BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Michelangelo Buonarroti

1475 - 1564

 

Ricordi di Michelangelo Buonarroti

 

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[563]

Ricordi di Michelangelo Buonarroti

(dal 1505 al 1563)

 

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Sepoltura di Giulio II

Arch. Buon.   1505?

 

Per conto della sepultura mi bisogna ducati quattro cento ora e dipoi cento ducati il mese per il medesimo conto, come sono i nostri primi patti.

 

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Pittura della Sistina

Museo Brit.   1508 10 di maggio.

 

Ricordo come oggi questo dì dieci di maggio nel mille cinque ciento otto io Michelagniolo scultore ò ricievuto dalla Santità del nostro signore papa Iulio secondo, ducati cinque ciento di camera, e' quali mi contò messer Carlino cameriere e messer Carlo degli Albizzi, per conto della pittura della vôlta della cappella di papa Sisto, 512) per la quale comincio oggi a lavorare, con quelle condizione e patti che appariscie per una scritta di monsignor reverendissimo di Pa(via) 513) e sottoscritta di mia mano.

Pe' garzoni 514) della pittura che s'ànno a far venire da Fiorenza, che saranno garzoni cinque, ducati venti d'oro di camera per uno, con questa condizione; cioè, che quando e' saranno qua e che e' saranno d'accordo con esso noi, che i detti ducati venti per uno che gli àranno ricevuti, vadino a conto del loro salario; incominciando detto salario il dì che e' si partino da Fiorenza per venire qua. E quando non sieno d'accordo con esso noi, s'abbi a esser loro la metà di detti danari per le spese che àranno fatto a venire qua e per il tempo. [564]

 

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Sepoltura di Giulio II

Arch. Buon.   1515 dal 6 di magg. al 14 di giugno.

 

Nota de' danari che à 'uti Michelagniolo scultore per conto della sepoltura di papa Iulio:

 

Addì vj di maggio ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xiiij di giugno ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xxiij di luglio ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xxvij di agosto ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xv d'ottobre ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xij di dicienbre ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xx di febbraro ducati 200 d'oro di camera Duc. 200
Addì xiiij di giugno ducati 600 d'oro di camera Duc. 600
 

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Duc. 2000

 

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1516 5 di gennaio.

 

E a dì cinque di giennaio ò ricievuto da Bernardo Bini ducati cinque ciento d'oro di camera.

El ditto dì cinque di giennaio ebi ancora dal detto Bernardo ducati ciento d'oro di camera.

 

24 di marzo.

 

Io Michelagniolo ò ricievuto oggi questo dì venti quatro di marzo da Bernardo Bini una lettera di ducati mille secento d'oro largi, e' quali m'ànno a pagare e' Lanfredini in Firenze, e quando gli àrò ricievuti, anderanno al sopra detto conto.

 

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30 d'agosto.

 

Io Michelagniolo ò ricievuto oggi questo dì penultimo d'agosto nel mille cinque cento sedici da' Lanfredini di Firenze ducati cinquecento largi, e oggi otto dì n'ebbi mille: che sono in tutto mille cinque cento largi, e' quali m'à fatto pagar qua Bernardo Bini pel sopra detto conto, cioè mille cinque cento largi. Fini' riscuotere il penultimo dì d'agosto nel mille cinque cento sedici per sopra detto conto.

 

29 di novemb.

 

Io Michelagniolo ò ricievuto oggi questo dì venti nove di novembre da Bernardo Bini ducati quattrocento d'oro di camera.

 

1517 2 di gennaio.

 

Io Michelagniolo ò avuti oggi questo dì dua di giennaio mille cinque cento sedici da Lanfredino Lanfredini e conpagni di Firenze ducati quattrocento largi d'oro, e' quali ricevè per me Buonarroto mio fratello, per una di cambio di Bernardo Bini di Roma.

 

1518 di febbraio.

 

E a dì.... di febraio mille cinque cento diciasette ebi da' Lanfredini per Bernardo Bini per conto della sepultura di papa Iulio, ducati quatrocento d'oro largi.

 

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Facciata di San Lorenzo

Museo Brit.   1516 1 di dicembre.

 

El primo dì di dicembre mille cinque cento sedici andai da Carrara a Roma a papa Leone per conto della facciata di San Lorenzo, e a dì sei di giennaio fui ritornato a Carrara: dua uomini e dua cavalli.

[565] In Carrara per cercare delle colonne per detta opera ducati cinquanta a Cagione, ducati venti sei al Cucherello, ducati diciotto al Mancino. Dua volte da Carrara venni a vedere el modello che facea Baccio d'Agnolo, ch'è un mese, dua uomini e dua cavalli.

Venni da Carrara a segniare e' fondamenti di detta facciata di San Lorenzo e fargli fare: un mese dua uomini e dua cavalli.

A' primi scarpellini che io menai a Seravezza ducati venticinque in sull'osteria per infino che io fe' contratto con loro e in sul contratto ducati cento.

A Sandro di Poggio ducati cento.

A maestro Domenico e suo fratello ducati cento.

Al Zucha ducati cento cinquanta.

A Bardoccio ducati cinquanta dua.

A Michele ducati diciotto.

A Donato ducati cinquanta sette.

A Francesco Peri ducati dugiento settanta.

Nel collare la prima colonna, ducati sessanta.

Nel collare la seconda, ducati trenta.

El marmo che i' ò in Firenze per fare una figura per detta opera, ducati settanta.

Cinquanta dua ducati mandati ora a Carrara per figure per detta opera: un mese e mezzo v'è stato ora Pietro 515) per dette figure con un cavallo e un garzone.

Otto mesi sono stato a cavallo, cioè dua cavalli e dua uomini: otto mesi.

In fare cavare da me e sterrare e cercare di marmi a Seravezza, ducati quaranta.

Fra scafaioli e carradori ducati dugiento cinquanta, e dieci ducati riebbi manco dagli scalpellini di Pietra Santa, di cento che io dètti loro, non volendo lor cavare.

 

Museo Brit.   1516 5 di dicembre.

 

A dì cinque di dicembre mille cinque cento sedici andai da Carrara a Roma a papa Leone, che mandò per me per conto della facciata di San Lorenzo.

 

1517 7 di gennaio.

 

E a dì sei, ovvero sette (di gennaio), sendo tornato a Carrara d'accordo col Papa a parole, giunse detto dì in Carrara uno detto Bentivoglio mandato da Iacopo Salviati, e portommi mille ducati da Iacopo Salviati per conto del Papa per l'opera di San Lorenzo.

 

d'agosto

 

Poi l'agosto (31) vegniente mi fece detto papa Leone venire a Firenze a fare un modello di legniame di detta opera: ond'io m'ammalai e Pietro che sta meco, e fùmo per morire. Di poi feci detto modello e manda'lo a Roma. E come el papa Leone lo vide, mi scrisse andassi là: così andai e là fùmo d'accordo di sopra detta opera e tolsila a fare in cottimo, come apparisce per la scritta: e volse detto papa Leone che el lavoro mio 516) di Roma io lo conducessi a Firenze a fare, per poter servire lui: e lui mi promesse cavarmi di tutte le spese del condurre in qua e ricondurre in là e di gabelle e danni e interessi, benchè la scritta nol dica.

 

1518 dal 6 al 25 di febbraio.  Museo Brit.   1519 dal 20 al 26 di marzo.

 

A' dì sei di febraio seguente mille cinque cento diciassette tornai, ovvero giunsi a Firenze e a dì venti cinque ebbi da Iacopo Salviati ducati ottocento per papa Leone per detta opera e [566] andai a Carrara: e mutandomi e' Carraresi e' patti fatti prima de' marmi di detta opera, andai a cavare a Pietra Santa e fecivi l'avviamento che oggi si vede fatto: che mai più innanzi v'era stato cavato: e attesi a cavare per detta opera in sino a dì venti di marzo mille cinque cento diciotto: e avendo a ordine, ovvero bozzate sei colonne di undici braccia e mezzo l'una per detta opera e molti altri marmi, come ancora si vede, venni a Firenze al Cardinale a chiedere danari per condurle. E a dì venti sei di marzo mille cinque cento diciannove mi fece pagare el cardinale de' Medici da' Gaddi per conto di papa Leone detto per detta opera, ducati cinque cento.

Nel collare la prima colonna, ducati sessanta. Vero è che la maggior parte fu nella mattina nel collare la seconda: undici nelle girelle di bronzo e sei nelle casse del ferro e in argani e in parati e in omini, ducati trenta: el marmo che i' ò in Firenze per fare una figura per la faccia, ducati settanta mi viene a me.

Cinquanta dua ducati dati ora di nuovo a Carrara ec.

In fare cavare da me a Seravezza e in fare sterrare e cercare d'avviamenti per fare cavare, ducati circa quaranta. Àcci di spesa fra scafaioli e carradori ducati circa dugiento cinquanta.

Dieci ducati riebbi manco dagli scarpellini di Pietra Santa, di cento che io dètti loro perchè e' cavassino, non volendo lor poi cavare.

Venni per fare el modello da Carrara e ammala'mi. Dipoi lo feci e mandai Pietro con esso a Roma: dipoi andai io: che fùrno circa tre mesi, ogni cosa a mie spese, salvo che le giornate d'un garzone. Per cera che pagò Bernardo Nicolini.

Fui ancora mandato da Roma a Seravezza innanzi vi si cominciassi a cavare, a vedere se v'era marmi: che spesi in quella gita circa venticinque ducati.

De' danni mia non si seguitando la sopradetta opera a Roma, le masserizie di casa, marmi e lavori fatti e levare e' marmi lavorati di Firenze e ricondurgli a Roma, e 'l tempo che io non ò lavorato per questo conto.

 

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Arch. Buon.   1516 dal 5 al 15 di settembre.

 

Ricordo come oggi questo dì cinque di settembre giunsi in Carrara nel mille cinque cento sedici.

E a dì sette di detto mese tolsi a pigione una casa di Francesco di Pelliccia.

E a dì quattordici del detto prestai al detto Francesco di Pelliccia ducati venti largi, come apparisce per una sua scritta.

E a dì quindici del detto prestai al Mancino, figliuolo di Gian Pagolo di Cagione, e a Betto di Nardo suo compagno, ducati tre largi in sulla porta della chiesa di Carrara, presente Matteo di Cuccherello, con condizione che cavando loro marmi al mio proposito, io ne pigliassi, e andassino in quel conto; e nol facendo, me gli avessino a rendere.

 

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Arch. di Stato in Firenze. 1517 3 di gennaio.

 

Io Michelagniolo di Lodovico Buonarroti ò ricievuto ogi questo dì tre di gennaio in Carrara da papa Leone ducati mille d'oro largi per le mani di Iacopo Salviati: e' quali m'à mandati detto Iacopo per uno suo servitore detto Bentivoglio fiorentino qui in Carrara, come è detto: e e' detti danari, ciò è ducati mille, gli ò a spendere per commessione di detto papa Leone [567] i' marmi per la facciata di San Lorenzo di Firenze che lui vuole fare. E per fede di ciò io Michelagniolo detto ò fatto questa quitanza di mia propria mano, questo dì sopra detto nel mille cinque cento sedici.

 

(Fuori d'altra mano.)

1516. Quitanza di Michelagniolo Buonarroti di ducati M d'oro mandatoli a Carrara. 517)

 

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Arch. Buon.   1517 21 gennaio.

 

Ricordo come oggi questo dì venti uno di gennaio mille cinque cento sedici, lasciai a serbo a maestro Domenico scultore 518) da Settignano in Carrara, ducati mille d'oro larghi, e scudi diciassette per tanto ch'io tornassi da Firenze o io, o altri per me.

 

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7 detto.

 

Adì sette di gennaio parti' da Firenze per Pietrasanta, e portai sessantuno ducato meco.

Per le pianelle ducati cinque.

A Meo fondatore ducati sei ò a scrivere.

 

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5 di febbraio.

 

Pietro di Francesco da Sa' Piero a Ponti fornaciaro ducati tre, a dì cinque febraio.

 

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1516 5 di dicembre.

 

Ricordo come io Michelagniolo di Lodovico Simoni sendo a Carrara per mie faccende, ebbi da papa Leone che io dovessi andare insino a Roma per conto della facciata di San Lorenzo: ond'io a dì 5 di dicembre mille cinque cento sedici mi parti' da Carrara e andai al detto papa, e restato d'accordo, seco mi tornai a Carrara: e quando fui a Firenze, lasciai a Baccio d'Agnolo el disegno che avevo fatto a Roma di detta opera, che ne facessi un modello. [31 detto.] Dipoi send'io giunto a Carrara l'ultimo di dicembre sopradetto, tornato da Roma, (ebbi) adì circa otto del mese seguente [1517 8 di gennaio.], da papa Leone ducati mille d'oro, cioè ducati mille larghi, e' quali mi mandò Iacopo Salviati a Carrara per uno suo servidore chiamato Bentivoglio. Poi passato circa un mese, venni da Carrara a Firenze dua volte, come mi fu commesso, a vedere il modello che io avevo lasciato a fare al detto Baccio, e ancora venni poi un'altra volta, come mi fu scritto dal Papa per Domenico Boninsegni di Carrara, a far fare e a segnare e' fondamenti della detta facciata di San Lorenzo. E veduto all'ultimo che 'l detto Baccio non aveva saputo o voluto fare el modello secondo el mio disegno; send'io ritornato a Carrara alle mia faccende, mi fu riscritto dal Papa pel detto Domenico ch'io dovessi lasciare ogni cosa e ritornare a Firenze a far fare io el detto modello: e così feci: e parti'mi da Carrara all'ultimo d'agosto [31 d'agosto.], e feci fare el modello, e Bernardo Niccolini pagò el legname e le giornate d'un garzone che lo lavorò. Dipoi lo mandai a Roma e mandai seco un mio garzone: 519) ogni cosa a mia spese, salvo che el mulattiere non pagai io. Dipoi giunto il mulattiere a Roma col modello, ebbi lettere che io dovessi andar subito là: e così andai: ogni cosa [568] sempre a mia spese: e giunto al Papa, restàmo di nuovo d'accordo insieme, come apparisce per dua scritte della sopradetta opera. [1518 6 di febbraio.] E dipoi a dì sei di febbraio giunsi a Firenze per andare a Carrara a dare ordine a' marmi per detta opera; e stetti a Firenze per insino a dì venticinque di febbraio 1517 [25 detto.]; el qual dì ebbi da papa Leone per le mani di Iacopo Salviati ducati ottocento d'oro larghi.

 

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1517 25 d'aprile.

 

Ricordo 520) come Michelagnolo comperò da Lotto da Carrara una pietra che è grossa per ogni verso 4 braccia, cioè a Sponda, e detteliene 10 ducati e io per lui Piero Urbano da Pistoia liene contai in bottega di Bernardino del Berrettaio, presente lui, Bernardino e Lazero di Petorso da Carrara amendui, cioè li contai contanti scudi dieci .... scudi 10.

 

5 d'agosto.

 

Ricordo come oggi questo dì 5 di agosto 1517, Domenico di Betto di Nardo da Torano ebbe oggi questo dì sopra scritto da Michelagnolo ducati uno per conto di bozzare certi marmi che lui à al Polvaccio, in presenzia di me Piero Urbano suo garzone: cioè ducati uno .... duc. 1.

E più dètte a dì 5 d'agosto 1517 dètte Michelagnolo a Iacopo detto Pollina da Torano ducati due per bozzare certi marmi che el detto Michelagnolo à al Polvaccio, in presenzia di Matteo di Cuccarello e di me Piero Urbano soprascritto: cioè ducati due .... duc. 2.

 

14 detto.

 

E più dètte Michelagnolo a dì 14 d'agosto al Pollina ducati uno e uno ducato a Menico di Betto di Nardo da Torano per conto di lavorare certi marmi che sono in sulla cava di Lione che li comperò da maestro Domenico fiorentino. 521)

Io Piero Urbano tengo conto de' danari che io spendo per Michelagnolo.

 

1518 2 di gennaio.

 

E a dì 2 di gennaio 1517 ebbe mona Vegnuta da maestro Domenico fiorentino uno scudo per Michelagnolo che gliel dèsse .... scudi 1.

 

22 detto.

 

E dì 22 di gennaio 1517 entrò Michelagnolo in casa di Francesco Maria a pigione; l'à tolta da monna Vegnuta, che gliene dà uno scudo el mese.

 

14 di febbraio.

 

E più a dì 14 di feraio 1517 ebbe da Piero Urbano; prèstolesi per Michelagnolo; carlini tre.

 

22 detto.

 

E più a dì 22 feraio 1517 ebbe da me Piero Urbano da Pistoia Francesco Maria carlini 11, 16, per conto di pigione de la sopra scritta casa, per Michelagnolo. Li pagai che mel commesse.

 

5 di marzo.

 

E più ò dati stasera a dì 5 di marzo 1517 scudi 3 al sopradetto Francesco Maria: e' quali scudi ne richiese Michelagnolo in presto, dicendo volere ire a Firenze e io lien'ò portati, com'è detto, presente la madre, cioè mona Novella, e Cagione e Tone loro parenti.

 

10 di giugno.

 

E a dì 10 di giugno 1518 dètti io Piero Urbano per Michelagnolo a Francesco Maria scudi 1 per conto della casa, in presenzia de la moglie di ser Galvano, e la madre.

 

4 d'agosto.

 

E più a dì 4 d'agosto 1518 ebe Francesco Maria sopra scritto ducati uno da Michelagnolo: io per lui lielo dètti per conto della casa che elli à a pigione: cioè ducati 1. [569]

 

Arch. Buon.  1517 12 di febbraio.

 

Ricordo come stasera a dì dodici di febbraio ò pagato a maestro Domenico detto Zara, presente maestro Giovanni suo fratello, da Settignano, scudi sette e mezzo d'una pietra che e' m'à venduta, che lui avea al Polvaccio nel ravanetto di Leone, lunga braccia circa sei e e larga due e mezzo e grossa un braccio e dua terzi.

 

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30 d'aprile.

