BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Leonardo da Vinci

1452 - 1519

 

Scritti scelti

 

Ottica

 

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Ottica

 

 

 

Abbozzo per una dimostrazione.

I.

C. A. 270v c

 

Dico la virtù visivale astendersi per li razzi visuali in sino alla superfizie de' corpi non transparenti, e la virtù d'essi corpi astendersi insino alla virtù visivale, e ogni simile corpo empiere tutta la antiposta aria della sua similitudine. Ogni corpo per sé, e tutti insieme fanno il simile, e non solamente l'empiano della similitudine della forma, ma eziandio della similitudine della potenzia.

Esemplo. – Tu vedi il sole, quando si trova nel mezzo del nostro emisperio, e essere le spezie della sua forma per tutte le parte dove si dimostra, vedi essere le spezie del suo splendore in tutti quelli medesimi lochi; e ancora vi s'aggiugne la similitudine della potenza del calore; e tutte queste potenzie discendano dalla sua causa per linie radiose, nate nel suo corpo e finite ne li obbietti oppachi, sanza diminuzione di sé.

La tramontana sta continuamente colla similitudine della sua potenzia astesa e incorporata, non che ne' corpi rari, ma ne' densi, trasparenti e oppachi, e non diminuisce però di sua figura.

Confutare. – Adunque questi matematici che dicano l'occhio non avere virtù spirituale che s'astenda fori di lui, imperò che se così fussi non sarebbe sanza gran sua diminuizione ne l'usare la virtù visiva, e che se l'occhio fussi grande quanto è 'l corpo della terra, converrebbe nel risguardare alle stelle che si consummassi, e per questa ragione assegnano l'occhio ricevere e non mandare niente di sé.

Esemplo. – O che diranno costoro del moscado il quale sempre tiene gran quantità d'aria ingombrata del suo odore, e se chi lo portassi addosso mille miglia, mille miglia di quella grossezza d'aria occuperà, sanza diminuizione di sé? Che diranno questi che 'l rombo della campana, fatto col contatto del battaglio, empiendo di sé onni dì del suo sono un paese, abbi a consumare detta campana? Certo e' mi pare questi tali omini essere, e basta.

Esempli. – Non si ved'elli tutto il giorno pe' villani quella biscia, chiamata lamia, attrarre a sé il lusignolo come calamita il ferro, per lo fisso sguardo, il quale con lamentevole canto corre alla sua morte?

Ancora si dice il lupo avere potenzia, col suo sguardo, di fare alli omini le voce rauche.

Del bavalischio si dice avere potenza di privare di vita ogni cosa vitale col suo vedere.

Lo struzzo, il ragno si dice covare l'ova colla vista.

Le pulzelle, si dice avere potenza nelli occhi d'attrarre a sé l'amore delli omini.

Il pescio detto linno, alcuni lo dicano di Santo Ermo, il quale nasce ne' liti di Sardigna, non è elli visto da li pescatori, la notte, alluminare co' li occhi, a modo di due candele, gran quantità d'acqua, e tutti quelli pesci che si trovano in detto splendore, subito vengon sopra l'acqua rovesci e morti?

 

 

II.

C. A. 270v b

 

Come le linie radiose portano con sé la virtù visiva insino alla loro repercussione. – Questa nostra anima ovvero senso comune, il quale i filosafi affermano fare sua risedenza nel mezzo del capo, tiene le sua membra spirituali per lunga distanzia lontane da sé e chiaro si vede nelle linie de' razzi visuali, i quali, terminati nell'obbietto, immediate dànno alla loro cagione la qualità della forma del lor rompimento.

Ancora nel senso del tatto, il quale diriva da esso senso comune, non si ved' elli istendersi colla sua potenzia insino alle punte delle dita, le quali dita subito che hanno tocco l'obbietto, immediate il senso ha giudicato, se è caldo o freddo, se è duro o molle, se è acuto o piano?

Come i corpi mandano fori di sé la forma loro e 'l colore e la virtù. Quando il sole per lo eclipsi rimane in forma lunare, piglia una sitile piastra di ferro e a quella farai uno piccolo foro e volgi la faccia d'essa piastra verso il sole, tenendo dirieto a quella una carta lontana mezzo braccio, e vedrai in detta carta venire la similitudine del sole in corpo lunare simile alla sua cagione di forma e di colore.

Secondo esemplo. Ancora farà detta piastra quel medesimo di notte col corpo della lun[a] e ancora colle stelle; ma dalla piastra alla carta non vole essere per nessuno verso altro spiracol che 'l picciolo buso a similitudine d'una cassetta quadra, della quale la faccia di sotto e di sopr[a] e le due traverse da canto siano di saldo legno, quella dinanzi abbi la piastra e quella dirieto una sottile e bianca carta, ovver palpiro impastato a li orli del legno.

