quibus habuit partem a Bernardo de Binis, mercatore florentino, prout apparet per quandam scriptam manu dicti Michaelis Angeli penes Bernardum de Binis prefatum existentem. Et casu quo dictus Michael Angelus a die, videlicet a mense maii millesimo quingentesimo tertio decimo, ut supra, a dicto Bernardo per duos annos inceptos, ut supra, summam ad rationem ducentorum ducatorum non exegerit; volunt et convenerunt, quod dictus Michael Angelus dictum residuum ad rationem prefatam in quibus restavit creditor, a dicto Bernardo, ad eius libitum exigere posse, et finitis dictis duobus annis inceptis, ut supra, dictus Michael Angelus habeat habere et habiturus sit deinde singulo quoquo mense ducatos centum et triginta similes usque ad perfectionem et residuum solutionis fiende de dicta summa ducatorum sexdecim milium et quingentorum, ut supra. [647]

Item convenerunt quod premissis non obstantibus, dictus Michael Angelus dictam sepulturam ante tempus si perficeret secundum novam modellum, ut prefertur; tunc et in tali casu, dicto Michaeli Angelo debeat fieri integra solutio dicte summe per dictos reverendissimos dominos Cardinales.

Item convenerunt pro maiori comoditate dicti Michaelis Angeli, et ut facilius dictus Michael Angelus laborare possit, quod dictus Michael Angelus possit laborare tam in Urbe, quam extra, Florentie, Pisis, Carrarie et alias, dummodo figure et opus serviat fabrice prefate.

Item dictus reverendissimus dominus Cardinalis Agennensis tam nomine proprio, quam procuratorio, ut prefertur, promisit dicto Michaeli Angelo presenti et infra tempus novem annorum, inceptum de mense maii, millesimo quingentesimo tertio decimo, dedisse et concessisse gratis et amore et pro faciliori commoditate dicti operis, dicto Michaeli Angelo ad habitandum solummodo aut per se aut per alium, prout hodie concessit per tempora predicta gratis et amore et sine mercede aut pensione, durante tempore suprascripto novem annorum, infrascriptam domum, videlicet:

Unam domum cum palchis, salis, cameris, puteo, horto et aliis suis habituris, posita Rome in Regione Trevi, cui a primo via publica, a secundo Hieronimi Petroci, a tertio Petri de Rossis, a quarto magistri Petri Palucii, infra suos confines, etc. et in qua domo dictus Michael Angelus habuit et habet saxa marmorea et laboravit per multos menses pro perfectione dicte sepulture. Et propterea ultra premissa, dictus reverendissimus Cardinalis nomine suo et procuratorio quietavit et finivit dicto Michaeli Angelo presenti, etc. de omni et quacumque pensione dicte domus tam presentis, quam future, et promisit per tempora prefata manutenere dictum Michaelem Angelum in dicta domo: etiam laborando extra Romam, dictus Michael Angelus habeat totum dominium utile dicte domus et promisit, etc. dicto Michaeli Angelo presenti, etc. defensionem, etc. in forma iuris valida, sub pena dannorum, expensarum et interesse.

Item convenerunt quod in casu et eventu fortuito infirmitatis aut propter difficultatem operis dictus Michael Angelus infra dictum tempus opus perficere non valeret, nichilominus habeat perficere dictum opus, declaratione temporis prorogandi reverendissimi domini Cardinalis Agennensis.

Item dictus reverendissimus Cardinalis pro maiori observatione premissorum, nomine procuratorio reverendissimi domini cardinalis de Pucciis, promisit, etc. dicto Michaeli Angelo dare et solvere eidem, etc. per duos annos inceptos ut supra, salario quovis mense ducatos ducentos et deinde singulo mense ducatos centum et triginta usque ad summam sexdecim milium ducatorum de ducatis solutis, quos, ut dicitur, remanserunt dari eidem de summa ducatorum decem milium, quos sanctissimus tunc papa Iulius dimisit pro sepultura conficienda.

Item dictus reverendissimus Cardinalis Agennensis nomine proprio promisit etc. eidem Michaeli Angelo presenti, de suis propriis pecuniis eidem solvere pro opera prefata, ut supra, ducatos septem milia in auro de Camera, singulo quoquo mense pro rata, post perfectionem solutionis fiende per dictum reverendissimum cardinalem de Pucciis.

Item dictus reverendissimus Cardinalis suo nomine proprio pro observatione premissorum, quoad illum ad eius ratam, promisit dare, etc. fideiussorem Bartholomeum Doria licet absentem, et promisit ea michi notario, etc. ut publice persone illum conservare indennem, etc. Et similiter procuratorio nomine reverendissimus dominus cardinalis de Pucciis promisit dare Bernardum de Binis in fideiussorem cardinalis de Puciis et servare indennem, etc. super quibus, etc. obligavit in forma Camere cum iuramento constitutionis et aliis clausulis consuetis.

 

Actum Rome in palatio dicti reverendissimi domini Cardinalis, presentibus dominis Gentile, auditore dicti reverendissimi domini Cardinalis, et Petro de Cesis, el Francisco de Placentio et aliis testibus.

Et quia ego Albizus Francisci de Seralbizis, notarius florentinus de predictis rogatus, subscripsi etc. [648] Die X mensis Iulii 1516.

Nobilis vir Bartolomeus Doria mercator Ianuensis, sciens se non teneri ad requisitionem reverendissimi domini Cardinalis Agennensis promisit, etc. dicto Michaeli Angelo presenti, etc. quod dictus reverendissimus Cardinalis observabit solutionem per eum promissam occasione sepulture conficiende sanctissimi domini pape Iulii premortui, alias de suo proprio, etc. et in effectu obligavit se, iuxta aliam obligationem per eum factam manu Francisci Vigorosi, millesimo quingentesimo tertio decimo, vel alio tempore veriori, unica solutione sufficiente; et obligavit se in parte forma Camere et iuramento constitution: procuratorum, et aliis clausulis consuetis, super quibus etc. Actum in Regione Pontis et in bancho dicti domini Bartholomei de Oria, presentibus ibidem Iohanne Iacobo Spinola mercatore Ianuensi, et Leonardo Francisci sellario florentino, et aliis testibus ad premissa vocatis, habitis specialiter atque rogatis.

Et quia ego Albizus Francisci de Seralbizis, notarius florentinus de predictis rogatus etc. etc.

Die undecimo mensis Iulii 1516.

Dominus Bernardus de Binis mercator florentinus, sciens non teneri etc. habens notitiam de quadam transactione inter Michaelem Angelum florentinum ex una, et reverendissimum dominum Cardinalem Agennensem, tam proprio nomine quam procuratorio reverendissimi domini cardinalis de Pucciis ex parte alia, manu mei notarii infrascripti. Et propterea pro dicto domino cardinali de Pucciis se obligavit iuxta suprascriptam transanctionem etiam in forma Camere dicto Michaeli Angelo presenti etc. iuxta obligationem alias per eum factam manu Francisci Vigorosi sub die sexta maii 1513, unica solutione sufficiente....

 

Actum Rome in domo dicti Bernardi, in Regione Pontis, presentibus Raphaele Auricellario et Bernardo de Paulis et aliis testibus et domino Mateo....... can. pontificis.

Et quia ego Albizus Francisci de Seralbizis, notarius florentinus et archivio Romano matriculatus etc. etc. [649]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 8 di luglio 1516.

 

XVII.

Transunto in volgare del precedente contratto. 580)

 

Con ciò sia cosa che altra volta la Santità di papa Iulio nell'ultimo suo testamento abbi ordinato e fatto sua essecutori el reverendissimo messer Leonardo cardinale Agiennense e 'l reverendissimo, allora messer Lorenzo Pucci protonotario apostolico e allora Datario, e ora cardinale di Santi Quatro vulgarmente chiamato, et in fr'altre cose a loro abbi commesso che essi constituire (sic) faccino la sua sepultura; unde detti reverendissimo cardinale Agennense e monsigniore reverendissimo de' Pucci, come esecutori prefati, volendo el testamento et ultima volontà di detto papa Iulio come esecutori eseguire et adempiere, come sono obligati; detti reverendissimi cardinali de' Santi Quatro e 'l cardinale Agenna, come esecutori e in nome loro proprio da una parte;

E lo onorabile uomo maestro Michelangelo, fiorentino scultore, in suo nome proprio dall'altra parte, sopra la scultura e fabricatione della sepoltura di papa Iulio, come di sopra, insieme si convengono con certi patti e modi e forma et pena, come nello instrumento di sopra ciò fatto si contiene per mano di Francesco Vigorosi, notaio dello Auditore della Camera, sotto dì sei di maggio 1513 o altro più vero tempo: al quale et le cose che si contengono in quello si referiscono.

E volendo detti reverendissimi Cardinali come esecutori prefati transigere e fare nuova convenzione e novazione e di nuovo convenire sopra le cose premisse et ciascheduna di quelle, salvo le cose infrascritte; ditto istrumento et ciò che si contiene in quello, prima et innanzi ad ogni cosa anullono e cassano e vogliono che per tempo avenire nessuno lo possa usare in iudicio o fuora, ma sia come se fatto non fusse, salvo le infrascritte cose; et di più ogni e qualunche pena conventionale l'uno a l'altro è converso remisseno, e di nuovo convennono come di sotto, ciò è:

Imprima si convennono et così l'uno all'altro et presertim ditto Michelangelo promisse non pigliare alcuna opera di grande importanza, per la quale si possa impedire la fabrica prefata, anzi promisse a quella dare opera ferventemente.

E la quale sepoltura promisse fare e finire infra nove anni prossimi futuri, cominciati più tempo fa, ciò è a dì sei di maggio 1513, e così finire come segue, secondo uno nuovo modello, figura e disegnio fatto per detto Michelagniolo a detta sepoltura; et secondo tale disegno e nuovo modello promisse a' detti Reverendissimi fare quanto lui potrà per maggiore bellezza e magnificentia di detta sepoltura secondo la sua conscienzia. Del quale nuovo modello el tenore si è questo, ciò è:

 

El modello è largo nella faccia dinanzi braccia undici fiorentine vel circa; nella quale largeza si muove in sul piano della terra uno inbasamento con quatro zocoli overo quatro dadi co la loro cimasa [650] che ricignie per tutto, in su quali vanno quatro figure tonde di marmo di tre braccia e mezo l'una e drieto alle dette figure, in su ogni dado va el suo pilastro; alti insino alla prima cornice, la quale va alta dal piano dove posa l'inbasamento in su braccia sei; e dua pilastri dall'uno de' lati co' loro zocholi mettono in mezo un tabernacolo, el quale è alto el vano braccia quatro e mezo; e similmente dall'altra banda e' dua altri pilastri mettono in mezo uno altro tabernacolo simile: che vengono a essere dua tabernacoli nella faccia dinanzi dalla prima cornicie in giù, ne' quali in ognuno viene una figura simile alle sopra dette. Di poi fra l'un tabernacolo e l'altro, resta un vano di braccia, dua e mezo, alto per insino alla prima cornicie, nel quale va una storia di bronzo. E la decta opera va murata tanto discosto al muro, quant'è (la) largezza d'uno de' tabernacoli detti, che sono nella faccia dinanzi; e nelle rivolte della detta faccia che vanno al muro, cioè nelle teste, vanno dua tabernacoli simili a quelli dinanzi co' lor zocoli e con le lor figure di simile grandeza: che vengono a essere figure dodici dalla prima cornice in giù e una storia, come è detto; e dalla prima cornicie in su, sopra e' pilastri che metto(no) in mezo e' tabernacoli di sotto, viene altri dadi con loro adornamento, suvi meze colonne che vanno insino all'ultima cornice, ciò è vanno alte braccia otto simile dalla prima alla seconda cornice che è suo finimento; e da una delle bande in mezo alle dua colonne, viene un certo vano, nel quale va una figura a sedere, alta a sedere braccia tre e mezo fiorentine: el simile va fra l'altre dua colonne da l'altra banda: e fra 'l capo delle dette figure e l'ultima cornicie resta un vano di circa a braccia tre per ogni verso, nel quale va una storia per vano, di bronzo: che vengono a essere tre storie nella faccia dinanzi: e fra l'una figura a sedere e l'altra dinanzi, resta un vano che viene sopra el vano della storia del mezo di sotto, nel quale viene una certa trebunetta, nella quale va la figura del morto, ciò è di papa Iulio, con dua altre figure che 'l mettono in mezo; e una Nostra Donna di sopra di marmo, alta braccia quatro simile: e sopra e' tabernaculi delle teste, o vero delle rivolte della parte di sotto, viene le rivolte della parte di sopra, nelle quale, in ognuna delle dua, va una figura a sedere in mezo di dua colonne, con una storia di sopra simile a quelle dinanzi.

Item si convennero dette parte in detti modi e nomi, che il prefato Michelangiolo habi havere per sua mercede et salario di detta sepultura et edifizio e per ogni spesa da farsi in detta fabrica; le quali in detta s'abino a fare per detto Michelangelo; e debba avere per recompensa d'essa e per sua fatica, ducati sedicimila cinque cento d'oro di Camera, da pagarsi pe' detti a detto Michelangiolo ne' modi e forma, tempi e termini infrascritti: con patto che sopra alla stima et perfezione di detta sepoltura et figure se ne stia e habi a stare al parere et conscienzia di detto Michelagniolo.

Ancora, perchè detto Michelangelo nel detto primo contratto per mano di Francesco Vigorosi, come di sopra, ha confessato havere avuto e ricevuto de' detti sedicimila cinque cento ducati, tremila cinquecento da papa Iulio, ciò è mille cinque cento per le mani di detto Papa, e duo mila per le mani di Bernardo Bini mercante fiorentino: de' quali medesimamente oggi si chiama contento e pagato.

Ancora si convennono de' pagamenti da farsi de' ducati tredici mila restanti della somma de' sedici mila cinque cento, che detto Michelagniolo habbi havere et habbi ogni mese ducati dugento d'oro simili, cominciati del mese di maggio 1513, per dua anni; e finiti detti dua anni, cominciati ut supra, habbi avere ogni mese dipoi ducati cento e trenta simili insino al compimento et perfetione e resto del pagamento di detta somma de' sedici mila cinque cento d'oro, come di sopra.

Ancora si convennono che in caso che detto Michelangiolo detta sepoltura finissi innanzi al sopra scritto tempo, che ogni volta che l'àrà finita secondo el nuovo modello, come di sopra; allora et in tale caso, a detto Michelagniolo si debba fare lo intero pagamento di detta somma, come di sopra, non ostante le cose premisse.

Ancora si convennono per maggiore comodità di detto Michelagniolo et acciò che più facilmente possa lavorare così in Roma, come fuora; detti Cardinali promissono a detto Michelagniolo presente infra il tempo degli anni nove soscritti, cominciati a dì sei di maggio nel 1514 e per (e') tempi concedessono et dessino ad habitare, come oggi dànno e concedono [651] per habitare solamente o per sè o altri per lui o di sua commissione gratis et amore, e senza alcuna mercede o pigione durante il tempo soscritto a detto Michelagniolo presente:

Una casa con palchi, sale, camere, terreni, orto, pozzi e sui altri habituri, posta in Roma in nella Regione di Treio apresso alle cose di Ieronimo Petrucci da Velletri, apresso alle cose di Pietro de' Rossi, dinanzi la via publica, adpresso a Santa Maria del Loreto: confini dirieto apresso le cose delli figliuoli di messer Carlo Crispo, apresso le cose di messer Pietro Paluzzi e la via publica dirieto responde a la piaza di San Marco; et nella quale detto Michelagniolo à più figure avute et e' marmi et lavori, et ha lavorato per molti mesi per detta sepoltura. Et per tanto detto reverendissimo monsignore Laurentio de' Pucci cardinale fece fine a detto Michelagniolo d'ogni e qualunche pensione potessi adomandargli per conto di detta casa. Et ancora ditto messer reverendissimo cardinale Agenna promisse infra e per il tempo che resta da fare detta sepoltura, dare et concedere, come oggi dà e concede, ad habitare a ditto Michelagniolo detta soscritta casa per lavorìo sopra scritto, e promisse a sua spese condurre ditta casa a sua propia pigione et a ditto Michelagniolo darla per habitare gratis et amore, come oggi dà e consegnia e promette che nessuno non gli domanderà mai pigione; et in caso di molestia, mantenervelo et conservarlo senza danno, sotto pena e spesa et interessi: et lavorando fuor di Roma o in Roma abi l'uso della casa.

Ancora perchè detto Michelagniolo è stato e di presente non si sente troppo bene, si convennono che detto Michelagniolo possi a suo piacere lavorare per finire detta opera a Firenze, a Pisa, a Carrara e dove parrà a lui, pure che il lavoro che farà servi a detta sepoltura.

Ancora si convennono che in caso che per caso fortuito o per difficoltà dell'opera o per infirmità, o alcuno altro caso, infra ditto tempo ditto Michelagniolo finir non possi; nientedimeno ditto Michelagniolo abbi a continuare e finire ditta opera nel tempo che chiarirà el reverendissimo cardinale Agenna.

Item promisse il reverendissimo cardinale de' Pucci al detto Michelagniolo presente et stipulante, ogni mese dare et pagare per primi dua anni cominciati come di sopra, ducati dugento il mese, insino che a lui tochi il pagamento insino alla somma de' ducati settemilia di Camera, e' quali gli restorno della somma de' ducati diecimila cinquecento, e' quali il prefato santissimo nostro papa Iulio lasciò per fare detta sepultura.

Ancora el reverendissimo cardinale Agenna promisse a detto Michelagniolo presente, di sua proprii danari pagarli ducati semila d'oro di Camera ogni mese per errata, doppo il pagamento fattogli per il reverendissimo cardinale de' Pucci.

Item a pregiera, requisizione et instanzia di detti reverendissimi Cardinali, reverendo messer Bartolomeo Doria mercante genovese per il detto reverendissimo cardinale Agenna, e Bernardo Bini per il reverendissimo cardinale de' Pucci respective promissono a detto Michelagniolo detta somma, come di sopra da pagarsi, obligandosi come principali in forma Camera con guramento e altre clausole consuete.

E detti promessono a' detti mercatanti conservargli senza danno. [652]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 1 di novembre 1516.

 

XVIII.

Francesco Pelliccia fa quietanza di cento scudi avuti da

Michelangelo per cavare quattro figure 581)

Francesco che fu di Giovannandrea de Pelliccia da Bargana existente et personalmente constituito dinanci a me notario infrascripto non per fortia, inganno o paura, overo per alcuna altra machinatione circonvenuto, ma di sua spontanea voluntà et certa scientia di animo, et non per alcuno errore di ragione o di facto, per questo presente publico istrumento, et con ogni altro melior modo, via, ragione et forma, con li quali lui meglio ha potuto et può, per sè et soi heredi, ha confessato et publicamente ha dichiarato lui avere hauto et ricevuto realmente et interamente dallo excellente homo maestro Michelagnolo, figliolo di Ludovico Bonarota, sculptore et ciptadino fiorentino, presente stipulante per sè et soi heredi, ducati cento d'oro in oro larghi di buono et iusto peso. De li quali dicto Francesco ne ebbe ducati 20 d'oro inanci alla celebratione del presente instrumento, sì come el si dice constare per una scriptura privata scripta per mano di Sanctino, figliuolo di dicto Francesco, la quale il prefato maestro Michelagnolo rese et restituì al dicto Francesco lì presente, ita che da qui inanci sia cessa et cancellata: et il resto et compimento de' dicti ducati cento, videlicet ducati 80, il prefato maestro Michelagnolo diè, pagò numerò et exbursò in tanto oro in questo medesimo loco, presenti et videnti me notaro et testimoni infrascritti: de li quali ducati cento pagati in quel modo et forma che di sopra, dicto Francesco si chiamò ben pagato tacito et contento, renuntiando lui alla exceptione del non havere hauto et riceuto dal prefato maestro Michelagnolo dicti ducati cento in quel modo et forma che di sopra. – Li quali ducati cento sono per arra et principio di pagamento di figure 4 di marmo, di altezza per ciascuna, braccia 4 e mez., et per ogni verso della sua largheza brac. 2 et uno terzo, così etiandio per ogni verso della sua grosseza brac. 2 et un terzo egualmente, abozando dicte figure quanto si conviene in quella parte che a dicto maestro Michelagnolo parrà; apregiata ciascheduna de dicte figure fra epse parte di comune concordia, ducati 18 d'oro in oro. Item et figure 15 di alteza per ciascuna brac. 4 et un quarto, et larghe et grosse secondo richiedono le loro proportioni; apregiata ciascheduna de dicte figure fra epse parte di comune concordia ducati 18 d'oro in oro. Le quali figure 4 e le 15, come di sopra, dicto Francesco ha promisso per sè et soi heredi al prefato maestro Michelagnolo, stipulante ut supra, remossa ogni exceptione di rasone et di facto, di farle del più bello et del più bianco marmoro della sua cava che sia vivo, bianco et necto di vene et di peli et senza macula nissuna, simile al saggio lui portò al dicto maestro Michelagnolo, alla misura et precio che di sopra è dicto et dichiarato, abozandole ut supra. Et de ogni due mesi in ogni due mesi, incominciando adesso, consignare fatte al prefato maestro Michelagnolo in nel canale existente a piè de dicta cava una de dicte figure 4 di alteza brac. 4 e mezo ut supra, et 3 delle [653] dicte figure 15 di alteza brac. 4 et un quarto ut supra, così seguitando et consegnando di due mesi in due mesi ut supra, per insino alla fine del numero de dicte figure.

Le quali cose tutte et singule supradicte promesse il prenominato Francesco al prefato maestro Michelangelo stipulante ut supra attendere, etc. sotto pena del doppio di tutto quello si havesse ad agitare. La quale pena paghata o no, rate et ferme tutte le cose sopradicte sempre siano et perdurino.

 

Actum Carrarie in domo dicti Francisci posita burgo Carrarie ab imo platee Comunis, in qua prefatus magister Michelangelus ad presens habitat, presentibus etc.

Die VII aprilis 1517. De voluntate, presentia et auctoritate prefati magistri Michaeliangeli et dicti Francisci cassum et cancellatum fuit suprascriptum instrumentum per me notarium infrascriptum eo quia comuni concordia dictus magister Michelangelus fuit confessus habuisse a dicto Francisco, ac sibi restitutos fuisse supradictos ducatos 100, videlicet 60 ante presentem cassationem etc. [654]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 18 di novembre 1516.

 

XIX.

Bartolommeo di Giampaolo detto

Mancino da Carrara si obbliga di cavare marmi per

Michelangelo nella cava del Polvaccio 582)

 

Sia noto come oggi questo dì diciotto di novembre mille cinque cento sedici, Bartolomeo decto Mancino, figliolo di Giampagolo di Cagione da Torano, à venduto a me Michelagnolo, scultore fiorentino, pezzi tre di marmo bianchi e begli, i quali lui à cavato al presente al Polvaccio nella sua cava; e el maggiore pezzo è lungo circa braccia cinque e grosso circa a tre e dua e mezo per ogni verso. Gli altri dua sono circa quatro carrate l'uno, pur bianchi e netti, e lungi l'uno braccia quatro e largo braccia circa tre, e grosso circa un braccio o vero dua palmi: e questo è spicato dal pezo grosso sopraditto. L'altro è braccia tre e mezo e per ogni verso di grosseza circa dua o vero uno e mezo, per ducati dodici; e' quali io Michelagniolo sopra detto gli ò pagati oggi questo dì sopra detto, e lui, cioè el detto Mancino, confessa avergli ricievuti e dicie si chiama contento. Ancora confessa il detto Mancino avere ricievuti da me Michelagniolo, oltre a' dodici ducati sopra detti, ducati venti d'oro largi, e' quali io ne lo servo perchè lui si metta a cavare nella sopra detta cava del Polvaccio dove lui à cavati e' pezi detti che io ò comprati, e mandi giù una certa pietra grande che lui à scoperta, nella quale per quello che si vede di fuora è grossezza di braccia quatro e per largeza el simile e per lungeza braccia otto e dieci. E non si mettendo a cavare la detta pietra infra un mese, s'obriga el detto Mancino restituirmi e' venti ducati che io gli ò dati oggi questo dì detto, ciò (è) non cavando la detta pietra; e cavandola, io gli prometto tôrne una certa quantità, sendovi le mie misure, e sendo begli: e non sendo così, s'intenda che io debba tôrne tanti marmi a mia scielta per iusto prezo, che io mi pagi de' venti ducati che lui à ricievuti. E perchè nelle sopra dette pietre che io ò comprate si vede qualche pelo, il detto Mancino promette, quando mi facessino danno, soddisfarmi negli altri marmi che e' mi venderà. Ancora perchè e' detti tre pezi che io ò comprati sono in sul ravaneto della sua cava detta, lui, il detto Mancino, s'obriga mandargli giù nel canale e sodisfarmi, se lui gli rompessi mandandogli giù, o vero mandando giù gli altri marmi che lui caverà. Ancora promette quando m'accadessi per bozare mia pietre, prestarmi pali, martelli, e altre cose necessarie. E per fede del vero, perchè el detto Mancino non sa scrivere, farà scrivere in suo nome qui di sotto maestro Domenicho, scultore fiorentino, 583)come lui à ricievuti e' sopra detti danari, e come accietta ciò che in questa è scritto, present'e' testimoni che si sotto scriveranno. Ancora il detto Mancino s'obriga non dare a altri de' marmi che lui caverà facendo per me.

Io maestro Domenicho di Sandro, fiorentino ischultore, a pregiera di Mancino sopra detto, perchè no sa iscrivere, in suo nome afermo quanto di sopra si contiene e come testimone afermo come di sopra è detto.

E io Stefano di Giovambatista Ghuerrazi 584)come testimonio schrivo questo verso a quanto di sopra è detto.

Sia noto come el Mancino da Torano detto, oltre a tre pezzi di marmo che io Michelagniolo confesso in questa avere ricievuti dallui o vero lui avermi consegniati, e i' ò pagati come apariscie per questa. [655]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 3 di gennaio 1517.

 

XX.