 

E a dì 30 d'aprile 1517 ricordo come Michelagnolo di Lodovico Buonarroti dètte al Pollina scudi 4 per bozzare certi marmi ch'el detto Michelagnolo à al Polvaccio; e 'l detto Pollina li promesse in presenzia di me Piero Urbano e ser Lionardo, e disse di cominciare fra 10 o dodici dì: e 'l detto ser Lionardo ne fu rogato per un contratto, che n'appare per lui, cioè scudi 4 in presenzia di me Piero Urbano sopra scritto, e messer Lionardo: glieli dètte el detto Michelagnolo .... scudi 4.

 

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16 di maggio.

 

Ricordo 522) come oggi questo dì sedici di maggio, Lionardo detto Casione di Carrara m'ha domandato scudi quattro o cinque per dare a' lavoranti per conto di cento carrate di marmi ch'e' m'à cavare e dare in barca, come apparisce per contratto in forma Camera di ser Calvano da Carrara; e io gli ho dati scudi dieci in piazza, sotto la casa d'Andrea Ferraro, presente il mio garzone, cioè Pietro Urbano da Pistoia, e lui mandai in casa per essi il detto dì nel mille cinque cento diciassette.

Io Michelagniolo scultore, di Lodovico Buonarrota Simoni, fiorentino, in Carrara.

 

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25 di giugno.

 

E più ebbe a dì 25 di giugno 1517 da me Piero Urbano scudi 2 per abbozzare certi marmi che sono al Polvaccio per Michelagnolo; glieli pagai in presenzia del detto Michelagnolo in Carrara, contanti ... scudi 2.

 

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9 di luglio.

 

Al nome di Dio, a dì 9 di lugio 1517.

Prima noi metiamo d'una carata el pezo o de' dua, dui ducati la carata.

E de tre in fine a sei carata, ducati quatro la carata.

E de sete fine in otto carata, ducati cinque la carata.

E de novi e de diece carata, ducati sete la carata.

E le colone col capitelo e la basa, metiamo ducati 120 l'una.

E de architravi di carate 15 l'uno, metiamo ducati 90 l'uno. 523)

 

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12 detto.

 

A dì 12 di luglio 1517.

Io Piero Urbano da Pistoia dètti a Toschino scudi uno, perchè Matteo di Cuccarello lo chiese a Michelagniolo per conto di certi marmi ch'el detto Matteo e 'l Mancino in solido li fanno al Polvaccio, come n'appare per un contratto di ser Calvano; e per questo el detto [570] Michelagnolo gliel'à dato. E io Piero sopra scritto per comandamento di Matteo lo dètti al detto Toschino in presenzia di Cagione, dì e anno ec. scudi 1.

 

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Arch. Buon.  1517 17 di luglio.

 

Ricordo come oggi questo dì diciassette di luglio 1517 io Michelagniolo ò dato al Bello di Torano scudi sei, presente ser Lionardo, notaio di Carrara, e Francesco d'Andrea di Nello; e detti sei scudi gli ò dati per conto d'un pezzo grande di marmo che lui mi dice volermi cavare in una cava, dove è entrato di nuovo a cavare; e non gli riuscendo, siàno d'accordo e' detti scudi vadino a conto de' marmi che lui e 'l compagno tolgono a cavarmi più mesi sono, come apparisce per un contratto di ser Lionardo sopra scritto.

 

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21 detto.

 

Ricordo come oggi questo dì venti uno di luglio 1517 Matteo di Cuccherello mi fece dare uno scudo, presente ser Antonio da Massa, a maestro Iansi da Torano, perchè gli acconciassi el carretto per tirare cinque delle mia pietre che io ò al Polvaccio; tre di sei carrate l'una, una di tre carrate, e una di dua. E 'l detto Matteo l'à tolte a condurre alla marina per ventisei ducati: e 'l detto scudo è per questo conto.

 

22 detto.

 

E oggi questo dì venti dua di luglio 1517 ò dati al Mancino, a Matteo di Cuccherello, a Betto di Nardo scudi dua per conto di marmi che mi fanno a compagnia al Polvaccio nella cava del detto Mancino, come apparisce per uno contratto di ser Calvano. E e' detti dua scudi dètti loro, presente Vasotto a riscontro la sua bottega.

Ancora questo dì detto venti dua di luglio 1517 dètti scudi dua al Pollina in piazza, presente Francesco di Nardo, per conto di certe pietre che lui e 'l figliuolo mi bozzano al Polvaccio.

 

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27 detto.

 

E a dì venti sette di luglio dètti a Matteo di Cuccherello e a maestro Iansi, fratello di Marcuccio, ducati nove d'oro larghi in sulla bottega di Vasotto, sua presenzia, per conto di cinque pietre ch'e' m'ànno a tirare alla marina dal Polvaccio; tre di sei carrate l'una, e una di tre carrate, e una di due per ducati venti sei a tutte loro spese.

 

28 detto.

 

E a dì venti otto del detto, dètti un ducato a Menichella, figliuolo di Betto di Nardo, che mi bozzassi certe pietre al Polvaccio.

 

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8 d'agosto.

 

 524) E addì 8 di agosto 1517 ebbe Matteo di Cuccarello da Michelagnolo ducati sette d'oro per conto della allogagione che detto Michelagnolo à fatto a detto Matteo, cioè di tirare alla marina cinque prete (pietre) che sono al Polvaccio. E io Piero Urbano li dètti e' sette ducati in presenzia di Vasotto. Glieli dètti e contàli in sulla sua panca, cioè duc. 7.

 

11 detto.

 

E addì 11 d'agosto 1517 tirò Matteo di Cuccarello una pietra che Michelagnolo comperò da maestro Domenico, che era in su la piazza de' Porci per 2 ducati d'oro: e io Piero Urbano glieli dètti in presenzia di Lazzino e di Menichella, cioè .... duc. 2, a fni 10. [571]

 

Arch. Buon.  1517 20 d'agosto.

 

Ricordo come oggi questo dì venti d'agosto 1517 si partì Michelagnolo da Carrara, per conto di fare el modello di Santo Lorenzo di Firenze, per conto del Papa c'è venuto e del Cardinale ci sta.

 

Arch. di Stato in Firenze. 1517 20 di dicemb.

 

✠ 1517.

Fondamenti facciamo in San Lorenzo di Firenze per la facciata d'essa, a nome della Santità di nostro Signore Leon papa, deon dare:

Per tanti pagatone in fare votare cierto pozo per avere l'aqua, barelle, cieste, aguti e pale per a detto lavoro, computato uno scarpellino tenuto per fare buche per catene del fondamento

Lire 19.  2.  –.

E per tanti pagatone a Meo fondatore per braccia 4674 di fondamenti cavati al fondamento grosso e per le vôlticiuole dove s'ànno a posare le scalee a soldi 2 e soldi 1 denari 10 il braccio, che il fondamento maggiore fu in fondo di braccia 11 ¼ e braccia xij, e di grossezza braccia 4

Lire 454.  3.  –.

E per tanti pagatone a Lorenzo di Francesco carrettai per braccia 2468 di terra levataci de' fondamenti grandi, abbattuto e' sassi, a soldi 1 denari 8 il braccio e carrettate 710 delle vôlticiole

Lire 288.  9.  –.

E per conto di braccia 25 ⅛ e sassi smurati grossi e sassi di Mugnone per detti fondamenti, computato cierti lastroni per catene e legature a lire 35, 38 e lire 42 braccio de' sassi, oltre a braccia 4 o più d'essi si trovarono ne' fondamenti

Lire 970.  –.  10.

E per tanti pagatone a Francesco di Chimenti detto il Perla, misuratore, per misuratura di tutti e' sassi per nostra rata

Lire 32.  –.  –.

A Lionardo e Taddeo di Cristofano fornaciarj, per costo di moggia 297 di calcina date a San Lorenzo per detti fondamenti a lire 4. 6. –. il moggio: manco di tutta la somma lire 7. 2. –.

Lire 1270.  –.  –.

 

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Lire 3258. 14. 10.

Segue il costo delli fondamenti della facciata di San Lorenzo di Firenze, e monta la somma della faccia di là

Lire 3258. 14. 10.

E per tanti pagatone a Francesco Corbinelli, Giuliano del Comparino et altri, per costo di 34 migliaia di lavoro campigiano et nostrale, per vôlticiuole xviiij fatte a lo 'ntorno del fondamento grosso, su le quali à a venire le scalee e per cierti archi fatti tra' muri, come è bisognato: e per tutto abbiamo pagato

Lire 396.  3.  –.

E per tanti pagatone a Bernardo di Giovanni Pistochi e Temoi muratore per opere 333 di maestro a detto lavoro: a soldi 20 l'opera d'esso Bernardo et Temoi: soldi 17 e 15 le altre: et opere 941 di manovale, a soldi 10, 9, e 8 il giorno, secondo li tempi

Lire 783.  4.  –.

E per tanti pagati a Andrea Ferrucci capo maestro per sua provisione

Lire 56.  –.  –.

E per tanti pagatone a messer Ricardo Davanzati per suo servito di mesi V, tenuto saldamente in sul lavoro e solecita l'opere et altro

Lire 35.  –. –.

 

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Lire 4529. 1. 10.

[572]

 

✠ 1517.

Magnifico Iacopo Salviati de' dare lir. 4529 sol. 1 d. x piccioli per quello monta lo spendio fatto ne' fondamenti di San Lorenzo: come in questo foglio si mostra vero.

 

Ducati 647. –. 3.

 

✠ 1517.

Magnifico Iacopo Salviati de' avere a dì 7 di novembre ducati cento d'oro per lui da pagamento.

 

Ducati 100. –. –.

 

E ducati xxxiiij, sol. iiij, den. viij d'oro larghi per costo di 2 modelli per essa faciata di San Lorenzo: uno fatto per Baccio di Agnolo et altro per Michelagnolo.

 

Ducati 34. 4. 8.

 

E de' avere ducati 387 ½ d'oro larghi a compimento di ducati 500 d'oro Camera, che ci troviamo a ordine di detto Iacopo per servire a la strada di Pietrasanta, quali si possono fare servire a questo conto e aconciarli per conti o come a voi parrà: chè duc. cento d'oro se ne pagò a questi vostri sino addì 2 d'agosto

 

Ducati 388.  10.  –.

 

 

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Ducati 681. 4. 11.

 

 

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Ducati 487. 10. –.

 

 

– 487. 10. –.

 

 

 .

 

 

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Ducati 193. 14. 11.

 

 

 

Restate debitori per queste partite come di sopra si vede, di ducati cento novantatre, sol. xiiij e den. xj d'oro larghi, aconciando li ducati cinquecento Camera per la strada di Pietrasanta, che ducati cento ne pagamo qui a li vostri, come di sopra, et lo resto sono in credito vostro. Cristo vi guardi.

Bernardo Nicolini camarlingo

de lo Arcivescovado

a dì xviiij di dicembre 1517.  525)

(Fuori.)

Magnifico viro domino Iacopo Salviati in Firenze.

Conto delli fondamenti per la facciata di San Lorenzo.

 

(E d'altra mano.)

Copiata al Giornale a c. 159, et a c. 198.

 

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di Stato in Firenze.  1518 8 di febbraio.

 

Sia noto come a dì otto di febbraio mille cinque cento diciassette, Bartolomeo detto Mancino, figliuolo di Giampagolo di Cagione da Torano, mi vendè quattro pezzi di marmo. 526)

 

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25 detto.

 

Io Michelagniolo di Lodovico Simoni ò ricievuto, oggi questo dì venti cinque di febraio, da papa Leone, per conto della facciata di San Lorenzo, ducati otto cento d'oro, ciò è ducati [573] ottocento; e per il detto Papa me gli à pagati Iacopo Salviati propio. E per fede del vero ò fatta questa di mia mano propia detto dì in Firenze 1517. 527)

 

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Arch. Buon.   1518 4 d'agosto.

 

Ricordo come stasera a dì quattro d'agosto mille cinquecento diciotto dètti ducati quattro a Barone, a Rubecchio, a Ceccone, a Sandro, a Andrea in Seravezza in casa Tommè per conto della allogagione del cavare marmi, come apparisce per uno contratto di ser Giovanni della Badessa da Pietra Santa.

 

5 detto.

 

Ricordo, come a dì cinque di detto, dètti uno ducato a Raffaello detto Bardoccio scarpellino, pure da Settignano, in casa la Galante in Seravezza, per conto di marmi che cava per me.

 

7 detto.

 

Ricordo, come a dì sette di detto, dètti carlini dieci a certi manovali per iscalzare un sasso su nella cava.

 

10 detto.

 

Ricordo, come a dì dieci di detto, dètti a Michele di Piero di Pippo da Settignano ducati dua per che gli andassi a Firenze per accattare certe taglie dall'Opera. 528)

 

13 detto.

 

Ricordo, come a dì tredici di detto, dètti un ducato a Giannone ferraro in Seravezza per comperare ferro per fare due ulivelle e altri ferramenti.

 

15 detto.

 

E a dì quindici di detto, dètti carlini otto a certi manovali per iscalzare certi marmi su nelle cave.

 

19 detto.

 

E a' dì diciannove di detto, dètti un ducato a Raffaello detto Bardoccio, per conto de' marmi che e' cava per me in Seravezza: e detto dì dètti a uno manovale soldi sedici per iscalzare marmi in nella cava.

 

21 detto.

 

E a dì venti uno di detto, dètti a uno di Seravezza lire quattro d'un noce mi vendè per fare un argano per collocare dal monte una colonna bozzata.

E a dì venti uno dètti a Bardoccio ducati tre che dice volea dargli a Filippo 529) da Carrara, che lavora seco.

 

22 detto.

 

E a dì venti dua pagai soldi cinquanta cinque a uno manovale per tante giornate per iscalzare marmi nella cava.

E detto dì pagai bolognini venti quattro a uno scarpellino o vero cavatore Carrarese, che m'avea aiutato nella cava.

 

24 detto.

 

E a dì ventiquattro di detto pagai a uno manovale, per iscalzare pietre nella cava, lire tre e soldi sei per tante opere.

E detto dì venti quattro pagai soldi quaranta per quattro giornate che io tenni alla marina aspettare el canapo che venissi di Pisa in su la barca.

 

28 detto.

 

E a dì venti otto dètti a Raffaello detto Bardoccio ducati tre d'oro larghi; e detto dì a dua maestri di legname, carlini sedici per fattura di dua argani; e dètti ancora carlini tre a uno manovale per tante giornate per iscalzare marmi nella cava.

[574]

 

Arch. Buon.  1518 3 di settembre.

 

E a dì tre di settembre dètti a Raffaello detto Bardoccio ducati uno pel sopra detto conto.

 

5 detto.

 

E a dì cinque di settembre dètti al detto Raffaello uno ducato pel detto conto.

 

.... detto.

 

E a dì.... di settembre pagai a Bernardino calzolaio da Seravezza grossi dua per una corda per legare l'argano per mandare giù una colonna; e pagai a Baiardo carlini cinque per tante giornate per mandare giù la colonna, e uno carlino a Cancherino per una giornata: pagò Baccio da Filicaia per me di danari avea di mio.

 

12 detto.

 

E a' dì dodici di settembre dètti a Raffaello detto Bardoccio ducati dua d'oro pel sopra detto conto.

E detto dì dètti a maestro Pietro falegname carlini otto per tante giornate per fare una lizza per la colonna; e dètti quattro carlini a Antonio manovale per tante opere per aiutare mandare giù la colonna.

E detto dì dodici dètti al fratello di Giuliano di Cacca uno carlino per una giornata per mandare giù la colonna.

 

14 detto.

 

E a dì quattordici pagai a Giuliano d'Isach, a Girolamo di Nardo, a Barso di Polo, a Ambrogio di Polo, a Giovanni d'Andrea, a Lorenzo di Giovanni, a Antonio da Convalli, a Iacopo di Gian Vai da Zaini, villa sopra Seravezza, carlini undici per tante giornate per mandare giù la colonna.

E a dì quattordici dètti a maestro Cristofano sarto per uno ciriegio per una lizza 530) per mandar giù la colonna, bolognini diciotto.

 

25 detto.

 

E a dì venticinque di settembre dètti a Raffaello detto Bardoccio, nell'osteria di Pistoia, ducati sei per conto di certe pietre che cava per me a Seravezza: e detto dì, in detta osteria, dètti a Michele di Pietro di Pippo scarpellino ducati dua per conto di marmi che e' cava per me in sopra ditto loco.

 

28 detto.

 

E a dì venti otto di detto, dètti al sopradetto Bardoccio ducati dua per el medesimo conto.

 

29 d'ottobre.

 

Oggi a dì ventinove d'ottobre mille cinquecento diciotto cavai cento sette ducati de' mille ch'io ò in mano del Papa, cioè del sacchetto cucito, e dèttine trenta a Topolino 531) scarpellino da Settignano, e venticinque a Andrea scarpellino pure da Settignano, che andassino a cavar marmi per la facciata di San Lorenzo a Pietrasanta, come appare contratto di ser Filippo Cioni, 532) al quale dètti dua barili per distendere il contratto.

Ò a scrivere come io andai a Pietrasanta per collare la colonna che si ruppe, e stettivi circa a dua mesi e mezzo, con una bestia e un garzone. E perchè Berto da Filicaia venne anch'egli, intenderò el dì che noi partimmo da Firenze; che non me ne ricordo: e 'l dì ch'io partii da Pietra Santa amalato, porrò mente una fede ch'io ò di mano di Donato Benti di settanta ducati che io gli lasciai per conto de' mia marmi di Carrara; e vedrollo e scriverrò ancora.

[575]

 

Arch. Buon.  1518 28 d'ottobre.

 

Ò a scrivere come Pietro tornò a dì ventiotto di detto da Pietra Santa, che l'avevo mandato circa sei dì innanzi col mulo a vedere quello faceva Bardoccio, e a intendere se e' maestri di cava di Pietra Santa si volevano obrigare a cavare una certa quantità di marmi per San Lorenzo.

Ò a scrivere come, quando partii ammalato da Pietra Santa, come è detto, lasciai la mattina ducati tre a Baccio di Berto da Filicaia, che pagassi el mulattiere e certe giornate d'uomini che m'aiutorno collare la colonna che si ruppe, e a 'ntendere quello gli è restato in mano.

 

30 detto.

 

Ò a scrivere come stamani, a dì trenta di detto, mi parto da Firenze e vo a Pietrasanta a mettere in opera certi scarpellini che ò obrigati per ser Filippo Cioni, com'è detto sopra.

