BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Michelangelo Buonarroti

1475 - 1564

 

Lettere

 

Lettere alla famiglia

 

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[59]

A Buonarroto suo fratello

(dal 1497 al 1527)

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, del marzo 1497.

 

XLVI.

Prudente giovane Buonarroto di Lodovico Bonarroti in Firenze.

 

A nome di Dio. A dì di marzo 1497.

Caro fratello; che così ti stimo etc. Da Michelagnolo tuo ò auto una lettera tua, della quale ne ò preso grandissimo conforto; masime intendendo de' casi di frate Jeronimo vostro sarafico, el quale fa dire di lui per tuto Roma, e dicesi ched è eretico marcio; tanto che bisognia che venga in ogni modo a profetezare un poco a Roma, e poi sarà calonizato; sichè istiàno di bona voglia tuti e' sua.

Fratello, io t'ò molto bene a mente, sichè sta' di buona voglia e atendi a imparare, come tu fai. Al Frizi  51) ò detto tuto e à inteso bene ogni cosa. Frate Mariano  52) dice di molto male del vostro Profeta. Non altro. Per quest'altra ti raguaglierò meglio, perchè adesso ò fretta. Non c'è nuove, se none ieri fu fatto 7 vescovi di cartagine,  53) e 5 ne fu impicati per la stroza. Racomandami a tutti voi, e massime a Lodovico mio padre, che così lo stimo; e quando tu scrivi qua, raccomandami a Michelangniolo. Non altro. Fatta al buio.  54)

Tuo Piero in Roma. [60]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, (del marzo 1497).

 

XLVII.

Buonarroto di Lodovico Bonarroti in Firenze.

 

Sappi Bonarroto, come i' ò dati qua dua ducati a Baldassarre  55) che te gli facci dare costà da Francesco Strozi: sichè, come tu ài la lettera, va' e tròvalo, e lui te gli darà. Attendi a 'mparare, come io ti dissi.  56) Raguaglia Lodovico, come io ti dissi, e così consiglio. Non altro. Idio t'aiuti.

Michelagniolo in Roma. [61]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 19 di dicembre (1506).

 

XLVIII. 57)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data in bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ò ricevuto oggi questo di diciannove di dicembre una tua, per la quale mi raccomandi Pietro Orlandini  58) e che io lo serva di quello che lui mi domanda. Sappi che lui mi scrive che io gli facci fare una lama d'una daga e che io facci che la sia una cosa mirabile. Per tanto io non so com'io me lo potrò servire presto e bene: l'una si è, perchè e' non è mia professione; l'altra, perchè io non ò tempo da potervi attendere. Pure m'ingiegnierò infra uno mese che ei sia servito el meglio che io saperò.

De' fatti vostri e massimo di Giovansimone, ò inteso il tutto. Piacemi che lui si ripari a bottega tua e che egli abbi voglia di far bene, perchè io ò voglia d'aiutar lui come voi altri; e se Dio m'aiuta, come à fatto sempre, io ispero in questa quaresima avere fatto quello che io ò a fare qua, e tornerò costà e farò a ogni modo quello che io v'ò promesso. De' danari che tu mi scrivi che Giovansimone vuole porre in sur una bottega, a me parrebbe che gli indugiassi ancora quattro mesi e fare lo scoppio e il baleno a un tratto. So che tu m'intendi, e basta. Digli da mia parte che attenda a far bene, e se pure ei volessi e' danari che tu mi scrivi, bisognierebbe tôrre di cotesti costà, perchè di qua non ò ancora da mandarli, perchè ò picolo prezo di quello che io fo e anche è cosa dubbia, e potrebbemi avenire cosa che mi disfarebbe del mondo. Per tanto vi conforto a star pazienti questi pochi mesi, tanto che io torni costà.

De' casi del venire qua Giovansimone, non ne lo consiglio ancora, perchè son qua in una cattiva stanza, e ò comprato un letto solo, nel quale stiàno quattro [62] persone, e non àrei el modo accettarlo come si richiede. Ma se lui ci vuole pur venire, aspetti che io abbi gittata la figura che io fo  59) e rimanderònne Lapo e Lodovico che m'aiutano, e manderògli un cavallo, acciò che ei venga e non com'una bestia. Non altro. Pregate Idio per me e che le cose vadino bene.

Michelagniolo scultore in Bolognia. [63]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 22 di gennaio 1507.

 

XLIX. 60)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, dirimpetto allo

speziale della Palla, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ebbi una tua lettera più giorni fà, per la quale intesi come Lodovico aveva mercatato con Francesco il podere di mona Zanobia; e di Giovansimone ancora m'avisasti come si riparava in bottega dove tu stai, e come aveva disidèro di venire infino qua a Bolognia. Non t'ò risposto prima, perchè non ò avuto tempo, se non oggi.