Iacopo di Piero da Torano e Antonio d'

Iacopo da Puliga si convengono con Michelangelo di

cavargli de' marmi al Polvaccio 585)

 

Sia noto come io Michelagniolo, scultore fiorentino, ò allogato oggi questo dì tre di gennaio mille cinque cento sedici a Iacopo di Piero di Gildo da Torano e Antonio di Iacopo da Puliga figure quatro, cioè quatro pezi di marmo, alti l'uno braccia quatro e un quarto e bozati col picone in que' modi che io darò loro le misure, in modo che l'uno sarà carrate quatro: e obrigansi i detti, cioè Iacopo e Antonio, cavargli nella loro cava al Polvaccio d'una certa sorte marmi che e' v'ànno, che è simile a un pezo di tre carrate che e' ne cavorno a maestro Domenico fiorentino, el quale è in sulla piaza de' Porci: e obrigansi darmi el pezo posto in sulla piaza de' Porci, per iscudi dieci; e obrigansi non attendere a altro che servirmi de' detti pezi. Ancora s'obrigano, volendo io una quantità di marmi, non potere lavorare per altri che per me per gusto prezo, tanto che io sia servito: e del prezo delle sopra ditte pietre io Michelagniolo do loro ogi questo dì detto scudi sedici: e così loro confessono avere ricievuti. E per fede del vero si sottoscriveranno di loro propria mano. E perchè loro non sanno scrivere, fanno scrivere per loro a maestro Domenico, scultore fiorentino.

Io Domenicho di Sandro fiorentino perchè e' sopra detti (dissero) no sapere iscrivere, iscrivo per loro e sono testimone chome si contiene in questa ène la verità.

Io Raffaello di Nicholò 586)fiorentino fo fede chome testimonio, fo fede chome ciò che si chontene in questa è la verità. [656]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, di febbraio 1517.

 

XXI.

Libello di Michelangelo contro Iacopo da Torano

e Antonio da Puliga scarpellini, che si erano obbligati

a cavar marmi per lui 587)

 

Coram vobis spectabili domino Vicario Carrarie, vestroque officio et curia etc.

Constitutus in iure et coram vobis prefato domino Vicario pro tribunali sedente etc. Michaelangelus olim Ludovici Bonerote, civis florentini et Sedis Apostolice archimagister, sculptor, qui suo proprio et privato nomine pro declaratione et iustificatione iurium suorum, dicit, narrat et esponit, qualiter de anno presenti 1516, secundum cursum et consuetudinem civitatis Florentie, et 1517, secundum cursum et consuetudinem Lunigiane, sub die tertia ianuarii proxime preteriti ad eius instantiam, petitionem et requisitionem Iacobus olim Petri Guidi de Torano et Antonius olim Iacobi de Pulega, habitatores Torani, promiserunt et simul se obligaverunt effodere, abbozzare et piconizare eidem archimagistro Michaelangelo quatuor lapides carratarum quatuor pro singulo lapide, marmoris eorum cavee sue effodine del Polvaccio, pertinentia Torani, pro conficiendis seu sculpendis quatuor figuris; modis, formis, mensuris et pro pretio contentis, et que continentur in quadam appodixia sive scriptura privata facta scripta et notata manu propria prefati archimagistri sculptoris, et subscripta duobus testibus fidedignis contentis et subscriptis in eadem appodixia. Quam quidem appodixiam idem archimagister pro liquidatione predictorum et infrascriptorum iurium suorum exhibet et producit coram vobis domino Vicario pro tribunali sedente etc.

Item dicit narrat et exponit idem archimagister Michaelangelus qualiter dicti Iacobus et Antonius se simul obligaverunt et promiserunt nil aliud facere, operari aut laborare in dicta eorum cavea seu effodina marmoris aut alibi, donec et quousque ipsi non effodissent, piconizassent et conduxissent predictos quatuor lapides sub platea Porcorum Carrarie, modis, formis, mensuris et pro pretio contentis in eadem appodixia seu scriptura privata scripta et subscripta, exhibita et producta, ut supra.

Item dicit, narrat, et exponit idem archimagister qualiter nomine arre et pro principio solutionis pretii dictorum quatuor lapidum, idem Michaelangelus archimagister dedit, numeravit et exbursavit realiter et cum effectu eisdem Iacobo et Antonio scutos sexdecim auri a Sole, prout constat et clarissime apparet ex predicta appodisia seu scriptura privata.

Item dicit, narrat, et exponit idem archimagister Michelangelus, qualiter predicti Iacobus et Antonius neglexerunt, prout modo negligunt, velle observare et manutenere pacta et conventiones factas inter prefatum archimagistrum et ipsos contra omne ius et iustitiam et contra bones mores et in maximum damnum, detrimentum, perditam et preiuditium ipsius archimagistri, qui culpa, deffectu, et negligentia predictorum Iacobi et Antonii hucusque damnificatus est in ducatis ducentis auri latis et plus, occaxione eius temporis ammissi, et pro aliis [657] extraordinariis expensis per ipsum factis eorum culpa et deffectu; et eo maxime, quia si dicti Iacobus et Antonius uti voluissent ea sollicitudine qua debuissent et potuissent, effodissent piconizassent et conduxissent sub predicta platea Porcorum, dictos quatuor lapides intra bimestrem seu intra duos menses ad plus, prout probabitur et expediet: quod fuit et est in maximum damnum et preiudicium ipsius archimagistri Michaelangeli, et contra pacta et conventiones contentas in dicta appodixia seu scriptura privata et successive contra seriem, formam et tenorem Statutorum curie vestre de huiusmodi materia loquentium: que statuta idem archimagister allegat et producit in parte et partibus etc.

Idcirco ne de predictis dicti Iacobus et Antonius ullo unquam tempore valeant ignorantiam aut aliam excusationem allegare, eo quod non fuerit eis aut alteri eorum intimatum, notificatum et protestatum; idem archimagister Michelangelus omni meliori modo, via, iure et forma etc. in hiis scriptis solemniter protestatus fuit et protestatur contra dictos Iacobum Petri Guidi et Antonium Iacobi citatos per numptium publicum curie vestre, prout retulit et refert, videlicet contra dictum Iacobum Petri Guidi citatum personaliter et dictum Antonium Iacobi citatum per proclama et ad domum, secundum formam preallegatorum Statutorum vestrorum loquentium de citatione absentis fiende: et protestatur contra ipsos et quemlibet eorum de omnibus eius damnis expensis et interesse quomodocunque et qualitercunque passis et in futurum patiendis tam in iuditio quam extra, occasione predicta, et de temporis sui ammissione, et de inobservatione predicte appodixie seu scripture private et non tantum dicto modo, sed etiam omni alio meliori modo etc. [658]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 7 di febbraio 1517.

 

XXII.

Confessione e quitanza fatta da Michelangelo a Bartolommeo

detto Mancino per marmi avuti da lui 588)

 

Sia noto come addì diciotto di novembre mille cinquecento diciassette, Bartolomeo detto Mancino, figliolo di Giampagolo di Cagione da Torano, a me Michelagniolo, scultore fiorentino, vendè e consegniò in sul ravaneto della sua cava al Polvaccio pezzi tre di marmo: l'uno lungo braccia circa cinque e circa dua e mezo per insino in tre grosso per ogni verso; l'altro spicato da questo sopra detto della medesima lunghezza e largheza, salvo che per grosseza non è più che un braccio o dua palmi nel manco; l'altro è braccia tre e mezzo lungo e la grosseza per ogni verso circa braccia dua o vero uno e mezo; e detti tre prezzi mi dètte per ducati dodici d'oro largi: tre gniene avevo dati inanzi, perch'egli cavassi e' detti pezi, e poi cavati, gli dètti el resto per insino in dodici; e prestai el medesimo dì al detto Mancino, oltre a' dodici ducati detti, ducati venti d'oro largi, perchè lui mandassi giù, overo cavassi certi altri pezi di marmo; con questa conditione, che cavandogli e mi piacessino, io ne dovessi tôrre a mia scielta tanti che io mi pagassi de' venti ducati e quel più che mi parea. Ora il detto Mancino à finito di cavare e mandar giù oggi questo dì sette di febraio i detti pezi, cioè à cavato e mandato giù appiè del suo ravaneto questo dì detto di febraio di nuovo pezi quatro di marmo: l'uno è lungo braccia circa sei e largo braccia dua e mezo, e grosso circa dua; l'altro è lungo circa cinque braccia, e poco manco che dua per ogni verso; l'altro è una lapida grossa un braccio e quarto, e larga circa tre, e lunga quatro; l'altro è un ciottolo circa tre braccia lungo, e dua per ogni verso: che sarebono questi quatro pezzi co' tre comperati inanzi sopra scritti, pezzi sette. Ma perchè nel venire giù uno di questi à rotto uno di quegli comperati e pagati di sopra e fattone dua, vengono a essere otto pezi. E di questi quatro ultimi pezzi che gli à mandati giù ora del detto mese di febraio, del prezo loro il detto Mancino l'à rimessa in Baldassarre di Cagione e in maestro Domenicho, scultore fiorentino, e ànno gudicato che io gli debba dare, oltre a' venti ducati che io gli prestai, ducati quatro; che così sono ben pagati; e così gli ò dati e' detti quatro ducati: che viene avere avuto in tutto ducati trenta sei in più volte, come è detto, de' detti otto pezzi di marmo, e chiamasi contento e sodisfatto da me per insino a questo dì detto, e confessa avere ricevuti e' detti danari. E detti pezzi di marmo m'à consegniati a piè del suo ravaneto e segniati col mio segnio, (e) mi chiamo contento e sodisfatto da lui per insino a questo dì. E perchè el detto Mancino dice non sapere scrivere, Baldassarre e maestro Domenico ditti che ànno gudicato, per fede della verità si sotto scriveranno in questa pel detto Mancino 589)[659]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 7 di febbraio 1517.

 

XXIII.

Convenzione di Michelangelo con Lionardo detto Cagione

da Carrara per cavare marmi 590)

 

Sia noto come Lionardo detto Cagione, d'Andrea di Cagione da Carrara, à cavato una pietra nella sua cava a me Michelangiolo, scultore fiorentino, nella quale s'obriga bozzare, secondo le misure che io gli darò, una figura di braccia quattro e un quarto o vero di braccia quatro e mezo, la quale sarà carrate quatro: e obrigasi darmela posta in sulla piaza de' Porci di Carrara a tutte sue spese per iscudi dieci; e obrigasi darmela nel detto luogo infra quindici dì, cominciando oggi questo dì sette di febraio mille cinquecento diciassette. E io Michelagniolo detto gli do oggi questo dì detto della detta pietra e dieci scudi di contanti, e 'l detto Cagione se ne chiama pagato e contento, come in questa si sotto scriverrà di sua propria mano.

Ancora io Michelagniolo gli do, oltre a dieci scudi della sopra detta pietra, cinque altri scudi, acciò che lui séguiti di cavare nel medesimo luogo, e cavando pietre belle a mia misura, non le possa dare a altri che a me per giusto prezo: e non cavando, m'abi a sodisfare de' cinque scudi di tanti marmi a mia scielta. E per fede di ciò, come è detto, lui in questa si sotto scriverà di sua mano.

Io Lunardo deto Chasone chomfeso avere receuti e' soprascritti danari e obrigomi a quanto in questa si chontiene: e per fede di ciò mi sono sotoscrito di mia mano in questo dì soprascrito.

E più ò receuti oze in questo dì venti uno di febraio 1517 schudi cinque dal dito Michele Angelo per farli una altra figura de la soprascrita mesura e porla in lo soprascrito locho per lo soprascrito precio. [660]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 12 di febbraio 1517.

 

XXIV.

Compagnia tra Michelangelo e Lionardo di

Cagione in una cava di marmi 591)

 

Sia noto come avend'io a fare per comessione di papa Leone Decimo, fiorentino, una quantità di marmi per la faccia di San Lorenzo di Firenze, e trovandomi a Carrara per altri mia lavori e per questo, e cercando io Michelagniolo, scultore fiorentino, de' detti marmi, e avendomi mostro Lionardo, detto Cagione, d'Andrea di Cagione da Carrara, una sua cava antica dove si potrebe fare grande aviamento; m'è parso da farvelo per cavare tutti marmi. E avendo il detto Cagione caro far meco compagnia nella detta cava e io seco, ci siàno acordati oggi questo dì dodici di febraio mille cinque cento diciassette, e abiàno fatto compagnia insieme; intendendosi stare a meza la spesa e a meza l'utilità, tenendo io tanti uomini a lavorare per me, quanti il detto Cagione ne terrà lui per sè nella detta cava; e promettesi l'uno all'altro avere a durare la detta compagnia, tanto che io sia fornito di tutti e' marmi che io ò di bisognio per l'opere sopra ditte; non acadendo o morte di Papa o d'altri o guerre, o mia infermità o cose che dieno noia, e riuscendo e' marmi begli e recipienti alle cose che ò da fare. E' prezzi che noi pogniàno alle pietre saranno scritti qui di sotto. E Cagione sopra scritto, come d'acordo abbiàno fatto i detti prezzi e come è contento della detta compagnia, per fede della verità in questa si sotoscriverrà di sua mano propria.

E' prezzi de' marmi: un pezo di carrata, scudi dua; un pezzo di dua carrate, scudi quatro; un pezzo di tre carrate per insino in quatro, scudi dua e mezo la carrata, e da quatro per insino in sei carrate, scudi tre la carrata, e da sei per insino in otto carrate, scudi quatro la carrata, e da otto per insino in dieci carrate, scudi quatro e mezzo la carrata, e da dieci carrate per insino in dodici, scudi cinque la carrata. E intendesi tutti e' detti pezi di marmo delle dette carrate col detto prezzo s'abbino a porre in barca: e se altrove gli volessi, se ne abbia a levare la spesa che vi sare' di manco. E così siàno d'acordo. E acadendo per sorte qualche sinistro o qualche dificultà non pensata o nel cavare o nel condurre e' detti marmi o in altro che s'apartenga alla detta compagnia, ci promettiamo l'uno all'altro usare di ciò quella discrezione che sarà conveniente.

E ancora s'intende come è detto, riuscendo e' marmi al mio proposito, abbia a seguitare la compagnia come di sopra è scritto, tanto che io sia servito de' marmi che ò di bisognio pei sopradetti lavori, e che in questo tempo, non noiando e' mia lavori, si possa servire ancora altri di quelle pietre che non fanno per me; e quando e' marmi della sopra detta cava non riuscissino begli come e' mostrano avere a riuscire e che e' non sodisfacessino, io debba e possa de' mia danari spesi in ciò, pigliarmene marmi e uscirmi della compagnia, parendomi.

E la sopra scritta compagnia s'intende che abbia a essere di tre compagni, ciò è el sopra scritto Cagione, e io Michelagniolo detto e l'altro, Giandomenico di Marchiò di Maragio da Carrara, partendo per terzo la spesa e l'utilità, con le conditione sopra scritte.

Io Lunardo dito Chasone mi chomtento e afermo la sopra dita chompagia chom lo dito Michelangelo chom tute le chomdecione e precie sopraditi; e chos'io mi sono sopra scrito di mia mano propria. [661]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 6 di marzo 1517.

 

XXV.

Confessione di Matteo di Cuccarello

e Lazarino di Pietro di Bellone di denari ricevuti

da Michelangelo per marmi da cavare 592)

 

In nom. etc. Die VI martii 1517.

Matheo già di Michele Cuccarello, Lazarino già di Pietro di Bellone etc. etc. tutti da Berzola, villa di Carrara, constituiti dinanti a me notaro et testimoni infrascritti, hanno confessato et publicamente hanno declarato haver hauto dallo excellente homo maestro Michel Angelo di Lodovico Bonarota presente scudi 20 d'oro buoni, li quali il prefato maestro Michel Angelo diè, pagò etc. Et sono per arra di colunne 2 di marmo, le quali li prenominati promettono et per solemne stipulatione si convengono, obligandosi al prefato maestro Michel Angelo stipulante, ut supra, di farle del marmoro della loro cava posta nella alpe di Carrara in loco dicto a Rozeto apresso le sue confine: et facte, ad esso maestro Michel Angelo, o a chi sarà per lui, consignarle, poste in barca ad ogni loro expesa, per di qui a tutto il mese di giugno proximo hae a venire, per precio di scudi 40 d'oro buoni et de iusto peso per ciascheduna di epsa colunna, dichiarando che ciascuna di epsa sia et deba essere de alteza sive lungheza brac. 10, et alla misura che esso maestro Michel Angelo ha loro data, et di grosseza da piè di dicta colunna braccia 1 e un terzo di braccio, senza lo regolino che va da piè di decta colunna, quale abia ad essere di misura una onza incirca. Et sia ancora et deba essere ciascuna di esse colonne senza alcuni peli et di quella medesima biancheza di marmo che ha quello marmoro che è posto da imo sive da piè di dicta cava.

Per tutte le quali cose et singule, fermamente da essere attese et adempite, ut sopra, li prenominati hanno obligato etc. – Costituendosi loro per ciascuno insolido al prefato maestro Michel Angelo stipulante, etc. observare tutte le cose predicte a Carrara, a Roma, a Firenze, a Lucca, a Pisa, et generalmente, purchè la generalità non deroghi alla specialità et è converso, in ciascuna altra parte del mondo etc. Sottoponendosi per insino adesso ad ogni iurisdictione, compulsione, ragione et censura di tutti li Magistrati et Corte così eclesiastiche come seculari etc. etc.

 

Actum Carrarie in domo mei not. etc. [662]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 14 di marzo 1517.

 

XXVI.

Lionardo di Cagione si obbliga di cavar

marmi per Michelangelo. 593)

 

In nom. etc. Die XIV martii 1517.

Lunardo dicto Cagione zà di Andrea di Cagione da Torano, constituito dinanti di me notaro et testimonii infrascripti, ha confessato haver hauto dallo excellente homo maestro Michele Angelo di Lodovico Bonarota presente, scudi 50 d'oro, in tanto oro. – Li quali scudi 50 sono per arra di carrate 100 di marmo di 25 centinaia per carrata, le quali dicto Lunardo per sè ha promesso farle del marmo della cava sua alla Sponda, alla misura che dicto maestro Michel Angelo li darà, per di qui ad uno anno proximo hae a venire, in due volte, cioè carrate 50, per di qui a tutto il mese di septembre, per insino alla fine di dicto anno lo resto di dicte carrate 100, cioè carrate 50: et così facte in nelli lor termini ut supra al prefato maestro Michele Angelo, o a chi per lui serà, consignarle poste in barca ad ogni expesa di esso Lunardo per li precii infrascripti, cioè per scudi 2 d'oro, buoni et di iusto peso per ciascuna carrata di marmo; et di ogni pezo di marmo di 2 carrate, scudi 4; et di ogni pezo di carrate 3 per in sino in 4, scudi 2 et mezo per ciascuna carrata; et di ogni pezo di carrate 5 per insino in 6, scudi 3 per ciascuna carrata; et di ogni pezo di carrate 7, scudi 3 et mezo per ciascuna carrata; et di ogni pezo di carrate 8, scudi 4 per ciascuna carrata; et de ogni pezo di carrate 9, per insino a 10, scudi 4 et mezo per ciascuna carrata: dichiarando che dicte carrate 100 siano et debino essere di marmo biancho et senza peli alcuni; et quando pur havessino alcune vene, ma non molte, si debano intendere essere idonee; risalvando le figure infrascripte, le quali siano et debano essere di marmo bianco senza peli, simile a quello che già più giorni fa esso maestro Michel Angelo hebbe da dicto Lunardo. – Item dicto Lunardo per pacto expresso si è convenuto et ha promisso al prefato maestro Michel Angelo, de dicte carrate 100 farli figure 2 di marmo buono et senza peli, vene et machie alcune, ut supra, et che ciascuna di esse figure sia di alteza braccia 5 per insino in 6, et del resto secondo le misure che il prefato maestro Michel Angelo gli darà; et figure 4 di marmo bianco, per ciascuna di alteza braccia 4 e un quarto, et di largheza et grosezza, secondo le misure che dicto maestro Michel Angelo gli darà. Item che quando che di dicte carrate 100 ci fusse una pietra o due senza peli alcuni, apte a fare una colunna o due, di alteza per ciascuna colunna braccia 10, dicto Lunardo promette a esso maestro Michel Angelo di far le dicte alteze et secondo le misure et per quello medesimo precio per ciascuna colunna: della quale misura et precio esso maestro Michel Angelo s'è convenuto col Cucarello, Lazarino de Bellone per vigore d'uno contracto rogato per mano di me notaro infrascripto il 6 marzo, mese presente. – Et non essendovi pietra per fare dicte colunne, dicto Lunardo non sia obligato alle dicte colunne: con questo aggiunto, che dicto Lunardo non possi fare nè far fare ad altre persone marmi alcuni di dicta cava o fuora, ma [663] al bene continovamente perseverare in dicto lavoro persino a tanto che dicto lavoro non sia portato alli termini suoi.

Le quali cose tutte etc.

Preterea è stato facto et convenuto fra epse parte per pacto expresso con solenne stipulazione hinc inde interveniente, che quando che li padroni del prefato maestro Michele Angelo, li quali gli fanno fare dicto lavoro, per guerre non volessino che l'opera di dicto lavoro seguitasse et andasse inanci, o per morte loro o per alcuna altra causa, dicta opera et lavoro restasse che non andasse più avanti; allora et in quel caso dicto maestro Michel Angelo sia tenuto et obligato pigliare da dicto Lunardo almanco tanti de' dicti marmi per la somma de' dicti scudi 50.

Per tutte le quali cose etc.

 

Actum Carrarie in domo mei notarii infrascripti, presentibus magistro Domenico Alexandri de Septignano districtus Florentie etc. [664]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 17 d'aprile 1517.

 

XXVII.

Alcuni scarpellini Carraresi Promettono a

Michelangelo di cavargli marmi 594)

 

In nomine Domini, Amen. Ne l'anno de la Natività del nostro Signore Iesu Christo del mille cinquecento dicesette, inditione quinta, secundo il corso e consuetudine de' notari di Lunisana, a dì dicessette del mese di aprile, la excelentia et sublimità de lo archimaestro sculptore de la Sedia Apostolica, Michelangelo di Ludovico Bonarota, citadino fiorentino, da una parte; et Francesco già di Iacopo di Vanello da Torano, et Bartholomeo di Michel dal Bardino abitante a Torano, compagni, insieme et in solido per loro e suoi heredi da l'altra parte; per il qual Bartholomeo, perchè è figliol di famiglia, a più abondante cautella, dicto Francesco promette de rato sotto la obligatione de tutti e' suoi beni, constituendosi epso Francesco principale obligato per dicto Bartholomeo, renumptiando in forma etc. Et anbe le predicte parte sono venute a li infrascripti pacti e convenctione tra loro. Et prima dicti compagni nominati di sopra, insieme et in solido hanno promesso et in questo publico instrumento solemnemente si sono obligati di dare e consignare al prefato archimaestro Michelangelo qui presente, stipulante, recipiente et acceptante per sè et per li suoi heredi et successori, carate cinquanta di marmore de la cava d'il Papello dal Prado posto a la Mandria pertimentia de Torano, al precio e misure che si contengono in dui altri contracti di conducta de marmori facti per il prefato archimaestro cum Leonardo di Andrea di Casone, et Bartholomeo dicto il Mancino di Zampaulo di Casone da Torano e loro compagni, et rogati per ser Galvano di ser Nicola, notario Carrarese publico et autentico: qual precio et misure contente in dicti contracti, epso Francesco et Bartholomeo compagni acceptano e riconfermano per il presente instrumento, sì come in questo medemo instrumento fusseno specificati, nominati e posti, perchè hanno hauto noticia de' precii e misure antedicte contente in epsi cuntracti; con special pacto inhito, facto, expresso fra ambe le dicte parte qui presente e l'una con l'altra insieme stipulante et acceptante, che li dicti Francesco e Bartholomeo compagni, come di sopra, siano tenuti et obligati et cossì epsi promettano et se obligano di dare e realmente consignare al prefato archimaestro Michelangelo qui presente, stipulante, dicte carate cinquanta di marmore, nel modo, forma et termine qui di sotto expresso, carate vinti cinque e più, se più si potrà, caricate in barcha a la piaggia de Lavenza a le proprie spese de ambi dicti compagni, al precio et misure antedicte, dal tempo presente sino a kalende di novembre proximo a venire, e più presto e inanti al dicto termine, se più presto e inanti si potrà. Et il resto de le cinquanta carate di marmore, dicti compagni promettano e si obligano in forma di darle e consignare caricate in barca a loro proprie spese, come di sopra, al prefato archimaestro, a kalende di maggio che seguirà di poi d'il 1518 e più presto, se più presto si potrà, a li precii e misure antedicte: promectendo dicto Francesco e Bartholomeo compagni, obligandosi solemnemente [665] insieme et in solido sotto la pena infrascripta al prefato archimaestro presente et stipulante, come di sopra, di cavare e lavorare continuamente dicti marmori, solamente ad instantia di epso archimaestro, sino al compimento de le cinquanta carrate dicte di sopra, rimosso ogni causa et exceptione che si potesse opponere; excetto che, se per caso evenisse ch'el prefato archimaestro per la Beatitudine del pastore apostolico, Summo Pontefice, o per qualunque altro principale fusse revocato da la impresa, et che il lavoro ordinato non procedesse; in tal caso epso archimaestro promette pigliar solamente ogni quantità di marmi che havessino in quel punto cavati dicti compagni ad instantia di epso, ultra al denaro che havessero hauto, pur che siano a la misura dicta di sopra e sensa alcuno difecto: con special pacto anchora inhito e facto fra ambe le dicte parte, che 'l prefato archimaestro Michelangelo sia tenuto et obligato soccorrere dicti compagni de denari di poco in poco, secundo il lavoro che faranno. E già per arra e per principio di pagamento de' dicti marmori epso archimaestro ha dato, numerato et exborsato a li dicti Francesco e Bartholomeo compagni qui presenti, et confessati di havere hauto et effectualmente riceuto da epso a la presentia di me notario et de li testimoni infrascripti, scudi vinti de oro in oro dal Sole; renunptiando epsi compagni a la exceptione di non havere hauto e riceuto dicta quantità de denari: et cetera.

 

(Omissis aliis.)

 

Facto in Carrara, sottoposta a la diocesi di Luni, in casa di me notario antedicto et infrascripto, presenti Matteo di Cucharello da Berzola e Francesco di Ton di Guido da Torano et Antonio di Mattè da Monzone habitante a Gragnana, ville di Carrara, testimoni etc.

Ego Leonardus Lombardellus, etc. notarius, etc. Carrariensis, etc. interfui, eaque rogatus scribere, scripsi etc. [666]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 19 di giugno 1517.

 

XXVIII.

Confessione di alcuni scarpellini di aver ricevuto danari da Michelangelo per conto di marmi.

 

A dì 19 di giugno 1517.