Ò a scrivere d'un cavallo e vettura per otto dì, d'una ferratura d'un mulo, d'un paio di borzachini, d'un capello, d'un fodero d'una spada, e del cinto da legarla, lire quindici, ora, dì trenta di detto, ch'io vo a Pietra Santa.

 

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Arch. di Stato in Firenze.  1518 3 di novembre.

 

 533) A dì tre di novembre mille cinquecento diciotto dètti a Donato scultore ducati dieci in casa sua in Seravezza, presente Pietro che sta meco, e presente la moglie di Donato 534) e le figliuole a tavola, per aver cura e caricare e' mia marmi dall'Avenza, e per quelli io fo cavare a Pietra Santa o vero a Seravezza; e quello spenderà per me, n'à tenere conto, e io gnien'ò a far buoni.

 

5 detto.

 

A dì cinque di detto tornammo Pietro ed io da Seravezza a Firenze con due cavalcature per conto di San Lorenzo.

E dì cinque detto, dètti a ser Filippo Cioni barili quattro e soldi tre per la copia di dua contratti di scarpellini che io ò mandati a Seravezza a cavare per San Lorenzo.

 

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Sito comprato di Via Mozza

Museo Brit.   1518 24 di novemb.

 

Ricordo come a dì venti quattro di novembre mille cinque cento diciotto, sere Matteo di Pavolo prete di San Lorenzo mi fece contratto d'un sito che m'avea venduto nella strada che va da San Bernaba a Santa Caterina, 535) e fu rogato di detto contratto ser Filippo Cioni che sta nell'Opera di Santa Maria del Fiore, di notte, circa due ore in Gualfonda in casa Francesco Gerini: e contai in su detto contratto cento settanta ducati d'oro largi, che così fùmo d'accordo di detto sito, e fu testimonio Matteo de' Servi e Baccio di Pecione legnaiuolo che fa bottega lungo e' fondamenti; e dètti al detto notaio un ducato.

 

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Facciata di San Lorenzo.

27 detto.

 

Ricordo come a dì ventisette di detto mandai Pietro che sta meco a Pietra Santa per conto de' marmi ch'io fo cavare là per la facciata di San Lorenzo.

[576]

 

Sito di Via Mozza.

1518 4 di dicembre.

 

Ricordo come oggi a dì quatro di dicembre dètti a Baccio di Puccione uno ducato d'oro largo, che lo déssi a uno che mi portava sassi nel sito che io comperai da San Bernaba per far certe mura.

 

9 detto.

 

Ricordo come a dì nove di detto, dètti a Meo fondatore ducati quattro d'oro largi nel sopradetto sito per certi fondamenti che lui mi vi fa con un pozzo.

 

11 detto.

 

Ricordo come stamani a dì undici di detto, dètti a Baccio di Puccione, ec. (e così seguita per una facciata e mezzo.)

 

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Facciata di San Lorenzo

Arch. Buon.   1518 27 di dicemb.

 

Ricordo come adì ventisette di dicembre 1518 mandai a Donato Benti scultore a Seravezza ducati dieci larghi per Domenico detto Zucca scarpellino, che cava là marmi per San Lorenzo di Firenze.

 

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Sito di Via Mozza.

1519 3 di gennaio.

 

Ricordo come a' dì tre di gennaio 1518 pagai alla Gabella de' Contratti ducati undici d'oro larghi, e sei barili, presente messer Gian Francesco, cappellano di Santa Maria del Fiore, e Matteo de' Servi, per conto di un sito che io comperai da messer Matteo di Pagolo, prete di San Lorenzo, ovvero da Francesco Gerini, ducati cento settanta. E il detto pagamento della gabella è segnato al Campione Giuliano Biliotti.

 

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Facciata di San Lorenzo.

26 di marzo.

 

Io Michelangiolo Buonarroti ò ricevuto oggi questo dì ventisei di marzo mille cinquecento diciannove ducati cinquecento d'oro larghi da Bernardo Niccolini, per le mani de' Gaddi di Firenze, i quali m'à fatto pagare el cardinale de' Medici per commissione di papa Leone per conto della facciata di San Lorenzo che io fo: e così n'ò fatte due quitanze.

 

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29 detto.

 

Ricordo come a dì 29 di marzo si partì Michelagniolo di Lodovico Simoni scultore e andò a Pietra Santa.

E a dì sopradetto a Raffaello scarpelino che sta a Signia con Michelagniolo, lire quatro contanti.

 

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3 d'aprile.

 

Io Michelagniolo, scultore fiorentino, ò pagato oggi questo dì tre d'aprile mille cinque cento diciannove, ducati quindici d'oro largi a Domenico di Matteo di Pagolo Morelli e Andrea di Giovanni d'Andrea del Luchesino scarpellini da Settignano, per conto de' marmi ànno tolto da me a cavare nelle montagnie di Pietra Santa per la facciata di San Lorenzo di Firenze, come appare per contratto di ser Filippo Cioni cancelliere dell'Opera; e detto contratto fu fatto a dì venti otto d'ottobre mille cinque cento diciotto, e dal dì detto contratto per insino a questo dì detto, detto Domenico e Andrea compagni confessono avere ricievuti pel sopra detto conto co' quindici ducati detti, ducati cento venti d'oro largi in [577] sei partite; ducati venti cinque el dì del contratto; ducati trenta a dì ventidua di dicenbre, e a' dì dieci di giennaio ducati dieci, e a dì venti uno di febraio ducati venti, e a dì quatro di marzo ducati venti, e a dì tre d'aprile, ciò è oggi questo dì, ducati quindici, come è detto. E per fede della verità detto Andrea e Domenico confessano avere ricevuti detti danari per detto conto; e così si sotto scriverranno qui di lor propia mano.

Io Domenico soprascritto confeso avere ricieuto con Andrea mio copagno insino a ogi questo dì 3 d'aprile sopra scritto.

Io Andrea cofeso avere ricevuti deti denari co' Domenico mio compangnio.

Io Domenico e Andrea confessiamo avere ricevuto ogi questo dì 25 d'aprile 1519 ducati trentatre d'oro larghi per sopradetto conto.

 

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4 detto.

 

Ricordo come oggi questo dì quattro d'aprile mille cinquecento diciannove io Michelagniolo, scultore fiorentino, ò allogato overo dato a fare uno carro a dua ruote a Pierino di Girolamo del Bianco da Massa, con questi patti: che io gli debba dare dodici lire dell'una delle ruote finita del legname solo; con questo inteso, che dandogli e' ferri, me le debba ancora ferrare pel detto prezzo: e per caparra di ciò, oggi questo dì detto gli ò dato, al detto maestro, ducati dua in Seravezza, presente prete Agostino.

E oggi questo dì sopradetto ò dato qui in Seravezza ducati dua a Donato Benti che vadi a Carrara e che dia abozare una pietra che io ò a Sponda, che io comperai da Lotto scudi dieci; e come è detto, Donato la dia abozare per una figura di cinque braccia, e dia detti dua ducati che io gli ò dati di caparra.

 

6 detto.

 

Adì sei di detto per mandare uno a Firenze per le girelle delle taglie che le conduca in Pisa, grossi sette.

 

8 detto.

 

E a dì otto d'aprile dètti ducati dua al Pollina, a Leone e a Bello da Carrara, per conto di certi marmi ànno tolto a farmi. Ànno promesso in fra tre o quattro dì venire qui a Seravezza a fare el contratto di detta allogagione di marmi.

E detto dì dètti a maestro Lazzero e a Leri suo fratello ducati dua per conto de' ferramenti d'un carro, e delle casse d'un paio di taglie che loro mi fanno di ferro e ànno avuto per infino detto dì ducati sei; cinque da me, e uno da maestro Donato.

 

12 detto.

 

E a dì dodici di detto per la portatura d'un canapo e di quattro girelle di bronzo da Pisa a Seravezza, undici grossoni e mezzo.

E detto dì per corde per legare le taglie per collare una colonna, lire cinque e mezzo.

E detto dì dodici pagai in Pisa ducati dugento settanta a' Salviati per tanti n'aveano spesi per me: e così n'ebbi la ricevuta da Francesco Peri.

 

13 detto.

 

E a dì tredici di detto, dètti barili tre a ser Giovanni della Badessa, notaio in Pietra Santa, per parte di pagamento d'un contratto m'à a levare, fatto detto dì col Pollina e col Bello e con Leone uomini da Torano, villa di Carrara, maestri di cavar marmi, per otto pezzi di marmo che m'ànno a cavare e dare in barca, con condizione e tempi e modi che appariscono per esso contratto di ser Giovanni della Badessa. E detto dì del contratto, in su 'l detto [578] contratto, a' detti uomini di Carrara contai e' detti ducati venti uno d'oro larghi; intendendosi seguire el pagamento a' tempi che dice detto contratto.

 

1519 16 d'aprile.

 

E a dì sedici pagai a maestro Lorenzo ferraro da Ripa di Seravezza lire quattro per fattura della cassa di ferro d'una taglia; la qual taglia m'avea a far maestro Lazaro dalla Corvara: e questi danari ànno a dare a suo conto.

 

18 detto.

 

E a dì diciotto di detto pagai a maestro Domenico di Giovanni di Bertino, scarpellino da Settignano, ducati sei larghi per conto de' marmi mi cava in Finocchiaia per la facciata di San Lorenzo.

 

25 detto.

 

E a' dì venticinque a detto maestro Domenico ducati tre d'oro larghi per detto conto.

E detto dì a Michele di Pier di Pippo scarpellino per sei opere per collar la colonna, grossi dodici.

 

22 di maggio.

 

A dì ventidua di maggio dètti a maestro Donato in Seravezza ducati dieci che gli déssi a Michele di Piero di Pippo, scarpellino da Settignano, e a Bastiano d'Agnoletto da Seravezza, presente Raffaello d'Iacopo di Nencio scarpellino e detto Bastiano e Michele.

 

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12 di settemb.

 

Ricordo come oggi a dì dodici di settembre millecinquecento diciannove pagai a Michele Lelli, e a Luca Fancellotti, carradori e compagni, lire quaranta cinque per un resto di marmi che e' mi condussono da Signa, che furono sette pezzi: e condussonmegli alla stanza mia di Via Mozza. E detti carradori mi dissono aver condotti detti marmi, dua pezzi con tre paia di buoi l'uno, e gli altri per insino in sette pezzi, dua paia di buoi per pezzo. E io non avendo visto e' pezzi dètti loro e' detti danari. [di settembre.] Dipoi visto e' pezzi, trovai che fra e' detti sette ve n'era tre d'un paio di buoi per pezzo, e trova'mi giuntato di nove lire, perchè tre lire era el mercato tra noi per paio di buoi. E dètti detto dì a' detti carradori lire tre per tanti mi dissono avere spesi per acconciare el carro.

Pochi dì innanzi al sopra detto dì, ero tornato da Carrara da vedere Pietro che sta meco che stava per morire: el quale io avevo mandato là con danari per conto delle figure della faccia di San Lorenzo. Fra andare in poste e medico e medicine, e per levarlo da Carrara e condurlo a Seravezza portato da gli uomini, e con dieci ducati che io gli lasciai a Seravezza, mi trovai speso trenta tre ducati e mezo.

 

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1519 10 di maggio.

 

A Bardoccio grossi tre a dì dieci di maggio grossi cinque al carro detto dì.

Cinque ducati a Matteo dell'Opera per cinque legni a dì undici detto.

Ducati quaranta quatro a Pietro per portare a Carrara a dì detto.

 

13 detto.

 

E a dì tredici di detto a Bardoccio dètti ducati dua al banco di Giovanni de' Servi che gli déssi a' carradori che portono e' marmi da Signia.

 

14 detto.

 

E a dì quattordici di detto, dètti a Baccio di Puccione ducati cinque largi in tanti barili, e' quali gli contò Giovanni de' Servi al banco per resto d'asse che detto Baccio avea comperato per la soffitta della stanza di Via Moza.

[579]

 

E detto dì soldi trenta a dua segatori, per segature di certe piane per detta stanza soldi trenta, e' quali portò Ciappino.

 

1519 16 di maggio.

 

E a dì sedici di detto, dètti a Baccio di Puccione legnaiuolo ducati tre d'oro largi, presente ser Gian Francesco, cappellano di Santa Maria del Fiore, in sulla porta dell'Opera per conto di finestre e porte e un palco della stanza di Via Moza che io ò murata.

 

7 di giugno.

 

E a dì sette di giugno a Baccio di Puccione dètti un ducato d'oro, che ne dètte grossi dua e uno barile al Mariola che andò a portare un comandamento a Signia a' carradori e a Michele di Pier di Pippo che andò acompagniare el carro ne dètte sei, e 'l resto si gli rimase per conto dell'opere della stanza di Via Moza.

 

9 detto.

 

E a dì nove di detto vennono e' carradori con un marmo con cinque paia di buoi alla stanza di Via Moza, a' quali dètti loro ducati otto largi; ducati sei per detta pietra di cinque paia di buoi a ragione di quattro lire el paro; che così fumo d'acordo, e penorno dua giornate; e dua ducati che restavono aver prima per dua altre pietre. E detti danari contò a' detti carradori, cioè a Michele di Lello e sua compagni, Baccio di Puccione, presente Topolino, e Michele di Pier di Pippo, in sulla porta della stanza di Via Moza: a detto Michele dètti grossi cinque che era venuto col carro.

 

10 detto.

 

E a dì dieci di detto, dètti a Barone scarpellino un ducato e manda'lo a Carrara a trovare Pietro per conto della allegagione de' marmi che io ò fatta là, come apariscie per ser Giovan Badessa da Pietra Santa.

 

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1520 10 di gennaio.

 

Ricordo come io Michelagnolo, scultore fiorentino, ò pagato oggi questo dì dieci di gennaio mille cinquecento diciannove, ducati quindici d'oro larghi a maestro Domenico di Bertino, cioè Giovanni di Bertino, scarpellino da Settigniano, per conto d'una certa quantità di marmi che io gli ò dato a cavare nelle montagne di Pietra Santa, come apparisce per uno contratto di ser Filippo Cioni, notaio fiorentino: e detti danari gli ò dati detto dì in Seravezza in casa maestro Donato scultore, presente lui e maestro Michele di Pier di Pippo, scarpellino da Settigniano.

 

12 detto.

 

E più a' dì dodici di detto, dètti a maestro Donato Benti, scultore fiorentino, ducati dieci d'oro larghi in Seravezza in casa sua per conto de' marmi che e' mi fa caricare all'Avenza per Pisa: è per l'opera de' marmi di San Lorenzo di Firenze, che si cavano a Seravezza.

E a dì detto, dètti a Domenico di Matteo Moregli e a Andrea di Giovanni del Luchesino suo compagnio, amendua scarpellini da Settigniano, ducati dieci d'oro larghi per conto de' marmi che e' cavano per me nelle montagne di Seravezza per conto della facciata di San Lorenzo di Firenze, come appariscie per un contratto di ser Filippo Cioni. E detti danari dètti loro in Seravezza in casa maestro Donato Benti, e in sua presenza.

 

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1520 10 di gennaio.

 

Ricordo come oggi questo dì dieci di gennaio dètti a maestro Domenico di Giovanni di Bertino, scarpellino da Settigniano, ducati quindici d'oro larghi per conto d'una certa quantità di marmi che io gli ò dato a cavare nelle montagnie di Pietra Santa, come appariscie per un contratto di ser Filippo Cioni.

[580]

 

1520 4 di marzo.

 

E a dì quatro di marzo 1519 io Piero Urbano che sto con Michelagniolo ò pagato a maestro Domenico di Giovanni di Bertino, detto Topolino, da Settigniano, ducati venti d'oro larghi per conto di cavare nelle cave di Pietra Santa per l'opera di San Lorenzo che Michelagniolo à tolto a fare di marmi e di colone; e confessa avere aùti in più volte ducati ottanta dua, metendovi questi venti sopradetti: presente io Pietro, et Michele di Piero da Settigniano, come appariscie contratto di ser Filippo Cioni.

 

1 detto.

 

E a dì primo di marzo 1519 io Pietro Urbano che sto con Michelagniolo ò pagato a Domenico di Mateo di Paolo Morelli, e Andrea di Giovanni d'Andrea de Luchesino suo compagnio, ducati venti d'oro largi, da Setigniano, per conto di cavare nelle cave di Pietra Santa marmi per cavare per Santo Lorenzo di Firenze, come apariscie per contratto che apariscie per sere Filippo Cioni.

 

4 detto.

 

E a dì 4 di marzo 1519 ò dato io Pietro Urbano a maestro Donato Benti fiorentino scultore, ducati 10 d'oro larghi per conto de condure e' marmi di Carrara in Pisa.

E a questo pagamento tutto è stato presente e testimoni Michelagniolo e Michele di Piero, e Donato Benti scultore e io Pietro Urbano da Pistoia.

 

8 detto.

 

E a dì 8 di marzo 1519 a Giovanni del Giudice da Seraveza ducati dua per conto di conperare u' noce che è 'n sul fiume di Seraveza.

E a dì 8 detto per maestro Biagio di Cristofano, maestro di carra, ducati dua per far principio di pagamento di detto carro de' fare del detto nocie.

E a dì 8 detto a Lazzero e Filippo suo fratello ducati 3 d'oro larghi per conto di fare le casse d'un paio di taglie, e per pali e per un manico d'ulivello in dua pezi.

E a dì 8 sopradetto a Donato ducati tre d'oro largi per pagarne el carro dua, e uno per farne tirare cierte pietre alla marina.

 

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10 detto.

 

Sia noto come io Michelagniolo, scultor fiorentino, trovandomi a Carrara per marmi per mia opere nel mille cinque cento sedici, ebi commessione da papa Leone di fare cavare marmi per la facciata di San Lorenzo di Firenze, secondo uno disegnio io gli aveo fatto di detta opera.

Dipoi a dì otto o più vero dì del mese di giennaio in detto tempo ebbi da papa Leone ducati mille largi per el sopra detto conto per le mani di Iacopo Salviati, e contòmegli in Carrara uno suo servidore detto Bentivoglio.

