BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Brunetto Latini

ca. 1220 - 1294/95

 

Il Favolello

 

Versione digitale: Giuseppe Bonghi

(Biblioteca dei Classici Italiani, 2003)

 

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Forse lo spron ti move

che di scritte ti pruove

di far difensa e scudo;

ma se' del tutto niudo,

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ché tua difensïone

somente di ragione,

e fàllati drittura:

ch'una propia natura

ha dritta benvoglienza,

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che riceve crescenza

d'amore ogni fïata;

e lunga dimorata

né paese lontano

di monte né di piano

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non mette oscuritate

in verace amistate.

Dunque pecca e disvia

chi bono amico obria,

ché 'ntra li buoni amici

20

son li diritti ofici

volere e non volere

ciascuno, ed atenere,

quello che l'altro vuole

in fatto ed in parole.

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Questa amistà e certa;

ma de la sua coverta

va alcuno amantato

come rame indorato.

Così in molte guise

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son l'amistà divise,

perché la gente invizia

la verace amicizia:

ch'amico che maggiore

vuol essere a tutt'ore,

35

parte come leone;

amor bassa e dispone,

perché in fin' amanza

non cape maggioranza.

Dunque riceve inganno,

40

non certo sanza danno,

l'amico, ciò mi pare,

ch'è di minore affare,

ch'ama veracemente

e serve lungiamente,

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donde si membra rado

quelli ch'è in alto grado.

Ben sono amici tali

che saettano istrali,

e dànno grande lode

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quando l'amico l'ode,

ma null'altro piacere

si può di loro avere.

Così fa l'ausignuolo:

serve del verso solo,

55

ma già d'altro mistero

sai che non vale guero.

In amico m'abatto

che m'ama pur a patto

e serve buonamente,

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se vede apertamente

com'io riserva lui

d'altretanto o de plui.

Altretal ti redico

de lo ritroso amico,

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ched a la comincianza

mostra grande 'bondanza,

poi a poco a poco alenta,

tanto che aneenta,

e in detto ed in fatto

70

già non aserva patto.

Così ho posto cura

ch'amico di ventura

come rota si gira,

ch'ello pur guarda e mira

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come Ventura corre:

e se mi vede porre

in glorïoso stato,

servemi di buon grato;

ma se cado in angosce,

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già non mi riconosce.

Così face l'augello

ch'al tempo dolce e bello

con noi gaio dimora

e canta ciascun' ora;

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ma quando vieola ghiaccia,

che non par che li piaccia,

da noi fugge e diparte.

Ond'io n'ho presa un'arte:

che, come la fornace

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prova l'oro verace,

e la nave lo mare,

così le cose amare

mostran veracemente

chi ama lealmente.

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Certo l'amico avaro,

come lo giocolaro,

mi loda grandemente

quando di me ben sente;

ma quando noolli dono,

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portami laido sòno.

Questi davante m'unge,

ma di dietro mi punge,

e come l'ape in seno

mi dà mele e veleno.

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E l'amico di vetro

l'amor getta di dietro

per poco afendimento,

e pur per pensamento

si parte e rompe tutto

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come lo vetro rotto.

E l'amico di ferro

ma' non dice "Diserro"

infin che può trappare;

ma el no vorria dare

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di molte erbe una cima:

natur' è de la lima.

Ma l'amico di fatto

è teco a ogne patto,

e persona ed avere

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puo' tutto tuo tenere,

ché nel bene e nel male

lo troverai leale:

e se fallir ti vede,

unque non se ne ride,

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ma te stesso riprende

e d'altrui ti difende:

se fai cosa valente,

la spande fra la gente

e 'l tuo pregio radoppia.

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Cotal è buona coppia:

ch'amico di parole

mi serve quando vole

e non ha fermamento

se non come lo vento.

135

Or, che ch'i' penso o dico,

a te mi torno, amico

Rustico di Filippo,

di cui faccio mi' ceppo.

Se teco mi ragiono,

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non ti chero perdono,

ch'i' non credo potere

a te mai dispiacere:

ché la gran conoscenza

che 'n te fa risedenza

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fermat' a lunga usanza,

mi dona sicuranza

com'io ti possa dire

e per detto ferire.

E ciò che scritto manto

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e cagione e dimando

che ti piaccia dittare

e me scritto mandare

del tuo trovato adesso:

ché 'l buon Palamidesso

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mi dice, ed ho creduto,

che se' 'n cima saluto;

ond'io me n'allegrai.

Qui ti saluto ormai:

e quel tuo di Latino

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tien' per amico fino

a tutte le carrate

che voi oro pesate.