BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Vilfredo Pareto

1848 - 1923

 

Considerazioni sui principii fondamentali

dell'economia politica pura

 

1892

 

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[416]

III.

Economia individuale.

 

La trasformazione dei beni economici si deve da prima studiare considerando i motivi pei quali è da un individuo compiuta; e poscia introdurre la condizione che, nel baratto, abbiamo a concordare i voleri delle parti contraenti.

La teoria del baratto è stata fatta da prima dallo Jevons e dal Walras per un tipo speciale di mercato. Già accennammo, tra l'altre cose, che quegli autori suppongono che esista un solo prezzo per le varie porzioni successivamente barattate.

Il Prof. Marshall col famoso problema del baratto 1) ha preso a considerare casi in cui successive porzioni di merce sono barattate con diversa ragione.

Il Prof. Edgeworth considera il caso più generale di diversi ragioni del baratto.

Motivi che operano per determinare il baratto. Tutte le teorie ora rammentate suppongono che il solo motivo sia quello di seguitare la trasformazione dei beni economici sinquè così operando si ottiene un accrescimento positivo di utilità.

Tralasciamo i motivi etici, dei quali tutti consentono non sia ufficio dell' Economia politica di trattare, ma non vi sono altri motivi economici?

Questi motivi ci pare che esistano. Uno dei principali è la considerazione delle variazioni dei prezzi. Basta scorrere una rassegna della borsa dei valori pubblici, o di un [417] mercato del grano, del vino, del caffè, o di altre merci, per accorgersi subito che nei contratti oltre alla considerazione della intrinseca utilità, si tiene conto della tendenza del mercato nel modo che è palesata dal variare dei prezzi. Se questi calano rapidamente è raro che accorrino compratori, il più delle volte invece si tirano in disparte. Se invece i prezzi salgono alcune volte si fanno avanti i venditori, ma spessissimo invece la gente è invogliata a comprare dallo stesso movimento ascendente dei prezzi.

Anche sui mercati ove si vende merce al minuto si osservano questi fenomeni. Un contadino giunge al mercato con alcuni mazzi di asparagi. Egli non si sogna nemmeno di fare un equazione tra l'utile che avrebbe a mangiarseli, e quello che può ritrarre dalla moneta che otterrà vendendoli. Egli ha solo di mira d'indovinare quale è il maggiore prezzo che ne può ricavare. Se sente sul mercato che i mazzi si vendono in gran quantità per 60 centesimi l'uno, probabilmente si contenterà di quel prezzo. Ma se sente che si principiarono a vendere 60 centesimi e che poi il prezzo sali rapidamente a 80 centesimi, egli forse non vorrà dare i suoi a meno di 90 centesimi.

Fatti di questo genere si possono osservare in tutti i mercati. Basta, per esempio, rimanere un poco di tempo a udire i discorsi che si fanno in un mercato ove si vendono bozzoli per sentire che influenza ha la considerazione dei prezzi già praticati.

Il motivo ora accennato può anche intendersi fare parte di altri più generali.

I baratti in genere non avvengono per soddisfare bisogni presenti e tali da non potersi differire, ma bensì per provvedere a quelli avvenire. Quindi nel decidere il baratto presente hanno molto peso: 1° le previsioni che si fanno sulle condizioni futuro del mercato. 2° L'impressione che fa sull' animo nostro il concetto di un bisogno futuro.

Quest'ultimo genere di considerazioni si collega colle qualità di previdenza degli uomini. È noto che i popoli selvaggi ne mancano a segno tale da parere quasi incredibile a chi vive tra uomini inciviliti. [418]

I selvaggi americani ci sono descritti come ponendo mente solamente a ciò che è loro utile nel momento in cui l'acquistano, e come trascurando assolutamente tutto quanto non è loro utile subito. Il Labat ci dice che un Caraibo la sera non venderebbe il suo hamac qualunque prezzo gli venisse offerto, ma la mattina, dopo di avere dormito darà quel medesimo hamac per qualsiasi oggetto di pochissimo valore, che in sul momento gli piaccia.

Le leggi del baratto non possono evidentemente essere le stesse per costui, e per l'avveduto negoziante che compra grano tenendo conto di tutte le possibili previsioni pel futuro raccolto.

Tra quei due estremi stanno i più degli uomini, i quali non sono nè interamente spensierati, nè interamente previdenti, e quindi anche tra i due estremi deve collocarsi la legge del baratto che per essi ha valore.