E a dì circa venticinque di febraio nel mille cinquecento diciassette o più vero tempo, ebbi da papa Leone in Firenze ducati ottocento per le mani di Iacopo Salviati per detta opera de' marmi di San Lorenzo, e non mi possendo servire a Carrara di detti marmi, mi missi a fare cavare nelle montagnie di Seraveza, villa di Pietra Santa, dove inanzi non era mai più stato cavato.

E a dì venti sei di marzo mille cinque cento diciannove mi fece pagare el cardinale de' Medici pel papa Leone pel sopra detto conto, ducati cinque cento; e contòmegli e' Gadi di Firenze.

[581]

 

1520 10 di marzo.

 

Ora papa Leone forse per fare più presto la sopra detta facciata di San Lorenzo, che l'allogazione ch'egli avea fatta a me (sic) e così parendo ancora a me, d'acordo mi libera e per tutti e' danari sopra detti che io ò ricievuti si conta l'aviamento che io ò fatto a Pietra Santa e e' marmi che vi sono cavati e abozati come oggi si vede; e chiamasi contento e sodisfatto da me, come è detto, di tutti e' danari ricievuti per detta facciata di San Lorenzo e d'ogni altra cosa che io abbia avuto a far seco insino a questo dì dieci di marzo 1519: e così mi lascia in mia libertà e disobrigo che io non abbia più a rendere conto a nessuno di cosa che io abbia avuto a far seco o con altri per suo conto.

 

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Compra del podere di Rovezzano

Museo Brit.   1520 11 di luglio.

 

Io Michelagniolo di Lodovico Simoni ò ricevuto oggi questo dì undici di luglio mille cinque cento venti da Buonarroto di Lodovico Simoni e compagni, lanaiuoli, fiorini dugento settanta due in oro largi, e' quali son parte d'un deposito di fiorini cinquecento trenta d'oro largi che fu fatto a detto Buonarroto infino a dì venti sette d'ottobre mille cinque cento diciannove, da Piero di Bartolo Tedaldi, per conto di un podere che io comperai da detto Piero nel popolo di San Michele a Rovezzano, luogo detto el Fattoio, per prezzo di fiorini secento d'oro largi, infino a dì venti sette d'ottobre detto: e detto Piero di detto prezzo n'ebbe fiorini settanta d'oro in sul contratto, e el resto, che sono fiorini cinque cento trenta, se ne fece el detto diposito infino a tanto io fossi ben sodo di detta compera: e perchè el detto Piero Tedaldi avea obrigato innanzi a detta vendita staiòra quaranta nove di terra di detto podere per la somma di fiorini dugento cinquanta dua d'oro a Piero Buonaguisi suo genero, promesse detto Piero Tedaldi che detto Piero Buonaguisi retificherebbe a detto credito, come apparisce nel contratto. Dipoi passato el tempo, domandato da Piero Tedaldi che Piero Buonaguisi retificherebbe, e non avendo voluto retificare e volendo le dette staiòra di terre per lui; io Michelagniolo detto per non mi essere osservato el contratto rogato per ser Buonaventura di Lionardo, notaio fiorentino, mi son fatto rendere dal sopradetto Buonarroto la somma di fiorini dugento cinquanta dua, che tanto à detto Pier Buonaguisi in su dette staiòra quaranta nove di dette terre; e più mi son fatto rendere fiorini venti d'oro largi, che tanti sono per la gabella che io avea pagata, che io non posseggo, e altre spese fatte per detta parte di dette staiòra: e di tutto come è detto, n'è rogato ser Buonaventura di Lionardo sopra detto. E per fede di ciò io Michelagniolo sopra detto a detto Buonarroto e compagni ò fatta questa ricievuta di mia propria mano, questo di sopra detto in Firenze.

Noi Buonaroto di Lodovico Simoni e compagni: (diciamo) che abbiamo ricevuto questo dì 7 di giugno 1522 fiorini dugiento settanta due d'oro, moneta, da Michelagnolo di Lodovico Simoni, e' quali sono e' sopradetti danari che noi rendemo a lui, e' quali sono parte de' danari del podere che Michelagniolo comperò da Piero Tedaldi che..... crediti di Monte che sieno per sodo per Michelagniolo, come dice il contratto rogato per ser Buonaventura di Lionardo, notaio fiorentino, sotto dì 27 d'ottobre 1519.

[582]

 

Sepolture di San Lorenzo

Arch. Buon.   1521 10 d'aprile.

 

A dì dieci d'aprile nel millecinquecento ventuno.

Dètti a Scipione, scarpellino da Settignano, ducati dieci per conto di suo salario che cominciò detto dì, per istare a Carrara a cavar marmi per conto del cardinale de' Medici per le sepolture di San Lorenzo.

E a dì nove di detto, ebbi da Domenico Boninsegni ducati dugento, per andare a Carrara per detti marmi del Cardinale.

 

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Debito pagato.

18 detto.

 

Io Pietro Urbano, garzone di Michelagnolo Buonarroti, ò ricevuti questo dì dicotto d'aprile 1521 da Bernardo da Verrazano e compagni, ducati sedici d'oro in oro larghi, li quali mi pagano per ordine d'Averardo e Battista Salviati e compagni di Firenze, per altanti da ser Giov. Francesco, cappellano di Santa Maria del Fiore: e per fede ò fatto questa prima quietanza di mia propria mano, adì detto, in Roma.

 

Io Pietro Urbano scrissi.

 

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2 di maggio.

 

Ricordo come oggi questo dì dua di maggio mille cinquecento ventuno rende' a Lionardo sellaio ducati quatro, che gli avea prestati a Roma a Pietro da Pistoia che sta meco: e contogniene per me ser Giovan Francesco, capellano di Santa Maria del Fiore, nello spezial del Diamante, mie presenzia.

 

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Sepolture di San Lorenzo.

1521 9 d'aprile.

 

A dì nove d'aprile mille cinque cento venti uno ebbi dal cardinale de' Medici, e per lui da Domenico Boninsegni, ducati dugiento per andare a Carrara allogare a cavare e' marmi per le sepulture che vanno nella Sagrestia nuova di San Lorenzo. Andai a Carrara e là stetti circa venti dì, e là feci tutte le misure di dette sepulture di terra e disegniate in carta, allogai e' marmi in dua parte a dua compagnie, cioè a Marcuccio e a Francione del Ferraro da Carrara, e a questi dètti cinquanta ducati d'oro di caparra, come apariscie pel contratto di ser Calvano da Carra(ra). L'altra compagnia fu el Pollina, Leone e 'l Bello e Quindici uomini tutti da Torano, villa di Carrara: e a questi dètti ducati cento, come apariscie per un altro contratto di detto ser Calvano. Menai un garzone, Scipione da Settigniano, che stéssi là a fare osservar le misure e la qualità de' marmi, e dàvogli sei ducati el mese, e dèttigli dieci ducati inanzi. Menai un altro garzone meco a cavallo, Rafaello di Batista della Palla, al quale donai tre ducati. Tornati che fùmo, presente Stefano miniatore, fra cavagli e spese con tutte le spese dette, mi restò de' dugento ducati alla tornata in mano, ducati ventitre.

 

20 di luglio.

 

A dì venti di luglio ebi dal cardinale de' Medici, e per lui da Domenico Boninsegni ducati cento di corone, e' quali mi portò Stefano miniatore. Andai a Carrara con un fante a piè che si chiama Giovanni povero; e stetti nove dì. Non dètti danari a' Carraresi, perchè non avevano fatto quello m'era scritto. Dètti là cinque corone a Scipione per conto di suo salario, e al fante che venne meco dua corone alla tornata.

[583]

 

1521 16 d'agosto.

 

E oggi a dì sedici d'agosto, sendo venuti qua a Firenze le dua compagnie de' detti Carraresi, ò dato loro qua trenta ducati per compagnia, e' quali portai a Giovanni de' Servi e fecigli pagare a lui loro, cioè sessanta ducati larghi, come apar pel suo libro.

 

19 detto.

 

E oggi a dì diciannove di detto ò finito di pagare Scipione di quatro mesi che è stato a Carrara, che restava aver nove ducati e venti soldi. Ògli portati a Giovanni de' Servi, e lui gli à pagati a detto Scipione, come apar pel suo libro.

 

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Cristo della Minerva.

26 d'ottobre.

 

Ricordo come oggi a dì ventisei d'ottobre millecinquecento ventiuno, io Michelagniolo scultore dètti in sul banco di Giovanni de' Salviati a Lionardo sellaio corone sette, e una me ne cambiò detto Giovanni; e dètti, oltre alle sette corone, quattro grossoni a detto Lionardo per farle sette ducati d'oro; el resto dètte a me. E detti sette ducati d'oro dètti a detto Lionardo, perchè e' ne mandassi quattro a Federigo, detto Frizzi, 536) scultore fiorentino a Roma, per conto di una figura di un Cristo ch'e' mi ha finito a Roma, di marmo, di messer Metello Vari, e messa in opera nella Minerva: e el resto, che sono tre ducati, dice detto Lionardo che e' gli aveva avere da me, perchè gli prestò a Roma a Pietro Urbano pistoiese che stava meco.

 

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Compra d'una Casa.

1522 11 di marzo.

 

Questo dì 11 di marzo 1521 si è pagato a messer Lionardo Buonafede, Spedalingo di Santa Maria Nuova, fiorini 70 d'oro larghi per la valuta di fiorini cento di sugello: e' quali denari à pagati Michelagnolo di Lodovico Simoni per le mani di Bonaroto e Gismondo, fratelli di detto Michelagnolo; sono per conto di una casetta conprò detto Michelagnolo da detto Spedale in sino a dì 7 d'aprile 1514, come appare per il contratto rogato per Giovanni da Romena sotto detto dì.

E quali danari si sono mesi a loro contratto per le mani di Fra Filippo d...... (sic), camarlingo di detto Spedale a    38   , e a Libro verde segnato n. a    157   , dove n'è creditore e debitore detto Michelagnolo. Veduto per Bonaroto Simoni questo dì 14 di marzo 1521.

 

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Sepolture di San Lorenzo.

1524 12 di gennaio.

 

Ricordo come oggi questo dì dodici di gennaio mille cinquecento ventitrè cominciò Bastiano legnaiuolo a lavorar meco in su modegli delle sepolture di San Lorenzo.

 

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11 di febbraio.

 

Ricordo come oggi questo dì undici di febbraio 1523 ò ricevuto da Marco Fantini ducati otto, cioè 8 ducati larghi per conto della pigione d'un anno passato, d'una casa che tiene di nostro, in casa mia di grossi di sei soldi l'uno.

[584]

 

1524 29 di marzo.

 

Ricordo come oggi questo dì venti nove di marzo 1524 maestro Andrea 537) da Fiesole scarpellino, capo maestro all'Opera di Santa Maria del Fiore, è venuto a guidare l'opera delle sepolture che io fo nella Sagrestia di San Lorenzo, cioè a mettere le pietre innanzi agli squadratori: e verrà a detta opera una volta el dì per un'ora, e quando bisognerà vi starà ancora un mezo dì, e un dì intero: che così siàno d'accordo. E chiesemi detto maestro Andrea per far questo, ducati sei el mese; io gniene profersi quattro: àssi a dare in quel mezzo, secondo mi dice Baccio legnaiuolo, che è stato mezzano. E detto maestro Andrea feci chiedere agli Operai, di suo consentimento, a messere Iacopo da Prato. 538)

 

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31 d'agosto.

 

Ricordo come oggi questo dì ultimo di marzo ò fatto portare in su' curri da la stanza mia di Via Mozza a San Lorenzo un pezzo de' mia marmi lungo braccia quattro giuste, largo un braccio e mezzo, grosso fra dua terzi e tre quarti, per metterlo nelle sepolture della Sagrestia; e questo ò fatto, perchè gli scarpellini m'ànno levato una certa cornicetta di dua pilastri, in modo che la non v'è più dentro, e bisogna rifarli, e non vi sendo marmi ancora venuti al proposito, per non rifargli, v'ò messo per non gli avere aspettare questo di mio, e se vi metterò l'altro che vi manca che s'è guasto, lo scriverrò qui di sotto. E gli scarpellini che l'ànno condotto dalla stanza mia di Via Mozza a San Lorenzo, son questi: Scipione da Settignano, Urbano Bondo da Settignano, Marchionne figliuolo di Scipione, el Biancalana da Settignano, el Bellegote da Settignano, el Forello da la Porta alla Croce.

 

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1524 dall'8 di genn. al 31 di marzo.

 

Ricordo come oggi questo dì otto di gennaio mille cinque cento venti tre spesi per conto della Sagrestia di San Lorenzo lire venti dua e soldi quattordici in dua tigli, e' quali ebbi all'Opera da Matteo che è sopra el legname.

 

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Sagrestia e Sepolture di San Lorenzo.

 

E a' dì nove spesi per detto conto in venti quattro braccia d'asse d'albero lire otto e soldi quattro, e la portatura soldi cinque.

E detto dì in un quadernuccio, un grossone.

E a' dì dodici di detto per quattro facchini che portorno una panca da legnaiuoli in chiesa, sedici quattrini.

E a' dì quindici di detto per quattro libbre d'aguti, soldi diciotto e otto danari.

E a dì sedici di detto per diciassette braccia d'asse, lire sei e sei soldi e sette quattrini pel portatore.

E detto dì per cinque giornate a Bastiano legnaiuolo, lire sette e mezzo, a ragione di tre carlini el dì.

E detto dì, soldi quindici per fare segare un tiglio.

E a' dì diciotto, nove quattrini per far segare due regoli di tiglio.

[585]

 

E a' dì ventidua di detto a Bastiano legnaiuolo, un grossone per chiodi e bullette.

E a' dì ventitrè, soldi tredici a Stefano miniatore, che avea dati a un facchino che avea portato a San Lorenzo una panca da legnaiuoli, asse e altri legnami.

E detto dì ventitrè pagai per sei giornate carlini diciotto a Bastiano legnaiuolo, che fa e' modegli delle sepulture per San Lorenzo.

E a' dì ventisei per dua libbre d'aguti a Bastiano, un carlino.

E a dì venti otto di detto, dètti a Bastiano un carlino per un pezzo d'asse e una crazia per colla.

E a dì trenta di detto a Bastiano, (quattrini) quattordici per una libbra di chiodi.

E detto dì trenta a Bastiano per questa settimana dètti lire nove a ragione di tre carlini el dì, come di sopra.

E a' dì primo di febbraio in quattro pezzi d'asse che furono braccia nove e un terzo, crazie trentasette da que' di Cappello a San Tommaso.

E detto dì primo, crazie quattro in più carichi a un portatore.

E detto dì a Baccio di Puccione per dua libbre di chiodi, venti otto quattrini per conficcare l'asse del ponte della Sagrestia di San Lorenzo.

E detto dì a Baccio di Puccione legnaiuolo per una giornata soldi venti, e per un maestro di murare soldi diciotto, e per un legnaiuolo soldi dieci, e per un manovale soldi otto, che sono per cuoprire d'asse el ponte della vôlta della Sagrestia di San Lorenzo.

E a dì tre di febbraio a Bastiano quattordici quattrini per una libbra d'aguti, e sei quattrini a un portatore per portare un pezzo di tiglio da San Lorenzo a casa.

E a dì quattro di febbraio a quattro portatori che portorno da casa mia a San Lorenzo un cassone col coperchio per un modello delle sepulture, soldi venti tre e un quattrino.

E a dì cinque dètti a quattro facchini sei crazie, perchè mi portorno un tiglio intero dall'Opera a San Lorenzo.

E a dì sei di detto per cinque giornate a Bastiano legnaiuolo lire sette e mezzo, presente Stefano.

E al Candela legnaiuolo oggi detto dì sei per cinque giornate lire quattro, presente Stefano.

E oggi detto dì sei pagai a Baccio da Frascoli, overo da Decomano, lire sei e soldi cinque, presente Stefano miniatore; per nove braccia d'asse di mezzo, e per undici braccia di terzo, in bottega sua propia.

E detto dì sei pagai a Bastiano, detto Bargiacca, scarpellino da Fiesole, lire tre e soldi quattro per quattro giornate per intaccare e ridirizzare e' quadri della vôlta della Sagrestia di San Lorenzo per potere far di stucco.

E a un segatore detto dì, soldi ventidua, manco un quattrino, per segar tiglio per fare cornice pe' sopra detti modegli.

E a dì otto di detto, dètti a Goro che forma carlini tre in bottega sua nella via de' Martegli, per una certa quantità di terra di cimatura che lui mi dètte e acconciò per fare uno de' quadri della vôlta della Sagrestia di San Lorenzo, acciò che quegli che l'ànno a fare di stucco vegghino com'ella à stare. [586]

E detto dì, tre crazie in tre facchini che portorono tre carichi di scaglie di marmo dalla stanza mia di Via Mozza a San Lorenzo, per pestare e mettere in sulla calcina per fare lo stucco per detta vôlta.

E a dì tredici di detto pagai a Bastiano legnaiuolo lire nove per sei giornate per conto de' modegli della Sagrestia di San Lorenzo, cioè delle sepulture.

E detto dì a Bastiono, detto Bargiacca, scarpellino da Fiesole, pagai lire quattro e soldi sedici per sei giornate per fare certe intaccature alla vôlta della Sagrestia.

E detto dì pagai al Candela legnaiuolo lire quattro per cinque giornate pe' detti modegli.

E detto dì pagai a Stefano miniatore uno ducato che e' pagassi al Nizza legnaiuolo per resto di asse che e' tolse da lui pe' detti modegli.

E detto dì rende' a Stefano miniatore soldi otto per quattro fasci ch'egli avea fatti portare, cioè una panca da legnaiuoli a San Lorenzo con un pezzo di tiglio da casa mia.

E detto dì ò renduto a Stefano lire otto e soldi quattro per libbre ottocento venti di bianco ch'egli avea tolto e pagato a Giuliano, fornaciaio da Castello, a ragione di soldi otto lo staio. Fassi lo staio libbre quaranta: e tolselo per conto dello stucco della vôlta della cappella nuova, overo Sagrestia di San Lorenzo.

E detto dì rende' a Stefano soldi otto per sei some di rena grossa per conto dello stucco.

E detto dì rende' a Stefano soldi venti dua per dua vagli ch'egli avea comperati per detto conto.