De' casi del podere sopra ditto tu mi di' che Lodovico l'à mercatato e che lui m'aviserà. Sappi che se lui me n'à scritto niente, che io non ò mai avuto lettera, che ne parli: però sappigniene dire, acciò che e' none pigliassi amirazione non avendo risposta, se m'à scritto.

Di Giovansimone io ti dirò il parer mio, acciò che tu gniene dica da mia parte; e questo è, che a me non piace che e' venga qua innanzi che io gitti questa figura che io fo; e questo fo per bon rispetto: non volere intendere il perchè: basta, che subito che io l'àrò gittata, che io lo farò venire qua a ogni modo e sarà con manco noia, perchè m'àrò levato da dosso queste spese che io ò ora.

Io credo intorno a mezza quaresima avere a ordine da gittare la mia figura; sì che pregate Idio ch'ella mi venga bene; perchè se mi viene bene, spero avere buona sorte con questo Papa: sua grazia: e se io la gitto a mezza quaresima e la venga bene, spero in queste feste di Pasqua essere costà, e quello che io v'ò promesso, farò a ogni modo, se voi attenderete a fare bene.

Di'a Piero Aldobrandini che io ò fatto fare la sua lama al migliore maestro che sia qua di simil cose, e che di questa settimana che viene m'à detto che io [64] l'àrò. Avuta che io l'ò, se mi parrà cosa buona, io gniene manderò; se non, la farò rifare: e digli non si maravigli se non lo servo presto come conviensi, perchè ò tanta carestia di tempo, che io non posso fare altro.

A dì venti dua di gennaio 1506.

Michelagniolo di Lodovico Buonarroti

scultore in Bolognia. [65]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 1 di febbraio 1507.

 

L.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

Data nella bottega degli Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – I' ò inteso per una tua come è ita intorno a' casi di quel poderino: ònne avuto grandissima consolazione e piacemi assai, purchè la cosa sia ben sicura.

De' casi di Baronciello io mi sono informato assai bene, e per quello che io ò inteso, è molto più grave cosa che voi non la fate; e io per me, non sendo cosa gusta, non la domanderei. No' siàno obrigati tutti noi fare assai per Baronciello, e così faremo e massimamente di quelle cose che sono in nostro potere.

Sappi come venerdì  61) sera a ventuna ora papa Julio venne a casa mia dov'io lavoro, e stette circa a una meza ora a vedere, parte  62) ch'io lavoravo; poi mi dètte la benedizione, e andòssene: e à dimostrato contentarsi di quello che io fo. Per tanto mi pare che noi abbiàno sommamente da ringraziare Idio: e così vi prego faciate e pregiate per me.

Avisoti ancora, come venerdì mattina ne mandai Lapo e Lodovico che stavano qua meco; Lapo cacciai via, perchè egli è uno mal fagnione e cattivo, e non faceva el bisonio mio. Lodovico pure è meglio, e àre'lo tenuto ancora dua mesi; ma Lapo, per non essere vituperato solo, lo sobillò in modo, che amendua ne son venuti. Io t'iscrivo questo, non perchè io facci conto di loro, che e' non vagliono tre quatrini fra amendua, ma perchè se e' venissino a parlare a Lodovico, che e' non ne pigliassi ammirazione; e digli che non presti loro orechi per niente: e se tu ti vuoi informare de' casi loro, va' a messere Agniolo Araldo della Signoria, che a lui ò scritto ogni cosa: e lui per sua umanità ti raguaglierà. [66] Di Giovansimone ò inteso: piacemi e' si ripari a bottega de' tua maestri e ch'egli attenda a far bene; e così lo conforta: perchè, se questa cosa viene bene, i' ò speranza di mettervi in buono grado, se voi sarete savi. De' casi di quell'altre terre che sono a canto a quelle di mona Zanobia, se a Lodovico piace, digli che v'attenda e che m'avisi. Credo, anzi si dice qua, che 'l Papa si partirà di qua intorno a carnovale.

A dì primo di febraio 1506.

Michelagniolo di Lodovico di Buonarrota Simoni

scultore in Bolognia. [67]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 1 di febbraio 1507.

 

LI.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data nella bottega di Lorenzo Strozi in Porta Rossa, Arte di lana.

 

Buonarroto. – I' ò inteso per una tua lettera come avete fatto fatti intorno a' casi del podere di mona Zanobia; è cosa che mi piace assai, pur che sia sicura. Voràssi attendere a quel resto, quando fia tempo.

