BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Tommaso Campanella

1568 - 1639

 

Lettere

 

1635

 

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Ill. e Rev. sig. e p. oss.

 

Hieri due di maggio sendo uscito dalla semblea 1) de' Signori Sorbonisti, dalli quali fui introdotto a parlare e salutare tutti con molta loro creanza ed honor che mi han fatto, e per la cortesia mi ringraziaro che io gli avessi stimati tanto che l'anno 1625 ebbero da me una lettera, dove sottoponeva a loro censura tutt'i libri miei, e li pregava pigliassero fastidio di correggerli, ed ho pure la risposta di tutta l'Accademia assai cortese, e di novo ho fatto il medesimo con le parole che ho saputo, e perchè il guardasigilli del Re mi donò licenza e privilegio per tutt'i libri miei, io risposi che l'accetto, se la Sorbona, Accademia regia, gli approverà. Piacque ciò a tutti, talchè uscendo da questo colloquio assai allegro ricevei dai Signori Puteani lettera del p. f. Cristoforo, e questa di V. S. dove per complemento nella sopraccarta avvisa che il baule sia giunto in sua mano ben condizionato a 24 Aprile. L'allegrezza fu assai, perchè fu colmata dalla grata di V. S. Ill.; nè si potea desiar miglior ricapito. Ma non mi dice che ha ricevuto lei quel che mi scrisse il Sig. Bordaleto, di cui ho lettere scritte alli 13 p. Aprile che 12 giorni avanti havea posto su le galere il baullo. Nè so s'è sigillato dal. . . . . che a V. S. han mandato la chiave, come io desiderava, perchè vedesse i pensieri di me servo suo, e sarà soprascritto al vescovo di Sanforo. Io stamperò quelli che da Roma fur approbati, e poi gli altri sendo revisti dalla Sorbona. La qual adesso son 15 giorni tiene il libro de praedestinatione. . . . necessario a questo secolo in particolare, e le mando lo specimen dello Stigliola. Io credo che V. S. Ill. l'habbia subito inviato, e che sia vano scriverle che faccia quel che a lei piace. Desidero che il Sig. Gassendo mi scriva qualche cosa della sua famiglia, perchè voglio honorarmi in alcuno di questi libri col suo nome, e per memoria di quel che devo a tanta generosità. Mi par soverchio insinuare a V. S. Ill. quel che deve fare e come mandarlo sicuro, perchè non si dica Sus Minervam docet. Lo sto aspettando con avidità. Le farò parte d'alcuni pensieri dati a questi Padroni quando si potran pubblicare. Con Mons. Rossi io le scrissi a lungo, e come già li tesorieri mi davano danari per tre mesi: oltre quelli che da principio mi mandò S. M. Cristianissima per accomodarmi. Tutte le cose per grazia di Dio van prosperamente, eccetto quella di mio nepote che ancora sta carcerato, e tutti li altri fur liberati: ma lui disse ch'era clerico, com'è vero, ed ha la bolla del Papa di poter medicare. Ma spero che uscirà, perchè la falsità è manifesta. Potrebbe nuocerli la mia venuta 2), e per questo io non l'ho fatto manifesto ad altri, che pur si converrebbe a scoprir e fare punir la malvagità di chi lo perseguita. Ho visto quel che V. S. filosoficamente scrive al buon Galileo nostro, degno scritto di chi ed a chi lo manda. Non ho cessato di fare quel che devo per l'amico, e scriverei a N. S. 3), a cui sempre scrivo, e da cui ricevo favori e danari, (ciò si taccia) ma sarò ripreso da S. B. di molta imprudenza, come suol fare 4). Scriverò al Card. Colonna ch'è tornato in Roma e mi scrive e mi si offerisce. Io resto a V. E. obbligatissimo sempre e prego Dio la mantenga molto tempo in vita ed in grado maggiore per beneficio de' buoni ed ornamento del nostro secolo. Mando l'inclusa al Signor Lamberto e Gastines. Saluto cordialmente il Signor Barone, e tutti di casa, e il Sig. Gassendo se pur è tornato. A Dio.

Parigi, a' 3 di maggio, 1635.

Serv. obblig. e Divot.

T. Campanella.

 

La mia Metafisica viene in baullo: pagai per ricuperarla 30 scudi. L'opera di Avicenna non trovai cercandola sempre, se non nella libreria del Card. Riscelieu, e non vol darla, nè stamparla. Se le pare, lo tenterò. Io stamperò subito e tutto manderò a V. S. Ill.

 

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1) Assemblea. 

2) Cioè, potrebbe nuocergli se fosse noto che io sono venuto in Francia. 

3) Urbano VIII. 

4) Era naturale. Il nostro autore aveva di che pensare di sé senza impacciarsi de' fatti altrui. Pure questi sentimenti onorano il Campanella.