E detto dì rende' a Stefano venti otto quattrini per dua libbre d'aguti tolti per detto conto.

E a dì venti di detto a Bastiano legnaiuolo per sopra detto conto per sei giornate, lire nove: portò Stefano miniatore.

E detto dì al Bargiacca scarpellino lire quattro per cinque giornate: portò Stefano.

E detto dì a Francesco legnaiuolo, detto el Camicia, lire cinque per cinque giornate.

E a dì venti uno dètti tre grossoni a Piero ossaio per medicare Bastiano scarpellino che era cascato della vôlta della Sagrestia: cioè el Bargiacca.

E a dì venti sette di febbraio dètti lire sette e soldi dieci a Bastiano legnaiuolo per giornate cinque per conto de' modegli della Sagrestia di San Lorenzo: e' quali portò Stefano miniatore.

E detto dì per detto conto a Francesco, detto il Camicia, legnaiuolo, per giornate cinque, dètti lire cinque: e' quali portò Stefano miniatore.

E detto dì per segare un tiglio per detto conto, soldi venti.

E a dì cinque di marzo 1523 dètti a Bastiano legnaiuolo per sei giornate lire nove pel conto sopra ditto de' modegli della Sagrestia, e lire sei a Francesco, detto el Camicia, legnaiuolo, pel medesimo conto: e detto dì pagai a quattro facchini trenta dua quattrini per portare uno pancone dal Borgo de' Greci a San Lorenzo, che mi vendè il Camicia, per battervi su la terra, per detto conto.

E a dì otto di marzo in dua facchini che portorno marmo pesto dal giardino de' Medici a San Lorenzo per conto dello stucco, dètti crazie sei. [587]

E detto dì dètti crazie sette a Bastiano torniaio per quattro mezzi balaustri pel modello delle sepulture della Sagrestia.

E detto dì trenta soldi dètti a Goro scultore per terra che mi à fatto cavare d'una cantina alla porta a San Niccolò.

E detto dì dètti sei grossoni per sei carrettate di detta terra per portatura da San Niccolò a San Lorenzo per conto de' sopradetti modegli.

E detto dì dètti soldi dieci per dieci some di detta terra pel detto conto.

E detto dì sedici soldi e otto danari a detto Goro scultore per una giornata che stette per me a fare cavare detta terra.

A dì nove di marzo dètti a Pier manovale quattordici quattrini per una libbra di chiodi per conficcare certe capre per detta opera.

E detto dì per terra bianca, che fu libbre quattrocento sessanta, soldi venti dua e un quattrino a ragione di cinque soldi el centinaio.

E detto dì dua quattrini al Camicia per cacio per mastrice.

E a dì dodici di marzo ebbe Stefano miniatore soldi trenta otto per conto, o vero per parte di danari spesi del suo per conto della Sagrestia: e quali danari se gli ritenne de' venti ducati che mi portò detto dì dallo Spina. 539)

E detto dì dètti a Bastiano legnaiuolo lire sei per quattro giornate, che fu l'ultimo dì che fu finito uno de' modegli delle dua sepolture della Sagrestia.

E detto dì pel medesimo conto lire quattro al Camicia legnaiuolo per quattro giornate.

E a dì detto dètti a Baccio da Frascoli soldi trenta dua per conto di certe asse che dètte a Bastiano legnaiuolo per conto della Sagrestia: e' quali portò Stefano.

E detto dì rende' a Stefano miniatore lire sette e soldi quindici che avea pagati a Francesco, detto el Camicia, legnaiuolo, per un pancone di noce per battervi su la terra per la Sagrestia; el quale pancone s'era tolto per insino a dì quindici di febbraio passato.

E detto dì rende' a Stefano lire tre che avea pagate per insino a dì quindici di febbraio per braccia dieci e cinque ottavi d'asse di terzo al Nizza per conto della Sagrestia.

E detto dì rende' a Stefano per some sei di rena, soldi nove, per conto dello stucco.

E a dì detto per libbre dua d'aguti, nove soldi e otto.

E detto dì rende' a Stefano per dua libbre d'aguti, una di tozzetti, l'altra di venti, soldi nove e otto che avea tolti insino a' diciassette di febbraio.

E detto dì rende' a Stefano per dua catini per lavare la rena, quatrini sedici.

E detto dì rende' a Stefano soldi trenta dua per dua opere che avea pagate al Candela legnaiuolo per insino a dì diciassette di febbraio: portò Bastiano legnaiuolo.

E a dì dodici di marzo una crazia per cacio da mastrice: rende' a Stefano.

E detto dì rende' a Stefano nove soldi e otto per dua libbre d'aguti. [588]

E detto dì rende' a Stefano soldi quindici che avea dati al Camicia legnaiuolo per conto della Sagrestia.

E detto dì rende' a Stefano sette quatrini avea spesi in cacio da mastrice per detto conto.

E detto dì rende' a Stefano lire quattro e soldi dieci, e' quali avea pagati a Francesco della Croce facchino per opere nove per pestare marmo per lo stucco della Sagrestia.

E detto dì rende' a Stefano lire cinque e mezzo ch'avea spese in un vaglio d'ottone per vagliare la rena per lo stucco: el quale pesò libbre undici e mezzo, a soldi dieci la libbra.

E detto dì rende' a Stefano un grossone per una staffa di ferro pel pestello con che si pesta gli embrici vecchi per lo stucco.

E detto dì rende' a Stefano per dua libbre d'aguti di Barga, soldi dieci.

E detto dì per cinquanta bullette da lamberchiare: rende' a Stefano una crazia.

E detto dì dodici di marzo rende' a Stefano lire nove per giornate diciotto d'uno scarpellino per dirizare e intacare la vôlta della Sagrestia per lo stucco.

E a dì detto rende' a Stefano lire dieci e soldi tre, e' quali avea pagati a Matteo dell'Opera per un tiglio che io tolsi a dì venti sette di febraio passato, e per la portatura soldi dodici: rende' a detto Stefano. El qual tiglio servì al modello delle sepulture della Sagrestia.

E detto dì rende' soldi cinque a Stefano per un tiglio a' segatori.

E a' dì venti nove per tre libre d'aguti diciannove soldi e quatro: rende' a Stefano.

E detto dì rende' a Stefano soldi diciotto per cento bullette da lamberchiare e dua libre di chiodi di sessanta e di Barga.

E detto dì rende' a Stefano quatrini sei avea dato a' segatori.

E per quatro libre d'aguti, una di sessanta, dua di tozetti, e una di trenta sei: rende' a Stefano soldi diciannove e un quatrino.

E detto dì dodici di marzo 1523 portò Stefano miniatore al Nizza legnaiuolo lire dodici per conto, o vero per parte di pagamento d'asse che tolse da lui pel modello delle sepulture della Sagrestia: cioè portò lire dodici.

E a dì venti uno di marzo ò pagato a Baccio da Frascoli, o vero da Decomano, lire quaranta sei, cioè sei corone e quindici grossoni e ònne riavuti tre quatrini, per quatrocento sessanta braccia d'asse di faggio, a ragione di sei quatrini el braccio, per fare el ponte della vôlta della Sagrestia di San Lorenzo, per potere farla di stuco: e dette asse di faggio me le prestò detto Baccio da Decomano a dì primo di febraio 1523 per coprire el detto ponte: e stasera in bottega sua l'ò pagato come è detto, presente ser Giovambatista Zeffi e Donato del Sera: e (à) avuto lire quaranta sei.

E oggi a dì venti dua di detto ò pagato al Nizza legnaiuolo diciassette grossoni, presente Stefano miniatore e Pier Gondi in bottega sua, per resto di certe asse che avevo tolte da lui per conto d'un modello delle sepulture della Sagrestia di San Lorenzo.

E oggi a dì trentuno di marzo in quatro fogli di ferro stagniato per fare modanature per gli scarpellini di San Lorenzo, soldi venti, a ragion di cinque soldi el pezzo. [589]

 

1524 dall'8 di genn. al 1º d'aprile.

 

Nota in quello si sono spesi li fiorini 50 d'oro ricievuti in tre volte, come si dirà appresso; e prima

Per conto d'un modello di legniame delle sepolture della Sagrestia di San Lorenzo che io ò a fare per papa Clemente:

A dì otto di gennaio mille cinquecento ventitre a Matteo che sta all'Opera di Santa Maria del Fiore, per dua tigli

Lire  22.  14.  –.

E a dì nove di detto per braccia ventiquatro d'albero comperato a Santa Trinita da un legnaiuolo, con la portatura

Lire  8.  9.  –.

E a dì sedici detto per braccia diciassette: in tutto con la portatura

Lire  6.  8.  4.

E a dì primo di febraio per braccia nove e un terzo d'albero in quatro pezzi comperati da que' di Capello che sta da Santo Tommaso

Lire  3.  1.  8.

E a dì sei detto a Baccio da Decomano per braccia nove d'asse di mezo e undici di terzo comperate da lui: in tutto

Lire  6.  5.  –.

E a dì detto a Stefano miniatore che gli pagò al Nizza legnaiuolo per parte d'asse di mezzo e di terzo

Lire  6.  –.  –.

E a dì detto a Stefano per dare al Nizza

Lire  14.  –.  –.

E a dì tredici di febraio portò Stefano per dare al Niza per resto

Lire  7.  –.  –.

E a dì otto di marzo a Bastiano torniaio per quatro mezi balaustri per detto modello

Lire  –.  11.  8.

E a dì dodici detto a Baccio da Decomano, portò Stefano, per asse dette a Bastiano legniaiuolo per detto modello

Lire  1.  12.  –.

E a dì detto lire dieci e soldi quindici a Stefano miniatore, che lire dieci e soldi tre avea pagato a Matteo dell'Opera per un tiglio avuto in fin di febraio, e soldi dodici per la portatura

Lire  10.  15.  –.

E a dì detto a Stefano miniatore per dare al Niza legniaiuolo per parte d'asse d'albero

Lire  12.  –.  –.

E a dì ventidua detto al Nizza per resto d'asse d'albero

Lire  5.  19.  –.

E più a Bastiano per un pezo d'asse e per colla sino a dì venti otto di gennaio

Lire  –.  11.  8.

E più a Stefano che gli avea pagati insino di febraio passato per braccia dieci e cinque ottavi d'asse di terzo

Lire  3.  –.  –.

Come si vede monta el legniame

――――――――

Lire  109.  7.  4.

E per tanti pagati in detto tempo per segature in più volte

Lire  3.  7.  –.

E più s'è pagato in detto tempo per portature di più legnami, dove è bisognato, e per cacio da mastrice e fogli: tutto conperato a minuto

Lire  5.  13.  4.

[590]

Arch. Buon. 1524 dall' 8 di genn. al 1° d'aprile

E per opere pagate agl'infrascritti:

 

A Bastiano legniauolo per opere 49, a soldi 30 l'una, messe in detto modello

Lire  73.  10.  –.

Al Candela legniauolo per opere sedici, a soldi 16 l'una

Lire  12.  16.  –.

A Agostino legniauolo e altri per opere dieci

Lire  7.  5.  –.

A Francesco, detto el Camicia, per opere venti

Lire  20.  –.  –.

Come si vede in tutto montano.

Somma in tutto quello costa detto modello

Lire  113.  11.  –.

Apresso quello s'è speso per la vôlta dello stucco:

A dì primo di febraio per una giornata a Baccio legniauolo per fare el ponte

Lire  1.  –.  –.

E a dì detto a uno maestro di murare che aiutò fare el ponte

Lire  –.  18.  –.

E a dì detto a uno legniaiuolo che aiutò a fare el detto ponte

Lire  –.  10.  –.

E a dì detto a uno manovale che servì al detto ponte

Lire  –.  10.  –.

E a dì sei detto a Bastiano, detto Bargiaca, scarpellino, per 4 giornate per intacare la vôlta della Sagrestia

Lire  3.  4.  –.

E a dì detto a Goro che forma per una soma di terra battuta con la cimatura per fare gl'intagli d'uno de' quadri della vôlta, acciò che si vedessi come s'à a fare di stucco

Lire  1.  10.  –.

E a dì detto a tre fachini che portorno scaglie di marmo dalla stanza di Michelagniolo di Via Mozza a San Lorenzo per pestare per lo stucco

Lire  –.  5.  –.

E a dì 13 detto a Bastiano, detto Bargiacca, per sei giornate per intaccare la vôlta dello stucco

Lire  4.  16.  –.

E a dì detto a Stefano miniatore per libre ottocento venti di bianco, a soldi 8 lo staio, che si fa libre 40 lo istaro

Lire  8.  4.  –.

E a dì detto per some sei di rena grossa per lo stucco

Lire  –.  8.  –.

E a dì detto a Stefano per dua vagli per lo stucco

Lire  1.  2.  –.

E a dì detto al Bargiacca per cinque opere: portò Stefano

Lire  4.  –.  –.

E a dì venti uno detto a Piero ossaio per fare medicare el Bargiacca che era cascato della vôlta della Sagrestia

Lire  1.  1.  –.

E a dì 8 di marzo a dua fachini che portorno marmo pesto dal giardino de' Medici a San Lorenzo per lo stucco

Lire  –.  10.  –.

E a dì dodici detto per some 6 di rena

Lire  –.  9.  –.

E a dì detto a Stefano per dua catini per lavare la rena

Lire  –.  5.  4.

E a dì detto a Stefano miniatore detto che avea pagato a Francesco delle Crocie fachino per nove giornate per pestare marmo

Lire  4.  10.  –.

E a dì detto a Stefano detto per un vaglio d'ottone di libre undici e mezo, a soldi dieci la libra

Lire  5.  10.  –.

E a dì detto a Stefano per una staffa di ferro che si lega al pestello

Lire  –.  7.  –.

[591]

E a dì detto a Stefano per dare all'Oca scarpellino per intaccar la vôlta

Lire  9.  –.  –.

E a dì venti uno detto a Baccio da Decomano per braccia 460 d'asse di faggio per el ponte dello stucco

Lire  46.  –.  –.

E per libre undici d'aguti di più ragioni e tozetti conperati in più volte per detto conto

Lire  2.  13.  –.

E a dì detto a Stefano per più cose spese a minuto in detto tempo

Lire  1.  15.  –.

Sommma in tutto

Lire  98.  10.  4.

Apresso quello s'è speso per fare e' modelli delle figure:

A dì 8 di marzo a Goro scultore per terre à fatto cavare d'una cantina alla Porta a San Niccolò per condurre a San Lorenzo

Lire  5.  10.  –.

E a dì detto per carrate 6 di detta terra da detto luogo a San Lorenzo

Lire  2.  2.  –.

E a dì detto per some dieci di detta terra

Lire  –.  10.  –.

E a dì detto a Goro datogli per sua fatica

Lire  –.  16.  8.

E a dì detto per libre quatrocento sessanta di terra bianca fatta venire da Monte Spertoli, a ragion di soldi cinque al cento

Lire  1.  2.  4.

E a quatro fachini per portare uno pancone di nocie dal Borgo de' Greci a San Lorenzo per battere la terra

Lire  –.  10.  8.

E a dì dodici detto a Stefano miniatore lire sette e quindici soldi che avea pagati al Camicia legniaiuolo per il sopradetto pancone

Lire  7.  15.  –.

E a dì primo d'aprile per una soma (di terra) bianca pesò libre 400

Lire  1.  –.  –.

Somma

Lire  15.  6.  8.

Apresso quello s'è speso per conto di lavorare di quadro di marmo fuora delle giornate; e prima:

 

A dì trentuno di marzo 1524 per quatro bande di ferro stagniato per fare modanature

Lire  1.  –.  –.

E a dì primo d'aprile a Stefano miniatore pagò più fa per carboni per gli scarpellini

Lire  2.  10.  –.

E a dì detto a Stefano per una banda di ferro stagniato

Lire  –.  4.  8.

E a dì detto a Stefano per dua regoli di braccia cinque

Lire  –.  7.  –.

E a dì detto a Stefano per quatro portatori e un contadino per tirare un marmo dalla stanza di Via Mozza di Michelagniolo a San Lorenzo

Lire  1.  8.  –.

E a dì detto a Stefano pagò a quatro portatori per detto conto

Lire  –.  13.  4.

Somma

Lire  6.  3.  –.

Come si vede nella prima faccia monta el modello di legname per le sepulture

Lire  238.  18.  8.

E per la vôlta della stuco, come si vede di contro

Lire  98.  10.  4.

E per il modello delle figure, come si vede di sopra

Lire  15.  6.  8.

E per conto di lavorare di quadro, come si vede di sopra

Lire  6.  3.  –.

Somma in tutto quello s'è speso sino a questo dì 1º d'aprile 1524.

Lire 358.  18.  8.

Di che s'abatte fiorini cinquanta avuti come di sopra

Lire  350.  –.  –.

Resto avere, come si vede per detto conto

Lire  8.  18.  8.

E di tanti ò a essere rimborsato

Lire  8.  18.  8.

[592]

 

Arch. Buon. 1524 dal 4 d'aprile al 9 di novem.

 

A dì 4 d'aprile 1524:

Dallo Spina fiorini 10 d'oro

Lire  70.  –.  –.

Item dì 4 detto a Piero manovale per 70 soldi

Lire  3.  10.  –.

Item a Stefano per libre 58 di cimatura

Lire  –.  18.  8.

Item per 2 fogli 540)

Lire  –.  –.  8.

E a dì 7 di detto a Giovanni di Lionardo lanciaio per libre tredici e otto oncie di filo di ferro per e' modegli delle figure di San Lorenzo, a soldi sette la libra

Lire  4.  15.  –.

E detto dì rende' a Stefano soldi quaranta per cento libre di capechio per detti modegli

Lire  2.  –.  –.

E a dì otto d'aprile pagai a Baccio di Puccione legnaiuolo lire nove per dodici cassette da sedere per gli scarpellini

Lire  9.  –.  –.

E detto dì a detto Baccio di Puccione lire quatro per dodici regoli per gli scarpellini

Lire  4.  –.  –.

E a dì dodici di detto a un manovale, che m'aiutò in su detti modegli, donai crazie cinque

Lire  –.  8.  4.

E detto dì un carlino per aguti da bastieri per detti modegli

Lire  –.  10.  –.

E detto dì per una mezina, quatrini sei

Lire  –.  2.  –.