De' casi 63) del Baronciello io mi sono informato assai bene, e per quello che m'è detto, la cosa è molto più grave che voi non la fate: per tanto io non sono per domandarla, perchè se non la ottenessi, ne sarei malcontento, e se io la ottenessi, mi fare' danno grandissimo e ancora alla casa. Credi che io non àrei aspettato le seconde lettere, se questa cosa fussi possibile a me; perchè e' non è cosa nessuna che io non facessi per Baronciello.

El Papa fu venerdì a ventuna ora a casa mia dov'io lavoro, e mostrò che la cosa gli piacessi: però pregate Dio ch'ella venga bene: che se così fia, spero riacquistar buona grazia seco. Credo che in questo carnovale si partirà di qua, secondo che si dice, infra la plebe però.

La lama di Piero, come esco fuora cercherò d'uno fidato per mandargniene. Se Lapo che stava qua meco o Lodovico  64) venissino a parlare costà a Lodovico nostro, digli che non presti orechi alle loro parole, e massimamente di Lapo e none pigli amirazione, che più per agio aviserò del tutto. Di Giovansimone ò inteso: ò caro attenda a fare bene e così lo conforta, perchè presto spero, se sare' savi, mettervi in buon grado.

A dì primo di febraio 1506.

Michelagniolo di Buonarrota Simoni

in Bolognia. [68]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 13 di febbraio 1507.

 

LII.

A Buonarroto di Lodovico Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Questa fia per coverta di dua lettere; una che va a Piero Aldobrandini e l'altra va a Roma a Giovanni Balducci. Questa fa' che tu la dìa a Bonifazio Fazi che la mandi, e l'altra dà' al detto Piero.

Del fatto di que' dua tristi, io non ò tempo da scrivere interamente le loro ribalderie, e priegovi tutti voi, e così fa' che dica a Lodovico, che voi non parliate de' casi loro i' modo nessuno, perchè 'l fatto nostro non va con loro: e basta. A dì tredici di febraio 1506.

Michelagniolo in Bolognia. [69]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 24 di febbraio (1507).

 

LIII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io mandai cierti danari costà a Lodovico con cierta comessione già quindici dì sono e mai non ò avuto risposta. Somi molto maravigliato: però di' a Lodovico, che m'avisi se gli à ricevuti, e se à fatto quello gli comessi: m'avisi a ogni modo, perchè ne sto di mala voglia e maravigliomi della sua poca discrezione: è uomo da commettergli un'altra volta una cosa che importi! crederrei avessi scritto cento lettere, perch'io n'avessi almanco una. Fa' che lui mi avisi a ogni modo di quello che à fatto e condanni la lettera, i' modo ch'ella mi sia data.

Della daga di Piero, io vi mandai ieri a vedere s'ell'era fatta; l'aveva ancora a dorare: àmi dileggiato uno mese, ma in vero non à potuto fare altro, perchè in su questa partita della Corte à avuto a servire d'arme tutti e' cortigiani e à avuto grandissima faccienda: però m'à prolungato tanto. Di' a Piero che non dubiti; che in fra pochi giorni l'àrà a ogni modo. El Papa si partì lunedì mattina a sedici ore:  65) e se tu vuoi saper l'ordine che gli à lasciato della cosa mia, va' all'Araldo, e lui ti raguaglierà. Non ò tempo da scrivere. A dì ventiquatro febraio.

Michelagniolo in Bolognia. [70]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 6 di marzo 1507.

 

LIV.

A Buonarroto di Lodovico Buonarroti in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io non ò risposto prima alla tua e a quella di Piero Aldobrandini, perchè io avevo disposto non iscrivere, se prima non avevo la daga del detto Piero. Egli è dua mesi che io la dètti a fare a uno che à nome di essere el migliore maestro che ci sia di simile arte, e benchè lui m'abbi straziato insino a ora, non ò po' voluto farla fare a altri, nè anche tôrre cosà fatta. Per tanto, se Piero sopra detto si tiene straziato da me, à ragione; ma io non ò potuto fare altro.

Ora ò riscossa o vero avuta la detta daga pure stamani, e con gran fatica, i' modo che Piero mio fu per batterla in sulla testa al maestro, tanto ve l'à fatto tornare. E sappi che l'aportatore di questa sarà el Chiaro di Bartolomeo battiloro, el quale àrà la detta daga. Fa' pagare al detto Chiaro la vettura, quello che se ne viene, e dàlla a Piero. E se la non gli piacessi, digli che m'avisi, che io gniene farò rifare un'altra; e digli che qua, poi che ci venne la Corte, ogni artefice e ogni arte è salito in gran pregio e condizione; però non si deba maravigliare, se io ò tardato tanto a mandargniene, perchè così sono stato straziato ancora io: chè questo maestro solo (à) avuta tanta faccienda poi che ci fu la Corte, che innanzi non ebbe mai tanta tutta Bolognia. Non ò tempo da scrivere. Iscrissi a Lodovico com'io avevo avute le sua lettere e com'io ero stato gabato, come lui àrà inteso. A dì 6 di marzo 1506.