Sia noto e manifesto, come in questo dì sopradetto Piero Urbano de Anniballe da Pistoia, garzone di maistro Michelle Anzollo Simoni di Fiorentia, scultore al presente in Carrara, dà e esborsa in denari contanti, zoè scudi dodexe d'oro in oro, e li quali scudi dà a Mateo dito Cucarello e al Manzino di Zanpaulo da Torano e Betto di Iachopone di Nardo; intendendo che cescaduno di loro hane auto scudi quatro per conto de lavore che (à) alogato maistro Michelanzollo sopraditto, come n'è contrato per mane di ser Galvano di ser Nicolao, presente prete Antonio di Piero del Mastro e Antonio dito Sarto da Compiano; e coxì dito prete Antonio se sotoscriverà, de simelle Mateo predetto e presente ancora Bernardino di Iacopo del Berettaro: e coxì dito Bernardino se sotto.... e scriverà per Antonio dito Sarto soprascrito, perchè dito Sarto non sa scrivere e simelle scriverà per lo Manzino e Betto soprascriti, perchè loro non sanno scrivere. E io Carlino di Simone da Santo Terenzio ho fato questa scritta con la soprascrita parte, a dì e anno soprascriti. .

Io Mateo soprascrito ò areceuto li scudi 4 come di cuante sopera si dise, a dì e anno soprascriti, in Carara. .

Io prete Antonio di Piero del Mastro sono stato testimonio a la presente quanto di sopra si contiene...... li soprascritti a dì e anno soprascritto. .

E io Bertino ditto il Mancino di Zanpaulo soprascrito confesso avere auto e ricevuto scudi quatro d'oro dal Sole, come dice di sopra, e io Bernardino di Iacopo soprascrito ho scripto per nome del ditto Bertino ditto Mancino, perchè lui non sapea scrivere. .

E io Betto di Iacopon di Nardo soprascrito confesso avere auto e ricevuto scudi quatro d'oro dal Sole, come dice di sopra, e io Bernardino sopra detto ho scripto per nome di Betto soprascrito perchè non sapea scrivere. .

E io Antonio ditto Sarto di Compiano soprascrito fui prexente a le coxe soprascrite, e io Bernardino soprascrito ho scripto de mia propria mano, perchè ditto Antonio Sarto non sapea scrivere, a dì e anno soprascrito. .

E io Bernardino di Iacopo del Berettaro fui prexente a le soprascrite cose, e per fede de la verità mi sono soto scrito de mia propia mano a dì e anno soprascrito, in Carrara, in butega mia. [667]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 16 d'agosto 1517.

 

XXIX.

Alcuni scarpellini si obbligano di condurre marmi dalla

cava del Polvaccio alla spiaggia dell'Avenza. 595)

 

In nomine etc. Die XVI augusti 1517.

Matheo Cucarello, Leone Puglia et Francesco dicto Bello, tutti insieme, ec. hanno promesso per questo publico instrumento per sè, ec. allo excellente homo maestro Michel Angelo, figliuolo di Lodovico Buonarota, ec. presente, ec. di condurre o far condurre a salvamento a ogni loro spesa et periculo dal ravaneto de la cava del Mancino di Giovampaulo di Cagione posta nell'Alpe di Carrara, in logo dicto al Polvaccio, et similmente dal ravaneto della cava di dicto Leone posta in quel medesimo luogo, per insino in su la spiagia di Lavenza, per di qui a tutto il mese di septembre proximo hae a venire, li marmi di esso maestro Michel Angelo infrascripto, existenti al presente in dicti ravaneti, cioè: el primo 1 figura di lungheza brac. 5 con sua grosseza et fatteze; item un'altra figura a sedere di longheza brac. 3 et mezo con sua grosseza et fatteze; et altra figura di longheza braccia 3 et mezzo et quarti tre con sua grossezze et fattezze; quadroni 2 di alteza per ciascuno brac. 3 et quarti 3 et brac. 1 et un terzo per ogni verso. Item 2 altri quadroni di 2 carrate l'uno; item carrate 6 di altri marmi minuti di 1 carrata o manco il pezo. Le quali figure, quadroni et marmi, ut supra, dicto maestro Michel Angelo comprò dal sopradicto Mancino abozati per il Polina et per Domenico di Betto, ambidue di Tomeo. Item un altro quadrone comprato per esso maestro Michel Angelo dal sopradicto Leone. Et così dicte figure, quadroni et marmi conducti et posti in su la dicta spiagia, drento del sopradicto termine ad esso maestro Michel Angelo, o a chi per lui serà, consignarli: et questo per ducati 47 d'oro in oro larchi ec. per precio et mercede de dicta conducta. Li quali duc. 47 il prefato maestro Michel Angelo lì in presentia di me notaro et testimoni infrascripti diè, pagò, numerò; de li quali si sono chiamati contenti ec.

Actum Carrarie in domo mei notarii etc. [668]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 18 d'agosto 1517.

 

XXX.

Ricevuta di danari pagati da Michelangelo

per conto di marmi cavati 596)

 

In nomine etc. Die XVIII augusti 1517.

Bartolomeo dicto Mancino di Giovampaulo Cagioni et Matheo Cucarello tutti insieme han confessato havere hauto, ec. dallo excellente homo maestro Michel Angelo, figliuolo di Lodovico Bonarota, ec. presente, ec. scudi 93 d'oro et mezo in nel modo et forma infrascripta, cioè: Et primo sc. 50 d'oro, de li quali appare in instrumento rogato et scripto per mano di me notaro infrascripto a dì 14 marzo 1517, et scudi 12 d'oro, de li quali ne appare una poliza sive scripta privata, scripta per mano di Carlino di Simone da Sancto Terentio habitante a Carrara, a dì, mese et anno che in quella se contiene, et scudi 1 dato et pagato per dicto maestro Michel Angelo a uno lavorante decto Toschino, di comissione et voluntà di dicto Bartolomeo; et sc. 2 pagati et dati a esso Bartolomeo inanci a la celebratione del presente contracto; et sc. 28 et mezo. Li quali il prefato maestro Michel Angelo diè et pagò alli prenominati Bartolomeo et Matheo: che tutti dicti scudi fanno la somma de li decti scudi 93 et mezzo, de li quali si chiamano ben pagati taciti e contenti: renuntiando ec. Et sono per cagione di pezi 24 di marmo della grandeza, quantità et misura che aparisce nel libro di dicto maestro Michel Angelo, al quale si deba aver piena relatione. De li quali pezi 24, tre ne sono conducti alla marina, et 21 ne sono rimasti in nello ravaneto della cava di dicto Bartolomeo al Polvacio, come esse parti hanno asserito: li quali 21 pezi di marmo dicti Bartolomeo et Matheo hanno promisso et promettono condure dalla dicta cava di dicto Mancino per insino in su la spiagia de Lavenza, et consegnarli in barca al prefato maestro Michel Angelo o a chi per lui, ad ogni loro spese et danno, per tutto il mese di septembre proximo hae a venire, senza alcuna exceptione ec. Con pacto expresso, che una volta conducti et consegnati che saranno alla dicta spiagia li dicti pezi 21, il contracto di obligatione facto tra loro et scripto per mano di me notario infrascripto a dì 14 marzo 1517, sia vano, casso et cancellato et di nessuna forza: ma quando che li prenominati Bartolomeo et Matheo non conducessino dicti pezi 21 di marmo et quelli non consegnassino, ut supra, allora et in quello caso dicto contracto sia come prima ec. – Item per pacto expresso, ec. si sono convenuti che dicti Bartolomeo et Matheo siano tenuti et obligati mantenere ad esso maestro Michel Angelo quelle figure che sono adesso in nello ravaneto della cava di dicto Bartolomeo di quella bontà, biancheza, misura et qualità che erano et che sono adesso et che aparisce in nel libro di dicto maestro Michel Angelo, al quale si deba avere sempre piena relatione. – Le quali cose tutte ec.

Actum Carrarie in domo mei notarii etc. [669]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 18 d'agosto 1517.

 

XXXI.

Lionardo detto Cagione confessa di aver ricevuto da

Michelangelo novanta scudi d'oro.

 

In nomine Domini, Amen. Anno Nativitatis eiusdem, millesimo quingentesimo decimo septimo, indictione quinta, die xviij augusti.

Lunardo dicto Cagione di Andrea da Torano, villa di Carrara, ha confessato – et dichiarato – haver hauto et riceuto – dallo excellente homo maestro Michelangiolo di Ludovico Buonaruoto, cittadino et sculptore fiorentino, presente, scudi novanta d'oro in oro in nel modo et forma infrascripti, cioè: e prima scudi venti d'oro sborsati a esso Lunardo per il prefato maestro Michelangiolo avanti la celebratione del presente contracto, et scudi cinquanta d'oro, de li quali apparisce in nel contracto rogato e scripto per mano di me notaio infrascripto a' dì 14 marzo 1517; et scudi dieci d'oro sborsati al ditto Lunardo per Pietro, garzone di dicto maestro Michelangiolo, inanci alla ditta celebratione del presente instrumento; et scudi dieci d'oro, li quali il prefato maestro Michelangiolo li pagò et exbursò al dicto Lunardo: delli quali scudi novanta dicto Lunardo s'è chiamato ben pagato, tacito et contento. E sono per cagione di pezi venti di marmo della grandezza, qualità et misura che apparisce in nel libro di dicto maestro Michelangiolo, al quale si debia haver piena relatione: delli quali pezzi venti di marmo, nove ne sono alla marina et undici ne sono in nello ravaneto della cava di dicto Lunardo, posto in nelle Alpe di Carrara in luogo detto a Sponda. Li quali pezzi undici di marmo dicto Lunardo ha promisso al prefato maestro Michelangiolo di condurli dalla dicta sua cava per insino in su la spiagia di Lavenza, et conducto insieme con quelli altri nove pezzi, porli et consignarli in barcha al prefato maestro Michelangiolo – ad ogni sua spesa – per tutto il mese di settenbre proximo. –

 

Actum Carrarie in domo mei notarii, presentibus Carlino Simonis de Sancto Terrentio, habitatore Carrarie, Angelo Ioannis Dominici de Furno, vicariatus Masse, et Ioannopetro Simonis Tallini de Vinca, habitatore Colunnate, ville Carrarie, testibus etc.

Ego Galvanus olim ser Nicolai ser Thome de Carraria, notarius, rogatus, scripsi etc. etc. [670]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 20 d'agosto 1517.

 

XXXII.

Lionardo detto si chiama debitore di Michelangelo

della somma di 11 scudi.

 

Die 20 augusti 1517.

Sia noto ad ogni persona, come Lunardo ditto Cagione de Carrara si chiama essere vero et legiptimo debitore dello excellente homo maestro Michelangiolo, cittadino et sculptor fiorentino, di scudi undici d'oro, li quali dicto Lunardo hae hauto di più delli marmi dati et consignati ad esso maestro Michelangiolo inanci alla presente scripta; per li quali dicto Lunardo promette ad esso maestro Michelangiolo, presente et acceptante, di darli tanti marmi per la somma di dicti scudi undici, conducti alla marina et posti in barca, di quella medesima bontà et biancheza et di quella medesima sorte et qualità che sono li altri marmi che dicto maestro Michelangiolo hae hauto da dicto Lunardo: et questo per di qui a tutto septembre proximo.

E per fede di ciò io Galvano di ser Niccolò da Carrara ho scripto la presente scripta in casa mia posta in Carrara, presente el Mancino di Giovanpaulo di Cagione, testimonio. [671]

 

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Roma, 19 di gennaio 1518.

 

XXXIII.

Papa Leone X alloga a Michelangelo la costruzione della

facciata di San Lorenzo di Firenze 597)

 

Sia manifesto a qualunque persona, come hoggi questo dì XIX di gennaio MDXVIII, la Santità di nostro Signore papa Leone Decimo ha allogato a Michelagniolo di Lodovico di Bonarroto Simoni, sculptore fiorentino, el quale così accepta, lo edifitio o vero fabbrica et muramento della faccia di Santo Lorenzo di Firenze, ne' modi et patti che di sotto si diranno.

In prima detto Michelangiolo piglia sopra di sè ad fare ditta faccia a tutte sue spese, in tempo di anni otto proximi futuri, cominciando tale tempo addì primo di febbraio proximo futuro et così continue da seguire, per prezo di ducati quarantamila d'oro in oro larghi: la quale faccia debba essere di marmi bianchi et fini di Carrara o Pietrasanta, dove meglio iudicherà al proposito della opera: et tutto lo spendio di cavatura, conductura, lavoramento di quadro et figure di rilievo et basso rilievo di marmo et bronzo, et ad marmo et bronzo et calo, sia ad spese di detto Michelagniolo. La quale opera debba essere composta, ordinata et seguita ad exemplo et proportione del modello di legname composto con figure di cera et fatto et fatto fare per ditto Michelagniolo; el quale lui mandò da Firenze del mese di dicembre proximo passato; et composto nel modo si dirà:

Da basso nella faccia dinanzi infino alla prima cornicie intervengono otto colonne di marmo canalate, alte ciaschuna circa braccia XI, con li sua capitelli et base, infralle quali vengono tre porte della detta Chiesa et quattro figure di tutto rilievo, alte ciaschuna braccia cinque in circa, con certi quadri di mezzo rilievo, com'è nel modello.

Item, in ditto piano fino alla prima cornice viene due rivolte, in ciaschuna delle quali vengono due colonne, et nel mezo d'epse una figura tonda simile ad quelle della faccia dinanzi, come per el ditto modello si vede.

Item, sopra la prima cornicie all'altro grado viene sopra ciascuna delle colonne della faccia dinanzi, et così delle rivolte, uno piramidone o vero pilastro alto braccia sei in sette, in mezo delli quali vengono quattro figure nel dinanzi et due nelle teste, tutte tonde; et stando a sedere, viene la loro alteza braccia 4½: le quali hanno ad essere di bronzo.

Item, allo extremo di detti pilastri si move una cornicie, sulla quale nasce otto pilastri dinanzi, et nelle rivolte quattro pilastri simili, cioè dua da ogni banda, con li loro zocholi, capitelli e imbasamenti, infra quali sono dalla banda dinanzi 4 tabernaculi et 2 tabernaculi simili nelle rivolte: et in ciaschuno ha da essere una figura tonda di marmo di alteza di braccia 5½ incirca.

Item, viene sopra ciascuno de' detti tabernaculi uno quadro, nel quale vi ha ad essere in [672] ciascuno una figura ad sedere quanto è el naturale, di marmo, et di più che mezo rilievo, come nel modello si vede.

Item, nel compartimento di detto modello viene nella faccia dinanzi cinque storie in quadri et due in tondi, quali hanno ad essere di mezo rilievo: delle quali storie di quadro ve ne sono 4 lunghe circa braccia 8 et una circa braccia 9; et delle storie de' tondi, sarà el diametro di detti tondi braccia 6 in 7 per ciaschuno: le quali storie di basso rilievo hanno ad essere di marmo et le figure al naturale o più. Et perchè e' potrebbe essere che ditte storie di basso rilievo non fussino tanto evidente che bastassi, el ditto Michelagniolo vole essere tenuto et obligato ad farle o farle fare di tanto rilievo, che sia a sufficientia, et che stieno competentemente et bene.

Item, all'ultima cornicie vi ha ad essere alla nave di mezo el frontone con le sue cornici et finimenti et ornamenti di arme et di livree, el quale ha ad essere nella forma che pel modello si vede, et di più detti ornamenti.

Item, perchè in ditto modello non sono interamente fatti tutti li ornamenti, come intagli di cornici et porte et altre storiette, el ditto Michelagniolo vole essere tenuto ad fare tutte le ditte cose nel modo et luoghi che si conviene, a tutte sue spese et ancora ad tutto quello muramento achadessi per congiugnere le rivolte di tale faccia col vechio della Chiesa.

Le quali tutte cose ditto Michelagniolo toglie a fare per ditto prezo et tempo in tutto et per tutto a sue spese, facendo le figure di sua mano et così le dette storie. Et volendone allogare alchuna o farsi adiutare, si rimette allui et si li dà piena libertà di allogare et non allogare et fare in tutti quelli modi che penserà nostro Signore sia bene servito et satisfatto nel tempo preditto. Et non obstante li sopraditti patti, per causa di alchuno accidente di fortuna, come malattie, guerre o altro che causassi impedimento alla opera, di tutto ditto Michelagniolo se ne rimette nella discretione di sua Santità.

Et per causa di dare principio all'opera per seguire di poi la sua perfectione, el prefato nostro Signore vole che sia pagato per ciaschuno anno al ditto Michelagniolo ducati cinquemilia d'oro larghi, o quel tanto che lui domandassi sino ad tale somma, durante el tempo delli detti otto anni: intendendosi che di presente li sia dato per cominciare ad cavare e' marmi et per altre spese, ducati quattromilia d'oro in oro larghi, e' quali si debbino difalcare et andare in diminutione della somma del prezo di tutto el preditto lavoro.

Item, che ditto Michelagniolo debba essere achomodato sanza alchuna sua spesa, d'una stanza propinqua alla ditta chiesa di Santo Lorenzo, nella quale possa fare lavorare li marmi et altre cose per conto di detta faccia.

Et ad tutti li predetti patti et conditione ditto Michelagniolo vole essere tenuto et obligato ad arbitrio di nostro Signore prefato. Et per ciò observare, si subscriverà di mano propria di così essere contento.

Placet: I(oannes.)

 

Io Michelagniolo di Lodovicho Simoni sopradecto son chontento a quanto in questa scricta si chontiene, e per fede di ciò mi son socto schricto di mia mano propria in Roma questo dì sopra decto. [673]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Pietrasanta, 15 di marzo 1518.

 

XXXIV.

Michelangelo alloga a cavar marmi in Seravezza

per la facciata di San Lorenzo 598)

 

In nomine Domini, Amen.

Sia noto et manifesto ad ogni persona lo presente publico instrumento legeranno et vederanno, come dello A. N. D. mille cinquecento decimo octavo, inditione sei, die vero quindecima del presente mese di marso (sic), lo egregio homo maestro Michele Angelo di Lodovicho Bonarroti di Simone, citadino et iscultore fiorentino benemerito, qui presente, per sua cierta scientia e non per alchuno di ragione o veramente di facto errore, per sè et suoi heredi et successori, per tenore del presente publico istrumento dà, concede et alluogha alli infrascripti maestri cavatori di marmi, cioè ad maestro Alexandro di Giovanni di Bertino da Septignano, a maestro Michel di Piero di Pippo da Septignano, a maestro Angelo di Zacharìa di Angelo da Septignano, a maestro Francesco di Maso di Papo da San Martino a Mensola, a maestro Bartolo di Chimenti di Fruosino da Septignano, a maestro Barone di Giovanni d'Andrea dal Ponte Assieve, habitante a Septignano, a maestro Thomaso di Simone di Patriarcha da Septignano, a maestro Andrea di Giovanni di Andrea da Septignano, a maestro Bastiano di Angelo di Benedecto, decto Angelotto, da Azano, vicinanza di Pietra Sancta, tutti maestri et cavatori de marmi et a qualunque di loro principalmente et in solido una solennemente satisfactione contenti, presenti et conducenti pro sese in solidum et loro heredi et successori, tutte ed ogni quantità di marmi che vanno nella faciata della detta chiesa de Santo Lorenzo de Florentia: la quale facciata d'essa Chiesa s'à da fare ad nome del santissimo in Christo padre papa Leone Decimo, et decti marmi esso prefato maestro Michele Angelo ha in decti soprascricti cavatori d'essi marmi allogato, come de sopra, a cavare et sbozare nella montagna et iurisdictione della terra de Pietra Santa del Stato del magnifico et excelso Populo et Dominio florentino, in loco decto Finochiaia sive Transvaserra o veramente altro più veriore nome se appellasse: nel quale loco, dove sono decti marmi et déssi cavare decto marmo; et dirimpetto et riscontro in loco detto alla Cappella, iurisdictione et vicinanza di Pietra Sancta. In dello quale loco decte due parte confessano in presentia di me notaro et testimoni infrascricti, loro et qualunque di loro insieme essere stati et decto loco oculata fede havere et colli loro ochi veduto. In dello quale loco esse ambe parte hanno veduto essere marmi sufficienti et apti et boni allo lavoro et opera s'à da fare per esso maestro Michele Angelo, scultore in decta facciata d'essa chiesa di San Lorenzo. Et item sono rimasi de accordio decto maestro Michele Angelo et decti maestri presenti, in decto loco debbino cavare et fodere decti marmi; cum questa declaratione, che se in decto loco seu in loco convicino et appresso decto loco fusseno [674] marmi più accomodati et sieno belli et boni per decto lavoro, chome quelli belli dello loco soprascricto, se intendi per vigore di questo contracto et allogatione essere stato loro per esso maestro Michelangelo allogato, et chosì decti marmi esso maestro Michelangelo sia tenuto et debbia pigliare decti marmi, chome quelli nello loco soprascripto, dummodo habbino ad essere sufficienti, di bona qualità, boni, bianchi e belli et necti di pelo, chome seranno et debeno essere li soprascripti si faranno nello primo loco sopra declarato; et tutta quella quantità di marmi sarà per detti maestri et cavatori da fare che saranno allo proposito d'essa opra, siano tenuti, et così se obligano, darli ad esso maestro Michelangelo tutta isbozata in bona isbozatura, alle misure d'esso maestro Michelangelo qui di sotto si dichiara, et consignarli sani et belli et sanza pelo, come sono et saranno li belli d'esso loco di Finochiaia sive Transvaserra, videlicet colonne dodici che vanno nella sopra detta opera, lungho lo fusto, senza la basa et senza lo capitello, undeci braccia alla misura di Firenze, grossa da piè uno braccio e mezzo et da capo uno braccio e uno terzo l'apunto, per qualunque d'essa colonna; ad pregio et valuta per qualunque d'esse colonne nelle soprascripte misure, ducati trenta d'oro in oro larghi l'una, isbozata et posta a piè del ravaneto allo Poggio dove portare, andare et conducere el carro per quelle caricare, quando sarà fatto la via et strada in decto loco. Et ancora si obligano detti maestri et cavator marmorai soprascripti et così promettano a detto maestro Michelangelo presente etc. dare et consignare a detto maestro Michelangelo allo detto caricatoio sopra expresso et nominato due stipiti di porta marmorei et di marmi predecti lunghi braccia dieci et uno terzo l'uno, de' medesimi marmi, ad ragione et pregio di ducati venti d'oro in oro larghi l'uno, posti in detto soprascripto caricatoio et Pogio, come detto è di sopra: et così similmente promettono detti maestri et cavatori soprascripti a detto maestro Michelangelo presente etc. dare et consignare tutti li altri marmi in quella medesima bontà, biancheza, boni et belli et senza pelo se troveranno et caverannosi in detti luoghi (di) Finochiaia, alla misura d'esso maestro Michelangelo; intendendo sempre essere bene et sufficientemente isbozati, ad ragione d'uno ducato d'oro in oro largho d'un pezo d'una carrata d'essi marmi, per fino un pezo di cinque carrate l'uno, ducato uno d'oro in oro largho la carrata, come è detto, et di pezi de sei carrate l'uno; ad ragione di lire dieci la carrata di moneta fiorentina, per insino in pezi di octo carrate l'uno; posto tutto lo detto lavoro allo caricatoio soprascripto. Intendendo sempre essere la carrata allo uso et costume di Carrara, cioè di centinaia venticinque per carrata. La quale quantità de marmi, tutti soprascripti maestri cavatori d'essi marmi in solido promettono a detto maestro Michele Angelo presente etc. darli et consignarli in fra anni cinque proximi ad venire, in qualunque anno la debita rata, talmente che in detti cinque anni tutta la quantità acaderà in detta opera allo tempo de cinque anni, incominciandosi finito sarà la detta via, et finiendo come seguiterà, in fra anni cinque proximi ad venire: cum patto in principio, mezo et fine de questo contracto ogni solepne stipulatione vallato, che in caso la Sanctità del nostro Signore, signor papa Leone, sollicitasse esso maestro Michelangelo a sollicitare decta opera in più breve tempo: se dovesse fare; el detto maestro Michelangelo sia tenuto et debbia a' detti maestri cavatori notificare loro questo caso, et possendo loro sodisfare, a detto maestro Michelangelo dare tutto lo lavoro sarà necessario in detta opera, in quello modo che 'l sanctissimo Papa desiderrà, non possa nè debbia pigliare detti marmi da altri maestri che da' decti maestri et cavatori soprascripti; et in caso che non potessano satisfare, sia licito a detto maestro Michelangelo pensare ogni modo et via per satisfare alla voluntà et desiderio d'esso nostro Signore, signore Papa, per decta opera: et cum questo inteso, che accadesse in questo mezo, prima fusse compiuta et finita detta opera, et qualunque causa accadesse non se havesse in quella più allavorare; in decto caso esso maestro Michele Angelo sia tenuto et debbia cum effetto fino a quello dì della saputa data loro, pigliare tutto lo lavoro che per decta opera decti maestri soprascripti haveranno cavato et isbozato alle misure soprascripte d'esso maestro Michelangelo, quello satisfare loro fino a quello dì et da quinde in là il decto maestro Michelangelo ultra a' detti maestri [675] non sia tenuto, et similmente loro allui; et questo per patto expresso, inito et firmato tra le dette parte: intendendo sempre lo lavoro doversi consignare allo caricatoio soprascripto.

Et per parte di pagamento d'esso lavoro et magisterio di cavare et isbozare e' soprascripti marmi lo soprascripto maestro Michelangelo a' soprascripti tutti maestri cavatori d'essi marmi qui presenti, stipulanti et recipienti in solido, in presentia di me notario et testimoni infrascripti, presenti et vedenti, dà, pagha, et numera cum effetto ducati cento d'oro in oro larghi di bono oro et iusto peso di diversi cunii, li quali rimaseno apresso d'essi tutti maestri in solido, et lo resto fino alla monta et valuta de tutti decti marmi et lavoro come di sopra nominati, lo soprascripto maestro Michele Angelo per solepne stipulatione promette a detti maestri presenti et recipienti in solido, dare et pagare cum effetto alla rata della consegna per loro sarà da fare d'essi marmi anno per anno fino allo intero pagamento monteranno detti marmi. Et perciò lo soprascripto maestro Michelangiolo obliga a' detti soprascripti maestri cavatori presenti, stipulanti et recipienti, sè et suo heredi et successori et ogni suoi beni mobili et immobili et seu sè moventi presenti et futuri sotto nome di pegno et ypoteca ec. ec.

 

Actum Petresancte in sala domus habitationis ad presens magistri Donati scultoris olim Baptiste Benti, cive florentino, habitatore (sic) Petresancte et ser Iohanne olim Dominici Carducci de Petrasancta, testibus.

Et ego Ioannes quondam Pauli Badisse de Petrasancta, publicus imperiali auctoritate notarius, dum suprascripta omnia et singula sic fierent et agerentur, interfui et de his rogatus fui et in fidem me subscripsi etc. etc. [676]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Pietrasanta, 14 d'aprile 1518.