E detto dì per una corda, dieci quatrini

Lire  –.  3.  4.

E a dì tredici di detto a Baccio di Puccione che m'aiuta fare e' modegli di terra per le figure di detta opera, per dua giornate

Lire  2.  –.  –.

E detto dì tredici quatrini in spago

Lire  –.  4.  4.

E a quattordici di detto a Pier della Bella soldi sessanta nove per una maza d'undici libre e mezzo, a ragion di sei soldi la libra

Lire  3.  9.  –.

E detto dì in dua fogli reali

Lire  –.  –.  8.

E detto dì in un grossone per una chiave della porta di Sagrestia

Lire  –.  7.  –.

E a dì venti uno d'aprile in un campanuzzo per gli scarpellini per sonare le dòtte

Lire  1.  –.  –.

E a dì ventitre d'aprile in un'ascia da legniaiuoli, diciotto soldi

Lire  –.  18.  –.

E detto dì in un martello, soldi quatordici

Lire  –.  14.  –.

E detto dì in dodici regoli e sei cassette per gli scarpellini e per una cicogna d'un campanuzo, e per un modano d'una mensola a Baccio di Puccione legniaiuolo, lire cinque e diciassette soldi

Lire  5.  17.  –.

E a dì venti sette d'aprile in una libra di candele per veder lume nella Sagrestia di San Lorenzo per el cattivo tempo

Lire  –.  3.  –.

E a dì ultimo di detto, dètti 13 soldi e un quatrino a Meo delle Corte per ferro stagniato che io lo mandai a comperare per fare modani per la Sagrestia

Lire  –.  13.  4.

[593]

Arch. Buon. 1524 dal 4 aprile al 9 di novembre

 

E detto dì, quaranta sette soldi e un quatrino rende' al Bargiacca per carboni avea comperati per assottigliare

Lire  2.  7.  4.

E a dì tredici di maggio 1524 per cimatura per le figure delle sepulture della Sagrestia, quatrini trenta uno con la portatura

Lire  –.  10.  4.

E detto dì, tredici quatrini in spago pel detto conto

Lire  –.  4.  4.

E a dì venti di detto per cimatura per e' detti modegli, che mi comperò Antonio Mini, che fu libre cento cinque. Parte n'ebbe a uno quatrino la libra, e parte sei danari. Montò tutta con la portatura soldi cinquanta e un quatrino

Lire  2.  10.  4.

E detto dì in filo di ferro, cioè in quatro libre, e un'oncia di filo di ferro, soldi venti sei e dua quatrini

Lire  1.  6.  8.

E detto dì, quatro soldi in dua fachini che riportorno una panca da legniaioli che io avea accattata nella Sagrestia, quando feci el modello di legniame che lavorò Bastiano di Bicci

Lire  –.  4.  –.

E detto dì in cento cinquanta libre di capechio per e' modegli delle figure di detta opera, el quale mi comperò Antonio da Macìa nostro lavoratore, e nella gabella, che fu tredici quatrini: e 'l capechio uno quatrino la libra

Lire  2.  14.  4.

E a dì venti uno di detto, dètti soldi dieci a Baccio di Puccione per una mezza giornata che m'aiutò inporre una figura di capechio per farla di terra, di cimatura, pel sopradetto conto

Lire  –.  10.  –.

E detto dì in dua gomitoli di spago pel detto conto, dieci quattrini

Lire  –.  3.  4.

E a dì ultimo di maggio 1524 rende' al Pisano e a Urbano scarpellini lire tre e mezzo, che avevano comperato una soma di carboni per assottigliare per la fabrica di San Lorenzo

Lire  3.  10.  –.

E detto dì comperai dieci pezzi d'asse d'abeto, dieci quatrini il pezzo per cuoprire le pietre lavorate nella stanza degli scarpellini a San Lorenzo, e andò per esse Meo delle Corte e el Bellegote nella Via de' Servi a canto a San Michele

Lire  1.  13.  4.

E detto dì per lime per fare modani, soldi sei e dua quatrini. Andò per esse detto Meo

Lire  –.  6.  8.

E detto dì in una chiave per la porta di sotto della Sagrestia, che s'era rotta, un grossone, e per una chiave co' la toppa per l'uscio di sopra che entra in sul palco della vôlta: venticinque quatrini

Lire  –.  8.  4.

E a dì 4 di giugno a Gino scarpellino soldi tredici, e a Urbano soldi cinquanta, e a Marchionne soldi sette; rende' ch'avevono comperati carboni per assottigliare

Lire  3.  10.  –.

E a dì sei di gugnio 1524 soldi dieci a Baccio di Puccione per una mezza giornata m'aiutò a rivestire di capechio una figura de' modegli di San Lorenzo

Lire  –.  10.  –.

 

E detto dì sei di gugnio sette quattrini a un fachino che portò capechio da casa mia a San Lorenzo.

E detto dì, sedici soldi in filo di ferro, portò Baccio di Puccione.

E detto dì, quatro soldi in dua gomitoli di spago. [594]

E detto dì, quattordici quatrini in una libra d'aguti.

E detto dì, in una libra di candele, nove quatrini pel detto conto.

E oggi questo dì venti cinque di gugnio 1524 a Baccio di Puccione soldi diciotto per una cassetta da sedere per Covone scarpellino che è venuto a lavorare di nuovo.

E a dì venti otto di detto, dètti lire 3 a Baccio di Puccione per 3 panconi che e' comperò dal Buscaglia, a venti quatrini per fargli portare a San Lorenzo e' detti panconi. Ànno a servire per uno o ver dua deschi per lavorarvi su certe figure delle sepulture di San Lorenzo: e montano detti panconi sei lire e mezzo, che così à fatto el mercato detto Baccio.

Queste tre lire de' panconi qui di sopra ò riavute da lo Spina e à pagato el resto lui.

E a dì dieci di luglio 1524 a Baccio di Puccione per dua cassette da scarpellini, una lira e sedici soldi.

E detto dì per uno regolo di 4 braccia, sette soldi per gli scarpellini.

E detto dì per una finestra d'asse d'abeto per la Sagrestia, dua barili.

E a dì venti dua di luglio mi comperò Baccio di Puccione dua curri, venti dua soldi, per l'opera di San Lorenzo da maestro Girolamo manganatore, e per la portatura a San Lorenzo, sei quatrini.

E a dì venti 3 di detto (dètti a) detto Baccio in dua libre aguti e nove oncie d'aguti vechi, uno grossone: comperò detto Baccio per detta opera.

E a dì venti tre di detto, dètti a Baccio di Puccione tre grossoni, e' quali avea spesi in aguti per conficare certe caprette e certi scabegli per sedere e per far ponti per detta opera: e comperogli da Lorenzo da Monte Aguto lanciaio.

E detto dì dètti a Baccio di Puccione lire sei per sei opere m'à aiutato insino a dì detto, per mettere marmi nella Sagrestia, e per fare le dette capre e scabegli, che sono 4 e 4 gli scabegli.

E a dì venti 3 ebi dallo Spina ducati dieci per ispendere in detta opera e tenere conto.

E a dì ventisette di detto per un castagni (sic) di braccia otto per una lieva per mettere e' marmi in Sagrestia, venti tre soldi da quegli di Capello da San Tomaso. Portò Baccio di Puccione.

E a' medesimi ò pagato questo medesimo dì detto per braccia trenta di corrente di faggio per le capre sopra ditte, soldi venti cinque. Portò detto Baccio.

E per braccia dua d'asse di quarto da' medesimi per medesmo conto, soldi otto.

E per braccia dieci di piane d'abeto, ventitre soldi e un quatrino.

E per braccia quatro e mezzo d'asse di mezzo, soldi trenta per le dette capre. Portò Baccio di Puccione, da que' di Capello a San Tomaso.

A dì venti 9 di luglio 1524 rende' al Piloto 541) dieci grossoni che ave' pagati a un fabro che [595] sta nella Via de' Servi per dua regoli di ferro d'un braccio e mezo l'uno: m'avea fatti per li scarpellini di San Lorenzo.

 

Arch. Buon.  1524 dal 4 d'aprile al 9 di novembre.

 

E a dì 3 d'agosto per una fune che fu libre 4, trenta quatrini e mezo, da Lorenzo da Monte Aguto. Andàmo Meo delle Corte e io per essa, per legar la sega per segare un pezo di marmo a San Lorenzo.

E a dì 8 di detto, trenta sei soldi al garzone che portò la rena a San Lorenzo per segare un pezo di marmo; e furono trenta sei some di rena. E detti danari gli pagò Antonio Mini in sull'uscio di casa mia.

E a dì undici d'agosto 1524 rende' a Covone, scarpellino da Fiesole, soldi cinquanta sei, e' quali avea spesi in carboni per assottigliare per l'opera di San Lorenzo. E detti danari gli portò Meo delle Corte.

E a dì tredici a Baccio di Puccione legniaiuolo soldi 8 per una mezza giornata aiutò a Bernardino di Pier Basso fare un telaio da côr misure per una figura che e' mi bozza.

E a dì 19 d'agosto detto pagai a Matteo d'Andrea del Mazza lire venti dua che fûrno trenta sei barili, e rende' mi un carlino nell'opera presente ser Francesco del Tachino, e Giannozzo di Ducino Mancini per un panno di sega da segar marmo che tolse dall'Opera Giovanni Spina e Meo delle Corte per l'opera di San Lorenzo.

A dì venti 7 d'agosto a Baccio di Puccione legniaiuolo soldi 35 per dua capitelli del telaio della sega da marmi che lui fece per l'opera di San Lorenzo, e per un graffietto per gli scarpellini per segniare certi frontespitii de' tabernacoli per detta opera.

E a dì trenta d'agosto al Bottaio che sta in sulla piazza di San Lorenzo lire tre per una tinella per la rena pe' segatori de' marmi de l'opera di San Lorenzo. E detti danari gli portò Meo delle Corte scarpellino.

E oggi questo dì venti quatro di settembre 1524 ò renduti soldi trenta dua e un quatrino a Bernardino di Pier Basso, che lavora meco per certe piane avea comperate della Nave di Mercato Vecchio per far certi telai per le figure della Sagrestia di San Lorenzo.

Oggi questo dì 4 d'ottobre 1524 ò pagato al renaiuolo che porta la rena per segare e' marmi a San Lorenzo, soldi trentaquattro per trenta quatro some di rena. E detti danari portò Meo delle Corte.

A dì 5 d'ottobre diciotto quatrini rende' a Bernardino Basso per una libra d'aguti di trenta sei, e quatro quatrini d'aguti di centinaio per far conficare centine per farvi su modegli per San Lorenzo.

E a dì sei per dua libre e dua oncie di filo di ferro, quaranta quatro quatrini.

E detto dì sei per dua gomitoli di spago, quattordici quatrini, e per dua libre d'aguti da bastieri per e' detti modegli, venti otto quatrini. Tutto mi portò Bernardino Basso.

E a dì otto d'ottobre per tre libre di filo di ferro, soldi venti da Cristofano di Lionardo lanciaio, e per quatro gomitoli di spago, soldi nove e un quatrino per detto conto. Portò Bernardino Basso.

E a dì quindici d'ottobre 1524 ò pagato soldi undici per rena per e' segatori per el detto conto. Portò Meo delle Corte; e dua quatrini di carta per modani. [596]

E oggi questo dì ventinove ò pagato a Baccio di Puccione legniaiuolo sedici grossoni per quattro telai di finestre per incartare, che io gli ò fatti fare per le finestre di sopra della Sagrestia di San Lorenzo, per rispetto dell'acque che entravano e facean danno; e in fogli reali soldi venti quatro.

 

A dì nove di novembre 1524 ò pagato a Baccio di Puccione per otto telai per otto finestre della lanterna, incartate perchè vi piove, lire dieci.

A Piero manovale venti quatro fogli; e a detto Piero soldi cinque per olio, per ugniere dette finestre.

E a detto Baccio per opere dua per far capre per mettervi su un marmo, soldi quaranta; e per un capitello della sega, dua grossoni. Grossoni 36 quegli che io ò dati a Baccio.

 

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dal 1 d'ottobre al 3 di dicemb.

 

Quest'è la copia della scritta che io mandai el primo d'ottobre 1524 allo Spina de' casi di Francesco da San Gallo, e de' primi danari del lavorare in cottimo.

A Francesco da San Gallo darete uno ducato e mezzo; e questo è perchè tolse a fare in cottimo a dua ducati el braccio d'un certo fregio al paragone d'una parte che ce n'è fatta. Ànne fatto uno braccio: e perchè non è finito e non sta bene come l'altro, non gli voglio dare più, se non osserva di fare come à promesso.

A dì 8 d'ottobre ebbe Francesco Sangallo lire nove.

A dì 15 d'ottobre ebbe lire nove.

A dì 22 d'ottobre ebbe uno ducato.

A dì 29 d'ottobre ebbe uno ducato.

A dì 5 di novembre ebbe lire sei.

A dì 12 di novembre ebbe lire otto.

A dì 19 di novembre ebbe uno ducato.

A dì 26 di novembre ebbe uno ducato.

A dì 3 di dicembre ebbe uno ducato.

 

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19 d'ottobre.

 

Io Michelagniolo di Lodovico Simoni ò ricevuto oggi questo dì diciannove d'ottobre mille cinquecento ventiquattro, da Giovanni Spina, ducati quattrocento d'oro larghi per la provigione fattami otto mesi fa da papa Clemente di cinquanta ducati al mese, per le figure delle sepolture della Sagrestia di San Lorenzo, e per ogn'altra cosa che sua Santità mi facci fare; e per fede del vero questo dì detto ò fatta questa di mia propria mano.

Quest'è la copia della quietanza mandata detto dì per Antonio Mini, che sta meco, a Giovanni Spina, che dice aver commessione pagarmi la sopraddetta provigione.

 

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Sepolture di San Lorenzo.

27 detto.

 

Ricordo come oggi questo dì ventisette d'ottobre 1524 ò ricevuto da Bernardo Niccolini ducati quaranta d'oro larghi per dua pezzi di marmo che io ò messi di mio nell'opera delle [597] sepulture della Sagrestia di San Lorenzo: l'uno de' detti pezzi è quello che n'è fatto ricordo qui di sopra, che lo metto sedici ducati, che così viene a me; l'altro ò fatto venire ora in questi dì pur di Via Mozza dalla mia stanza a San Lorenzo, che mi serve per una figura di quelle che vanno in su cassoni delle sepulture dette che io fo; e questo m'à tirato dalla stanza mia a San Lorenzo Meo delle Corte scarpellino con altri scarpellini che lavorano qua di quadro a dette sepulture. E detto marmo è lungo braccia quattro giuste, grosso uno braccio e ottavo, largo un braccio e dua terzi: vero è che è appuntato un poco a uso di figura: e questo metto o vero ò messo ventiquattro ducati. E detti danari mi portò dal Niccolino Bernardino di Pier Basso che lavora meco, e furono tutti grossoni: e io pel detto gli mandai una polizza di mia mano che gniene pagassi.

 

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Libreria di San Lorenzo

Arch. Buon.   1525 dal .... al 3 d'aprile

 

La spesa della Liberria.

Le mura che s'ànno a fare di nuovo, che s'ànno a cominciare sopra le camere di sopra del chiostro di San Lorenzo dove viene el piano di detta Liberria, sono ordinate braccia cento per lunghezza col portico che viene inanzi all'entrata, grosse un braccio, alte sedici, con le rivolte da capo e da piè: montano, fornite del tutto, quatrocento trenta ducati, senza la croce.

La croce facendo diciotto braccia per ogni verso e 'l vano d'ogni lato, vi va di muro della medesima altezza e grossezza, cento novanta tre ducati.

El tetto della medesima li....

E oggi a dì 3 d'aprile 1525 ò renduto a Bernardino Basso per tre fogli stagniati pe' modani delle finestre di fuora della Liberria dua grossoni.

 

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Fanti e Servitori

Museo Brit.   1525 16 di luglio.

 

Ricordo come oggi questo dì 16 di luglio 1525 è venuta a star meco mona Lorenza, che sta in casa mia a pigione in Via Gibellina, e ògli offerto dieci fiorini l'anno: m'à risposto che non vole ancora rispondermi resoluto, perchè dice che e' c'è un suo figliuolo che se n'à andare a Roma infra quindici dì, e che come se n'è andato mi risponderà: e in questo mezzo verrà ogni dì a casa a fare le faccende di casa e ritornerassi la sera al figliuolo e che non vuole in detto tempo gli corra la pigione, e poi partito il figliuolo vedrà d'accordarsi meco: e così siàno d'accordo.

Ricordo come oggi questo dì venti dua di detto, Mariagniola che stava meco se n'è andata, e àgli pagato Antonio che sta meco lire 8 che dice restava avere: mie presentia in tanti grossoni.

 

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Arch. Buon.   1525 3 d'agosto.

 

Ricordo come oggi a dì 3 d'agosto mille cinquecento venticinque, c'è venuto a stare meco per famiglio Nicolò da Pescia per quattro lire e mezo el mese: e così siàno d'acordo. [598]

 

1525 20 d'agosto.

 

Oggi a dì venti d'agosto ò dato a Nicolò che sta meco, lire tre e mezzo per conto di salario.

 

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27 di settemb.

 

Oggi a dì venti 7 di settenbre ò dato a Nicolò sopra detto lire quatro e mezzo di suo salario.

 

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2 di dicemb.

 

Ricordo com'io ò avuto questo dì 2 di dicenbre 1525 ducati dua d'oro da Bastiano detto Balena mio lavoratore a Settigniano o vero a Rovezano, e' quali sono del frutto dell'anno passato di tre ducati e cinque lire che m'avea a dare; ògli fatto tempo del resto in sino alla ricolta prima che viene.

 

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3 detto.

 

E oggi a dì 3 di dicenbre ò dato a detto Nicolò lire quattro per conto di suo salario.

 

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Marmo venduto

Museo Brit.   1525 23 di dicemb.

 

23 di dicembre 1525.

Ricordo come oggi questo dì à venduto Giovanni Spina uno pezzo di marmo di questi del Papa che sono in sulla piazza di San Lorenzo, a' Capitani d'Or San Michele per l'opera di Francesco Sangallo 542) lire cento sei: el quale marmo a misura fu cinque mila trecento libre.