Michelagniolo di Lodovico Buonarroti

in Bolognia. [71]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 26 di marzo (1507).

 

LV.

A Buonarroto di Lodovico di Bonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ebi più giorni fà una tua, per la quale intesi il tutto della daga e di Piero Aldobrandini. Io ti fo avisato, che se non fussi stato per tuo amore, che io lo lasciavo cicalare quanto voleva. Sappi che la lama che io ò mandata e che tu ài ricievuta, è fatta in sulla misura sua, ciò è del detto Piero; perchè lui me ne mandò una di carta in una lettera e scrissemi che io la facessi fare apunto a quel modo: e così feci: e però se lui voleva una daga, non mi doveva mandare la misura d'uno stoco: ma io ti voglio iscrivere per questa, quello che io non ò più voluto scrivere; e questo è, che tu non pratichi con lui, perchè non è pratica da te: e basta. E se lui venissi da te per la sopra detta lama, non gniene dare per niente; fagli buon viso, e digli che io l'ò donata ad uno mio amico: e basta. Sapi che la mi costò qua diciannove carlini e tredici quatrini della gabella.

Le cose mia di qua vanno bene, grazia di Dio, e spero infra uno mese gittare la mia figura: però pregate Idio che la cosa abbi buon fine, acciò che io torni presto costà, perchè sono disposto di fare quello che v'ò promesso. Conforta Giovansimone e digli che mi scriva qualche volta, e di' a Lodovico com'io sto bene e che inanzi che io gitti la mia figura, che lo saprà a ogni modo. Racomandami al Granaccio, quando lo vedi. Non ò da dirti altro. Qua comincia la moria ed è della cattiva, perchè non lascia persona dov'ella entra, benchè per ancora non cie n'è molta; forse quaranta case, secondo che m'è detto. A dì ventisei di marzo.

Michelagniolo scultore in Bolognia.

 

Se tu avessi data la daga a Piero, non gli dire altro; ma se non gniene ài data, non gniene dare per niente. [72]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 29 di marzo 1507.

 

LVI. 66)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa, o all'Araldo nel Palazzo de' Signori in Firenze.

 

Buonarroto. – Questa perchè io (ò scritto) a messere Agniolo: la quale lettera sarà con questa: dàlla subito, perchè è cosa che importa. Non ò da dirti altro. Io t'avisai pochi giorni fà pel Riccione orafo. Credo l'àrai avuta. Le cose di qua vanno bene. Di' a Lodovico che quando fia tempo da gittare la mia figura, che io l'aviserò.

A dì venti nove di marzo 1506.  67)

Michelagniolo scultore in Bolognia. [73]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 31 di marzo 1507.

 

LVII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – I' ò ricievuta oggi una tua lettera con una di Lodovico: non fo risposta a quella di Lodovico, perchè non ò tempo; ma tu intenderai com'io sto per questa, e così lo informerai: e basta.

Sappi com'io sto bene e ancora come la cosa mia va bene, Dio grazia. Vero è che ci va uno mese di tempo più che io non estimavo, e però non ò ancora scritto a Lodovico el tempo che io la gitto, overo che io la voglio gittare, perchè non è ancora venuto: però none pigli amirazione, che quando sarà il tempo, l'aviserò; che stimo sarà per di qui a uno mese vel circa.

De' fatti dell'aviarvi a bottega, overo del fare compagnia, io voglio farlo a ogni modo, ma bisognia abbiate pazienza tanto che io torni costà.

Tu mi avisi come Piero non à voluto la daga. Io l'ò avuto molto caro che e' non l'abbi voluta e che la non gli sia piaciuta, perchè forse la sua sorte non era che lui la portassi a cintola e massimamente sendotella istata domandata da altr'uomini che non è lui, ciò è da Filippo Strozi. Però se tu vedi che la gli piaccia, va' e fagniene un presente come da te e non gli dire niente quello che la costa. Sapi che la lama io non l'ò vista: però se la non fussi recipiente, non gniene dare: chè tu non paressi una bestia: perchè a lui si convene altra cosa, che a Piero. Con questa sarà una che va a Roma al Sangallo. Ingiègniati di mandargniene. Credo se tu la déssi a Baccio d'Agniolo,  68) la manderebe bene; e a lui mi racomanda. A dì ultimo di marzo 1507.

