BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Tommaso Campanella

1568 - 1639

 

Lettere

 

1635

 

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Illustrissimo Signore e padrone Osservandissimo. 1)

 

Mi è stata carissima la sua risposta considerando da chi viene, e con che animo ed a che fine: la ringrazio soprammodo, massime dell'officio con l'Eminentissimo Barberino, a cui devo, come parte ottima di N. S. due volte la vita. Però desidero che resti persuasa S. E. ch'io non voglio far cosa alcuna in suo disgusto, ma servirla se apre. E si sa, e presto si vedrà meglio quant'io mi adopro per servitio di tutta la casa. Mandai a N. S. dopo Pasqua subito alcune cose di quel che fo per ben comune: credo S. E. l'averà visto. Ed un'altra cosa all'ambasciator mio conservatore. Qua non si dorme. Non scrivo per non far torto a' Signori Nuncii. A' quali non cedo di veracità senza disegno, ed avanzo di affettione per obbligo ed elezione. Desidero nelle cose mie con questi Signori V. S. Illu. sia mio avvocato e curatore. E vedo ben che non posso appigliarmi a più sicura guida. È necessario che stampi la Theologia, che son 30 libri dedicati al Card. Duca, e 15 di Metafisica al Re Cristianissimo, e molte altre opere, in particolar le disputazioni sopra la fisiologia, etica, politica, economica, e Città del Sole ed altri opuscoli, li quali tutti tutti son passati ultra montes in Francia e Germania più volte, come sa Favilla, e il Conte mio, e sempre ho scritto che non si stampassero perchè li ho migliorati. Adesso non ho più scusa. Mi vengono richiesti da Inghilterra, da Germania, e da' miei Francesi. Però è necessario che l'Eminentissimo Barberino si contenti sian rivisti qua da chi comanderà il Sig. Card. Duca: e che sian visti da' miei frati dottissimi di San Iacobo 2) ancora: altrimenti si daranno a luce con farli rivedere alla Sorbona ed a questi padri. Ma non quelli che porto approvati da Roma. E vero quel che V. S. Illu. dice che. doveva stampare qualche libro teologico sul. . . . 3). Ma in verità io non fui autor di questo medicinale che si stampasse, e restai ammirato quando lo vidi. È vero ch'io ho dato a rivedere un centone Tomistico contra pseudotomisti de Praedistinatione, et Reprobatione assai necessario per scavallar l'Ateismo e Calvinismo, provato con l'autorità di S. Tommaso da' Teologastri; e, visto, lo stamperò. E questo comunicai più volte a N. S. in Roma dicendoli, che nè Principi laici, nè i Teologi ecclesiastici, particolarmente i nostri, ponno obbedire a S. B. ed alle leggi per coscienza, ma solo per forza, perchè dicono: o Dio è, o non c'è. Se non c'è, viviamo, regniamo, facciam quel che ci piace per forza, per sofismi, per ipocrisia. S'egli è, o ci ha predestinati o reprobati ab eterno, come dicono li pseudotomisti de mente di San Tommaso, e ci spinge in tempore ad ogni atto pio e peccaminoso in modo che non possiamo fare se non quello a che Dio ci move: dunque semo nati giudicati e non giudicandi, faccia ognun quel che li piace: perchè nè il Signore può crescer la gloria e diminuir la pena, non che soddisfarla; nè il male può torci la gloria, nè diminuirla, nè la pena aggravare. Però S. B. mi disse che io ci provvedessi a questo, e l'ho fatto in questo libro. Di grazia V. S. procuri che il padre Mostro ed il padre Grioli, perpetui miei persecutori, gratis, non persuadano a questi Signori che sia impedito. Di più scrivo al padre Mostro l'inclusa cartella. V. S. ce la dia lei, o la faccia dar da Favilla o dal Conte e mi procuri questo libro, che mi tiene ingiustamente 4), approbato da quelli a chi fu da lui e dal Padre Generale commesso. Scrissi al Signor Cardinale Antonio e a S. B. ed all'ambasciatore Cristianissimo ed al padre Marini, segretario dell'indice, che mi sian disbrigati i libri stampati, e ritenuti ingiustamente, a persuasion del Mostro, non per teologia, ma per politica. Il libro contra Ateisti qua fa gran frutto: giacchè tutti gli eretici son fatti Ateisti, e la scola eretta contra loro non li cerca. Se lo vol ristampare non ci è cosa che osta, se non due versi che spiaceno a N. S. pensando fossero contro la sua bulla; perchè quelli altri che il Mostro notò contro la bulla son notati falsamente, come sa Favilla e il Padre Maestro Marini. Però supplico a V. S. che aiuti l'opera del signor Ambasciatore che gli dimanderà mi sian rilassati. Di più la Monarchia, stampata in Jesi, qui è necessaria, perchè sendo approbata dal Mostro, dalla religione è ritenuta sol perchè dicono che dispiacerà a' Principi, mentre difendo la ragion della Santa Chiesa, e questo è falso pretesto del Mostro, come V. S. vede: perchè questo libro accorda i Principi col Papa: com'è il libro del Santarello. Però supplico a V. S. sia propizio in ciò, se come scrisse a molti il Cardinal Verospi ed altri promettessero aiutarmi, e perchè Mon. Peresc mi cerca con istanza questo libro di Jesi, la supplico ce ne mandi uno 5), e se lo faccia dar dal padre Commissario del Santo Officio che n'ha: o scriva all'Inquisitor d'Ancona, mio amico, e subito l'haverà. Di grazia per amor di Mons. Peresc, che merita corone, e mi ha dato nel passaggio 40 dobble spagnuole, oltre i meriti ed officiosità, V. S. si sforzi mandar un esemplare. Io gli scrivo che ciò commetto a V. S. Illu. Le due vittorie della Maestà Cristianissima, e li progressi contra la Fiandra può saperle da' Nuncii, e le conseguenze dal proprio giudizio di V. S. Illu. stimato da me sopra innumerabili altri. Io lavoro cose sottili per servizio del mio Re a gusto di N. S. Il tempo lo mostrerà. Le grazie che mi si fanno e gli onori altri lo diranno. Resto al suo comando mentre le fo humil reverenza, e le prego da Dio ogni contento.

Parigi, 4 Giugno 1635.

Di V. S. Illu. Ser. Obbl. e Cordialis.

Fra Tommaso Campanella.

 

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1) Pare scritta allo stesso Cass. Del Pozzo. 

2) Vi era un convento di religiosi Domenicani nella strada di San Iacobo, cioè dans la rue Saint Iacques diverso da quello ch'era nella strada di Santo Onorato – Vedi Aubin-Louis Millin, Antiquités nationales, tom. I. Paris 1770. 

3) Manca nella copia. 

4) Il Mostro. 

5) Esemplare.