 

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Salario a un Servitore.

1526 28 di gennaio.

 

E oggi a dì venti otto di gennaio ò pagato a Nicolò, che sta meco per famiglio, lire sette di quattrini neri, le quali gli contò Antonio Mini che sta meco, mia presenza.

 

15 d'aprile.

 

Ricordo come insino a oggi a dì quindici d'aprile ò venduto del grano di Pazolatico staia quattordici e mezzo, e staia sei, questo dì detto 1526.

 

d'agosto.

 

Ricordo come oggi a dì .... d'agosto 1526 Donato Benti scultore che sta a Pietra Santa m'à mandato questa scritta ovvero conto per Bernardino Basso, e àmmela portata qui in casa e' Macciagnini dov'io sto a San Lorenzo, Bernardino Basso scarpellino.

 

1527 29 d'aprile.

 

Ricordo come più dì sono che Piero di Filippo Gondi mi richiese della Sagrestia nuova di San Lorenzo per nascondervi certe loro robe per rispetto del pericolo in che noi ci troviamo: stasera a dì ventinove d'aprile 1527 v'ha cominciato a far portare certi fasci: dice che sono panni lini delle sorelle: et io per non vedere e' fatti sua nè dove e' si nasconde dette robe, gli ò dato la chiave di detta Sagrestia detta sera.

 

4 di giugno.

 

Ricordo oggi questo dì 4 di giugnio 1527 com'ò dato a mona Chiara grossoni nove per conto di suo salario, e èssi andata con Dio e lasciatomi senza fante detto dì, senza farmelo sapere inanzi. [599]

 

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Fanti e Servitori.

1527 19 di luglio.

 

Ricordo oggi questo dì 19 di luglio 1527 com'io ò ricevuto dal Balena ducati dua di quaranta sette lire che io avevo aver da lui per insino a ora: el resto che sono trenta tre lire glien'ò lasciati in presto sopra un paio di buoi che tiene: e così è stato contento: presente Antonio Mini che sta meco e Lapo lavoratore: e con detto Lapo ò fatto conto detto dì del dare e dell'avere, e siàno del pari in sino a oggi.

 

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Malattia e morte di Buonarroto.

1528 dal 30 di giugno al 6 di luglio.

 

Denari pagati a Pietro Pagolo di Stefano del Riccio speziale oggi questo dì trenta di giugno 1528 per la malattia di Buonarroto, che sono lire tredici e soldi uno, come si vede per la scritta di detto Pietro Pagolo.

Danari spesi nel mortorio ò pagati oggi a dì sei di luglio 1528 543) lire cinquantuna; e' quali danari portò Antonio Mini a ser Antonio notaio e insieme pagorno detti danari a' frati e preti in cera e in becchini, come si vede per una scritta di detto ser Antonio.

Danari dati a' Medici: ducati dua e cinque grossoni a maestro Piero Rosati, e ducati quattro o circa a maestro Baccio cerusico dagli Alberigi, 544) e uno ducato a maestro Marcantonio 545) da Sangimigniano e nove grossoni in un cappone premuto.

Ducati quattro in una gamurra per la moglie 546) di Buonarroto per mutarli e' panni che era ammorbata, comperata da mona Lessandra 547) che fu moglie di Bernardo Mini.

Ducati sette spesi in più volte a Settigniano in fra le spese alla moglie di Buonarroto e a' figliuoli 548) e alle fante che erono in guardia, 549) sanza el vino che fûro barili quatro.

Uno ducato tra scarpe de' bambini e grembiuli e posta per iscuffie, mentre erano in guardia.

 

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Spese per la Francesca di Buonarroto.

13 di settemb.

 

Denari spesi per la figliuola di Buonarroto:

Soldi otto per un braccio di tela bottana.

Soldi sei per tre quarti di tela per soppannare un gamurrino.

Ventiquattro soldi per tela bottana.

Cinque soldi per refe per la gamurra.

Dua crazie per refe pel gamurrino.

Soldi cinquanta la fattura della gamurra.

Soldi venticinque per la fattura del gamurrino.

Soldi quatro per nastro pel gamurrino. [600]

 

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La Francesca è messa in monastero.

1528 13 di settemb.

 

Ricordo come oggi questo dì 13 di settembre 1528 ò menata la Francesca mia nipote, figliola di Buonarroto mio fratello, nel munistero di Boldrone in serbanza per tanto che la si mariti. E' patti che io ò avuti col munistero sono questi: che io dia l'anno a detto munistero ducati diciotto largi in tre volte, ogni quattro mesi sei ducati; de' quali n'ò pagati oggi questo dì detto una paga, cioè ducati sei in tanti barili: e' quali ò portati meco con la fanciulla, e contògli alla badessa, che è una cugina carnale di Piero Pecori, Antonio Mini che sta meco; che furono sessanta sette barili e sei quatrini bianchi: e ògli dato a detto munistero detto dì per detta fanciulla, dua paia di lenzuola a tre teli, dua tovaglie di sei braccia l'una, otto tovagliolini e quattro canavacci: che così furono e' patti: e' danari gli ò messi di mio; e dette lenzuola e tovagliolini e canavacci abbiàno tolte delle masserizie di Buonarroto.

Dua braccia di posta nera per cigniere, soldi diciotto.

Dua soldi la ben vestita.

Uno paio di pianelle e uno paio di scarpette, soldi venti sei.

Uno braccio di tela per uno grembiale, soldi diciotto.

Tre braccia di nastro di seta nera, soldi otto.

Tre braccia di nastro di filugello, sette quattrini.

Tre agetti, tre quatrini.

Questi denari ò io renduti oggi questo dì tredici di settembre 1528 a Antonio Mini che sta meco, e' quali gli avea spesi per me in queste cose qui sopra dette. El panno della gamurra, che io ò fatta fare alla figliuola di Buonarroto, ò dato io d'un mio lucco foderato di bassette quasi nuovo, che io ò fatto disfare per fargniene.

 

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Dote restituita alla moglie di Buonarroto.

16 detto.

 

Ricordo oggi questo dì sedici di settembre 1528 come s'è renduto la dota alla Bartolomea che fu moglie di Buonarroto mio fratello, e èssi conti di danari contanti ducati cinquecento ventidua d'oro largi e cinque grossoni fra corone d'oro e barili e grossoni e crazie; e detti danari si sono tolti d'una certa quantità di danari contanti che si trovò di Buonarroto; e sonsi conti in casa Agniolo della Casa: e' quali gli à conti Gismondo mio fratello a detta Bartolomea, presente lei e la sua madre mona Piera e ser Bonaventura n'è rogato, presente Pandolfo della Casa e Raffaello da Gagliano e ser Antonio.... e Agniolo della Casa e Tebaldo fratello di detta Bartolommea e un fratello di mona Piera e un altro notaio, e presente Antonio di Bernardo Mini. E io Michelagniolo di mia danari pagai uno ducato largo a ser Bonaventura pel contratto e a ser Antonio e a Raffaello da Gagliano, perchè 'n questo caso s'erono aoperati più de' detti, dètti dua corone d'oro per uno del mio, che sono uno ducato e quatro scudi.

 

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Pagamento dell'accatto.

24 detto.

 

Ricordo oggi questo dì ventiquatro di settembre 1528 com'io ò pagato ducati trentasette d'oro largi e grossoni tredici e danari sei per l'accatto che io ho avuto dal Comune: e' quali [601] denari portò Antonio Mini che sta meco e pagògli al camarlingo che è Bernardo Gondi, e così apparisce al suo libro a carte settanta sei, cioè 76: e con detto Antonio andò Domenico Mori.

 

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Spese per Lionardo suo nipote.

1528 dal 1 al 15 di novembre.

 

Otto lire in quattro braccia di panno Sanmatteo nero per fare una zimarra a Nardo, che lo comperò Antonio fuor della porta alla Croce trenta soldi, per la manifattura di detta zimarra; uno grossone a Nardo che lo dètte al maestro della scuola pel fuoco; se' soldi per nastro di filugiello, e magliette e agetti che portò la Caterina alla Cecca al munistero di Boldrone: tutti e' sopra detti danari à pagati Antonio Mini che sta meco, o vero conti di sua mano.

Ricordo come dal primo di novembre 1528 insino a oggidì quindici di detto novembre ò speso per conto delle rede di Buonarroto mio fratello: prima per uno Donadello per Nardo, soldi sei e un quatrino; per uno cappello piloso nero per detto Nardo, soldi diciotto.

Tre ducati d'oro a mona Ginevra per diciotto dì che la stette in casa Buonarroto a sciorinare sua panni e masserizie.

 

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Spese per Fanti e Serve.

21 di novemb.

 

Ricordo come oggi questo dì ventuno ò dato a mona Ginevra sopra detta, cioè oggi a dì ventuno di novembre 1528 ò pagato a detta mona Ginevra lire sei, che la dice che restava avere da me dal dì che la finì la guardia in casa Buonarroto in sin a oggi. Benchè la sia stata in detta casa, tuttavia dice che è stata meco, e io l'ò detto di pagata a mio conto e datole licenzia.

 

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Denari spesi per la Nipote.

1529 13 di gennaio.

 

Ricordo come oggi questo dì tredici di gennaio 1528 ò portato al munistero di Boldrone ducati sei largi in tanti barili, cioè barili sessanta sette e otto quatrini: e' quali danari ò conti alla badessa, presente Domenico fratello d'Antonio di Migliore mio lavoratore a Macìa: e detti danari sono per conto della Francesca mia nipote che è in serbanza in detto munistero.

 

14 di maggio.

 

Ricordo oggi questo dì 14 di maggio 1529 ò pagato al munistero di Boldrone ducati sei largi per conto della Francesca mia nipote; e' quali denari portò Antonio Mini che sta meco.

 

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Spese per l'andata e dimora in Venezia

Arch. Buon.   1529 10 di settemb.

 

Dieci ducati a Rinaldo Corsini. 550)

Cinque ducati a messer Loredan per la pigione.  

Diciassette lire nelle calze d'Antonio. [602]

Un ducato ne' sua stivali.

Venti soldi un paio di scarpe.

In dua scabegli da sedere e in una tavola da mangiare e in un forziere, un mezzo ducato.

Otto soldi in paglia.

Quaranta soldi nella vettura del letto.

Dieci lire al fante che venne da Firenze.

Tre ducati dal Bondino insino a Vinegia nelle barche.

Venti soldi al Piloto in un paio di scarpette.

Sette ducati da Firenze al Bondino.

Dua camicie, cinque lire.

Un birettino e un cappello, soldi sessanta.

Quattordici dì in Vinegia, lire venti.

Circa quatro ducati da Firenze al Bondino in cavagli pel Piloto.

 

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Salario d'una Fante.

1529 14 di settemb.

 

Ricordo come oggi questo dì 14 di sett. 1529 ò dato a la Caterina che sta meco lire sedici e una crazia per conto di suo salario, presente Antonio Mini che gniene contò in crazie.

 

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Robe riposte quando fuggì a Venezia.

dal 19 al 25 d'ottobre.

 

Iesus addì 19 di ottobre 1529. 551)

Cose date per buono rispetto dalla Caterina, cioè di Michelagniolo, cavate di casa detto (), come detta mi dice: e prima.

Dicemi in un luogo, grano aver messo moggia tre, staia venti, cioè mogia 3 staia 20.

E in detto luogo staia sei di salina, cioè staia 6.

E in un altro luogo dice averne messo moggia dua, staia dodici, cioè 2 e 12.

E in detto luogo v'è tutti sua pannilani, cioè di dosso ed altro.

E in detto luogo v'è forchette sette e dua cucchiai, cioè d'argento.

Dicemi in un altro luogo aver messo moggia dua di grano grosso, cioè 2.

E più mi dice in detto luogo aver mandato moggia tre d'orzo, cioè moggia 3.

E più in detto luogo moggia uno di vena, cioè moggia 1.

E in uno altro luogo dice aver mandato stagno, cioè scodelle undici, e scodellini undici e piattelli sette, e in sacco parecchi panni lini cuciti.

E in detto luogo à mandato uno celone e una coltrice con un primaccio.

E più una materassa di bambagia.

E più dice averne dato a Gismondo staia quattordici di grano grosso, cioè 14.

E più à avuto barili cinque di vino, come dice el lavoratore, cioè 5.

E più mi dice aver venduto staia ventisette di grano a soldi quarantasei lo staio. [603]

E così barili sette d'olio dice aver venduto, sei di detto a L. nove e soldi quattro el barile, e uno a lire nove sole, al fornaio.

E più dice aver venduto staia sedici di grano grosso addì 25 d'ottobre 1529, a soldi quarantatre lo staio, cioè staia 16 per pagare, disse, quello si mandò a Vinegia.

E più dice aver dato al Balena lire 3 per sua vettura, cioè ..... L. 3.

E addì 24 d'ottobre 1529 avevono recato barili 38, cioè 38 di vino da Macìa; recato da Antonio el Balena, che è pagato vettura tutta.

Ricordo come addì 22 d'ottobre 1529 si dètte a Bastiano di Francesco scarpellino per andare a Vinegia a trovare Michelagnolo, per parte, lire trentatre, soldi sette, cioè .... L. 33. 7.

Detti ne prestò Bernardino di Pier Basso lire dieci, cioè .... L. 10.

E io Francesco Granacci ne prestai lire nove, cioè .... L. 9.

 

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1530 6 di gennaio.

 

Io Michelagnolo Buonarroti trovai in casa, quando tornai da Vinegia, circa cinque some di paglia; ònne comperate poi tre altre some; ò tenuti tre cavagli circa un mese; ora n'ò uno solo. A dì 6 di gennaio 1529.

 

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Spese nel Podere di Pozzolatico

Museo Brit.   1532 6 di gennaio.

 

A dì sei di gennaio 1531 fini' di pagare el manovale che aiuta a Pazzolatica, il quale restava a avere di dieci giornate, a sedici soldi il dì, quattro lire e dodici soldi: e così gli dètti.

E detto dì dètti quattro carlini al lavoratore di Pazzolatico per vettura di quatro some di legnie ch'avea portate. 552)

E a dì dieci di detto a Sandro calzaiuolo lire dieci per conto di un paio di calze e di cosciali che e' mi fa.

E detto dì al sarto per panno per un saione, lire quattordici.

E detto dì al calzolaio per conto di un paio di borzachini e uno di stivali, barili dieci.

E a dì undici di detto lire dieci al sarto pel soppanno del saione.

E a dì tredici di detto a Sandro calzaiuolo lire dodici e uno barile per l'intero pagamento delle calze e de' cosciali che m'à fatte.

E detto dì al lavoratore da Pazzolatico barili 4 per comperare uno orciolo di rame e dua libre d'aguti.

 

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Visita la Nipote in monastero.

1533 12 d'agosto.

 

Ricordo come adì 12 d'agosto 1533 sendo in Firenze, andai a vedere la mia nipote a Boldrone, e porta'gli venti braccia di panno per camice, che mi costò ventuno soldi el braccio. E detto dì 12 dètti alla badessa scudi tre d'oro per conto della provigione ch'io do a detto monistero per tenere la Cecca. [604]

 

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Compra del Podere de' Tedaldi.

1533 5 di settemb.

 

Ricordo come adì cinque di settembre ebbe da me ser Raffaello da Ripa sessanta grossoni, per fine del pagamento per aver procurato per me per conto del podere ch'i' comprai da Piero Tedaldi.

 

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Salario all'Urbino.

12 detto.

 

Ricordo come oggi a dì dodici di settembre ho dato a Urbino che sta meco, per conto di suo salario, grossoni quaranta: addì 12 di settembre 1533.

 

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Gita a San Miniato per vedere il Papa.

22 detto.

 

Nel mille cinquecento trentatre. Ricordo come oggi a dì 22 di settembre che andai a Santo Miniato al Tedesco a parlare a papa Clemente che andava a Nizza; e in tal dì mi lasciò frate Sebastiano del Piombo un suo cavallo.

 

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Masserizie de' Nipoti in casa sua.

29 d'ottobre.

 

E detto dì (29 d'ottobre 1533) ò renduto a Giovan Simone lire ventuna per tante dice avea spese a fare sgomberare le cose, ciò è le masserizie de' mie Nipoti di casa sua in casa mia, ciò è nella casa che tengo a pigione da' Fortini nella via degli Sbanditi.

 

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Provento del Porto di Piacenza.

1537 2 di gennaio.

 

Io Michelagniolo Buonarroti per la presente confesso oggi questo dì dua di gennaio 1536 avere ricevuto da messer Francesco Duranto di Piacenza mio fittauolo, scudi novantuno e dua terzi d'oro in oro del Sole per la rata de' dua mesi prossimi passati, cioè ottobre e novembre di scudi cinque cento cinquanta d'oro simili che e' m'à a pagare ogni anno per el passo del Po di Piacenza, che e' tiene da me: e quali scudi novantuno e dua terzi detto messer Francesco à pagati per me in Piacenza a messere Agostino da Lodi mio procuratore, e lui me li ha fatti pagare qui in Roma a Tomaso Cavalcanti e Giovanni Giraldi e compagni: e in fede di ciò ò fatta la presente quitanza di mia propria mano, oggi questo dì dua di gennaio sopra detto 1536 ab incarnatione, in Roma.

 

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Ricevuta dello Scherano.

 

✠ 1537. Di Sandro Scherano per conto della Madonna faceva. 553)

 

di dicembre.

 

Io Sananadro (sic) di govani òne ricevuto da Michelaglo ischudi cique, pere choto dela Madona che io facevo, da deto Orèbino (Urbino): io mi ciamo choteto di quelo che io òne auto a fare cho lui cho dito Michelagolo isino a questo di dicebere 1537.

Io Sanadoro (sic) òne fato questa di mia mano. [605]

 

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Danari al Nipote.

1542 19 di gennaio.

 

E oggi a dì diciannove di gennaio 1542 ò mandato a Bartolomeo Bettini, cioè a' Cavalcanti e Giraldi, scudi cinquanta d'oro in oro che li faccia pagare in Firenze a Lionardo mio nipote in Firenze: e detti scudi portò Urbino a detto Bartolomeo e contogniene: cioè Francesco da Urbino che sta meco.

 

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Malattia di Michelangiolo

Arch. Buon.   1546 15 di gennaio.