Michelagniolo Buonarroti scultore in Bolognia.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1507, da Bologna, a dì 14 d'aprile: de l'utimo di marzo. [74]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 14 d'aprile (1507).

 

LVIII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Questa per coverta d'una che va a messere Agniolo; fa' che tu la dia a lui súbito. Non ò tempo da scrivere altro, nè da rispondere a Giovansimone. Io sto bene, e la cosa mia va bene, grazia di Dio. Più per agio vi scriverò: e basta.

A dì quatordici d'aprile.

Michelagniolo scultore in Bolognia. [75]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 20 aprile (1507).

 

LIX. 69)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò oggi una tua dei diciassette d'aprile, per la quale ò inteso il viaggio grande che fanno le mie lettere a venire costà. Non posso fare altro, perchè ci è cattivo ordine intorno a ciò. Io ò inteso per la tua più cose, alle quali non rispondo, perchè non accade. Duolmi tu (ti) sia portato di sì piccola cosa sì pidochiosamente con Filippo Strozi: ma poichè è fatto, non può tornare a dietro.

De' casi mia io scrivo a Giovansimone e lui t'aviserà come io la fo, e così avisate Lodovico.

Vorrei che tu andassi all'Araldo e che gli dicessi che io non avendo mai avuto risposta da lui de' casi di maestro Bernardino,  70) ò stimato che il detto maestro Bernardino non sia per venire qua, per amore della peste: onde io ò tolto uno francioso in quello scambio, il quale mi servirà bene: e questo ò fatto, perchè non potevo più aspettare. Fagniene a sapere, ciò è a messere Agniolo e racomandami a lui e digli che mi racomandi alla signoria del Gonfaloniere.  71) Racomandami a Giovanni da Ricasoli quando lo vedi.

A dì venti d'aprile.

Michelagniolo in Bolognia. [76]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 26 di maggio (1507).

 

LX. 72)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebbi una tua per maestro Bernardino, il quale è venuto qua: per la quale ò inteso come siate tutti sani, salvo Giovansimone che ancora non è guarito; n'ò dispiacere assai e duolmi non lo potere aiutare. Ma presto spero essere di costà e farò cosa che gli piacerà a lui e a voi altri. Però cònfortalo e di' che stia di buona voglia. Ancora di' a Lodovico che a mezzo quest'altro mese io credo gittare la mia figura a ogni modo; però se vuole far fare orazione o altro, acciò che la venga bene, fàccialo a quel tempo, e digli che io ne lo prego.

Non ò tempo da scriverti altrimenti. Le cose vanno bene.

A dì venti sei di maggio.

Michelagniolo in Bolognia. [77]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 20 di giugno (1507).

 

LXI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io non t'ò scritto più giorni sono, perchè non volevo scrivere, se prima non avevo gittata la mia figura, credendo gittarla più presto che non m'è riuscito.

Sappi come ancora non è gettata, e sabato che viene a ogni modo la gettiamo; e in fra pochi dì credo essere di costà, se la viene bene, com'io stimo.

Non ò da dirti altro. Sono sano e sto bene, e così stimo di voi tutti.

A dì venti gunio.

Michelagniolo in Bolognia. [78]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 1 di luglio (1507).

 

LXII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Istrozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Noi abiàno gittata la mia figura, ed è venuta i' modo che io credo afermativo averla a rifare. Io non ti scrivo particularmente il tutto, perchè ò altro da pensare: basta che la cosa è venuta male. Ringràzione Dio, perchè stimo ogni cosa pel meglio. Io saperò infra pochi dì quello che io abia a fare e aviseroti. Avisane Lodovico: e state di buona voglia. E se aviene che io l'abbi a rifare, e che io non possa tornare costà, io piglierò partito di fare a ogni modo quello che io v'ò promesso, in quel modo che meglio potrò.

A dì primo di luglio.

Michelagniolo in Bolognia. [79]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 6 di luglio (1507).

 

LXIII. 73)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Sappi come noi abbiamo gittata la mia figura, nella quale non ò avuta troppa buona sorte; e questo è stato che maestro Bernardino o per ignoranza o per disgrazia non à ben fonduto la materia; il come sarebbe lungo a scrivere: basta che la mia figura è venuta insino alla cintola; il resto della materia, cioè mezzo il metallo, s'è restato nel forno, che non era fonduto; in modo che a cavarnelo mi bisognia far disfare il forno: e così fo, e faròllo rifare ancora di questa settimana; di quest'altra rigitterò di sopra, e finirò d'empire la forma e credo che la cosa del male anderà assai bene, ma non sanza grandissima passione e fatica e spesa. Àrei creduto che maestro Bernardino avessi fonduto sanza fuoco, tanta fede avevo in lui; non di manco non è che lui non sia buon maestro e che egli non abbi fatto con amore. Ma chi fa, falla. E lui ha ben fallito a mio danno e anche a suo, perchè s'è vituperato in modo, che egli non può più alzar gli ochi per Bolognia.