 

XXXV.

Alcuni scarpellini confessano di aver ricevuto cento

scudi per cavar marmi nell'Altissimo. 599)

 

In nomine Domini, Amen. Anno Nativitatis eiusdem, millesimo quingentesimo decimo octavo, die vero xiiij aprilis, anno sexto pontificatus sanctissimi in Christo patris Domini nostri, domini Leonis, divina providentia pape X.mi

Magister Dominicus olim Michaellis Pighinucci, Filippus olim magistri Bertochi de Carraria, Michael Pighinucci, Vincentius olim magistri Ioannis marmaroli, et Nicholaus olim Iachomini Rainaldi, Pellegrinus olim Augustini Casolis, omnes de Petrasancta, qui presenti, per loro et ciascuno di loro, costituiti dinanzi a me notaro infrascritto – hanno confessato et publicamente dichiarito, et confessano et dichiarano havere hauto et ricevuto – da lo excellente huomo maestro Michelangelo di Ludovico di Buonarota, citadino fiorentino, scultore, presente – ducati cento d'oro in oro larghi et di iusto peso. Li quali ducati cento il prefato maestro Michelangelo diè et pagò – a li prenominati maestro Dominicho, Filippo, Michele, Nicholao, Vincenti et Pellegrino presenti. – Et detti ducati cento sono per arra et principio di paghamento di marmi che li soprascripti hanno promisso fare et consegnare al prefato maestro Michelangelo presente – per la facciata de la chiesa di Santo Lorenzo di Firenze, per la santità del Signor nostro papa Leone, per divina providentia papa Decimo: li quali marmi li prefati maestri hanno a cavare et lavorare a l'Altissimo, luogo ditto a la Piastra di verso Strettoia sive Antognia, et dove per lo mandato del prefato maestro Michelangelo li dimostrarà, per gli infrascritti pregii et secondo le misure infrascripte, cioè: per pezo di carrata una per in fine di pezi in carrate cinque, a ragione di ducato uno d'oro largho per ciascuna carrata; et per pezo di carrate sei per fine otto, a ragione di lire dieci di moneta fiorentina per ciascuna carrata; et per pezo di carrate otto per fine in dieci, lire dodici di detta moneta per ciascuna carrata: et che sia di marmo biancho et buono, secondo che appare in ditto luogho. Dichiarando come ditto s'è, che detti marmi et pezi siano et esser s'intendino di marmo biancho et senza peli alcuni, et se pure havessono alcuna venetta, ma non molte, s'intendino essere ydonei et buoni per ditto lavoro; reservando le figure o vero pietre per fare figure, le quali siano et debbino essere di marmo biancho sanza peli, vene o machia alcuna. Et accadendo a prefato maestro Michelangelo havere bisognio di colonne di marmo d'alteza di braccia undici a la fiorentina, et di grosseza corrispondente a la detta alteza, secondo la dichiaratione d'esso maestro Michelangelo e altri per lui; dicto maestro Michelangelo sia tenuto per ciaschuno fuso di dette colonne senza base et capitello, dare et pagare a li sopranominati per loro fatiche et facture ducati trenta d'oro larghi per ciaschuna d'esse colonne.

Item et similmente accadendo bisognio al detto maestro Michelangelo di stipiti di porte di alteza di braccia dieci nette, siano tenuti li soprascripti, li ditti stipiti darli per ducati [677] venti d'oro larghi per ciaschuno stipito. Et tutti li dicti marmi si intendino esser consignati per li soprascripti al prefato maestro Michelangelo in dicto luogho dell'Altissimo – e a le cave di dicti marmi.

Item si sono convenutosi le soprascripte parte che la soprascripta obligatione da l'una et l'altra parte sia et intendisi durare a beneplacito et voluntà de la santità di papa Leone Decimo: de la quale voluntà, quando fusse che non seguisse più avanti, dicto maestro Michelangelo, o altri per lui, lo habbi a intimare alli soprascripti, o vero ad alcuno di loro; con questo inteso, che accadendo che la voluntà de la sanctità del Signor nostro papa Leone si mutasse et non volesse persequire più avanti in nel cavare per detto conto, che ditto è di sopra, de la facciata de la chiesa di Santo Lorenzo; che alora et in tal caso, ditto maestro Michelangelo sia tenuto pigliare tutto il lavoro che per li soprascripti fusse cavato a le soprascripte misure per li pregii, come di sopra: et in dicto caso restasseno denari in mano alli soprascripti del prefato maestro Michelangelo; che in tal caso siano restituiti per li soprascripti al prefato maestro Michelangelo in pecunia, o vero in tanti marmi a le misure soprascripte et per li soprascripti pregi.

Item che li sopra nominati con ogni vigilantia et sollicitudine siano tenuti a cavare marmi, come di sopra, et in tal lavoro continuare per fine a tanto che dicto maestro Michelangelo non dirà loro non farsi più di bisognio. Et acciò che con più presteza et sollicitudine si facci buona quantità di marmi; il che più facilmente si fa per via di persone assai; dicto maestro Michelangelo si obliga, a causa che li sopra nominati possino aggiungere uomini a tal lavoro, dare a li soprascripti quella quantità di denari per dicto lavoro, et secondo che lavoreranno et monterà dicto lavoro, et secondo le conditione soprascripte etc. etc. etc.

 

Actum Petresancte in palatio residentie magnifici domini generalis Comissarii Petresante, coram et presentibus excellenti iuris utriusque doctori (sic) domino Petro Gerardo de Petrasanta, magistro Simone Santis de Mutina, magistro gramatice, et Bartolomeo olim magistri Laurentii de Petrasanta, testibus etc.

Ego Joannes Bertonus olim ser Mathei Blaxii Bertonis de Petrasanta – notarius – rogatus – scripsi. [678]

 

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Archivio Del Vecchio in Carrara.  Carrara, 17 d'aprile 1518.

 

XXXVI.

Michelangelo fa procuratore Donato Benti per caricare

i suoi marmi e condurli alla marina 600)

 

Die XVII aprilis 1518.

Excellens dominus archimagister Michael Angelus olim Ludovici Bonerote, civis florentinus, omni meliori modo etc. fecit constituit atque solemniter ordinavit eius procuratorem, factorem et certum numptium specialem et quid de iure melius facere potest, providum virum magistrum Donatum olim Baptiste Benti, civem et sculptorem florentinum, presentem et acceptantem generaliter ad onerandum et onerari faciendi et transuehendi omnia et singula marmora que predictus dominus constituens habet in alpibus et sub marinellis Aventie et ad omnia alia et singula etc.

 

Actum Carrarie in domo mei notarii infrascripti. [679]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 22 d'aprile 1518.

 

XXXVII.

I Proveditori dell'Arte della Lana concedono,

finchè vive, a Michelangelo di estrarre marmi dalle

cave della Cappella e del monte Altissimo.

 

Die XXij mensis aprilis 1518.

Gli spettabili signori Proveditori degli ordini dell'Arte della Lana per vigore di qualunche loro autorità et potestà, examinando la donatione de' beni fatta all'opera di Santa Maria del Fiore per el comune di Pietra Santa e Seravezza et la Cappella, e maxime e' monti chiamati l'Altissimo; et trovato in detti monti per relatione di periti si farebbe cave di marmi, d'onde aviandogli si caverebbe assai marmi et buoni, e' quali sarebbero a sufficientia alla detta Opera et a ogni cosa si facessi nel territorio fiorentino, e da servire ogni altra natione ne volessi: il che facendosi, donde ora si ha a ire pe' marmi altrove, et comperagli da altri, ve ne sarebbe da usare et potere vendere a ognuno; il che sarebbe grande utile a detta Opera et honore alla città et a detta Opera; e sopra dette cose havuta diligente examina di excellentissimi huomini periti in tal cosa, e di molti prudenti cittadini; et trovato a tale opera condurre essere necessaria grande spesa, et etiam che se ne cavi assai et mettinsi in opera, e per le mani di qualche huomo in detto exercitio excellente et famoso che dia reputatione per cavarne e mettere in opera e' detti luoghi e marmi, adeo s'abbandoni e' luoghi dove si va per essi e venghisi a quelli; et examinato a' presenti tempi a simile opera non esser nessuno più apto che Michelagnolo di Lodovico Bonarroti, oggi scultore excellentissimo, et che di riputatione et fama supera ogni altro; et per indurlo a tale opera laboriosa et di spesa assai, et che ricercha diligentia grandissima, hanno deliberato mostrare liberalità inverso ditto Michelagnolo, la quale sanno sarà utile grande a detta Opera, et lui per la liberalità usatagli, sanno tutta la sua diligentia metterà in fare detti luoghi utili, et a detti luoghi et marmi dare riputatione et crescere la sua fama; et atteso anche che detti luoghi per diligentia et cura di detto Michelagnolo sono venuti in detta Opera, et per quelli adviare a detta Opera.

Et per tanto providono et ordinorno, che a detto Michelagnolo, durante la sua vita, sia lecito cavare et fare cavare di detti luoghi tutti quelli marmi di qualunche ragione et qualità si voglia che lui vorrà, per adoperare in qualunche opera o lavoro lui avessi preso a fare, o per l'avenire piglierà, tante volte quante allui parrà, et quelli trarre di detti luoghi et fare portare dove allui o altri fussi per lui parrà, liberamente et sanza alcuno impedimento, sanza che abbi a detta Opera, o ad altri, pagare premio o cosa nessuna per detti marmi, o cavatura, o trattura di quelli per qualunque parte di detti luoghi, et tante volte quante allui parrà. Et promettono a detto Michelagnolo, benchè absente, e a me notaro della presente rogato, ricevente, che a detto Michelagnolo, o chi per lui sarà, sarà mantenuta la detta facultà di cavare et trarre detti marmi durante detto tempo della sua vita, et che da nessuno sarà impedito detti marmi cavare et trarre di detti luoghi, et che nè allui nè a' suoi heredi, o chi per lui gli trarrà, mai per tempo nessuno sarà domandato premio [680] o cosa alcuna per marmi ne havessi cavati e caveranno: e altrimenti seguendo, lui et suoi heredi e chi per lui havessi cavato o caverà, conservargli senza danno. Et statuirno et deliberorno che detto Michelagnolo, nè altri che per lui cavassi, per modo alcuno possino essere molestati nè impediti detti marmi cavare et trarre per adoperare in qualunche opera o lavoro lui havessi preso affare, o per l'avenire piglierà, tante volte quante allui parrà, et quelli trarre di detti luoghi, et fare portare dove allui, o chi fussi per lui, parrà, liberamente sanza alcuno impedimento: e chi contra facessi, di qualunche qualità, grado o dignità si sia, s'intenda ipso iure caduto in pena di scudi cento d'oro per qualunche volta contrafacessi, da applicarsi per metà a detta Arte, per l'altra metà a detto Michelagnolo. Et promettono la presente concessione per tempo nessuno durante la vita di detto Michelagnolo non rivocare, nè in modo nessuno alterare direttamente o indirettamente, ma quella durante detta sua vita observargli et mantenere, obligandogli per la observantia della Arte et huomini di quella, et beni di detta Opera e di detta Arte. Mandantes conservari, etc. non obstantibus, etc.

Ego Nicolaus olim Michelotii de' Michelotiis, cancellarius dicte Artis et dictorum Provisorum de predictis rogatus, in fidem me subscripsi. [681]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Pietrasanta, 27 d'aprile 1518.

 

XXXVIII.

Michelangelo fa procuratore maestro

Donato Benti a far cavare, sbozzare e condurre alla

marina i marmi di Pietrasanta e di Seravezza 601)

 

Die 27 aprilis 1518.

Spectabilis vir magister Michael Angelus, scultor civis florentinus, olim Lodovici Bonarroti Simonis de Florentia hic presens, hoc publico instrumento ex sua certa scientia et non per aliquem iuris vel facti errorem – fecit constituit – suum verum et legitimum procuratorem, – magistrum Donatum olim Baptiste Benti, scultorem, civem florentinum et habitatorem Petresancte – quod cum cum sit, quod idem magister Michael Angelus locaverit ad fodiendum, cavandum et disbozandum nonnullis magistris cavatoribus et disbozatoribus marmorum in montibus de Cappella, vicarie Petresancte, pro fodendo, et cavando, et disbozando marmora in dicto et loco dicto Finocchiaia sive Transvaserra – pro fabrica ecclesie Sancti Laurentii de Florentia et pro facciata dicte ecclesie, de mandato sanctissimi Domini nostri, domini pape Leonis Decimi, prout apparet ex publico instrumento locationis scripto et rogato manu mei notarii infrascripti sub die XV mensis martii presentis anni. – Et cum sit quod idem magister Michael Angelus, eidem opus sit accedere Florentiam pro suis negotiis urgentibus et ne dictum laborerium remaneret derelictum ab ipso magistro Michaele Angelo; propterea devenit ad presens instrumentum procurationis facte in persona supradicti magistri Donati ad omnia et singula infrascripta peragenda, videlicet ad faciendum marmora fienda per dictos magistros et cavatores et disbozatores predictos conduci, trahi et levari de ipsis montibus de Finocchiaia et ipsa conduci facere per viam propterea ordinatam pro ipsis marmoreis conducendis, nec non ad dandum dictis cavatoribus et disbozatoribus dictorum marmorum omnes mensuras et modos qualitatis et condictionis dictorum marmorum ita extrahendorum et fodiendorum de – dictis montibus de Finochiaia, et alia quoque peragenda, fienda et facienda que et qualia exigit dictum laborerium pro constructione et fabricatione suprascripte facciate dicte ecclesie Sancti Laurentii, et in predictis et circa predicta et quolibet predictorum faciendum et exercendum, prout facere et exercere posset et valeret ibidem magister Michael Angelus, si presens et personaliter adesset. Et si casu acciderit quod dicti magistri, et cavatores et desbozatores ita conductos et conducendos tam per ipsum magistrum Michaelem Angelum, opus et laborerium predictum non ita sollicite, non ita acte, non ita perfecte facerent, exararent et adimpleverint iuxta convencta facta cum ipso magistro Michaele Angelo, quod forsan reddundare posset in preiudicium ditti suprascripti magistri Michaelis Angeli constituentis; propterea cum potestate notificandi, intimandi, inquirendi, requirendi et protestandi contra ipsos magistros et cavatores et disbozatores de damnis expensis et interesse ipsius magistri Michaelis Angeli constituentis, et propterea ad omnes lites et causas contra ipsos et quemlibet eorum modo aliquo movendas, agendum, causandum, etc. etc. etc. [682]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 18 di maggio 1518.

 

XXXIX.

Ricordo de' patti circa il cavare de' marmi tra Michelangelo

e alcuni scarpellini da Settignano.

 

A dì 18 di maggio 1518. Danari che serve Michelagnolo di Ludovico Simoni scultore a questi qui a piè.

 

A Sandro di Giovanni Bertini,

E Filippo di Vangelista di Niccolò del Macìa,

E Dionigi di Lorenzo di Salvadore,

  tutti da Settignano.

 

Obligati per duchati cento d'oro ogniuno in tutto, e Dionigi detto obligato per tutti a Michelagnolo di Lodovico Simoni per detti ducati 100 d'oro, e' quali ebono per detto Michelagnolo da Bonarotto suo fratello questo dì 18 di magio sopradetto in duchati tuti d'oro buono: portògli Sandro di Giovanni sopradetto: obrigati come di sopra in questo modo, cioè: che se infra dì 5 prosimi, cioè per tutto dì 21 del presente mese, e' detti non si fusino rapresentati: cioè il detto Sandro di Giovanni e Filippo di Vangelista si sono rapresentati a Pietra Santa a Michelagnolo detto e secho rimasti d'acordo: che sieno tenuti infra dieci dì poi a rendere e' detti ducati cento d'oro al detto Michelagnolo; e restando d'achordo, sì che abino avergli ghuadagnati a cavare marmi per detto Michelagnolo in fra mesi quatro prosimi futuri; e non avendo in fra 4 mesi cavato tanti marmi, che Michelagniolo sia sodisfato, abino a rendere e' detti ducati 100 a detto Michelagnolo o quelo restasino a guadagniare, pure che sieno d'achordo con detto Michelagnolo, sotto la pena del dopio quela parte che non oservase; non anulando però altro contrato avesino fato prima. E di tanto se n'è fato contrato questo dì detto, roghato ser Buonaventura di........ nottaio florentino a la Merchantia. Testimoni Anton Francesco Schali e Bartolomeo Schali suo nipote.

Pagòsi grosi 6 al detto notaio.

 602] Nota che e' restino obrigati tutti come e' sono, e come e' non m'ànno osservato el contratto, e come e' cento ducati ch'io do a Sandro, gli do per mia discretione, non già ch'io gli abi a dare; e lui à a dare la sicurtà di soddisfarmi detti cento ducati, e di qualli che ànno avuti tutti loro che sono altri cento, come aparisce pel contratto. E à el detto Sandro a dar sicurtà di sodisfarmi di detti danari infra quatro mesi, non si liberando nè l'uno nè nessuno degli altri del primo contratto. [683]

 

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Archivio Buonarroti.  Pietrasanta, 22 di maggio 1518.

 

XL.

Alessandro Bertini da Settignano s'obbliga con

Michelangelo di cavargli colonne e stipiti di marmo

per scontare un suo debito.

 

Die XXij maii 1518.

Sia noto a qualunque persona, come avendo Michelangelo di Lodovico Buonarroti, scultore fiorentino, prestato addì 18 di detto ducati cento d'oro in oro larghi a maestro Alexandro di Giovanni di Bertino, scarpellino da Settignano; quali ducati cento d'oro in oro furono cónti et numerati a detto maestro Alexandro per lui in Firenze da Buonarroto suo fratello, come ne appare contracto rogo per mano di ser Buonaventura, cancelliere della Mercatantia di Firenze; et volendo detto maestro Alexandro satisfare de' detti 100 ducati d'oro in oro al detto Michelangelo Buonarroti; convennono questo dì sopradetto insieme, cioè che el sopradetto maestro Alexandro sia in pagamento di essi flor. 100 d'oro in oro tenuto a dare fra quattro mesi da oggi tanti marmi da doversi trarre et cavare nel comune della Cappella, vicinanza di Pietra Santa, luogo detto Finocchiaia, alle misure che saranno qui di sotto, bozati, con prezi et belleza et bontà, come di sotto si dirà; con questo inteso, che detto maestro Alexandro non si debba mettere a cavare in luogo che impedisca et dia noia a maestro Michele di Piero di Pippo da Settignano, il quale cava in detto luogo. Et in caso che in fra e' detti quattro mesi proximi a venire, detto maestro Alexandro non avessi cavato tanti marmi alle misure che si dirà, et postogli al caricatoio, che montino et ascendino alla somma di ducati 100 d'oro in oro; allora et in tal caso detto maestro Alexandro sia tenuto rendere al detto Michelangelo li sopradetti ducati 100 d'oro in oro.

Le misure de' detti marmi sono queste:

Colonne di braccia undici alla misura fiorentina, di lungheza et di grosseza di braccia uno et duo terzi da piè et braccio uno et mezo da capo.

Stipiti di porta di lungheza di braccia dieci et uno quarto et largheza di uno braccio et uno 4º et di grosseza uno braccio, e quel più che dirà maestro Donato Benti fiorentino: altri marmi alle misure che dirà detto maestro Donato. Et tutti detti marmi sieno bianchi et netti di peli et d'ogni altra macula, et de' più belli del luogo.

E' prezi convenuti fra loro de' sopra detti marmi sono questi: cioè per ciascuna delle dette colonne, ducati trenta d'oro in oro larghi; per ciascuno stipite, ducati venti d'oro larghi; di ogni altro marmo da cinque carrate in su e per insino in cinque carrate, ducati uno per carrata; de' pezi di sei carate l'uno insino a x carate, lire dodici piccioli. E io ser Pierangelo di maestro Francesco di Nicola da Barga, al presente cancellieri del Commissario di Pietrasanta, non come persona pubblica, ma privata, di consentimento et voluntà et presentia delle dette parti ò scripta questa di mia propria mano, anno, dì et mese soprascripti, in presentia di ser Piero di maestro Matteo Gherardi da Pietrasanta, et maestro Donato Benti, testimoni chiamati dalle parti, e' quali di sotto insieme con tutte le dette parti di loro propria mano si sottoscriveranno.

Io maestro Alessandro sopra ditto sono contento e mi obrigo a quanto di sopra è detto, e [684] per fede di ciò detto dì, mese e anno mi sono sottoscritto di mia propria mano, presente messer Pier Gerardi da Pietrasanta, e maestro Donato Benti, e' quali si sotto scrierano di loro propria mano.

Io Michelagniolo sopra detto sono contento a quanto di sopra si contiene, e in fede di ciò mi sono sottoscritto di mia propria mano questo dì sopraditto in presenzia de' sopra nominati.

Ego Petrus Gerardus de Petra Santa legum doctor, omnibus suprascriptis interfui et presens fui et ut testis, ut supra, de voluntate suprascriptorum partium me hic propria manu subscripsi, die, mense et anno suprascriptis.

Io Donato di Batista Benti fiorentino fui presente e testimonio a quanto in questa iscritta di sopra si contiene, e per fè di ciò mi so' sottoscritto di mia propria mano col detto messer Piero. [685]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Pietrasanta, 1 di giugno 1518.

 

XLI.

Donato Benti come procuratore di

Michelangelo e de' suoi denari, presta a due

scarpellini dieci ducati d'oro che essi promettono

di scontare in tanti marmi 603)

 

Die prima iunii 1518.

In nomine Domini, Amen.

Sia noto e manifesto ad ogni persona legerà lo presente instrumento, come maestro Donato già fu di Baptista Benti, scultore fiorentino, abitatore allo presente in Pietrasanta, distretto del magnifico e excelso Populo e Dominio fiorentino, come procuratore e in nome di procuratore dello egregio omo maestro Michelangiolo di Lodovico Bonarroto, similiter scultore, cittadino fiorentino, et etiam come di sua procura ne appare uno contratto per mano di me notaro infrascripto e per lo quale maestro Michele Angelo promette de rato sotto obligazione, dà et numera et presta – a maestro Michele di Piero di Pippo da Septignano, scarpellino e foditore di marmi, et Bastiano d'Angelo di Benedetto Iohanni Marchi della Cappella, vicinanza di Pietrasanta, e a qualunque di loro principalmente et in solido – ducati dieci larghi d'oro in oro, delli quali maestro Michele e Bastiano in presentia di me notaro e testimoni infrascripti confessano in veritate da esso maestro Donato in detto nome già avere avuto ducati due d'oro in oro larghi. Et ducati octo larghi d'oro in oro il soprascripto maestro Donato – dà, paga, numera e presta. – Li quali ducati octo larghi d'oro in oro rimanghino apresso di esso maestro Michele e Bastiano in solido. – Dichiarando esso maestro Donato essere della pecunia e denari propri d'esso maestro Michelangelo per prestargli alli soprascritti maestri Michele e Bastiano, in solido. – Li quali ducati dieci d'oro in oro larghi soprascripti, maestro Michele e Sebastiano – promettono ad esso maestro Donato – dare et pagare a lui e suo principale in due mesi proximi ad venire in tanti marmi da essere chavati e isbozati in buona isbozatura alle mesure del principale d'esso maestro Donato e ad loro sarà data per detto maestro Donato, detto nome. Li quali marmi s'àranno ad cavare in Finochiaia della Cappella, iurisdictione e vicinanza di Pietrasanta, de' più belli che sono in detto loco, netti di vene e di peli, per pregii che fe' maestro Allixandro di Giovanni di Bertino da Septignano, ogni excusatione e cavillatione remossa. [686]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Firenze, 29 d'ottobre 1518.

 

XLII.

Colonne, architrave e stipiti da cavarsi per la facciata di San

Lorenzo allogati a vari scarpellini da Settignano. 604)

 

Die 29 mensis octobris 1518.

Providus et prudens vir Michelangelus Ludovici Leonardi de Simonibus, civis honorandus ac sculptor excellentissimus florentinus – locavit et concessit – magistro Dominico Iohannis Bertini, scalpellino populi Sancte Marie a Septignano, ibidem presenti et conducenti ad fodiendum, faciendum et bozandum è marmore existente in fodinis et in montibus Petresancte desuper Seraveziam in luoco detto Finochiaia è contra Capellam infrascriptas columnas et petra magna et parva marmorea pro pretiis et mercedibus, temporibus et terminis infrascriptis, singula singulis referendo: et que sunt ista, videlicet:

Dua colonne di lungheza di braccia xj e 1 ¼ alla misura fiorentina et grosse da piè br. 1 ⅔  et da capo braccia 1 ½ con le base et capitelli convenienti a epse colonne et con quelle misure gli saranno date da decto Michelagnolo: et decto Michelagnolo promecte dare a decto maestro Domenico per sua fatica di ciaschuna di decte colonne, ciò è per il fuso silecto, cavate et bozate nel luoco proprio della cava predetta, fior. quaranta larghi d'oro in oro: et più

Dua pezi d'architravi, e' quali nel vivo debbino essere et sieno br. vij et ⅓ et nello ogiecto br. 8 et ⅓, et alti br. 1 ⅓ et le rivolte br. 2 ⅓ nello ogiecto, et il vivo delle rivolte br. 2. E decto Michelagnolo gli debbe dare per ciascuno pezzo di decti architravi abozati con le misure da darsi per decto Michelagnolo, et in quello luoco dove s'abozeranno come di sopra, fior. xxv d'oro larghi in oro: et più

Uno stipite delle porte maggiore lungo br. 20 ¼ con la grosseza et alteza da darsegli, come di sopra, per prezo di fior. xxx larghi d'oro in oro, bozato come di sopra: et più

Quattro stipiti delle porte minori con due loro architravi et con l'architrave della porta grande, posti come di sopra in su la cava, per prezo di ducati novanta larghi d'oro in oro, o vero la metà de' decti 4 stipiti et architravi, come detto maestro Domenico fussi d'acordo con gl'infrascripti altri conduttori nella infrascripta altra locatione nominati. Et che decto maestro Domenico sia obligato a dare a detto Michelagnolo tutte l'altre pietre minore da cinque carrate in su abozate nel decto lavoro per insino al manco prezo delle soprascripte per fior. uno largo d'oro in oro la carrata. Et di cinque et da cinque carrate in giù, detto maestro Domenico sia obbligato a darle bozate al caricatoio, dove può andare il carro, per prezo di fior. uno largo d'oro in oro la carrata. Et inoltre sia obligato decto maestro Domenico, oltre alle carrate delle decte pietre grosse, a dare a decto Michelagnolo tante carrate delle pietre pichole, che in tucto faccino numero, omnibus computatis, di carrate cento cinquanta. Con pacto che la belleza et biancheza di tutti detti marmi debbino essere come quelle della colonna si roppe [687] o più presto meglio; et che circa de' casi de' peli o cotture, detti marmi debbino essere netti al tutto. Et li quali marmi et colonne detto maestro Domenico sia tenuto et obbligato di aver fatti et bozati in questo modo, ciò è: una di dette colonne per di qui a mesi due da oggi et il restante per tutto il mese di giugno proximo 1519, senza alcuna exceptione. La quale locatione et tutte le cose predette detto Michelagnolo fa al detto maestro Domenico con patto in principio, mezo et fine del presente contratto, aposto et repetito, che al caso sopravenissi la morte di nostro signore papa Leone, quod Deus avertat, o che per altri casi sua Santità non volessi seguitare il lavoro della facciata di San Lorenzo, per la cui causa si fanno detti lavori; che in tal caso o casi, o per qualunque di quelli, epso Michelagnolo non sia obligato a seguitare tal'opera; ma che avendo detto maestro Domenico danari in mano di detto Michelagnolo, che epso maestro Domenico sia obligato a dar tanti marmi al detto Michelagnolo di quelli che così fussino bozati per suo conto, che sconti detto restante avessi di suo in mano. Et al caso che esso maestro Domenico avessi cavato et bozato a mesura di detto Michelagnolo più marmi che non è la quantità gli restassi in mano; che detto Michelagnolo gli ne debbe pagare alla ragione predetta: intendendo sempre tutte le dette cose a sano et puro intelletto. Et inoltre detto Michelagnolo per parte di detti lavori da farsi dètte et numerò a detto maestro Domenico, quivi presente, in presenza di me notaio et delli testimoni infrascripti, fior. trenta larghi d'oro in oro, et della qual quantità lui si chiamò ben pagato, tacito et contento. – Et in oltre a' prieghi et mandato del decto maestro Domenico – stecte mallevadore Francesco d'Andrea di Giovanni, scalpellino da Septignano – etc. etc.