Terzo esemplo. – Ancora, tolta una candela di sevo che facci lungo lume e posta dinanti a detto buso apparirà ne la opposita carta detto lume in forma lunga e simile alla forma della sua cagione, ma sotto sopra.

Qualità del sole. – Il sole ha corpo, figura, moto, sprendore, calore e virtù generativa, le quali cose parte tutte da sé sanza sua diminuizione.

 

 

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C. A. 345v b

Perchè le spezie delli obbietti son tutte in tutta la a loro antiposta aria, e son tutte in ogni punto di quella, egli è necessario che le spezie del nostro emisperio entrino e passino con tutti li corpi celesti per il punto naturale, nel quale s’infondano e uniscano nella penetrazione e intersegazione l’una dell’altra, come l’altra dell’una: ne la quale le spezie della luna all’oriente e le spezie del sole all’occidente in tal punto naturale sono unite e infuse insieme col nostro emisperio.

O mirabile necessità, tu con somma ragione constrigni tutti li effetti a participare delle lor cause, e con somma e inrevocabile legge ogni azione naturale colla brevissima operazione a te obbedisce.

Chi crederrebbe che sì brevissimo spazio fussi capace delle spezie di tutto l’universo?

O magna azione, quale ingegno potrà penetrare tale natura? Qual lingua fia quella che displicare possa tal maraviglia? Certo nessuna. Questo dirizza l’umano discorso alla contemplazione divina ...

Qui le figure, qui li colori, qui tutte le spezie delle parte dell’universo son ridotte in un punto. O qual punto è di tanta maraviglia? O mirabile, o stupenda necessità! tu costringi colla tua legge tutti li effetti per brevissima via a participare delle lor cause. Questi son li miracoli! ...

 

 

C. A. 135v b

Pruova come tutte le cose poste 'n un sito sono tutte per tutto e tutte nella parte. – Dico che, se una faccia d’uno edifizio o altra piazza o campagnia che sia illuminata dal sole avrà al suo opposito un’abitazione, e in quella faccia che non vede il sole sia fatto un piccolo spiracolo rotondo, che tutte le alluminate cose manderanno la loro similitudine per detto spiraculo e appariranno dentro all’abitazione nella contraria faccia, la quale voi essere bianca, e saranno lì a punto e sottosopra. E se per molti lochi di detta faccia faciessi simili busi, simile effetto sarebbe in ciascuno.

 

 

D. 10r

Delle spezie delli obbietti che passano per istretti spiraculi in logo 'scuro. – Impossibile è che le spezie de' corpi che penetran per li spirachuli i'loco oscuro non s'arriverscino.

 

 

For. II 158v

De prospettiva. – L'ochio, che si parte dal bianco alluminato dal sole e va i' loco di minor luce, ogni cosa li pare tenebroso...

Questa nostra popilla cresce e diminuisce secondo la chiarità o scurità del suo obbietto; e perchè con qualche tempo fa esso crescere e discrescere, essa non vede così presto uscendo da lume e andando allo scuro, e similmente dallo scuro al luminoso. E questa cosa già m'ingannò nel dipignere un occhio, e di li la 'mparai.

 

 

C. A. 119v a

Dell'occhio. – Perchè l’occhio è finestra dell’anima, ella è sempre con timore di perderlo, i' modo tale, ch’essendoli mossa una cosa dinanzi che dia subito spavento a l’omo, quello colle mani non soccorre il core, fonte della vita, nè ’l capo, ricettaculo del signore de’ sensi, nè audito, nè odorato o gusto, anzi subito lo spaventato senso; [e] non bastando chiudere li occhi con sua coperchi serrati con somma forza, che subito lo rivolge in contraria parte, [e] non sicurando ancora, vi pone [una m]ano e l’altra distende, facendo antiguardia contro al sospetto suo.

Ancora la natura ha ordinato che l’occhi ne[...] de l’omo per sé medesimo col coperchio s[i chiudano] acciò che, non sendo da esso dormiente guardato, [...] d’alcuna cosa non sia offeso.

 

 

C. 1r

Infra i corpi d'equal grandezza e distanzia, quello che fia più alluminato parrà all'occhio più propinquo e maggiore.

 

 

C. 5r

Quel corpo luminoso parrà più splendido, il quale da più oscure tenebre circumdato fia.

 

 

C. 3r

Quel corpo luminoso parrà di minor spendore, il quale da più luminoso campo circumdato fia.