Se tu vedessi Baccio d'Agniolo, leggigli la lettera e pregalo che n'avisi il San Gallo a Roma e racomandami a lui, e a Giovanni da Ricasoli e al Granaccio mi racomanda. Io credo, se la cosa va bene, in fra quindici o venti dì esser fuora di questa cosa e tornare di costà. Se non andassi bene, l'àrei forse a rifare: di tutto t'aviserò.

Avisami come sta Giovansimone.

Ai dì sei di luglio.  74)

Con questa sarà una che va a Roma a Giuliano da San Gallo. Màndala bene e presto quanto tu puoi: e se lui fussi in Firenze, dagniene.[80]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 10 di luglio (1507).

 

LXIV.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Fiorenza.

Data in bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ò inteso per una tua come siate sani e state bene. Mi piace assai. La cosa mia di qua credo che del male anderà assai bene, benchè per ancora none so niente. Noi abbiàno rigittato di sopra quello che mancava, com'io ti scrissi e non ò ancora potuto vedere come la cosa si stia, perchè è calda la terra i' modo, che ancora non si può scuoprire. Di quest'altra settimana sarò chiaro e aviserotti. Maestro Bernardino si partire  75) ieri di qua. Quando lui ti facessi motto, fa'gli buon viso: e basta.

A dì dieci di luglio.

Michelagniolo in Bolognia. [81]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, (18? di luglio 1507).

 

LXV.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data in bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa. Firenze.

 

Buonarroto. – La cosa mia poteva venire molto meglio e ancora molto peggio: tant'è ch'ella è venuta tutta, per quello che io posso comprendere; chè ancora non l'ò scoperta tutta. Stimo ci sarà qualche mese di tempo a rinettarla, perchè è venuta mal netta: oh pure bisognia ringraziare Idio! perchè, come dico, poteva venire peggio. Quando ti fussi ditto niente da Salvestro del  76) Pollaiolo o da altri, di' loro che io non ò bisognio de persona, a ciò che qua non s'aviassi qualcuno sopra le spalle mia; perche i' ò speso tanto, che e' non mi resta apena da poterci stare io, non che tenere altri. Di quest'altra settimana t'aviserò; chè io àrò scoperta tutta la figura.

Michelagniolo in Bolognia. [82]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 2 d'agosto 1507.

 

LXVI.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io non t'ò iscritto questa settimana passata per non avere potuto. Sapi come la figura mia quant'e' più l'ò scoperta, ò trovato che meglio è venuta e vego che e' fia manco male che io non estimavo, e parmi averne buona derrata, a rispetto di quello che poteva avenire: però abiàno da ringraziare Idio. Io per quello che mi pare, credo a ogni modo averci uno mese e mezo di faccenda a rinettarla; sì che poi che avete avuta tanta pazienza, bisognia che abiate questa poca ancora. Conforta Giovansimone per mia parte e avisami come egli sta e gli altri ancora. Raguaglia Lodovico del tutto. Racomandami agli amici, ciò è a Giovanni da Ricasoli, al Granaccio e a messere Agniolo.

A dì secondo d'agosto 1507.

Michelagniolo in Bolognia. [83]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 3 d'agosto (1507).

 

LXVII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Questa sarà per coverta d'una che va a Roma a Giuliano da Sangallo. Prègoti la mandi per buona via, perchè è cosa che importa assai. Non ti scrivo altro, perchè pure stamani t'ò mandato un'altra lettera, per la quale intenderai come la cosa va bene. A dì tre d'agosto.

Michelagniolo in Bolognia. [84]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 10 d'agosto (1507).

 

LXVIII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Istrozi, Arte di lana, in Porta Rossa. Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò ricievuta oggi una tua, per la quale intendo come siate tutti sani: n'ò piacere assai: similmente ancora io sono sano, e stimo la cosa mia anderà bene: vero è che e' c'è delle fatiche assai; pure io sono sicuro che io non ò a correre più pericoli, nè a avere più troppe grande ispese, perchè non sono obrigato se non a darla finita dove ella è. Al Sangallo ò risposto a una sua lettera; e la lettera sarà con questa: dagniene. Vorrei che tu trovassi messere Agniolo Araudo, e gli dicessi che io non gli ò ancora risposto per non aver potuto, e che la cosa va bene; e racomandami a lui e a Tomaso comandatore.  77) Tu mi scrivi del caldo che è costà e del caro: ancora sappi che qua è stato quel medesimo, perchè poi che io ci sono, non ci è mai piovuto, altro che una volta, e ècci istati caldi che mai più credo che al mondo fussino. El vino ci è caro come costà, ma tristo quant'e' può, e similmente ogni altra cosa, i' modo che e' c'è un cativo essere, e a me par mille anni di venirne.