Item postea et incontinenti – prefatus Michelangelus – locavit et concessit ad fodendum et hozandum, ut supra totidem ex marmoribus suprascriptis et ad mensuram et pro pretio, modis et conditionibus et temporibus sopradictis, singula singulis referendo, Andree Ioannis Andree ed Dominico Mattei Pauli Morelli, scalpellinis populi Sancte Marie a Septignano, comitatus Florentie – et pro parte laboreriorum predictorum dictus Michaelangelus solvit et numeravit dictis Andree et Dominico sociis predictis. – florenos xxv auri latos in aurum. – [688]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Firenze, 18 di dicembre 1518.

 

XLIII.

Concordia tra Michelangelo e Raffaello detto Bardoccio,

per la cava d'una colonna di marmo di Pietrasanta 605)

 

Die XViij mensis decembris (1518) Actum in Opera Sancte Marie Floris de Florentia.

Cum sit quod providus vir Michelangelus Ludovici de Simonibus, civis honorandus et sculptor florentinus excellentissimus, iam sunt menses quatuor proxime elapsi, verbo tenus ut dixerunt partes infrascripte, locaverit Raphaeli Dominici Iacobi Nencii scalpellino, et de presenti habitatori a Signa, alias decto Bardoccio, ad fodendum unam columnam de marmore in fodinis Petre Sancte de novo ibidem discoperte et invente, (sic) longitudinis brachior. xj ¼ et grossa da piè brac. 1 ⅔ et da capo br. 1 ½, videlicet il fuso solo abozato pro pretio florenor. 30 auri latorum in aurum. Et cum sit quod dictus Raphael accesserit ad dictas fodinas et inceperit dictam columnam et non perfecerit. Et cum sit quod dictus Raphael non observaverit promissa, et nolit observare promissa et conventa dicto Michelangelo; qua propter hac presenti die prefatus Michelangelus ex una et dictas Raphael ex alia, devenerunt ad invicem et vicissim ad infrascriptas conventiones et pacta: videlicet, quod dictus Raphael teneatur et obligatus sit et ita promisit dicto Micheli Angelo ibidem presenti, de presenti ire ad dictas fodinas et perficere dictam columnam et ipsam abozatam reddere teneatur ipsi Michelangelo hinc ad duos menses proxime futuros ab hodie, sine aliqua exceptione. Et quia prefatus Michelangelus mutuavit dicto Raphaeli pro dicta de causa flor. 50 latos, prout dictus Raphael coram me notario et testium – asseruit; qua propter dictus Michelangelus, non obstante dicta concordia ut supra facta inter eos, pro dictis flor. 30 latorum in auro, fuit et est contentus, quod si et casu quo dictus Raphael reddiderit dictam columnam tempore predicto abozatam ut supra, quod ipse Raphael lucretur totam dictam quantitatem dictorum florenor. 50 largorum – et ex nunc ipsum in casu predicto et non aliter absolvit et liberavit a quantitate predicta. [689]

 

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Archivio de' Contratti di Firenze.  Pietrasanta, 13 d'aprile 1519.

 

XLIV.

Alcuni scarpellini Carraresi si obbligano con

Michelangelo di cavargli marmi 606)

 

In nomine Domini, Amen. Iacopo di Thomeo de Casa Pulcia, habitatore a Torano, villa di Carrara; Antonio, alias decto Leone, di Iacopo Puliga de Puliga, habitatore a Torano; et Francesco, decto Bello, già di Iacopo Vannelli de Torano soprascripto, maestri cavatori et disbozatori di marmi qui presenti, promectano et convengano allo egregio omo maestro Michelangelo, scultore benemerito, di Lodovicho Bonarotti, citadino fiorentino, presente, di fare, isbozare, cavare, dare et consignare a decto maestro Michelangelo pezi octo di marmo carrarese, cioè della cava appellata – la cava dello Leone di Carrara; la quale cava est (sic) del soprascripto Antonio; la quale ha, come dice, pro indiviso cum Iacopo di Guido, appellato sopranome Quindecim, de Torano soprascripto: cioè pezi quatro di marmo seu marmorei, alti l'uno braccia cinque, larghi braccia uno et uno quarto de uno altro braccio, grossi braccio uno et mezo, per qualunque de' decti pezi quatro di marmo: per pregio di ducati trenta due d'oro in oro larghi per qualunque pezo.

Item altri quatro pezi di marmo, per alteza braccia quatro et mezo, larghi braccia uno et mezo, grossi braccio uno et uno quarto di braccio per qualunque de' decti pezi quattro d'essi marmi, ad ragione di ducati quindecim d'oro in oro larghi per qualunque pezo d'essi marmi. E quali marmi sopra expressi debbino essere di bona biancheza, qualità, e senza peli, vene et vivi o altre machule, et siano simili ad altri dua pezi di carrate septe già avuti da decto Antonio, detto Leone, et Iacopo Quindecim suo compagno dalla soprascritta cava, quale dicesi la cava del Polvaccio allo dirimpetto della cava del Mancino, ad ragione di ducati trenta duo d'oro in oro larghi lo magiore, et lo minore ad ragione di ducati quindecim larghi d'oro in oro per qualunque d'essi marmi. Li quali marmi e lavoro d'essi marmi – promectono – a decto maestro Michelangelo scultore, presente – dargli et consignarli per di qui a mezo lo mese di luglio proximo ad venire, cioè pezi dua delli grandi, et dua pezi delli picholi a decto tempo posti in barcha, et quelli in barcha consignarli ad ogni spesa, danno, pericolo et interesse de' soprascripti maestri compagni cavatori.

Item li altri quatro, cioè pezi dua delli grandi et pezi dua delli picholi d'essi marmi, essendo d'essa conditione – per di qui per tutto lo mese d'octobre proximo. – Circa questo pacto – a' soprascripti maestri cavatori et disbozzatori sia licito – possere cavare et disbozare in detta cava del soprascripto Iacopo, posta in territorio di Carrara loco decto allo Polvaccio, che è confine con la cava del Leone, e Iacopo decto Quindecim, pure siano de quella qualità, boneza, belleza, senza vene et peli, sono et erano quelli dua pezi di marmi (che) già esso maestro Michelangelo (ha) havuti dallo soprascripto Antonio decto Leone. – Et per parte di pagamento d'essi marmi lo soprascripto maestro Michele Angelo a' soprascripti Iacopo, Antonio [690] et Francesco – dà, paga et numera, ducati venti uno d'oro in oro larghi, computati in quelli, ducati dua d'oro in oro larghi già havuti – da esso maestro Michelangelo, li quali ducati decenove – ch'è lo resto d'essi ducati venti uno, dicto maestro Michelangelo – dà et paga: – et ducati trenta d'oro in oro larghi per di qui a mezo lo mese di magio proximo ad venire presente anno 1519, quando decti pezi d'essi marmi seranno cavati, disbozati per detti cavatori et disbozatori a decto tempo – et lo resto della valuta et monta d'essi quatro pezi d'essi marmi sempre e quando saranno posti in barcha et consignati – et così si debbi intendere dovere seguire lo pagamento delli altri quatro pezi d'essi marmi.

 

Actum Petresancte in apotecha heredum olim Luce de Panicis de Petrasancta, anno Domini nostri 1519, indictione vij, die vero xiij aprilis, coram et presentibus venerabilibus viris magistro Iohanne olim magistri Mathei Guasparis, presbitero Stephano olim Iacobi magistri Iannini, et egregio viro artium et medicine doctore magistro Ludovicho magistri Opizi de Petrasancta, testibus etc.

Et ego Ioannes quondam Pauli Badisse de Petrasancta – notarius – rogatus fui – et – subscripsi. [691]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 30 d'aprile 1519.

 

XLV.

Iacopo Guidi da Torano entra nella compagnia di alcuni scarpellini

che avevano preso a cavar marmi per Michelangelo. 607)

 

Cum sit et fuerit quod providi viri Iacobus olim Thome de Casapodio, habitator Torani, et Franciscus Iacobi Vanelli de Torano, et Leonus Iacobi de Pulega, habitator Torani, se simul et in solidum obligaverint excel­lentissimo viro archimagistro Michaeli Angelo olim Ludovici Bonarote, sculptori florentino, ad faciendum, effodiendum et laborandum quedam marmora contenta et que continentur in publico instrumento rogato et celebrato per publicum notarium Petrasanctensem: et cum sit et fuerit quod Iacobus olim Petri Guidi de Torano vellet se sociare cum dictis Iacobo, Francisco et Leone ad effodiendum et laborandum dicta marmora: idcirco dictus Iacobus per se et suos heredes obligavit et se posuit in societatem et comunionem dictorum Iacobi, Francisci et Leonis eo modo et forma contenta in dicto instrumento rogato ut supra, et voluit se esse obligatum, prout et sicut fuisset descriptum et obligatum in dicto instrumento: promittens per se et suos heredes attendere et omnia et singula in dicto instrumento contenta observare, sub pena dupli. Insuper iuraverunt omnes etc.

 

Actum Carrarie in domo mei notarii etc. [692]

 

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Archivio Buonarroti.  Carrara, 18 di maggio 1519.

 

XLVI.

Fede di Carlino da San Terenzio che

Pietro Urbano da Pistoia mandato da Michelangelo

a Carrara non pagò li scarpellini perchè

non avevano finito il lavoro.

 

Facio fede io Carlino di Simone da Santo Terentio habitante a Carrara, come Piero di Aniballe da Pistoia, garzone di Michelle Anzollo, vene a Carrara a dì 14 di magio presente, et subito chomo dito Piero fu zunto a Carara trovò Polina e Bello e Lione tuti da Torano, e dimandò a che porto era e' lavoro el qualle loro hano prexo a fare a Michele Anzollo soprascritto, e como apare contrato in fra loro, secondo dice Piero suprascrito: e loro resposono, como e' lavoro non era ancora fornito, ma che era a bono porto. E vedendo Piero che el soprascripto lavoro non era ancora fornito, non à voluto dare alcuni denari. Et io Carlino ho fato questa fede per dito di Piero soprascrito, e Marcho Antonio de Rosso da Carrara disse se trovò a la soprascrita coxa: e la presente scrita è fata presente Marcho Antonio soprascrito e Vaxolo da Gussano, habitante a Carrara. [693]

 

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Archivio Buonarroti.  Seravezza, 29 di luglio 1520.

 

XLVII.

Il Bello e il Pollina confessano d'aver ricevuto

venti ducati d'oro da Michelangelo.

 

A dì 29 di luglio 1520.

Appaia manifesto per questa privata schritta, chome è la verità, che Francesco da Torano ditto el Bello, e Iacopo di Tomeo de Casa Pogio da Torano, insiemi et in solido con 2 altri loro compagni, come si conteni in uno contratto fatto per mano di ser Giovanni Badessa notaro di Pietra Santa, si chiamano avere auto e rizeuto ogi questo dì soprascritto, da lo spetabile omo maestro Michele Angelo, schultore fiorentino, duchati vinti d'oro larghi: li quali ducati 20 d'oro larghi sono per resto di pagamento di pietre cinque sotto le sue misure, quali si contengano ne lo contratto soprascritto, presenti Bacio speziali e maestro Donatto Benti, li quali si sotto schriverano di loro propria mano. E io Bernardino di maestro Antonio Voltaglia ò fatto la presente scritta di voluntà de li parte a dì e anno soprascritto.

E ditte 5 pietre sono per lo Papa per la faziata di San Lorenzo di Fiorenza.

Io Bacio ispeziale in Saravezia fui presente a la ricieuta de detti vente ducati, come di sopra si contiene.

Io Donato Benti fiorentino, abitante a presente in Seraveza, fui pre­sente quando e Bello e Iachopo detto Polina riceverno duchati venti d'oro in oro larghi da Michelagnolo, iscultore fiorentino, per cinque priete da figure, come apare per uno contratto soprascrito. [694]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 22 d'aprile 1521.

 

XLVIII.

Fede di alcuni scarpellini di aver

ricevuto da Michelangelo cento scudi per conto di marmi cavati

per la Sagrestia di San Lorenzo 608)

 

In nomine etc. Die XXII aprilis 1521.

Iacopo dicto Pollina, già de Thomeo da Casapozi, villa di Carrara; Francesco dicto Bello, già di Iacopo Vanelli da Torano, di villa Carrara; Iacopo già di Pietro Guidi da Torano predicto, constituiti dinanti a me notaro hanno confessato et publicamente hanno declarato haver auto ec. dallo excellente omo maestro Michel Angiolo, figliuolo di Ludovico Bonarrota, presente, ducati 100 d'oro ec. ec. Et sono dicti danari per arra di una certa quantità di marmi, la quale secondo il numero de li pezi et le misure alli prenominati scripte et designate per mano di dicto maestro Michel Angelo et sottoscritte per mano di me notaro infrascritto, epse parte di comune concordia hanno stimato esser circa de carrate 200 o più o meno secondo seranno; li quali pezi et misure, ut supra designate, dicto maestro Michel Angelo ha dato et consignato alli prenominati acceptanti, presente et vidente me notaro et testimoni infrascripti. La quale quantità di marmi li prenominati per sè, ec. hanno promesso, ec. di farla secundo dicte misure per di qui ad mesi 18 proximi hanno a venire: et spetialmente fare delli dicti marmi figure tre, et più se più potranno, et similmente delli altri marmi del quadro quanto potranno, per di qui a tutto il mese de luglio proximo hae a venire. Et così facti dicti marmi drento del sopradicto termine al prefato maestro Michel Angiolo, o a chi per lui sarà, consignarli posti in barca ad ogni spesa delli prenominati per li precii infr., cioè: Et primo per ogni pezo: dichiarando che siano et debino essere cavati dalla cava che fu del Mancino di Zampaulo di Casone, posta al Polvacio; et oltra a questo, siano di marmo vivo et non cotto, bianco et senza vene, machie et peli alcuni, et di quella pasta di marmo quale è uno pezzo di marmo cavato alla cava posta al Polvacio de li prenominati, per loro al presente dato et consignato al prefato maestro Michel Angelo, ch'è, come si dice, di circa carrate 7, non abozato, dove serà il segno del prefato maestro Michel Angiolo, et similmente di quella sorta et qualità di marmo che sono stati li altri per loro dati per lo passato al prefato maestro Michel Angiolo, purchè siano netti, ut supra, maxime quelli che sono per fare figure; ma li altri per il quadro, quantunque habessino alcune venette, ma non molte, ita che non sia cosa disohonesta, si habino acceptare. Et ita li prenominati Iacopo, ec. hanno promisso, ec. di non fare nè far fare. Et similmente ripigliarsi tutti quelli marmi che loro avessino facto fuora delle dette misure et conventioni, sempre et quando fussino rinuntiati et rifiutati dal prefato maestro Michel Angiolo, o da quelli che per lui fussino deputati a pigliar dicti marmi.

Le quali cose tutte ec. ec.

Et per li prenominati Iacopo, ec. a loro preghiera et mandato, Martino del Brigantino da [695] Miseglia, villa di Carrara, presente, se ben sapendo lui non essere tenuto, è stato et è principale pagatore verso il prefato maestro Michel Angelo, ec. constituendosi lui principale, ec.

Preterea il prefato maestro Michel Angiolo ha promisso per sè di dar loro denari di mano in mano, secondo loro caveranno et lavoreranno.

Et perchè il prefato maestro Michel Angelo fa fare dicti marmi per la Sagrestia di San Lorenzo di Fiorenza, l'opera de li quali marmi lo rev.mo cardinale de' Medici gli fa fare, come epso maestro Michel Angelo disse, pertanto per pacto expresso è stato convenuto fra epse parte che se il prefato rev.mo Cardinale per alcuna cagione non volesse che dicta opera andasse inanti, overo per dicto maestro Michel Angiolo restasse che non seguitasse, alora et in quel caso dicto maestro Michel Angiolo sia tenuto et obligato pigliarsi tutti quelli marmi che saranno facti in quel tempo, quando li prenominati haveranno hauto scientia et notitia della voluntà del prefato rev.mo Cardinale et dicto maestro Michel Angelo et non altrimenti.

Le quali cose dicto maestro Michel Angelo ha promisso di observare, ec. sotto pena, ec. renuntiando, ec.

 

Actum Carrarie in domo Francisci Pelliccia, sita in la strada del Bosso solita residentia dicti magistri Michaellisangeli, presentibus.... etc.... [696]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 23 d'aprile 1521.

 

XLIX.

Ricevuta di altri scarpellini di danari avuti da

Michelangelo per conto di marmi cavati 609)

 

Marcuccio già di Bernardo di Petrognano, et Francione già di Zan Ferraro, ambedue habitanti in Carrara, constituiti dinanci a me notaro, ec. ec. hanno confessato et publicamente hanno declarato, ec. haver hauto, ec. dallo excellente homo maestro Michel Angelo di Ludovico Bonarota, presente, ducati 50 d'oro. – Et sono dicti danari per arra ec. di una certa quantità di marmi, la quale, secondo il numero delli pezi et le misure alli prenominati scripte, hanno stimato essere carrate 100 o più o meno secondo saranno: li quali pezi et misure ut supra dessignate. La quale quantità li prenominati per sè hanno promesso ec. di farla secondo dicte misure per di qui ad uno anno proximo hae a venire: et spetialmente fare delli dicti marmi una figura di Nostra Donna a sedere secondo è disegnata, et più altre figure secondo dicte misure, se più potranno, per di qui a tutto il mese di luglio proximo hae a venire.

 

Actum Carrarie etc. [697]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 13 di novembre 1522.

 

L.

Maestro Domenico Bertini da Settignano

sborsa certi danari a Marco di Rosso da Carrara

per conto di Michelangelo. 610)

 

In nomine etc. Die XIII novembris 1522.

Pateat per hoc publicum instrumentum qualiter magister Dominicus de Septignano lapicida fuit citatus et requisitus in iudicio et coram domino Vicario Carrarie ad instantiam Marci Rubei de Carraria, in eo et pro eo quod ipse Marcus ad instantiam magistri Petri de Carona, Valle Lugani, negociorum gestoris magistri Michaelis Angeli Bonarota, scultoris florentini laboravit.... marmora, quibus pro mercede sua ipse Dominicus restabat habere ab ipso magistro Petro, nomine dicti magistri Michaelis Angeli ducatos duos auri latos, prout via iuris visum est computum per Petrum olim Mathei Casoni et Leonem de Torano a iure electos: ex quo constitit ipsum Marcum esse creditorem dictorum duorum ducatorum. – Quapropter dictus Marcus sciens ipsum magistrum Dominicum habere in manu aliquam pecunie quantitatem ipsius magistri Michaelis Angeli, de iure et a supradicto domino Vicario fuit coactus et compulsus numerare et dare ipsi Marco dictos duos ducatos. Et sic in presentia mei notarii idem magister Dominicus actualiter ibidem numeravit et dedit ipsi Marco in auro duos scutos auri imperiales et residuum in moneta argentea etc. Renuntians etc.

 

Actum Carrarie etc. [698]

 

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Archivio Comunale di Carrara.  Carrara, 3 di novembre 1523.

 

LI.

Alcuni scarpellini promettono di

cavar marmi a maestro Domenico Bertini, agente

del cardinale Giulio de' Medici 611)

 

In nomine etc. Die III novembris 1523.

Antonius et Iacobus olim Petri Guidi de Torano, et Antonius, cognominatus Leo, olim Puleghe de Torano, ambo simul promiserunt magistro Dominico Iohannis Bertini de Septignano, districtus Florentie, tanquam agenti et negotiorum gestori in Valle Carrarie pro reverendissimo domino, domino Cardinali de Medicis, presenti, stipulanti et recipienti nomine et vice prefati reverendissimi Domini, avellere et facere eidem de eorum cavea sita al Polvaccio petios sex marmorum alborum sine aliqua macula vel pilis, secundum mensuras quas dictus magister Dominicus dabit eis vel alicui eorum, illosque consignare eidem positos in barca eorum propriis expensis, pro illo precio et preciis de quibus et prout et sicut alias dicti Leo etc. convenerunt cum magistro Michaele Angelo Ludovici Bonarote, scultore florentino, in instrumento rogato manu mei notarii sub suo tempore et datali, ad quod pro veritate debita habeatur relatio. Et hoc promiserunt facere hinc ad et per totum mensem decembris proxime futuri, salvo iusto impedimento etc.

 

Actum Carrarie etc. [699]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 14 di giugno 1525.

 

LII.

Mandato di procura di Michelangelo

a ser Giovan Francesco Fattucci per trattare

in Roma i suoi interessi per conto

della sepoltura di papa Giulio.

 

In nomine Domini, Amen. Anno a Nativitate Domini millesimo quingentesimo vigesimo quinto, indictione decima tertia, die vero xiiij mensis iunii, pontificatus Santissimi in Christo patris et domini nostri, domini Clementis divina providentia pape Septimi, anno eius secundo. In mei notarii publici, testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum, presentia personaliter constitutus honorabilis vir dominus Michael Angelus Ludovici de Bonarrotis, sculptor florentinus, principaliter pro se ipso; citra tamen quorum adque procuratorum per eum hactenus quomodolibet constitutorum revocatione; omnibus melioribus modo via, iure, causa et forma, quibus melius et efficacius potuit et debuit, fecit, consituit, creavit et nominavit et solempniter or­dina­vit suum verum, certum, legitimum et indubitatum procuratorem, actorem, factorem, negotiorumque suorum infrascriptorum gestorem ac nuntium specialem et generalem; ita tamen quod specialitas generalitati non deroget, nec è contra; videlicet, venerabilem virum dominum Iohannem Franciscum Antonii Benedicti, cappellanum ecclesie Sancte Marie del Fiore civitatis Florentie, absentem tamquam presentem, specialiter et expresse ad ipsius constituentis nomine et pro eo quandam litem seu controversiam quam habet contra illustrem dominum Bar­tholomeum de Ruere et alios quoscumque heredes sive executores testamenti felicis recordationis Iulii pape Secundi, coram reverendo patre domino Cornelio della Volta causarum Palatii apostolici auditor, de et super inobservantia certi contractus inter ipsum constituentem ex una, et bone memorie Leonardum cardinalem Agennensem et Lau­rentium episcopum Prenestinum, sancte Romane Ecclesie cardinalem, executores dicti testamenti, super opera sive fabrica sepulture dicti domini Iulii pape, etc. rebus aliis in actis, etc. huiusmodi latius deductis, celebrati in unum vel plures, arbitrum vel arbitros compromittendum et compromissum generale et speciale faciendum, facultatem dandum, procedendum de iure et de facto, et de iure tantum et de facto tantum alte et basse, diebus feriatis et non feriatis, ac parte citata vel non, pro tempore et termino prout eidem procuratori constituto visum fuerit et placuerit; et promittendum ab arbitris, arbitramento, sive laudo fiendo non reclamare aut reductionem petere ad arbitrium boni viri, sub pena ac pactis et conventionibus prout eidem procuratori constituto visum fuerit expedire. Et si necesse fuerit pro premissis omnibus et singulis et eorum occasione coram quibuscumque iudicibus ecclesiasticis et secularibus comparendum et agendum etc. Promittens nichilominus dictus Constituens michi notario publico infrascripto tamquam publice et autentice persone rite et legitime stipulanti et recipienti vice et nomine omnium et singulorum quorum interest, intererit, aut interesse poterit, quomodolibet in futurum se ratum, gratum, atque firmum perpetuo habiturum totum id et quicquid per predictum suum procuratorem, ac substituendum seu substituendos ab eo, actum, dictum, factum, gestum, procuratumve fuerit in premissis seu aliquo premissorum.

Relevans etc. Rogans etc.

Quibus premissis omnibus et singulis idem Constituens sibi et me notario publico infrascripto unum vel plura instrumenta etc. Presentibus ibidem veneralibus viris dominis Bartholomeo Dominici Antonii, legnaiuolo populi Santi Laurentii de Florentia, et ser Ioannantonio Iohannis magistri Ugolini presbitero populi Santi Ambrosii de Florentia testibus. [700]

 

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Archivio di Stato in Firenze.  Firenze, 22 d'agosto 1528.

 

LIII.