Opportunamente il Mill osservava come sul continente europeo la concorrenza non determinasse il valore nel modo stesso che accadeva in Inghilterra, e simili considerazioni furono tenute presenti dall'Economia Classica. Crediamo che anche la nuova economia politica debba ciò fare. Crediamo che sia errata la proposizione per la quale i teoremi della scienza pura avrebbero un valore assoluto sia pure solo per perfetti edonisti. Potrebbero al più reggere le azioni di perfetti edonisti, che sieno ad un tempo perfettamente previdenti e perfettamente ragionevoli. Ora, quando si tratta di fenomeni economici, ci pare che il supporre gli uomini perfetti edonisti ci discosti pochissimo dal fenomeno reale, ma non così se si supponessero, interamente previdenti e ragionevoli.

Limite delle teorie edonistiche. Il difetto, ora accennato ci pare poi gravissimo quando si vogliano volgere i principii della nuova scienza allo studio di fenomeni che non sieno esclusivamente economici. Per esempio in molti casi per la scienza delle finanze, e quasi sempre per quella dei governi, si cadrebbe in errori addirittura grossolani. E quando poi si combinino con postulati sul genere di quello [419] dell'indole etica dello Stato, o di quello del governo considerato come esprimente la volontà popolare, ne vengono fuori fiabe meno divertenti ma non aventi maggiore realtà del viaggio di Astolfo nella luna.

Se un vignaiuolo ripetutamente baratta un certo numero di litri di vino contro un certo numero di chilogrammi di grano, possiamo ben dire che, secondo il suo giudizio, l'utilità per lui dell'ultimo di quei litri di vino è eguale all'utilità dell'ultimo dei chilogrammi di grano. Ma se si dicesse che gli elettori giudicano minore il danno che patiscono per cagione della protezione e degli altri furti che a danno loro compiono i politicanti, del danno che avrebbero opponendosi a quelle male arti, e se si volesse provare questa proposizione dicendo: la camera dei deputati rappresenta la maggioranza degli elettori, le leggi sono approvate dalla maggioranza della camera, dunque la protezione è approvata dai più in paese; si farebbe un ragionamento, contenente tanti errori quante in esso sono parole.

In Inghilterra è vero che la considerazione dei quesiti da risolvere dal parlamento ha qualche influenza nell'elezione dei deputati, ma sul continente europeo quest'influenza è minima. Tralasciando pure l'intrigo, la corruzione, i pregiudizi e simili altri potenti motivi che determinano la scelta dei deputati, non c'è forse un elettore su mille il quale nel dare il voto consideri e risolva i quesiti che dovranno essere sciolti dal voto del parlamento. E se mai gli elettori ciò facessero, rimane da indagare quanto il giudizio loro potrebbe essere prossimo al vero. Qualsivoglia uomo che non sia interamente scemo può giudicare se gli giova più un litro di vino o un chilogramma di pane, ma occorre intelligenza o coltura per intendere i modi coi quali i politicanti sanno sottilmente trafugare le ricchezze del paese e spartirsele coi loro amici. E conviene aggiungere che nell'ordine economico la ripetizione delle prove supplisce in gran parte al difetto di intelligenza e di coltura. Nel vendervi una libbra di zucchero potranno mettervi in mezzo, per altro poi, girando e andando da parecchi droghieri, troverete chi vi darà merce [420] buona e a prezzo conveniente. Ma non si eleggono deputati ogni giorno, come ogni giorno si va dal bottegaio.

Si badi poi che neppure il voto della camera manifesta il giudizio della maggioranza dei deputati sopra un determinato quesito. Quanti deputati in Italia si dimostrarono in teoria contrari al dazio sui cereali, e poi lo approvarono perchè tornava comodo a loro ed agli amici di non mettersi male con chi aveva il potere!

Ma è inutile di dilungarci ora maggiormente su quest'argomento, ci basta averlo accennato come esempio per giustificare il modo nel quale intendiamo le teorie edonistiche, le quali crediamo possano valere solo quando si tratti di atti frequentissimamente ripetuti e tali che le conseguenze di essi sieno facilmente intese dal ceto di persone che li compie.

Quanto alle previsioni sulle condizioni future del mercato, e al grado di previdenza degli edonisti se ne può tenere conto modificando opportunamente l'espressione del grado finale di utilità. Con ciò allontaniamo solo, non togliamo la difficoltà, la quale tornerà ad affacciarsi quando tratteremo di quel grado finale di utilità.

 

(Continua)

 

Vilfredo Pareto.

 

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1) Priciples, 1891, p. 391. Veggansi gli articoli pubblicati dal Prof. Edgeworth e dal Sig. Berry in questo giornale, Febbraio, Giugno e Ottobre 1891