A dì dieci d'agosto.

Michelagniolo in Bolognia. [85]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Bologna, 29 di settembre (1507).

 

LXIX.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Fiorenza..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io non ò avuto tuo' lettere già più d'un mese fà: non so la cagione: però prègovi mi scriviate qualche cosa o tu o Giovansimone, e avisatemi come la fate. Io non vi scrivo spesso, perchè non ò tempo, perchè nella opera mia è cresciuta tuttavia la faccenda i' modo, che se e' non fussi la gran sollecitudine, io ci sarei ancora per sei mesi: pure stimo a Ognissanti averla finita, o poco mancherà, sollecitando com'io fo; che apena posso pigliare tempo da mangiare. State di buona voglia e abiate pazienza questo tempo, perchè la cosa anderà bene. Avisatemi come la fate. Fa' mia scusa con Sangallo del non gli scrivere e con l'Araudo, quando gli vedi. Non altro.

A dì ventino(ve) di settembre.

Michelagniolo in Bolognia. [86]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, (16) di ottobre 1507.

 

LXX. 78)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data in bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io non ò tempo da rispondere all'ultima tua come si converrebbe; ma sapi com'io sono sano e àrò finito presto, e stimo avere grandissimo onore: tutta grazia di Dio: e subito finito che àrò, tornerò costì e acconcierò tutte le cose di che tu mi scrivi, in forma che voi sarete contenti, e similmente Lodovico e Giovansimone. Prègoti vadi a trovare l'Araldo e Tomaso comandatore: di' loro, che per questo non ò tempo da scrivere loro, o vero da rispondere alle loro lettere a me gratissime; ma per quest'altro gli aviserò a ogni modo di qualche cosa per risposta delle loro. Ancora ti prego che vadi a trovare el San Gallo e dicagli, che io stimo avere finito presto; e intenda come egli sta, e che per quest'altra ancora scriverrò a lui come la cosa va. Non altro.

A dì.... d'ottobre.

Michelagniolo in Bolognia. [87]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Bologna, (19 di ottobre 1507).  79]

 

 

LXXI. 80)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ò ricievuto una tua, per la quale ò inteso come sta el San Gallo. Non farò altra risposta alla tua, perchè non acade: basta che io sono a buon porto della opera mia, sì che state di buona voglia. Con questa saranno cierte lettere: dàlle bene e presto. Non so a quanti dì noi ci siamo, ma ieri fu Santo Luca. Cièrcane da te.

Michelagniolo in Bolognia. [88]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 10 di novembre (1507).

 

LXXII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io mi maraviglio che tu mi scriva tanto di rado. Credo pur che tu abbi più tempo da scrivere a me, che io a te: però avisami spesso come la fate.

Io ò inteso per l'ultima tua come per buona cagione desideravi che io tornassi presto: la qual cosa m'à fatto stare con sospetto parecchi dì: però quando mi scrivi, scrivimi risoluto e chiarisci le cose bene, acciò che io intenda: e basta.

Sappi che io desidero molto più che non fate voi di tornare presto,  81) perchè sto qua con grandissimo disagio e con fatiche istreme e non attendo a altro che a lavorare e el dì e la notte, e ò durata tanta fatica e duro, che se io n'avessi a rifare un'altra, non crederrei che la vita mi bastassi, perchè è stato una grandissima opera; e se la fussi stata alle mani d'un altro, ci sarebbe capitato male dentro. Ma io stimo gli orazioni di qualche persona m'abbino aiutato e tenuto sano, perchè era contro l'opinione di tutta Bolognia che io la conducessi mai: poichè la fu gittata, e prima ancora, non era chi credessi che io la gittassi mai. Basta che io l'ò condotta a buon termine, ma non l'àrò finita per tutto questo mese, come stimavo; ma di quest'altro a ogni modo sarà finita, e tornerò. Però state tutti di buona voglia, perchè io farò ciò che io v'ò promesso a ogni modo. Conforta Lodovico e Giovansimone da mia parte e scrivimi come la fa Giovansimone, e attendete a imparare e a stare a bottega, acciò che voi sapiate fare quando vi bisognierà; chè sarà presto. A dì dieci di novembre.