Allogazione a Michelangelo del gruppo di

marmo di Ercole e Cacco 612)

 

XXII augusti 1528. Prefati excelsi domini et Vexillifer simul adunati – desiderando che d'uno certo marmo che si truova all'ora all'Opera, fatto venire circa tre anni sono da Carrara per farne la imagine et figura di Cacco, et constituirla in luogo publico per ornamento della città, se ne facci qualche bella statua, et però si lavori da uomo excellente in tale mestiero, et cognoscendo la perizia et scienzia inaudita, così nella scultura come nella pittura, dello egregio et unico exemplo di qualunche di decte dua virtù, Michelagniolo Buonarroti, loro dilectissimo cittadino, deliberorno per loro solemne partito, et observato quello che per loro Signorie si doveva observare, ch'el decto marmo, non obstante che pel passato fussi stato allogato ad altri, si debba dare et concedere, et così per il dicto partito dectono e concedono el prefato marmo al prenominato Michelagniolo Bonarroti, el quale ne debba cavare e farvi drento una figura insieme o congiunta con altra, che et come parrà et piacerà a Michelagniolo decto, per collocarla in quel luogo e modo che per questa Signoria sarà deliberato: el qual Michelagniolo per di qui a Ognisanti proximo ad venire debba a sua beneplacito entrare in opera in detto marmo, et continuare fino alla perfectione di tal figura. [701]

 

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Archivio di Stato in Firenze.  Firenze, 6 d'aprile 1529.

 

LIV.

Michelangelo è eletto governator generale

delle fortificazioni di Firenze 613)

 

A dì VI d'aprile MDXXIX.

Li Magnifici Signori Dieci – desiderando che la munitione et fortificazione della nostra città, dopo lunga discussione et matura consultatione finalmente giudicata non solo utile, ma necessaria a resistere agli imminenti pericoli che si veggono ogni giorno non solo a noi, ma a tutta Italia, per le frequenti inundationi de' barbari soprastare; et veduto tale et così importante impresa non si poter al desiderato fine et alla debita perfezione conducere, senza l'ordine et indirizo d'alcuno excellente architectore, che e' concepti suoi atti secondo la disciplina di quella arte, come peritissimo uomo sappia et come amorevole verso questa patria etiam voglia mettere in opera; hanno hauto in consideratione molte persone che in tale professione sono famosissime, et finalmente giudicorono, dove abondono e' proprii e domestici thesori, esser cosa superflua degli externi andar cercando. Pertanto, considerata la virtù et disciplina di Michelagnolo di Lodovico Bonarroti vostro cittadino, et sapendo quanto egli sia excellente nella architectura, oltre alle altre sue singularissime virtù et arte liberali, in modo che per universale consenso delli huomini non trova hoggi superiori; et appresso, come per amore et affectione verso la patria è pari a qualunche altro buono et amorevole cittadino; ricordandosi della fatica per lui durata et diligentia usata nella sopradetta opera sino a questo dì gratis et amorevolmente; et volendo per lo advenire per li sopradetti effecti servirsi della industria et opera sua; spontaneamente et per lor proprio motu, in ogni miglior modo et via che seppeno et poterno, detto Michelagnolo conduxono in generale governatore et procuratore costituito sopra alla detta fabrica et fortificatione delle mura, et qualunche altra spetie di fortificatione et munitione della città di Firenze, per uno anno proximo, hoggi felicemente da incominciare et da finire come segue; con piena autorità di ordinare et comandare a qualunche persona circa le cose pertinenti alla detta reparatione o dependente da quella etc. con stipendio e provisione di fiorini uno largo d'oro in oro, netto d'ogni retentione, el giorno, et per ciascuno giorno, da doversegli stantiare et pagare nel modo et forma, come fu ultimamente per legge proveduto che si pagassino le spese da farsi per il sopradetto magistrato de' Signori Dieci. [702]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 29 d'aprile 1532.

 

LV.

Nuovo contratto per la sepoltura di papa Giulio II.

 

In nomine Domini, Amen. Anno a Nativitate eiusdem Domini millesimo quingentesimo trigesimo secundo, indictione quinta, die vero vigesima nona mensis aprilis, pontificatus Santissimi in Christo patris et domini nostri, domini Clementis divina providentia pape Septimi, anno nono; coram eodem domino nostro papa Clemente Septimo; de qua sue Sanctitatis voluntate, consensu pariter et assensu ad infrascripta omnia et singula interveniente. In mei Camere apostolice notarii, testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum presentia, personaliter constituti magnifici viri domini Ioannes Maria de la Porta Mutinensis, et illustrissimi domini Francisci Marie ducis Urbini apud eundem sanctissimum Dominum Nostrum orator, et Hieronimus Stacculus de Urbino, Romanam Curiam sequens, eiusdem illustrissimi Ducis procuratores; de quorum mandato constat publico instrumento manu domini Bernardini ser Gasparis de Factoribus civis et notarii publici Pisauriensis, sub die xiiij decembris, millesimi quingentesimi trigesimi primi, ex una; et magister Michael Angelus de Bonarottis, civis florentinus, pictor et statuarius in Urbe unicus, partibus ex altera. Asserentes quod alias felicis recordationis Iulius papa Secundus in humanis agens, locavit et ad fabricandum dedit et ad construendum sui sepulchrum seu sepulturam marmoream pro ducatis decem millibus; et inde defuncto predicto Iulio, illius exequtores pro sexdecim millibus, seu verioribus summis predicto magistro Michaeli Angelo denuo locarunt, prout in instrumento desuper per publicos notarios, et presertim vno per ser Albizum notarium publicum florentinum confecto: ad que et illorum tenores partes predicte pro nunc se retulerunt plenius; continetur, quod que pro huiusmodi sepulchri confectione idem magister Michael Angelus habuit, prout idem habuisse confessus fuit in diversis solutionibus summam octo milium ducatorum auri de Camera, et sepulchrum huiusmodi nondum est perfectum, prout nec illud partes intendunt construi et confici iuxta dicta alias conventa:

Hinc est, quod propterea ad infrascriptam dicte partes, cum presentia, voluntate et consensu prefati sanctissimi domini nostri Pape, noviter devenerunt concordiam et capitulationem; videlicet, quod prefatus sanctissimus Dominus Noster et procuratores prenominati nomine seu nominibus quibus supra, vigore dicti mandati, omnibus melioribus modo, via, iure, causa et forma quibus magis, melius, tutius, et efficacius de iure vel consuetudine dici et fieri potest et debet, prenominatum magistrum Michael Angelum ibidem presentem 614)acceptantem et stipulantem pro se suisque heredibus et successoribus quietent, liberent et absolvant, prout quietarunt, liberarunt penitus et absolverunt ab observatione hactenus factarum conventionum et summa ducatorum octo millium predictorum: cassantes propterea, extinguentes, et [703] annullantes, ac pro cassis, irritis et annullatis habentes omnes et singulos contractus, pacta et conventiones desuper alias occasione confectionis et constructionis dicti sepulchri cum predicto Iulio Secundo, et illius exequtoribus seu aliis quibuscumque personis initos et factos, cum pacto perpetuo de amplius non repetendo summam et calculum sive computum illorum ab ipso magistro Michele, nec ab illius heredibus sive successoribus in iudicio vel extra. Hanc autem quietationem, cassationem, absolutionem fecerunt supranominati sanctissimus Dominus Noster et procuratores prefati, eo quia predictus magister Michael Angelus promisit facere et dare novum modellum seu designum dicti sepulchri ad sui libitum, in quo et illius compositione ponet et dabit, prout dare promisit idem magister Michael Angelus, sex statuas marmoreas inceptas et nondum perfectas, Rome vel Florentie existentes, hic Rome, sua manu et opere perfectas, nec non alia quecumque ad dictum sepulchrum parata. Et insuper idem magister Michael Angelus pro dicto conficiendo sepulchro promisit infra triennium proxime a kalendis augusti incipiens, solvere et exbursare usque ad summam duorum millium ducatorum auri de Camera, comprehensa et computata in eisdem duobus millibus ducatis, domo posita in Urbe prope Macellum Corvorum, ubi nonnulle statue marmoree pro dicto sepulchro existunt, et totum illud plus quod ultra dicta duo millia ducatorum pro conficiendo et construendo dicto sepulchro exponi necesse erit. Et ut sepulchrum seu sepultura huiusmodi confici, construi et ad debitum finem perduci possit, prelibatus sanctissimus dominus noster Papa, dedit, prout dat, licentiam, facultatem dicto magistro Michaeli Angelo presenti et stipulanti, ut supra, ut dicto durante triennio possit ad urbem Romam venire et singulo anno in ea stare et commorari per duos menses et plus vel minus prout dicto santissimo Domino Nostro placebit. Et de consensu dictorum procuratorum similiter dedit facultatem dicto magistro Michaeli Angelo, quod preter dictas sex statuas, possit opus sepulchri huiusmodi in totum vel in partem ali seu aliis locare ad modellum et designum quod ipse dabit. Et insuper promisit idem magister Michael Angelus dictum sepulchrum perficere iuxta designum et modellum infra triennium in loco infra quattuor menses sibi ab hodie assignando in Urbe; et quod pecunias predictas per eum exbursandas, ut supra, illas semper exbursabit de tempore in tempus de consensu et voluntate procuratorum seu procuratoris prefati illustrissimi ducis Urbini, seu ad id deputati pro eo agentis, et non aliter nec alio modo. Et insuper convenerunt partes predicte, quod in eventu in quem prefatus magister Michael Angelus premissa non observaverit, quietantia premissa sit nulla et nullius momenti. Et ipse magister Michael Angelus teneatur ad observationem alias conventorum ac si presens contractus celebratus non fuisset et predictus illustrissimus dux Urbini et sui in pristinum statum redeant et ad dictam observationem alias conventorum ipsum compellere possint, non obstante hoc presenti instrumento et in eo contentis. Et successive incontanenter reverendissimi domini, dominus Antonius episcopus Portuensis, cardinalis de Monte nuncupatus, ac illustrissimus et reverendissimus dominus Hercules cardinalis de Mantua, nec non illustrissima domina Felix de Ruere de Ursinis, ibidem presentes; quatenus ad mandatum procurationis predictorum non esset ad premissa sufficiens; promiserunt et quilibet eorum promisit de rato in forma iuris valida, et dare instrumentum ratificationis infra duos menses. Pro quibus omnibus et singulis observandis et adimplendis prefati reverendissimi Cardinales et prefata illustrissima Felix sese et procuratores prefati eorum principaliter, nec non dictus magister Michael Angelus obligaverunt et quilibet eorum obligavit se, suosque heredes et successores et bona omnia presentia et futura in forma Camere apostolice ampliori, seque ac suos heredes et successores, nec non omnia et singula bona sua presentia et futura, mobilia et stabilia ubicumque existentia una pars alteri et altera alteri presentibus et stipulantibus pro se, suisque heredibus et successoribus respective etc. Et nominibus quibus supra respective – fecerunt constituerunt – suos procuratores, videlicet spectabiles viros dominos Iacobum Cortesium, Alexandrum Fuscherium, Felicem de Tibaldeschis et Salvatorem de Petrutiis in Romana Curia causarum procuratores, nec non Ioannem Frumenti, Philippum de Quintiliis, [704] Iacobum Apocellum et Ioannem de Nicia, dicte Curie causarum Camere apostolice notarios. – Promictentes dicte partes et earum quelibet habere ratum, gratum atque firmum omne id et quicquid per dictos suos procuratores et eorum quemlibet dictum actum, gestum, factum et procuratum fuerit; et iuraverunt dicte partes et eorum quelibet, videlicet prefati reverendissimi domini Cardinales manu ad pectus admota more prelatorum; prefati vero procuratores et illustrissima domina Felix et magister Michael Angelus tactis scripturis sacrosanctis ad Sancta Dei evangelia in manibus mei notarii infrascripti, premissa omnia et singula semper attendere et observare et contra non facere, dicere vel venire aliqua ratione, iure, modo etc.

 

Actum Rome in palatio Apostolico et in camera eiusdem sanctissimi domini nostri Pape, presentibus ibidem discretis viris dominis Bernardo de Milanensibus canonico Ecclesie florentine, et fratre Sebastiano de Lucianis bullarum Sedis Apostolice plumbatore, testibus etc.

 

(Nell'occhietto di mano di Luigi del Riccio è scritto.)

Contratto fatto con lo imbasciatore del duca d'Urbino per conto della sepultura di papa Iulio, addì 29 d'aprile 1532. [705]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 29 d'aprile 1532.

 

LVI.

Volgarizzamento del precedente contratto.

 

Al nome di Dio, Amen. L'anno dalla Natività del nostro Signore M.D.XXXij, nella inditione quinta, a dì xxviiij del mese d'aprile, pontificato del Sanctissimo in Christo padre et signore, nostro signore Clemente per divina providentia papa VII, anno nono.

Dinanzi a detto Signor nostro papa Clemente vij, di volontà, consenso, et assenso di sua Santità a tutte le infrascripte cose interveniente et in presentia di me notaro della Camera Apostolica et testimoni infrascritti, a questo spetialmente chiamati et rogati; personalmente constituti li magnifici homini messer Giovan Maria della Porta modanese, et dello illustrissimo signor Francesco Maria duca d'Urbino apresso a detto Santissimo nostro, oratore, et messer Hyeronimo Stacculo da Urbino, seguitando la Romana Corte, di detto illustrissimo Duca procuratore; del loro mandato aparisce publico instrumento per mano di messer Bernardino di ser Gasparri de' Factori, ciptadino e notaro publico Pisauriense, sotto dì xiiij del mese di dicembre M.D.XXXj, da una parte; et maestro Michelagnolo de' Bonaroti, cittadin fiorentino, pittore et statuario in Roma, unico, per l'altra parte; affermando che altra volta la felice recordatione di Iulio papa II in vita sua locò et dètte a fabricare et construire il suo sepolcro o vero sepoltura marmorea per ducati diecimila, et dipoi defunto detto Iulio li sua executori per sedicimilia o vere (altre) somme al predetto maestro Michelagnolo di nuovo locorno, come per publici instrumenti per publici notari facti aparisce, et per uno di ser Albizo, notaro publico fiorentino; al tenor de' quali le parte predette si referirno pienamente, et per la factione del presente sepolcro epso maestro Michelagnolo hebbe, sì come epso confessò, in diversi pagamenti la somma di viij mila ducati d'oro di Camera, et detto sepolcro non è perfetto et le parte non intendano si facci et si construisca secondo l'altre dette conventioni:

Onde per questo le dette parte con la presentia, volontà et consenso del prefato santissimo signor nostro Papa, vennano a nuova concordia et capitulatione, cioè che 'l prefato santissimo Signor Nostro et procuratori prenominati, nel nome et nomi come di sopra et per vigor del detto mandato, in ogni miglior modo, via, ragione, causa et forma, che più et meglio et efficacemente di ragione o ver di consuetudine dire et fare si possa et debba, il prenominato maestro Michelagnolo, quivi presente et aceptante et stipulante per sè, sui heredi et successori, quietino, liberino et asolvino, sì come quietorno, liberorno et totalmente asolverno dalle oservationi et conventioni facte sino a qui et somma delli detti docati ottomilia; cassando, extinguendo perciò et anullando, et per cassi, rotti et anullati hebbano ogni et ciascheduno contratto, patti, conventioni per cagione come di sopra della constructione del detto sepolcro col predetto Iulio II et sua executori, o con qualunche altre persone incominciati et fatti; con patto perpetuo di più non ridomandare la somma, nè ricercare calculo o ver conto di quelli del detto maestro Michelagnolo, nè da sua heredi e successori in iudicio, nè fuora.

Questa presente quietatione, cassatione et absolutione feciano li sopra nominati santissimo Signor Nostro et procuratori prefati, perchè il detto maestro Michelagnolo promesse fare et [706] dare nuovo modello o ver disegno del detto sepolcro ad suo piacere, nella composizione del quale porrà et darà come dar promesse sei statue marmoree cominciate et non finite in Roma o vero in Firenze existenti, qui in Roma, di sua mano et opera finite: similmente ogni altra cosa apartenente a detto sepolcro. Et oltre alle predette cose, detto maestro Michelagnolo per fabricare detto sepolcro promesse in fra tre anni proximi, a kalende d'agosto incominciarsi, pagare et sborsare per insino a la somma di duo milia ducati d'oro di Camera, compresa et computata ne' detti duo milia ducati la casa posta in Roma apresso al Macello de' Corbi, nella quale sono certe statue marmoree per il detto sepolcro, et tutto quel più che oltra a detti duo milia ducati, per construire et fare detto sepolcro fussi di necessità. Et aciochè il presente sepolcro o vero sepoltura fare, construire et a debito fine produr si possa, il prelibato santissimo signor nostro Papa dètte licentia, facultà a detto maestro Michelagnolo, presente et stipulante come di sopra, durante il detto termine possa ogni anno venire a Roma, et quivi stare dua mesi et più et meno come al detto santissimo Signor Nostro piacerà. Et di consenso de' detti procuratori, similmente dètte facultà al detto maestro Michelagnolo, che, dalle dette sei statue in fuora, possa l'opera del presente sepolcro in tutto o in parte ad altri locare secondo il modello et disegno che lui darà. Et oltre a le predette cose, detto maestro Michelagnolo promesse detto sepolcro finire secondo il disegno infra tre anni, nel loco infra quattro mesi a lui da oggi asegnarsi in Roma, et ch'e' danar predetti per lui sborsarsi come di sopra, sempre sborserà di tempo in tempo di consenso et volontà de' procuratori o ver procuratore del prefato illustrissimo signor duca d'Urbino o di sua agenti per questo deputati, et in altro modo. Et in oltre convennan le parte predette che in evento il detto maestro Michelagnolo le predette cose non osservassi, la sopradetta quietantia sia nulla et di nullo momento, et detto maestro Michelagnolo sia tenuto a l'osservantia delle cose altre volte convenute, come se 'l presente contratto celebrato non fussi: et il predetto illustrissimo duca d'Urbino nel suo pristino stato rimangha et a la detta oservatione de l'altre cose convenute, epso convenir possa, non obstante il presente instrumento et le cose contenute in epso. Et incontinenti doppo le dette cose il reverendissimo signore, signore Antonio episcopo Portuense cardinal de Monti, et lo illustrissimo et reverendissimo don Hercole cardinal di Mantova, et la illustrissima signora Felice della Rovere Orsina, quivi presenti, in caso che 'l mandato delli detti procuratori a le soprascripte cose non fussi sufficiente, promessano et ogniun di lor promesse de rato in forma di ragion valida et dare lo instrumento della retificatione infra duo mesi. Per le qual cose osservare et adempire li prefati reverendissimi Cardinali et la prefata illustrissima signora Felice, loro et li prefati procuratori, il lor principale, et similmente il detto maestro Michelagnolo se obligorno con tutti li lor beni et loro heredi in forma Camere colle clausole generale solite et consuete in forma pienissima. [707]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 20 d'agosto 1533.

 

LVII.

Allogazione ad alcuni maestri scarpellini

della cava delle pietre per le porte e scala della

Libreria di San Lorenzo.

 

A dì 20 agosto 1533.

La presente per far noto et fede in che luogo et apresso di che persona bisogno fussi esser cierta cosa, come oggi questo dì noi Baptista Figiovanni et Michelagnolo Buonaroti, agienti della Santità di nostro Signore alla fabrica a San Lorenzo farsi da sua Beatitudine, abiamo convenuto con Francesco d'Andrea Luchesini et Michele et Leonardo di Ioanni Luchesini, sua nipoti da Settignano, e Antonio e Simon di Jacopo di Berto da Santo Martino a Mensola, tutti maestri scarpellini, et a questi allogato affare 2 porte et una scala per essa Libreria, e della pietra del Fossato, et del colore et sapore, secondo il saggio dalloro a noi portato: le quale 3 cose e pietre ànno a essere alloro spese fatte condurre alla detta fabrica e luogo, e dove si ànno a murare e dove sempre uno di loro maestri scarpellini abbia a esser presente con il maestro muratore; ma prima però ben lavorate nel modo, forma et misura, siccome è disegnato tutto non tanto in sul chiostro, ma per il modino fatto di terra dal nostro Michelagnolo, come ciascuno de' sopra detti maestri veduto apresso ànno. In che però si dichiara expresso che li scaglioni della scala ànno a essere 14, tutti d'un pezzo l'uno e massime li primi 7 colle rivolte, sanza che si dimostri alcun convento: in che come nelle 2 porte e scala la fusse alcuna pietra nella fabrica che noi ci volessimo o poter accomodare o servire, sia in nostro volere et potere et per loro non si potere richusare et quelle quale pietre ci servissimo, si abbino per 2 amici comuni far stimare et la tanta somma fatta far defalcar del credito loro; e in che altro in queste 3 cose spendio alcuno acadesse, come fatto si sia, non però nel murarle, abbiano a' esser alloro spese, in modo che a noi non sia altro obrigo di spendio, che la somma di ducati 360 a L. 7 per ducato, siccome per la scritta per loro data et per lor oferta è restata per la minor somma. Et promettono ancora aver condotto tutte 3 queste sopra dette cose nella perfettione nel modino lavorate et a piacimento di Michelagnolo, et poste alluogo per murarsi per tutto marzo 1534; cominciandosi però dalla prima porta in testa della Libreria et seguitando l'altra, et poi la scala: et in caso che per loro si mancassi el tanto promesso dare al tempo ordinato, la cosa fatta o non bene fatta, a noi sia licito potere eleggiere altri maestri et persone di nostro piacimento et fare fornire alcuna delle 3 cose, a spese di detti maestri, da essi cominciate o no. Et di esso spendio o altro nostro danno et sinistro siano obligati ciascuno di loro in tutto e uno per l'altro satisfare et restituire indirieto ogni somma di danari presi. Et in fede si sottoscriveranno essere obligati a quanto di sopra è scritto alla observantia et a senno del nostro savio.

Io Francesco e tutti li altri computati, che son 6 persone, si sono sotto scritti come etc. 615)[708]

 

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Archivio Vaticano.  Roma, 1 di settembre 1535.

 

LVIII.

Breve di papa Paolo col quale elegge

Michelangelo a supremo architetto, pittore e

scultore del Palazzo Vaticano 616)

 

Paulus Papa III. Dilecto filio Michaeli Angelo de Bonarrotis, patritio florentino.

Dilecte Fili, salutem etc. Excellentia virtutis tue cum in sculptura et pictura, tum in omni architectura, quibus te et nostrum seculum ampliter exornasti, veteres non solum adequando, sed congestis in te omnibus que singula illos admirandos reddebant, prope superando; Nos merito permovet, ut te in loco honoris et amoris nostri precipuo collocantes usum virtutis tue in picturis, sculpturis et architecturis Palatii nostri Apostolici ac operibus in illo nunc et pro tempore faciendis libenter capiamus. Itaque te supremum architectum, sculptorem, et pictorem eiusdem Palatii nostri Apostolici auctoritate apostolica deputamus, ac nostrum familiarem cum omnibus et singulis gratiis, prerogativis, honoribus, oneribus et antelationibus, quibus alii nostri familiares utuntur et uti possunt, seu consueverunt, facimus, et aliis familiaribus nostris aggregamus per presentes. Mandantes dilecto filio Magistro Domus nostre ut te in rotulo familiarium nostrorum describat et describi faciat, prout Nos etiam describimus. Et insuper, cum Nos tibi pro dipingendo a te pariete altaris Cappelle nostre pictura et historia ultimi Iudicii, ad laborem et virtutem tuam in hoc et ceteris operibus in Palatio nostro a te, si opus fuerit, faciendis, remunerando et satisfaciendo, introitum et redditum mille et ducentorum scutorum auri annuatim ad vitam tuam promiserimus, prout etiam promittimus per presentes; Nos, ut dictum opus a te inchoari ceptum prosequaris et perficias, et si quo alio in opere voluerimus, nobis inservias; Passum Padi prope Placentiam, quem quondam Iohannes Franciscus Burla dum viveret obtinebat, cum solitis emolumentis, iurisdictionibus, honoribus et oneribus suis pro parte dicti introitus tibi promissi, videlicet pro sexcentis scutis auri, quot ipsum Passum annuatim reddere accepimus, nostra promissione, quoad reliquos sexcentos scutos firma remanente ad vitam tuam, auctoritate Apostolica tenore presentium tibi concedimus; mandantes Vicelegato nostro Gallie Cispadane nunc et pro tempore existenti, ac dilectis filiis Antianis, Comunitati et hominibus dicte civitatis Placentie, et aliis ad quos spectat, ut te vel procuratorem tuum pro te in possessionem dicti Passus, eiusque exercitii admittant, et admissum tueantur, faciantque huiusmodi nostra concessione vita tua durante, pacifice frui et gaudere, contrariis non obstantibus quibus­cumque.

Datum Rome apud Sanctum Marcum, prima septembris 1535, anno primo. [709]

 

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Museo Britannico.  Roma, 27 di febbraio 1542.

 

LIX.

Raffaello da Montelupo piglia a finire da Michelangelo

tre figure della sepoltura di papa Giulio II.

 

Sia noto a qualunque persona, come io Michelagniolo Buonarroti ò dato oggi questo dì venti sette di febraio 1542 a finire tre figure di marmo maggiore che 'l naturale, bozzate di mia mano, a Raffaello da Monte Lupo, scultore qui in Roma, per iscudi quattrocento: e dette figure detto Raffaello mi promette infra diciotto mesi darmele finite, come qui di sotto si sotto scriverrà; e per detto conto, detto dì gli ò dati scudi venticinque: infra diciotto mesi mi promette darmele finite, cominciando detto tempo oggi detto dì.

Io Rafaello da Monte Lupo prometto et obligomi fare quanto in questa di sopra si contiene, e pel sopradetto conto dal detto Michelagnolo ò risceuto oggi questo dì venti sette di febraio 1542 scudi venti cinque.

E più a dì 30 di marzo i' ò risceuti scudi venticinque, e' quali mi portò Gabriello suo garzone, pure per conto della sopradetta opra.

E più a dì 2 di giugnio ebbi da Urbino scudi trenta d'oro in oro per conto di Michelagnolo.

E più a dì 27 di luglio ò risceuto scudi venti cinque, computando quelli tre che avanzano alli trenta scudi d'oro.

Io Raffaello da Monte Lupo, scultore fiorentino, havendomi messer Michelangelo Buonarroti allogato più statue della sepultura di papa Iulio a fornire, et fra le altre una Vita contemplativa et una Vita attiva per scudi cento cinquanta di moneta; per la presente sono contento, non ostante tal convenzione, che detto messer Michelangelo possa fornire da sè dette dua statue, cioè la Vita contemplativa e attiva; quali fornendo lui da sè, io non habbia havere detti scudi centocinquanta, ma restino al detto messer Michelangelo, come è onesto. Et in fede ò fatto fare la presente, sotto scritta di mia propria mano, in Roma, addì 23 d'agosto 1542.

Io Rafaello da Monte Lupo sono contento come di sopra, e però mi sono sotto scritto.