 

Ricordo oggi questo dì 15 di gennaio 1545 come io Leonardo Buonarroti andai a Roma in poste a vedere Michelangiolo che era malato: tornai adì 26 di gennaio.

 

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Patti con Donna presa per fante

Museo Brit.   1547 ... di febbraio.

 

Sia noto e manifesto a qualunque persona che leggerà la presente iscritta, come mona Caterina di Giuliano fiorentino se ponga a stare con messer Michelangelo Bonaroto fiorentino per prezzo di carlini dieci el mese: e filare sia per lei: così messer Michelangelo se obriga a tenere una sua putta. El ditto Michelangelo à pagato scudi quattro d'oro in oro (a) Agnolo da Casciese per conto di sua vettura: e così el ditto Agnolo promette: en tutto è patto per ditta carta.

Io Lorenzo del Bene fiorentino ò fatto la presente di mia mano a pregera dell'una parte e dell'altra.

Oggi questo dì sopradetto.

 

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Provisione mensuale.

1548 14 di marzo.

 

Io Michelagniolo Buonarroti ò ricievuto oggi questo dì 14 di marzo da messer Baco Giuntini, dipositario del reverendissimo Sotto Datario, scudi cinquanta, mezzo oro e mezzo moneta, per la mia solita provigione per il mese.

 

6 d'agosto.

 

Io Michelagniolo ò ricevuto oggi questo dì sei d'agosto 1548 da messer Giovanni de Rubeis scudi cento, mezzo oro e mezzo moneta, per la mia solita provigione del mese di luglio prossimo passato: cinquanta n'avevo prima e cinquanta me n'à aggiunti nostro Signore, cominciando il dì primo di luglio sopra detto i detti cinquanta che m'è aggiunti.

 

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Salario a una Fante.

25 d'ottobre.

 

E oggi a dì venticinque d'ottobre ò renduto a Urbino uno scudo, il quale aveva dato alla Caterina per il suo salario del mese d'agosto prossimo passato: e insino a detto mese è pagata: di poi il settembre e l'ottobre è stata ammalata che non gli è corso salario e massimo avendogli tenuto una donna che la governi: che fra lei e medico e medicine mi costò circa scudi nove d'oro.

 

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Provento dell'ufficio di Romagna.

1549 13 di febbraio.

 

Io Michelagniolo Buonarroti ò ricevuto addì tredici di febbraio 1549 per la paga del mio ufficio di Romagna del notariato del civile, 554) scudi ventidua d'oro in oro per il mese di [606] gennaio prossimo passato, per le mani di messere Benvenuto Ulivieri e messere Bartolomeo Bettini.

 

Museo Brit.  1549 4 di novemb.

 

E oggi a dì 4 di novembre 1549 ò dato alla Caterina iuli dieci per conto di suo salario per il mese di ottobre prossimo passato: contogniene Iacopo che sta meco.

 

5 di dicembre.

 

E oggi a dì cinque di dicembre dagli Altoviti ò ricevuto scudi ventidua in oro per la paga del mese di novembre prossimo passato, cioè del fitto del notariato di Romagna, 1551.

 

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1551 14 di ....

 

Ricordo come oggi a dì 14.... 1551 ò renduto a Urbino scudi dieci e sette iuli, i quali avea spesi per me in paglia e fieno e biada.

 

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L'Urbino mena la moglie a Roma.

29 d'agosto.

 

Ricordo come oggi questo dì 29 d'agosto ò renduto a Urbino scudi dodici e sette iuli, i quali aveva spesi in casa in acconciare la sua camera per menarvi la moglie e domattina va per essa a Castel Durante.

 

25 di settemb.

 

Ricordo come oggi a dì 25 di settembre tornò Urbino da Castel Durante con la moglie e una serva.

Tre iuli pel confessoro.

 

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Fanti e Servitori.

1552 1 d'aprile.

 

Ricordo come oggi a dì primo di aprile 1552 è venuto a star meco per servidore Antonio da Castello Durante per dieci iuli il mese.

 

1 di maggio.

 

E oggi a dì primo di maggio ò dato iuli dieci a detto Antonio per il mese che è stato meco, cioè tutto aprile; e mandatolo via per buon rispetto.

 

16 detto.

 

E oggi a dì 16 maggio dagli Altoviti scudi ventidua d'oro in oro per la paga d'aprile prossimo passato, 1552.

 

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18 di giugno.

 

E oggi a dì diciotto di giugno 1552 è venuto a star in casa per servidore Riccardo franzese per dieci iuli il mese.

 

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1553 4 d'aprile.

 

E oggi a dì 4 d'aprile 1553 è venuto a star meco per serva Vincenzia da Tigoli per dieci iuli il mese (partita poi il 16 dicembre).

 

1554 1 di gennaio.

 

E oggi a dì primo di gennaio 1554 è venuta da Castel Durante Lisabetta a star meco per serva per dieci iuli il mese.

 

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Promessa di maritare una fanciulla.

1 detto.

 

Sia noto come oggi questo dì primo di gennaio 1554, io Michelagniolo Buonarroti ò tolto in casa per maritarla una figliuola di Michele pizzicarolo dal Macello de' Corvi, la quale [607] à nome Vincenzia, con questa condizione: che in capo di quattro anni, facendo buon portamenti per l'anima e pel corpo, io sia tenuto a dargli di dota scudi cinquanta d'oro in oro; e così prometto quando la dota detta io vegga gli sia sodata in buona sicurtà; e per fede di ciò, io Michelagniolo ò fatta questa di mia propria mano.

Michelagniolo Buonarroti in Roma.

 

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Museo Brit.1554 1 di gennaio.

 

Ricordo come a dì primo di gennaio 1554 io Michelagniolo Buonarroti tolsi a star meco in casa la Vincenzia, figliuola di Michele pizzicarolo dal Macello de' Corvi, con patti che in capo de quattro anni s'ella fussi stata meco, maritandosi, io gli avessi a dare cinquanta scudi d'oro di dota.

 

1555 26 di settemb.

 

E oggi adì venti sei di settembre 1555 è venuto Iacopo fratello di detta Vincenzia in casa, e per forza bravando Urbino che era nel letto ammalato, me l'ha tolta di casa e menata via: e presente (a) questo s'è trovato messer Roso de Rosi da Castello Durante e Dionigio che era nella fabrica di Santo Pietro e più altre persone.

Io Roso de li Rosi da Castello Durante foi presente quanto di sopra è scritto, e per fede de la verità ò scritto e sottoscritto di mia propria mano.

 

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Altra Fante al suo servizio.

1 d'ottobre.

 

E detto dì primo d'ottobre 1555 è venuto a star meco da Castello Durante la Lucia per serva e Antonio per servidore a uno scudo el mese per uno, cioè dieci iuli: e detta serva et servidore me gli à menati messer Roso da Castello Durante.

 

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1556 29 di gennaio.

 

E oggi a dì 29 di gennaio 1556 è venuto a star meco da Castel Durante per serva la madre della Betta per dieci iuli il mese.

 

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Paghe del Monte della Fede.

4 di maggio.

 

Ricordo come oggi questo dì quattro di maggio 1556   ò riscosso sessantotto iuli e diciotto quattrini per la prima paga del Monte della Fede che io comperai de' denari che mi lasciò Francesco D'Amadore detto Urbino, da Castello Durante: e per le sua rede n'ò comperato detto Monte, e per loro ne risquoto le page e la quantità de' danari che mi lasciò e come apparisce pel suo testamento.

 

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Andata a Spoleto.

1 d'ottobre.

 

E oggi a dì primo d'ottobre trovandomi in Spuleti, ò dato iuli dieci per uno a dua Antonii mia servidori per conto di loro salario, e benchè uno di loro non l'abbi scritto qui, sempre à avuto il suo salario, come apparisce scritto nel muro in camera mia.

 

1557 31 d'ottobre.

 

E oggi a dì ultimo d'ottobre 1557 a' dua Antonii che stanno meco, sendo da Spuleti tornato in Roma, ò dato per conto di loro salario uno scudo d'oro in oro per uno. [608]

 

Museo Brit. 1557 31 d'ottobre.

 

E oggi a dì ultimo d'ottobre ò dato scudi venti d'oro in oro a Pietro Antonio lombardo in più partite, per cinque settimane che m'ha guardato la casa in Roma, send'io tante stato a Spuleti e trovandomi detto dì in Roma.

 

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Salarii a' Servitori.

31 detto.

 

E detto dì ultimo d'ottobre send'io in Roma, ò dato a' dua Antonii che stanno meco uno scudo d'oro in oro per uno per conto di loro salario, benchè l'ordinario sia dieci iuli il mese per uno.

E a Bastiano Malenotti, soprastante della fabrica di Santo Pietro, perchè è stato meco a Spuleti un meso e cinque dì, ò datogli sei iscudi di oro in oro come à in detta fabrica.

 

1 di dicembre.

 

E oggi a dì primo di dicembre uno scudo d'oro in oro per uno a' dua Antonii per conto di loro salario.

 

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1558 1 di gennaio.

 

E oggi a dì primo di gennaio 1558 è venuto a star meco Antonio da Castello Durante per sei iuli e mezzo il mese, cioè per sette e mezzo iuli.

 

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Nuovi Fanti e Servitori.

28 d'aprile.

 

E oggi a dì 28 d'aprile 1558 è venuta da Castel Durante a star meco Laura, e una fanciulla sorella d'Antonio che sta meco, pur da Castel Durante: e detta fanciulla à nome Benedetta.

 

1 di luglio.

 

E oggi a dì primo di luglio un ducato d'oro in oro e 3 iuli a Antonio, e un ducato d'oro in oro la Benedetta sua sorella, e un ducato d'oro in oro a Laura per loro salario: e tutti stanno meco e tutti sono da Castello Durante.

 

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1559 1 di giugno.

 

E oggi detto dì primo di giugno 1559 è venuta a stare da Castel Durante a star qui meco la Girolama per serva a uno scudo d'oro il mese: e detto dì gli ò per tal conto gli ò (sic) dato uno scudo d'oro, e a Pasquino mulattiere che l'ha menata, gli ò dato scudi 4 d'oro in oro per sua vettura.

 

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1560 22 d'aprile.

 

E oggi a dì 22 di detto aprile ò rimandata Laura, che stava meco, a Castello Durante: tre scudi d'oro in oro ò dato al mulattiere che la porti, e sei scudi d'oro ò donati a lei con uno che n'avea a aver da me alla fine di detto aprile 1560.

 

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dall'1 al 5 d'agosto.

 

E oggi a dì primo d'agosto 1560 scudi dua a Antonio, uno a la Benedetta, uno alla Girolama per conto di loro salario. Oggi a cinque dì detto ò rimandata detta Girolama a Castel Durante con quaranta scudi d'oro che l'à avanzato meco in sedici mesi: che mai non ci fussi venuta: e quattro d'oro ò dati a Pasquino mulattiere che la riporti a Castel Durante.

 

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Perde il provento dell'uffizio di Romagna.

1560 ....

 

..... scudi d'oro che tanti me ne ò ri........ per parte della p.....ione dell'entrata di mille dugento scudi d'oro che mi fu tolta dal [609] papa Caraffa, datami prima da papa Farnese .... porto di Piacenza me l'aveva tolta prima l'Imperadore e ultimamente il papa Caraffa l'ufizio .... in Romagna mi tolse il primo dì che fu fatto papa. 555)

 

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Paghe di sua provisione.

Museo Brit. 1560 1 di luglio.

 

E oggi a dì primo di luglio ò ricevuto scudi cinquanta d'oro dal Papa per il sopradetto conto.

 

1561 12 di gennaio.

 

E oggi a dì dodici di gennaio ò ricevuto la paga del mese di dicembre, cioè scudi cinquanta d'oro in tanta moneta nel mille cinque cento sessanta uno.

 

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Dono del Papa.

17 d'aprile.

 

E oggi a dì diciassette d'aprile ò ricevuto dal Papa scudi dugiento d'oro, e' quali mi dona per sua benignità e cortesia.

 

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Paghe di sua provisione.

1562 1 di marzo.

 

E oggi a dì primo di marzo ò ricevuto la paga del mese di febraio, cioè scudi cinquanta d'oro, in tanta moneta che m'ha portata Antonio in tanta moneta (sic) che sta meco.

 

1 d'aprile.

 

E oggi a dì da primo d'aprile ò ricevuta la paga del mese di marzo, cioè cinquanta in tanta moneta portò Antonio che sta meco.

 

1563 7 di febbraio.

 

E oggi a dì sette di febraio nel mille cinque cento sessanta 3 ò ricevuto la paga del mese di novembre del sessantadua, cioè scudi cinquanta d'oro in tanta moneta. 556)

 

Fine dei ricordi

 

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512) A proposito di questa pittura, per mostrare come Michelangelo, contro l'opinione d'alcuni, la cominciasse veramente nel maggio di quell'anno, ci pare opportuno di riferire il presente documento:

«A nome di Dio a dì 11 di magio 1508.

Io Piero di Iacopo Roselli maestro di murare òne ricevuto ogi questo dì 11 magio deto di sopra, da Michelagnolo Bonaroti iscultore, ducati dieci d'oro di camera per parte di isciarvare (scialbare) la vòlta di papa Sisto in ne la cappella, e ariciare e fare quelo bisognerà: che fane fare papa Giulio. E per fede del vero òne fato questa di mia propria mano questo dì sopradeto duc. 10 d'oro di camera.

A dì 24 di magio ducati quindici d'oro di camera ebi a dì deto e per lui da Francesco Granaci contanti duc. 15 d'oro di cam.

E a dì 3 di gugnio ducati dieci d'oro di camera per lui da Francesco Granaci ebi contanti duc. 10 d'oro di cam. »E a dì 10 di gugnio ducati dieci d'oro di camera per lui da Francesco Granaci ebi contanti duc. 10 d'oro di cam.

E a dì 17 di Iulio ducati dieci d'oro di camera ebi contanti da Michelagnolo detto duc. 10 d'oro di cam.

E a dì 27 di Iulio ducati trenta d'oro di camera per resto di ponte e de l'ariciato e di quelo òne fato insino a questo dì duc. 30 d'oro di cam.» 

513) Francesco Alidosi, vescovo di Pavia.  

514) Per mostrargli il modo del lavorare in fresco e d'aiutarlo.  

515) Pietro d'Urbano da Pistoia.  

516) Intendi: la sepoltura di papa Giulio.  

517) Pubblicato la prima volta col fac-simile in litografia nel Giornale storico degli Archivi toscani, anno I, pag. 50. Firenze, Cellini, 1857, in-8º.  

518) Fancelli detto il Zara, del quale è stato parlato altra volta.  

519) Cioè, Pietro Urbano da Pistoia.  

520) Questi Ricordi sono scritti da Pietro Urbano.  

521) Il detto Fancelli.  

522) Di mano di Michelangelo.  

523) Questo conto fanno i cavatori.  

524) Questi che seguono sono di mano di Pietro d'Urbano.  

525) Pubblicato dal suo originale nel Giornale, ec.  

526) Il Contratto è del 15 di marzo 1518.  

527) Anche questo è stampato nel detto Giornale, ec.  

528) L'Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze.  

529) Filippo di Bertocco, di Giorgio da Cagione, scarpellino, che abitava in Pietrasanta.  

530) Forte Carretto a due ruote, detto anche nizza.  

531) Domenico di Giovanni Bertini detto Topolino.  

532) Rogato il 29 d'ottobre 1518.  

533) Di qui scrive Michelangelo.  

534) Donato Benti, scultore fiorentino.  

535) Comprò questo sito in Via Mozza o di San Zanobi per farvi una stanza da lavorare i suoi marmi.  

536) Questo Federigo Frizzi, scultore fiorentino abitante in Roma, racconciò e messe su nella chiesa della Minerva la figura di Cristo, stata guasta da Pietro Urbino.  

537) Ferrucci.  

538) Modesti.  

539) Giovanni. Erano denari della provvisione che gli faceva pagare papa Clemente.  

540) Queste prime partite del 4 d'aprile sono d'altra mano; quel che segue è scritto da Michelangelo.  

541) Giovanni di Baldassarre, orefice, detto il Piloto. Lavorò per la Sagrestia di San Lorenzo la palla faccettata della cupola, e per la casa de' Medici in Via Larga fece una gelosia di rame traforata a una finestra inginocchiata disegnata da Michelangelo. Morì di ferite nel 1536.  

542) Intendi: il gruppo della Madonna con Gesù bambino, e Sant'Anna che è nella chiesa d'Or San Michele.  

543) Buonarroto, fratello di Michelangelo, morì di peste a dì 2 di luglio 1528.  

544) Intendi: che abitava nella Via degli Alberighi.  

545) Montigiani.  

546) Bartolommea Della Casa.  

547) Da Panzano, madre di Antonio Mini che stava con Michelangelo.  

548) Per sospetto che anch'essi fossero ammorbati.  

549) Buonarroto lasciò tre figliuoli: Lionardo, Simone e Francesca. Simone morì fanciullo.  

550) Questo conto di spese è in un foglio, dove Michelangelo aveva principiato una lettera in questo modo: «Honorando mio maggiore. In Venezia oggi questo dì dieci di settembre.» La data del principio della lettera fa supporre che due sieno state le gite di Michelangelo a Venezia: l'una sul finire dell'agosto 1529, partendosi da Ferrara dove era stato mandato a vedere le fortificazioni; e l'altra quando fuggì da Firenze il 21 di settembre. Il conto delle spese riguarda questa seconda gita, essendovi nominati il Corsini, il Mini e il Piloto, che gli furono compagni.  

551) Questo Ricordo è scritto da Francesco Granacci.  

552) Il Podere di Pozzolatico.  

553) Cioè, la Madonna nella sepoltura di papa Giulio in San Pietro in Vincola. Sandro detto lo Scherano fu de' Fancelli da Settignano, e nacque da Giovanni di Sandro scultore, fratello di Domenico detto il Zara. 

554) Ebbe il provento di questo ufficio di Rimini, dopo che perdè l'altro del passo del Po di Piacenza.  

555) Fu eletto papa col nome di Paolo IV, il 23 di maggio 1555.  

556) I Ricordi per tal conto vanno fino al luglio del 1563.