Io Rafaello scultore fo fede come oggi questo dì 5 d'otobre 1542 ò risceuto scudi dieci di moneta da Urbino per conto di 4 teste di Termini per San Pietro in Vincola, che li à fatti Jacomo 617)mio garzone. [710]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 16 di maggio 1542.

 

LX.

Michelangelo alloga a maestro

Giovanni de' Marchesi e a Francesco detto

l'Urbino il lavoro del quadro e ornamento per

la sepoltura di papa Giulio II.

 

Ihesu, 1542.

Sia noto a chi vedrà la presente, come havendo messer Michelagnolo Bonarroti più fa tolto a fare la sepultura della bona memoria di papa Giulio in Santo Piero in Vincola con più statue, come per e' patti et conventioni fatti con li executori del testamento appare; et havendo di già dato principio al quadro et ornamento di detta sepultura, desiderando fornirla, conviene questo dì xvj di maggio 1542, con maestro Giovanni di Marchisi scarpellino, abitante in piazza di Brancha, et con Francesco di Bernardino d'Amadore da Urbino, 618)alle soptoscripte conventioni:

In prima aluogha loro tutta l'opera del quadro di detta sepultura da quello che sino al presente è fatto in su, come per uno disegnio fatto et soptoscripto di mano di me scriptore si vede, excepto certo ornamento che va sopra l'ultimo cornicione, il quale detto messer Michelagnolo à a far fare a sue spese: el quale resto di quadro, detti maestro Giovanni et Francesco hanno a fare di marmi nuovi o vechi, secondo parrà a loro, pure sieno buoni, et simili a quelli di sotto, et lavorarli nel medesimo modo et diligentia che il quadro fatto di sotto, secondo il disegnio et modello hauto dal detto messer Michelagnolo; e' quali marmi et lavoratura habbino a fare a loro spese, simile il murarli, et questo in tempo di otto mesi proximi da oggi, salvo giusto impedimento, et per prezzo di scudi septecento di giuli x per scudo; con patto che habbino a pigliare lo scudo d'oro per giuli undici. Delli quali scudi septecento ne ha dati loro questo dì scudi cento simili, e per lo avenire ogni volta mosterranno el lavoro fatto per la monta de' danari hauti, darà loro altri scudi cento, et così successive sino allo intero pagamento della fine de l'opera, la quale in tutto fornita, detto messer Michelagnolo pagherà loro il resto sino a l'intero pagamento. Et sono d'acordo che nascendo diferentie fra loro, ne sia iudice messer Donato Giannotti, alla semplice dichiaratione del quale promettono starne. Et per observantia di quanto è detto, si obrighano l'uno a l'altro, et l'altro a l'uno, sopto pena di rifare l'uno l'altro, di chi mancassi, di tutti danni, spese et interessi, da giudicarsi per il detto messer Donato Giannotti. Et in fede s'è fatto la prexente a richiesta di ciascuna delle parti, di mano di me Luigi del Riccio, prexenti messer Donato Giannotti et Francesco Bracci; quale sarà soptoscripta di mano di tutti a dua loro, e' quali d'acordo vogliono resti apresso di me Luigi del Riccio per servirne di loro chi ne havessi di bisognio etc. questo dì 16 di maggio sopradetto 1542, in Roma. [711]

Io maestro Iouane ò reuto scude cento e prometo quato di sopra.

Io Luigi del Riccio in nome di Francesco da Urbino, non sappiendo lui scrivere, a sua richiesta fo fede che si obrigha et promette come di sopra.

Io Michelagniolo Buonarroti son contento e prometto quanto di sopra si contiene, questo dì sopra decto.

Io Donato Giannotti fui presente a quanto di sopra si contiene.

Io Francesco di Zanobi Bracci fui presente a quanto di sopra si contiene.

 

(Dietro.)

✠ Allogatione del quadro della sepoltura di papa Iulio a Francesco da Urbino et a maestro Giovanni scarpellino. [712]

 

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Biblioteca Nazionale di Firenze.  Roma, 1 di giugno 1542.

 

LXI.

Nuova allogazione a maestro Giovanni

de' Marchesi e all'Urbino del lavoro del quadro

della sepoltura di papa Giulio II.

 

Avendo messer Michelagnolo Buonarroti sino addì 16 di maggio proximo passato allogato et dato a fare il resto del quadro della sepoltura di papa Iulio in San Pietro in Vincola a maestro Giovanni di Marchesi, scarpellino, abitante in piaza di Branca, et a Francesco di Bernardino d'Amadore da Urbino, con più patti e convenzione, come per una scritta fatta fra loro sopto ditto dì largamente appare; et essendo venuti detto maestro Giovanni et Francesco a rottura et a più differenzie insieme, per il che l'opera ne pativa; et desiderando messer Michelagnolo porre fine a tali lite, acciò che detta opera abbi più presto possibile la sua perfezione: di consenso di tutti a dua e' sopradetti maestro Giovanni et Francesco si ripiglia in sè la detta opera, ciedendo ciascuno di loro per la presente a tutte le iurisdictioni et ragioni, che per vigore della sopra allegata scripta o in qualunque altro modo ci potesino aver sopra, rendendola in tutto et per tutto liberamente al detto messer Michelagnolo, il quale, acciò che detta opera si fornisca, di nuovo la rialluoga come a piè:

In prima detto messer Michelagnolo alluoga la sopradetta opera a Francesco di Bernardino d'Amadore da Urbino, et a maestro Giovanni Marchesi scarpellino, per il medeximo prezo et a pagarsi ne' medesimi tempi et modi come nell'altra convenzione dichiarati, nella quale li abbino a fare buoni scudi 100, di giuli X per scudo, che hebbano in principio de l'opera, in diminuzione della somma di scudi 700 simili, che hanno havere di tutta l'opera, con patti che il detto Francesco da Urbino habbia ad attendere di continuo alla detta opera et esercitarsi in essa con ogni sua forza et ingegno, non attendendo ad altro, et habbia lui a provedere a tutti li garzoni bisognassino, et pagarli della compagnia, et a tôrre e' marmi mancassino per fornire l'opera, quali sieno buoni et recipienti per il lavoro; secondo la forma dell'altra convenzione, et habbia a sollecitar l'opera in modo che sia fornita a Natale proximo: in sino al qual tempo duri la provisione et non più: et durando più che detto tempo, in ogni modo sia tenuto a sollecitare come prima, senza provisione, et solo i marmi si habbino a comprare di comune consenso et della bontà secondo la forma della prima scritta, a iuditio di detto messer Michelagnolo; ma possa detto maestro Giovanni a suo piacere attendere alla sua bottega et alli altri lavori che alla giornata li accadessino. Et perchè detto Francesco da Urbino per seguitare questa opera ha lasciato altri lavori et facciende, per le quali aveva buona provisione, sono d'acordo che durante l'opera habbia scudi 6, di giuli X per scudo, il mese, cominciando addì 1 di giugno presente et così successive: quali scudi sei si habbino a porre a conto della compagnia: et il detto maestro Giovanni per essere libero della persona sua, non abbia avere cosa alcuna, ma possa a suo piacer andare a veder lavorare, acciò che li ordini che darà detto Urbino sieno idonei per l'opera.

Ancor vogliamo che alla fine del presente mese di giugno, detto maestro Giovanni et Francesco da Urbino habbino a far conto di tutti e' marmi messi et lavorati, pagati per detta opera sino a quel dì, presente Michelagnolo; et che detto maestro Giovanni habbia a produrre [713] e' conti fatti altra volta con detto Francesco, et abbino a saldare ogni cosa sino a quel giorno: et nasciendo fra loro diferenzia alcuna ne sia iudice messer Michelagnolo, alla semplice parola del quale ciascuno di essi ne abbia a star, sotto pena di scudi 100 di pagarsi per chi contrafacessi subito al Governatore et Fiscale di Roma: et in oltre quello che recalcitrassi, s'intenda subito et sia fuori dell'opera, et non abbia più che fare in essa.

E di più sono d'accordo che di poi ogni mese detto Francesco abbia a fare conto con maestro Giovanni sopradetto, presente messer Michelagnolo, quale habbia a essere iudice di tutte le loro diferenzie sotto le pene sopradette contro a chi non stéssi a quanto lui dicessi.

Sono ancora d'accordo che tutti i marmi di detta opera si abbino a lavorare secondo il disegno dato loro (da) detto messer Michelagnolo, et nel modo parrà a lui, et alla fine dell'opera; la quale abbia a essere da lui aprovata se starà bene o no, et lui abbia a pagare loro quello restassino avere di scudi 700, di giuli X per scudo; et se l'opra fussi costata più, loro habbino a rifare lui, senza replica alcuna.

Convengono ancora che in fine di detta opera detto maestro Giovanni et Francesco abino a far conto insieme di tutto quello sarà costa, et essendovi utile, partecipino per metà, et similmente essendovi danno, che ciascuno concorra per metà et rifaccia detto messer Michelagnolo della sua rata; et nascendo tanto ne' conti quanto in ogni altra cosa diferenzia fra li detti Francesco et maestro Giovanni, se ne rimettino et ne voglino stare alla semplice dichiarazione di detto messer Michelagnolo, sotto le pene che di sopra è detto senza alcuna replica. [714]

 

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Biblioteca Nazionale di Firenze.  Roma, 8 di luglio 1542.

 

LXII.

Lodo de' maestri chiamati a giudicare il lavoro di quadro

fatto da sopraddetti Giovanni e Francesco. 619)

 

A dì 8 luio 1542.

Faciamo fede noi eletti camatti, cioè io maestro Iuliano, camatto da Michelangello Bonarota, e maestro Bernardino da Marco, camato da magistro Iovane da Sattri, e 'l dito Iuliano e Bernardino àno camato per terzo Andreia Bevelacqua scarpellino, a stimare e vedere uno lavoro che aveva a fare l'Orbino, e maestro Govane da Sattre a conpania; li sopra scritti maistri áno visto e misurato dito lavoro, trovano che dal dito lavoro n'è fato dali sete parte l'una, stimato ditto lavoro con consintimento dali sopra scrite partie, e noi d'acordo avemo stimati insieme. 620)[715]

 

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Biblioteca Nazionale di Firenze.  Roma, 20 d'agosto 1542.

 

LXIII.

Ultima convenzione tra Michelangelo e gli agenti del duca

d'Urbino per la sepoltura di papa Giulio II.

 

A dì XX agosto 1542.

In nomine Domini, Amen. Conciosia cosa che avendo messer Michelangelo Buonarroti più tempo fa preso a fabricare et costruere la sepoltura della felice remembranza di Iulio papa II con più et diversi patti et convenzioni, come per diversi contratti sopra di ciò fatti appare, li quali furono cassati et annullati per uno contratto fatto dinanti alla bona memoria di Clemente VII co' lo illustrissimo signor duca d'Urbino sotto dì XXVIIII di aprile MDXXXII con nove convenzioni: li quali il prefato messer Michelagnolo per iusti et legitimi impedimenti fin qui non ha possuto adimpire, nè dal fine a detta sepoltura secondo detto ultimo contratto, presertim per esser stato occupato in dipingere la capella di Sixto in el Palazzo apostolico; et non possendo il medesimo messer Michelagnolo ancor per l'avenire attendere a detta opera della sepoltura per essere costretto dalla Santità di nostro signor Paulo papa III, a dipingere la sua nuova capella, et per la ettà non potria resistere nella pittura et sculptura; desiderando levarsi et liberarsi in tutto del carigo, obligo et convenzione, che in el ditto contratto de' XXVIIII d'aprile 1532 si contengono; et per questo essendo ultimamente venuto a nuove convenzioni con la excellenzia del prefato signor duca d'Urbino, come per una sua lettera de' VI di marzo 1542 diretta al prefato messer Michelagnolo, dove si vede; finalmente per mezanità di sua Beatitudine oggi, questo giorno soprascritto, davanti a sua Santità et di suo consenso et volontà il prefato messer Michelagnolo constituto in presentia etc. di nuovo è convenuto e conviene con il prenominato illustrissimo signor Duca, e per sua Eccellenzia con il magnifico signor Girolamo Tiranno, suo oratore, presente, e per ditta sua Excellenzia stipulante, alle infrascritte convenzioni et patti:

Inprimis di comune consenso et volontà li prefati signori Amba­sciatori et messer Michelagnolo cassorono, annullorno et invalidorno, et per cassi, annullati et invalidati ebbero et hanno il contratto sotto dì XXVIIII d'aprile 1532, quanto ogni altro contratto et scripture per conto di detta sepoltura fatte inanti et poi ditto contratto: et così il medesimo oratore messer Girolamo in nome di sua Excellenzia et per lei liberò et absolvì, et libera et absolve il medesimo messer Michelagnolo, presente et acceptante per sè et suoi eredi, da ogni obligo et promessa et anco convenzione, che il detto messer Michelagnolo per scripture publice e private, o in qual si voglia altro modo avesse fatto, per conto di detta sepoltura fin' a questo dì, come mai se ne fusse impacciato. Et questo ha fatto e fa detto oratore, però che messer Michelagnolo predetto ha già depositato in sul banco di messer Silvestro da Montauto et compagni di Roma, in nome et ad istanzia di sua Eccellenzia et per complemento et fine della sepoltura et opera, scudi 1400 di moneta, et ad commodo et pericolo di sua Excellenzia, talchè di detto deposito non abbia più a fare esso messer Michelagnolo; et detti scudi 1400 in modo alcuno non possa toccare o rimovere, se non per spendere giornalmente per finire detta [716] opera, cioè scudi 800 che ha de avere Francesco d'Urbino, che già si crede n'abbia auto 300; et questi scudi 800 sono per la monta dell'opera della parte di sopra del quadro, cioè ornamento che ci resta a fare per detta sepoltura, allogatoli per prezzo di scudi 800, il quale piglierà alla giornata secondo che lavorerà; et scudi 550 che ha d'avere Raphaello da Montelupo, scultore, de' quali già si dice ha auto 105. Quali 550 sono per fornitura di cinque statue, allogateli a finire per detto prezzo: le quali statue sono una Nostra Donna con il Putto in braccio, quale di già in tutto è finita; una Sibilla, uno Profeta, una Vita attiva et una Vita contemplativa, bozzate et quasi finite di mano di detto messer Michelagnolo. Quali statue maestro Raphaello anderà alla giornata forniendo, et di più scudi 50 che si àranno a dare a Francesco d'Urbino per condurre le dette statue a San Pietro in Vincula, dove è cominciata detta sepoltura, et metterle in opera; et la statua del Moises, che va in questa opera, detto messer Michelagnolo la darà finita et condutta a l'opera a sue spese et per detti scudi 1400, come di sopra depositati di ordine et consenso del prefato signor ambasciatore. Esso signor ambasciatore quieta, libera et absolve detto messer Michelagnolo presente etc. della opera predetta et sepoltura, et di tutti li denari che detto messer Michelagnolo havesse avuti da qual si voglia persona per conto di detta sepoltura fino al dì presente, lasciando libera et espedita al detto messer Michelagnolo et per sua la casa, della quale si dice in ditto strumento di 29 aprile 1532, promettendo che mai per conto di detta opera et fabrica di sepoltura di Iulio papa II, nè per conto de' denari che messer Michelagnolo habbia avuti, nè per conto di detta casa, per tempo alcuno dalla excellenzia del prefato signor Duca, nè da altri in suo nome, o da altri sotto qual si voglia quesito colore di eredità, parentado, amicizia, execuzione di testamento o scripture publice o private sopra ciò fatte, o protesti etiam secretamente fatti, il detto messer Michelagnolo, per quanto sua Excellenzia puotrà, non sarà molestato: dechiarando, che per questo contratto si ponga silenzio perpetuo a questo negocio di sepoltura per conto di detto messer Michelagnolo. Et per maggiore et più valida fermezza di tutte le soprascritte cose, il prefato messer Girolamo, oratore, in nome della excellenzia del duca di Urbino prenominato, et per lui promettendo de rato in forma valida si obliga, videlicet, che sua Excellenzia ratificarà per publico instrumento questo contratto et tutto quello che in esso si contiene, et per lettera che sua Excellenzia scriverà a messer Michelagnolo in fra XV dì da oggi: il quale contratto et lettera sua Excellenzia, subito che saran qui venuti fra detto tempo, farà recognoscere fra XV dì da poi da tre persone degne di fede. E di presenzia, consenso et volontà di sua Beatitudine ambedui le parti, come di sopra, in detti nomi si obligorno in forma della Camera Apostolica da extendersi a longo con le submissioni, renunziazioni et constituzioni de' procuratori et con tutte le altre clausole necessarie et consuete, non mutata la substanzia delle cose predette, et giurorno etc. Quibus omnibus et singulis premissis coram sua Sanctitate, sic ut prefertur lectis et stipulatis, etiam de illis idem prelibatus sanctissimus Dominus Noster plene informatus, salva etiam latissima et amplissima confirmatione etc. etc. Acta fuerunt hec Rome in palatio Sancti Marci in camera sue Sanctitatis, presentibus ibidem Reverendis patribus domino Alexandro episcopo Adiacensi, sue Sanctitatis magistro domus, et Nicolao Ardinghello episcopo Forosemproniensi, eiusdem domini nostri Pape datario, D. Bernardino Helvino, thesaurario generali Sedis Apostolice, ac dominio Cortesio et aliis testibus etc.

(Firmato): Bartholomeus Cappellus, notarius rogatus.

 

Maestro Raffaello da Montelupo avere alli 21 d'agosto scudi 445, avuti da messer Hieronimo Tiranno, oratore del signor duca d'Urbino, per mano di messer Michelangelo Buonarroti. [717]

 

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Archivio Buonarroti.  Roma, 21 d'agosto 1542.

 

LXIV.

Girolamo Tiranno, oratore del duca d'Urbino,

alloga a Raffaello da Montelupo a finire cinque statue di marmo,

e a Francesco detto l'Urbino a fare il resto del lavoro

di quadro della sepoltura di papa Giulio II.

 

In nomine Domine, Amen. Per hoc presens publicum instrumentum cunctis pateat evidenter et sit notum, quod anno ab eiusdem Domini nativitate millesimi quingentesimi quadragesimi secundi, indictione quintadecima, die vero vigesima prima augusti, Pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri, domini Pauli divina providentia pape iij, anno octavo, in mei notarii publici testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum, personaliter constitutus:

Il magnifico messer Hieronimo Tiranno, oratore dell'illustrissimo signor duca di Urbino, in nome di sua Excellentia, di messer Michelangelo Buonarruoti, et de l'opera della sepoltura della felice recordazione di Iulio papa ij incominciata in la chiesa di San Pietro ad Vincula di Roma; acciochè la detta opera abbia il suo debito fine, in ogni miglior modo che possa et debba, allogò et dètte a maestro Raphaello da Montelupo, scultore fiorentino, a finire cinque statue di marmo che vanno in detta sepoltura et che erano prima sbozzate et quasi finite dal prefato messer Michelangelo Bonarruoti: le quali sonno, videlicet, una Nostra Donna con il Putto in braccio, una Sibilla, un Propheta, una Vita activa et una Vita contemplativa: et tutto per prezzo di scudi cinque cento cinquanta di moneta, a iuli x per scudo: le quali statue esso maestro Raphaello ha da dar finite del tutto nella stanza dove sono in casa del prefato messer Michelangelo Bonarruoti, nel modo et secondo che giornalmente li ordinarà et commetterà il detto messer Michelangelo, a cui obedienza ha da stare, et questo in tempo di xx mesi proximi, cominciati questo dì: de' quali scudi cento cinquanta detto maestro Raphaello, quivi presente, confessò avere avuto scudi cento cinque per mano del medesimo messer Michelangelo Bonarruoti in più partite fino a questo dì ventuno di agosto, et il resto, che sono scudi quattrocento quaranta cinque simili, ha avuto una cedula del banco di Silvestro da Montauto et compagni, per averli alla giornata; secondo andarà lavorando et di ordine et per poliza del predetto messer Michelangelo, sottoscritta di mano del prefato magnifico signore imbasciatore; et messer Luigi de Riccio: nome proprio promesse et promette che il prefato maestro Raphaello finirà per il detto prezzo le dette cinque statue in detto tempo, salvo iusto et legitimo impedimento; il qual cessante, sia in ogni modo tenuto a finirle.

Item il detto signor imbasciatore, in nome come di sopra, similmente allogò a Francesco d'Amadore da Urbino, etiam presente, tutto il resto del quadro, cioè de l'ornamento di detta sepoltura, cominciata, come è detto di sopra, in San Pietro ad Vincula, con tutto il fontespitio (sic) et candellieri; il qual quadro, ornamento et opera ha da fare di ordine et comandamento del detto messer Michelangelo, et come a lui parrà et secondo il disegno che ha mandato detto messer Michelangelo a sua Excellentia, dove di sua mano è notata l'altezza et larghezza: et questo, detto Francesco ha da fare per prezzo di scudi ottocento di moneta, a iuli x per scudo: la qual'opera detto Francesco promesse aver finita in dieci mesi proximi, similmente cominciati questo dì: de' quali scudi ottocento di moneta, detto Francesco confessò avere avuto [718] trecento in più partite per mano del medesimo messer Michelangelo, et il resto ha ricevuto in una poliza over cedula del bancho di messer Silvestro da Montauto et compagni, per averli alla giornata, secondo andrà lavorando, di ordine et per poliza del detto messer Michelagnolo et sottoscritta di mano del prefato signor imbasciadore. Et più il detto Francesco si obligò et promesse che detto messer Michelagnolo ritoccherà la faccia della statua di papa Iulio che è in su l'opera et quella de' Termini, secondo che ad esso messer Michelangelo parrà stia bene. Et ancho detto Francesco da Urbino si obligò condurre et far condurre a sue proprie spese le cinque statue che vanno in detta sepoltura, da casa del detto messer Michelangelo dove sonno, in su detta opera, dove hanno a stare, per prezzo di scudi cinquanta simili di moneta, quali dicano già essere depositati come di sopra, per averli detto Francesco quando egli arrà condotte e poste dette statue a luogo loro. Li quali maestro Raphaello, messer Luigi et Francesco presenti per observatione di tutto quello che di sopra è detto et scritto, si obligorno et ciaschun si obligò in forma amplissima della Camera Apostolica, da extendersi con tutte le clausule, cautele et promissioni solite et opportune; et giurorno ad sancta Dei evangelia. Le quali cose furon fatte come di sopra, in Roma, nel Consolato de' Fiorentini, presenti messer Giovanni Pandolfini cittadin fiorentino, et Giovanni Bancozzo clerico fesulano, testimoni.

Et ego Bartholomeus Cappellus de Montepolitiano, Camere Apostolice notarius et nationis florentine de Urbe cancellarius, de premissis ut supra gestis rogatus, hoc presens publicum instrumentum aliena manu fideliter scriptum, subscripsi et publicavi meis nomine et signo consuetis in fidem premissorum muniendo, requisitus. [719]

 

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Biblioteca Nazionale di Firenze.  Roma, 6 di febbraio 1543.

 

LXV.

Battista di Donato Benti prende

a fare dall'Urbino un'arme di marmo per

la sepoltura di papa Giulio II 621)

 

Sia noto a chi vedrà la presente, come Francesco da Madore (sic) da Urbino à alogato et dato a fare a Batista da Pietra Santa 622)una arme di papa Iulio II, di marmo d'un pezo, secondo il modello auto da messer Michelagnolo Buonarroti, a tutta sua spesa della fattura: solo detto Francesco da Urbino li à a dare il marmo et fargnene portare a casa sua vicino a Camposanto, et di lì, fatta che la sarà, levarla et condurla a San Pietro in Vincula a spese sua, per prezzo di scudi 36, di giuli x per scudo, di moneta vechia; detto Pietra Santa promette averla di tutto finita per tutto marzo proximo 1543.

 

6 febbraio 1543, in Roma. [720]

 

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Archivio Buonarroti.  Firenze, 14 di maggio 1548.

 

LXVI.

Fede di Bernardo Bini di aver

pagato, in nome del cardinale Aginense,

a Michelangelo 3000 ducati per conto della

sepoltura di papa Giulio II.

 

In Dei nomine, Amen. Universis et singulis presentis publici instrumenti seriem inspecturis pateat evidenter et notum sit, quod anno Incarnationis Dominice millesimo quingentesimo quadragesimo octavo, indictione sexta, die vero xiiij mensis maii, Pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri, domini Pauli divina providentia pape Tertii, anno quartodecimo, in mei notarii publici, testiumque infrascriptorum presentia, personaliter constitutus spectabilis vir Bernardus de Binis, civis florentinus, requisitus pro parte eximii viri Michelangeli de Bonarrotis, civis et scultoris florentini, volens veritatem manifestare, suo medio iuramento in manibus mei notarii prestito, dixit et testificatus est, qualiter in principio pontificatus domini Leonis pape Decimi in circa, ut vult recordari, ipse testis ad requisitionem et instantiam reverendissimi Cardinalis Agennensis, prout similiter vult recordari, solvit et numeravit sopradicto Michelangelo ducatos triamilia in circa occasione et causa et pro parte sepulchri seu sepulture felicis recordationis domini Iulii pape Secundi, quam dictus Michelangelus sculpebat; de quo fecit memoriam super libris dicti testis, quos non habet penes se; et quod fuit in urbe Rome, et quod predicta dixit pro veritate tantum. Super quibus rogavit me, ut publicum conficerem instrumentum.

 

Acta fuerunt hec omnia Florentie in domo dicti Bernardi, presentibus ibidem venerabilibus viris ser Iohanne Francisco Antonii Fattucci cappellano cathedralis Ecclesie florentine, et ser Matheo Maganzi presbitero florentino, testibus ad premessa vocatis, habitis et rogatis.

Et quia ego Scipio ser Alexandri de Braccesis Apostolica et imperiali auctoritatibus notarius et civis florentinus premissis omnibus dum sic agebatur, cum prenominatis testibus interfui et ex sic fieri vidi, et audivi, et in notam sumpsi ex qua hoc presens publicum instrumentum confeci et publicavi; ideo in fidem premissorum me subscripsi et signum meum apposui consuetum, rogatus et requisitus.

 

(Dietro è scritto.)

Confesso della ricevuta di scudi 3000 per conto della sepoltura di Iulio ij.

 

Fine de' contratti e del volume.

 

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557) Giovanni della Groslaye, francese, cardinale del titolo di Santa Sabina e chiamato il Cardinale di San Dionigi.

È noto che il gruppo della Pietà stette dapprima nella cappella di Santa Petronilla del vecchio San Pietro, e che poi rovinata la detta cappella nella riedificazione di quel tempio, fu trasportato nell'altra detta della Madonna della Febbre, dove ancora si vede. Michelangelo per provvedere il marmo che gli bisognava, fu senza dubbio a Carrara; e di queste, che furono forse le sue prime gite colà, abbiamo la prova nelle seguenti due lettere del Cardinale suddetto: l'una agli Anziani di Lucca, pubblicata dal marchese Campori nelle Notizie biografiche degli Artisti della provincia di Massa: Modena, Vincenzi, 1874, in-8º, e l'altra, fino ad ora inedita, alla Repubblica di Firenze.

(Archivio di Stato in Lucca.)

«Magnifici ac potentes Domini tanquam fratres honorandi. – Novamente ci semo convenuti con maestro Michele Angelo di Ludovico statuario fiorentino presente latore, che ei faccia una pietra di marmo, cioè una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio, per ponere in una certa Cappella, quale noi intendemo fondare in S. Piero di Roma nel luocho di Sancta Peronella; et conferendosi lui al presente lì in quelle parti per far cavar et condurre qui li marmi a tale opera necessarij, noi confidentemente preghiamo le Signorie vostre a nostra comtemplatione li prestino ogni aiuto et favore per tal cosa, come da lui più a pieno gli sarà exposto: il che tutto reputaremo esser fatto in noi propio come in verità sarà facto: et di tal benefitio non ci scorderemo: ma achadendo che mai possiamo riservire le Signorie vostre in cosa alchuna per effecto, intenderano quanto questo haveremo hauto accepto et grato. Bene valete.

Rome, die xviii novembris 1497.

Io: tituli Sancte Sabine

presbiter Cardinalis

Sancti Dionisij, ec.»

 

(Archivio di Stato in Firenze.)

«Excelsi ac potentes Domini tanquam fratres precipui, salutem. – Per che intendemo esser impedito a Carrara uno nostro; quale havemo mandato lì per cavare marmi et farli condure a Roma per une certa opera che intendemo domino concedente far fare in una nostra cappella in S. Piero di Roma, ricurremo a le Signorie Vostre, pregandole vogliano scrivere per tal modo al Marchese di quello luoco, al quale etiam noi scrivemo, che mediante el conveniente prezo da pagarsi per dicto nostro, ogni impedimento rimoto, li lassi cavare et trasportare dicti marmi, et si degni prestarli ogni aiuto, non sia per alcuno modo turbato, o vero in longo detenuto. Il che certamente haveremo da le Signorie Vostre a gratia singulare. Et a li suoi beneplaciti sempre ce offerimo. Bene valete.

Rome, die vij aprilis 1498.

M. Saxoferratensis

 

Da queste lettere si rileva che il lavoro era già cominciato da Michelangelo circa un anno innanzi alla presente allogazione.  

558) Si vede che questa dichiarazione fu fatta da Michelangelo sopra la bozza della scritta passata tra lui e il Cardinale per quest'opera innanzi la definitiva allogazione di essa.  

559) Questo contratto, tolto dai Rogiti di ser Francesco da Montalcino nell'Archivio de' Contratti di Siena, fu impresso la prima volta nel vol. III, pag. 19, dei Documenti per la storia dell'Arte senese, raccolti ed illustrati dal dott. Gaetano Milanesi. Siena, Porri, 1856, in-8º.  

560) Andrea Fusina milanese, che aveva dato il disegno della Cappella, e lavoratone il quadro e gli ornamenti. 

561) È questi lo scultore fiorentino, che fu emulo del Buonarroti. 

562) Esiste questo strumento tra i Rogiti del Ciampelli nell'Archivio generale de' Contratti di Firenze. Noi non abbiamo creduto di riferirlo, perchè in pochi particolari differisce da quello che si leggerà più innanzi, rogato da ser Lorenzo Violi sotto il dì 11 ottobre 1504. 

563) Archivio dell'Opera di Santa Maria del Fiore: Deliberazioni degli Operai dal 1496 al 1507, c. 186. Fu pubblicato dal Gaye: Carteggio inedito d'Artisti, vol. II, pag. 454. Fino dal 2 di luglio del medesimo anno gli Operai avevano pensato a far finire la statua rimasta nell'Opera male abbozzata e guasta da maestro Agostino di Antonio di Duccio, al quale l'avevano allogata il 16 d'aprile 1463; come si rileva da questa deliberazione: «Operarii deliberaverunt quod quidam homo ex marmore vocato David male abozatum et sculptum existentem in curte dicte Opere, et desiderantes talem gigantem erigi, et elevari in altum per magistros dicte Opere in pedes stare, ad hoc ut videatur per magistros in hoc expertos, si possit absolvi et finiri.» (Libro cit., a carte 36.)

Insieme coll'allogazione della statua del David mi pare che importi di ripubblicare ancora il Parere dei principali artisti di Firenze, chiamati a proporre il miglior luogo da darsi alla detta statua. Questo Parere fu già pubblicato dal Gaye, Op. cit., vol. II, pag. 455; ma ora si dà più corretto ed intiero. A questo faranno seguito altri documenti che si riferiscono alla stessa materia.

«Die 25 mensis ianuarii 1503 (s. c. 1504).

Prefati Operarii – viso qualiter statua vel seu David est quasi finita; et desiderantes eam locare et eidem dare locum commodum et congruum, et tale locum tempore quo debet micti et mictenda est in tali loco, esse debere locum solidum et resolidatum, ex relato Michelangeli, magistri dicti Gigantis, et Consulum Artis Lane; et desiderantes tale consilium mitti ad effectum et modum predictum; omni modo – deliberaverunt – convocari et coadunari ad hoc ut eligatur dictus (locus) infrascriptos homines et architectores – et quorum nomina sunt ista – et vulgariter notata – et eorum dicta adnotavi de verbo ad verbum:

»Andrea della Robbia

»Betto Buglioni [Benedetto di Giovanni Buglioni, scultore e maestro di terre cotte invetriate. Nacque nel 1469, e morì nel 1521.]

»Giovanni Cornuole [Giovanni di Lorenzo dell'Opere detto delle Corniuole. È celebre il ritratto in corniuola del Savonarola fatto da lui. Morì nel 1516.]

»Vante miniatore [Vante o Attavante di Gabbriello Attavanti, nato in Firenze nel 1452. Viveva ancora nel 1512.]

»L'Araldo di Palazzo [Francesco di Lorenzo Filareti.]

»Giovanni piffero [Cellini, padre di Benvenuto.]

»Lorenzo della Golpaia [L'autore del celebre Orologio, o meglio Planisferio.]

»Bonaccorso di Bartoluccio [Ghiberti.]

»Salvestro gioielliere [Del Lavacchio.]

»Michelangelo orafo [Bandinelli, padre di Baccio, scultore.]

»Cosimo Rosselli

»Guasparre orafo [Guasparre di Simone Baldini, padre di Bernardone, orafo.]

»Lodovico orafo e maestro di getti [Lodovico di Guglielmo Lotti, padre di Lorenzetto, scultore.]

»El Riccio orafo [Andrea di Giovanni, detto il Riccio.]

»Gallieno ricamatore [Gallieno di Mariano.]

»David dipintore [Del Ghirlandaio.]

»Simone del Pollaiuolo [Il Cronaca, architetto.]

»Philippo di Philippo dipintore [Filippino Lippi, pittore.]

»Sandro di Botticello pittore

»Giovanni alias vero Giuliano et

»Antonio da San Gallo

»Andrea da Monte a San Savino pittore (sic)

»Chimenti del Tasso [Clemente di Francesco del Tasso, legnaiuolo.]

»Francesco di Andrea Granacci

»Biagio pittore [Biagio d'Antonio Tucci.]

»Pietro di Cosimo pittore

»Lionardo da Vinci

»Pietro Perugino in Pinti pittore

»Lorenzo di Credi pittore

»Bernardo della Ciecha legnaiuolo. [Bernardo di Marco Renzi, intagliatore ed architetto, detto della Cecca, perchè discepolo di Francesco d'Agnolo, chiamato la Cecca, ingegnere famoso. Morì nel 1529.]

(In margine è scritto):

»Baccio d'Agnolo legnaiuolo, Giovanni piffero e fratello: ma questi non furono richiesti nè vennono.

»Francesco da Settignano [Francesco di Stoldo Fancelli.], Chimenti scultore [Clemente di Taddeo da Santa Maria a Pontanico.].

»Iacopo legnaiuolo da Santa Maria in Campo, Gio. Francesco sculptore [Rustici.].

»Questi sono arroti e non furono invitati per errore.

»Comparuerunt dicti omnes supranominati in audientia dicte Opere et tanquam moniti et advocati a dictis operariis ad perihendum et deponendum dictum et voluntatem, et locum dandum ubi et in quo ponenda est dicta statua; et primo narrando de verbo ad verbum que retulerunt ex ore proprio vulgariter:

»Maestro Francesco, araldo della Signoria. Io ho rivolto per l'animo quello che mi possa dare el iuditio: havere due luoghi dove può sopportare tale statua: el primo dove è la Iuditta; [La Giuditta di bronzo di Donatello.] el secondo el mezo della corte del Palagio dove è il David primo;[Il David di bronzo del Verrocchio.] perchè la Iuditta è segno mortifero: e non sta bene, havendo noi la ✠ per insegnia et el giglio; non sta bene che la donna uccida l'uomo, et maxime essendo stata posta con chattiva chostellatione; perchè da poi en qua siete iti di male in peggio et perdèsi Pisa. Et David della Corte è una figura e non è perfetta, perchè la gamba sua di drieto è sciocha. Pertanto io consiglierei che si ponesse questa statua in uno de' due luoghi; ma più tosto dovè è la Iuditta.

»Francesco Monciatto, legnaiuolo, rispose et disse: Io credo che tutte le cose che si fanno si fanno per qualche fine; e così credo; perchè fu fatta per mettere in su i pilastri di fuori, o sproni intorno alla chiesa [Di Santa Maria del Fiore.]. La causa di non ve la mettere, non so; e quivi a me pareva stéssi bene in ornamento della chiesa et de' Consoli. E mutato loco, io consiglio che stia bene, poi che voi vi siete levato dal primo obietto, o in Palazo, o intorno alla chiesa: e non bene resoluto, referirommi al decto d'altri, come quello che non ò bene pensato per la extremità del tempo, del luogo più congruo.

»Cosimo Rosselli. Et per messer Francesco et per Francesco s'è detto bene: che credo stia bene intorno a quello Palazo. Et aveo pensato di metterlo dalle schalee della chiesa dalla mano ritta chon uno inbasamento in sul chanto di dette schalee, con uno inbasamento et ornamento alto, et quivi le metterei, secondo me.

»Sandro Botticello. Cosimo à detto apunto dove a me pare esser veduto da' viandanti; et dall'altro canto con una Iuditta, o nella Loggia de' Signiori; ma piutosto in sul canto della chiesa: et quivi iudico stia bene, et esser el miglior luogo da' Lorini.

»Giuliano da San Gallo. L'animo mio era vòlto in sul chanto della chiesa dove à detto Cosimo et è veduta da' viandanti: ma poi che è cosa pubblica, veduto la imperfectione del marmo, per lo essere tènero e chotto, et essendo stato all'acqua, non mi pare fussi durabile. Pertanto per questa causa ò pensato che stia bene nell'archo di mezo della Loggia de' Signori o i' nel mezo dell'archo, che si potessi andarle intorno, o dal lato drènto presso al muro nel mezo chon uno nichio nero di drieto in modo di cappelluzza: che se la mettono all'acqua verrà mancho presto: et vuole stare coperta.

»El sicondo Araldo [Angelo Manfidi, genero del primo Araldo.]. Vegho el detto di tutti e tutti a buono senso intendono per varii modi: et ricercando e luoghi rispetto a' diacci e freddi, ò examinato volere stare al coperto, e el luogo suo essere nella Loggia detta e nell'archo presso al Palazo, et quivi stare coperta et essere honorata per chonto del Palazzo; et se nell'archo di mezo si romperebbe l'ordine delle cerimonie che si fanno quivi per e' Signori e li altri magistrati. (In margine): Questo aggiunse poi dopo il detto d'ognuno all'ultimo. Et avanti che si disponghino le Magnificentie Vostre dove à stare, lo chonferiate con li Signori, perchè vi è de' buoni ingiegni.

»Andrea vocato el Riccio orafo. Io mi achordo dove dicie messer Francesco araldo, et quivi stare bene coperta et essere quivi più stimata et più riguardata quando fussi per essere guasta, et stare meglio al coperto et e' viandanti andare a vedere, et non tal cosa andare incontro a' viandanti et che noi e' viandanti l'andiàno a vedere, et non che la figura venghi a vedere noi.

»Lorenzo della Golpaia. Io m'achordo al detto dell'Araldo di sopra e del Riccio e di Giuliano da San Gallo.

»Biagio dipintore. Io credo che saviamente sia detto et io sono di questo parere, che meglio sia dove à detto Giuliano, mettendola tanto drento non guasti le cerimonie delli uffici si fanno in nella Loggia o veramente in su le schalee.

»Bernardo di Marcho. Io mi appicho a Giuliano da San Gallo ed a me pare buona ragione, et vonne chon detto Giuliano per le ragioni da lui dette.

»Leonardo di ser Piero da Vinci. Io confermo che stia nella Loggia dove à dètto detto Giuliano in su el muricciuolo, dove s'appichano le spalliere allato al muro chon ornamento decente e in modo non guasti le cerimonie delli uffici.

»Salvestro. E' s'è parlato e preso tutti i luoghi et che le siano tal cose vedute et dette. Credo che quello che l'à facta sia per darle miglior luogo. Io per me mi stimo intorno al Palazo stare meglio, e che quello che l'à facta niente di mancho, come ò detto, sappia meglio el luogo che nissuno, per l'aria e modo della figura.

»Philippo di Philippo. Io (sic) per tutti è stato detto benissimo, et credo che el maestro habia miglior luogo et più lungamente pensato el luogo e da lui s'intenda, confirmando el detto tutto di chi à parlato: che saviamente si è detto.

»Gallieno richamatore. A me, secondo mio ingiegno e veduto la qualità della statua, disegno stia bene dove è el lione di Piaza chon uno inbasamento in ornamento: el quale luogo a tal statua è conveniente, e el lione mettendo allato alla porta del Palazo in sul chanto del muricciuolo.

»David dipintore. A me pare che Gallieno habia detto el luogo tanto degnio quanto altro luogo, et quello sia el luogo congruo et commodo: et porre el lione altrove dove à detto, o in altro luogo dove meglio fussi iudicato.

»Antonio legnaiuolo da San Gallo. Se el marmo non fussi tènero, el luogo del lione è buono luogo: ma non credo fussi sopportato, essendo stato quivi lungo tempo. Pertanto essendo el marmo tènero, mi pare di darli luogo nella Loggia: e se non fussi così, in sulla strada e' viandanti durino faticha a vederla insino quivi.

»Michelangelo orafo. Questi savi hano bene detto et maxime Giuliano da San Gallo. A me pare che el luogo della Loggia sia buono; e se quello non piacesse, nel mezo della sala del Consiglio.

»Giovanni piffero. Poichè vegho la existimatione vostra, io confermerei el detto di Giuliano, se si vedesse tutta: ma non si vede tutta: ma e' s'à pensare alla ragione, all'aria, alla apertura, alla pariete et al tecto: pertanto bisognia andarle intorno: et dall'altro lato potrebbe uno tristo darle chon uno stangone. Mi pare sia bene nella corte del Palazo, dove dixe messer Francesco araldo, et sarà grande conforto allo autore, essendo in luogo degnio di tale statua.

»Giovanni Cornuole. Io ero vòlto a metterla dove è el lione, ma non haveo pensato el marmo essere tènero et havere a esser guasto dall'acqua et freddi: pertanto io iudico che stia bene nella Loggia, dove Giuliano da San Gallo à detto.

»Guasparre di Simone. A me pareva metterla in sulla piaza di San Giovanni: ma a me pare la Loggia più comodo luogo, poichè è tènera.

»Pietro di Cosimo dipintore. Io confirmo el decto di Giuliano da San Gallo et più che se ne achordi quello che l'à facta, che lui sa meglio come vuole stare.

»Li altri sopra nominati e richiesti chol detto loro per più brevità qui non si scripsono. Ma el detto loro fu che si riferirono al decto di quelli di sopra et a chi uno et chi a un altro de' sopra detti sanza discrepanza.» (Libro detto delle Deliberazioni degli Operai di Santa Maria del Fiore, c. 71 e segg.)

«Die 25 februarii 1501 (s. c. 1502).

»Spectabiles viri Consules Artis Lane – deliberaverunt quod Operarii possint dare Michelangelo de Bonarrotis sculptori flor. 400 largos de auro in auro pro Gigante incepto per eum, computatos (sic) id quod habuit usque nunc, et quod possint sibi dare fioren. sex largos pro mense, donec fuerit finitum; et teneatur eum complevisse ad minus infra duos annos ab hodie ita quod in effectu possint expendere usque ad integram perfectionem dicti Gigantis flor. 400 largos de auro in auro.» (Libro cit., a c. 41 tergo.)

«Die 28 dicti mensis.

»Prefati Operarii – visa dicta deliberatione facta sub dicta die 25 februarii presentis, per predictos – spectabiles – Consules, ut supra, de declarando per dictos Operarios salarium dicti Michelangeli de Bonarrotis, et quod possint dicti Operarii declarare et facere dictam mercedem et salarium; et audita petitione tam facta per dictum Michelangelum, quam voluntate dictorum Consulum; vigore auctoritatis predicte, declaraverunt dictum pretium et mercedem dicti Michelangeli pro faciendo et conficiendo plene et perfecte dictum Gigantem seu David, existentem in dicta Opera et iam semifactum per dictum Michelangelum, fuisse et esse floren. 400 largorum de auro in aurum, et eidem dictam summam persolvendam per camerarium dicte Opere, finito dicto Gigante, et cum salario quolibet mense, prout alias per dictos Consules factum fuit – et usque ad dictum tempus et perfectionis (sic) dicti Gigantis – computatis in dictam summam flor. 400, id quod tunc habuisset vel habuerit.» (Libro cit., a c. 42 e 42 tergo.)

«Die xxviij mensis maii 1504.

»Item dicti domini – deliberaverunt quod statua marmorea Gigantis ad presens in eorum platea existens collocetur et ponatur in eo loco in quo ad presens est aerea statua Iudit ante portam eorum Palatii, et propterea illa Iudit exinde removeatur.

»Item – deliberaverunt quod precipiatur spectabilibus viris Operariis Opere sancte Marie Floris de Florentia, quatenus quam citius fieri potest, iumptibus tamen et expensis dicte opere, ordinent et provideant magistros et manovales ac lignamina et omnia alia opportunos et opportuna ad conducendum et collocandum statuam marmoream in platea dictorum dominorum existentem ad locum et in loco in quo collocari debet.» (Deliberazioni de' Signori e Collegi del 1503-1504, c. 49.)

«Die xj iunii 1504.

»Deliberaverunt quod precipiatur spectabilibus Operaris Opere sancte Marie Floris de Florentia quatenus sumptibus et expensis dicte Opere quam citius fieri potest facere faciant basam marmoream subtus et circum circa pedes gigantis ad presens ante portam eorum palatii existentis modo et forma et prout designabitur per Simonem del Pollaiuolo et Antonium de Sancto Gallo, architectores florentinos.» (Deliberazioni dette, a c. 52.)  

564) Libro delle Deliberazioni de' Signori e Collegi del 1501 e 1502, n. 94, a c. 89 t. Fu pubblicata dal Gaye, Op. cit., vol. II, pag. 55.  

565) Questa statua di bronzo era destinata, come è noto, a Monsignor di Nemours, chiamato il Marescial di Gie; ma, dopochè egli cadde dalla grazia del Re di Francia, fu dalla Repubblica mandata a donare al segretario Robertet. 

566) Anche questa allogazione fu pubblicata dal Gaye, Op. cit., vol. II, pag. 473. Noi la riproduciamo corretta ed ampliata secondo che sta nel libro originale delle Deliberazioni degli Operai di Santa Maria del Fiore dal 1496 al 1507. Si sa che di queste dodici statue di Apostoli, Michelangelo cominciò solamente quella del San Matteo, la quale appena in parte abbozzata, rimasta per tre secoli nell'Opera, fu a' nostri giorni trasportata nell'Accademia delle Belle Arti di Firenze. 

567) Fatte da Bicci di Lorenzo, pittore fiorentino. 

568) Qui manca un verso. 

569) Questo contratto è tra i Rogiti di ser Lorenzo Violi, e fu pubblicato la prima volta da Domenico Maria Manni nell'opuscolo: Addizioni necessarie alle Vite de' due celebri statuarii Michelagnolo Buonarroti e Pietro Tacca. – In Firenze, MDCCCLXXIV, nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, in-8º. – Ma delle quindici statue Michelangelo pare non ne facesse che quattro, cioè San Pietro, San Paolo, San Pio e San Gregorio, oltre l'aver riformato e perfezionato il San Francesco cominciato da Pietro Torrigiano. Chi poi facesse l'altre statue, che pur si vedono nella cappella Piccolomini, è ignoto. Restò Michelangelo tuttavia debitore di cento scudi anticipatigli dal cardinale Francesco, secondo i patti della prima convenzione, i quali Anton Maria Piccolomini cedè nel 1537 a Paolo Panciatichi da Pistoia. 

570) Lo strumento è tra i Rogiti di ser Pandolfo Ghirlanda da Carrara, e fu pubblicato da Carlo Frediani nel Ragionamento storico su le diverse gite fatte a Carrara da Michelangiolo Buonarroti, Massa, pei Fratelli Frediani, 1837, in-8º. Questo e gli altri si dànno secondo la lezione del Frediani.  

571) Baccio da Montelupo.  

572) De' Fancelli.  

573) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit. 

574) Questa si può chiamare la seconda convenzione per conto della sepoltura di papa Giulio, essendochè un'altra ne fece con Michelangelo il medesimo Papa, mentre viveva. 

575) Il volgarizzamento è fatto dal notaro Francesco Vigorosi, e copiato da Michelangelo. 

576) È di mano di Michelangelo. 

577) Muratore ed architetto fiorentino. 

578) Seguono notati dalla mano di maestro Antonio i pagamenti fattigli da Michelangelo per questo conto dal 9 di luglio 1513 al 25 d'aprile del 1514 che sommano a ducati 339 di carlini.  

579) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Antonio Cortile. 

580) È di mano di Michelangiolo. 

581) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Calvano Parlontiotto.  

582) È di mano di Michelangelo. 

583) Fancelli. 

584)Era da Pisa e fu discepolo di maestro Domenico, il quale lo condusse seco, allorchè andò a lavorare in Spagna, e morendo colà lo fece erede di tutte le masserizie dell'arte sua.  

585) Anche questo è di mano di Michelangelo. 

586) Raffaello di Niccolò di Lorenzo Mazzocchi, matricolato all'Arte de' maestri di pietra. Le sue memorie vanno fino al 1525.  

587) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit. 

588) È di mano di Michelangelo. 

589) Mancano le sottoscrizioni.  

590) È di mano di Michelangelo. 

591) Anche questo è di mano di Michelangelo. 

592) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit.  

593) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit.  

594) È originale.  

595) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit.  

596) Anche questo si legge nel citato Opuscolo del Frediani.  

597) Uno de' due originali del presente contratto era un tempo nelle mani del prof. Achille Gennarelli. 

598) Pubblicato da Vincenzo Santini nel vol. V, pag. 216, de' Commentarii storici sulla Versilia centrale: Pisa, Pieraccini, 1863, in-8º, e riscontrato coll'originale nei Protocolli di ser Giovanni Della Badessa. 

599) Dai Rogiti di ser Giovanni Bertoni. Di questo contratto è una copia nell'Archivio Buonarroti.  

600) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Protocolli di ser Lionardo Lombardelli.  

601) Dai Rogiti di ser Giovanni Della Badessa, di Pietrasanta: Protocollo del 1518 e 1519, c. 130, nello Archivio de' Contratti di Firenze. Si legge ancora nell'Op. cit. del Santini, vol. V, pag. 221.  

602) Quel che segue è scritto da Michelangelo. 

603) Archivio detto, da' Rogiti di ser Giovanni Della Badessa: Protocollo del 1518 e 1519, c. 199. 

604) Da' Rogiti di ser Filippo Cioni da Firenze: Protocollo del 1518 e 1519, c. 23.  

605) Da' Rogiti di ser Filippo Cioni da Firenze: Protocollo del 1518 e 1519, c. 52.  

606) Dai Rogiti di ser Giovanni Della Badessa da Pietrasanta: Protocollo del 1519. 

607) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Lionardo Lombardelli. 

608) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Niccolò Parlontiotto.  

609) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Niccolò Parlontiotto.  

610) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Pandolfo Ghirlanda.  

611) Pubblicato dal Frediani, Opusc. cit., dai Rogiti di ser Girolamo Ghirlanda.  

612) Deliberazioni della Signoria di Firenze dal 1527 al 1528, vol. CXCII. Fu pubblicato dal Gaye, Op. cit., vol. II, pag. 88. È noto poi che questo marmo fu dato a Baccio Bandinelli, il quale ne cavò il gruppo d'Ercole e Cacco, tanto biasimato a' suoi giorni, che si vede in Piazza della Signoria.  

613) La elezione di Michelangelo a fortificare Firenze fu per la prima volta pubblicata nel Giornale Storico degli Archivi Toscani, vol. II, anno 1858, pag. 66, traendola dal Libro di Stanziamenti e Condotte de' Dieci dall'anno 1527 al 1529. Da questo documento si prova che Michelangelo anche avanti aveva prestato gratuitamente l'opera sua nelle fortificazioni della città.  

614) Vero è che Michelangelo non si trovò presente a questo contratto, come egli stesso dichiara nella sua lettera, che è la CDXXXV, a pag. 489 e segg., di questa Raccolta.  

615) Mancano le sottoscrizioni. 

616) Pubblicato dal canonico Moreni nella Prefazione all'Idea della perfezione della pittura, di Rolando Freart, tradotta dal francese da Anton Maria Salvini. Firenze, Carli, 1809, in-8º.  

617) Forse Iacopo Del Duca, scultore siciliano.  

618) È questi l'Urbino, servitore di Michelangelo. Dal presente contratto apparisce che egli per sua professione era scarpellino, e forse Michelangelo ebbe occasione di conoscerlo e servirsi di lui fin da quando fermò la sua dimora in Roma; il che fu nel dicembre del 1533, come è stato detto altrove.  

619) Pubblicato dal Gaye, Op. cit., vol. I, pag. 295. 

620) Nell'originale seguono le firme.  

621) Anche questo è pubblicato dal Gaye, Op. cit., vol. II, pag. 296. 

622) Figliuolo di quel Donato Benti, scultore fiorentino, più volte nominato.