Michelagniolo in Bolognia. [89]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, 21 di dicembre (1507).

 

LXXIII. 82)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Io ti mando una lettera in questa, la quale è d'importanza assai, e va al cardinale di Pavia  83) a Roma: però subito che l'ài ricevuta, va' a trovare el San Gallo, e vedi se lui à modo di mandarla ch'ella vadi bene; e se San Gallo non è in Firenze, o non la può mandare, falle una coverta e mandala a Giovanni Balducci e prègalo per mia parte che la mandi a Pavia, ciò è al detto Cardinale, e scrivi a Giovanni che in questa quaresima io sarò a Roma e racomandami a lui. Racomandami ancora al San Gallo e digli, che i' ò a mente la sua faccienda e che presto io sarò costà. Manda la detta lettera a ogni modo, perchè non posso partire di qua, se non ò risposta.

A dì ventuno di dicembre.

Michelagniolo in Bolognia. [90]

 

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Museo Britannico.  Di Bologna, (5 di gennaio 1508).

 

LXXIV.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data in bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – I' ò inteso per l'ultima tua come ài fatto buon servigio della lettera di Pavia. L'ò avuto caro, perchè stimo sarà andata bene. Duolmi assai che tu abbi male, come scrivi, pure abbi pazienza e sta' di buona voglia, perchè di corto sarò costà e faròvi fare quello che voi vorrete o con Lorenzo  84) o da voi, come vi parrà più utile e sicuro. Io non vi dico l'apunto quando mi partirò di qua, perchè io non lo so ancora; ma io credo a ogni modo infra quindici dì partire, overo essere a ordine da partire: e parmi mille anni, perchè istò qua i' modo che se tu 'l sapessi, te ne increscierebe. Non altro. Non mi scriver più a Bolognia, se non è cosa che importi, perchè delle lettere n'è fatto cattivo servigio. Conforta tutti gli altri per mia parte. Non so a quanti dì noi ci siamo, ma so che domani è Befania.

Michelagniolo in Bolognia. [91]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Bologna, (18 di febbraio 1508).

 

LXXV.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana, in Porta Rossa.

 

Buonarroto. – Egli è già quindici dì che io credetti essere costà, perchè io stimavo súbito finita la mia figura, che costoro la mettessino in opera. Ora costoro mi dòndolano e non ne fanno niente: e io ò comessione dal Papa non mi partire, s'ella non è in opera: i' modo, che e' mi pare essere impacciato. Starò a vedere ancora tutta questa settimana: e se e' non dànno altro ordine, io me ne verrò a ogni modo,  85) sanza osservare la comessione.

In questa sarà una che va al cardinale di Pavia, nella quale gli replico questa cosa, acciò che e' non si possa dolere. Però fa'gli una coverta e dirizala a Giuliano da Sangallo per mia parte, e prègalo che la dia in propria mano.  86)

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1507, da Bologna, a' dì 18 di febraio: ricevuta dì detto. [92]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 2 di luglio (1508).

 

LXXVI. 87)

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – L'aportatore di questa sarà uno giovine spagnuolo, il quale viene costà per imparare a dipigniere, e àmmi richiesto che io gli facci vedere el mio cartone che io cominciai alla Sala;  88) però fa' che tu gli facci aver le chiavi a ogni modo e se tu puoi aiutarlo di niente, fallo per mio amore, perchè è buono giovane.

Giovansimone si sta qua, e questa settimana passata è stato amalato; che non m'à dato picola passione, oltre a quelle che i' ò: pure ora sta assai bene. Credo si tornerà presto costà, se farà a mio modo, perchè l'aria di qua non mi pare facci per lui. Racomandami a Tomaso comandatore, e all'Araudo.

A' dì dua di luglio.

Michelagniolo in Roma.

 

Racomandami a Giovanni da Ricasoli. [93]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, (di luglio 1508).

 

LXXVII.

Buonarroto di Lodovico Buonarroti. Firenze.

 

Buonarroto. – I' ò inteso per una tua come di costà le cose vanno: della qual cosa n'ò dispiaciere assai, e più ancora vegiendo nel bisognio che voi siate, e massimamente di Lodovico, che tu mi scrivi com'egli àrebbe bisognio di farsi qualche cosa indosso.

Io scrissi più giorni fa a Lodovico, come io avevo marmi qua per quatrociento ducati largi, e com'io ci ò debito su ciento quaranta ducati largi, e com'io non ò un quatrino; e così lo scrivo a te, perchè tu vega che per adesso non vi posso aiutare, perchè i' ò a pagare questo debito e ancora mi bisognia vivere, e oltr'a questo, pagare la pigione. Sì che ò delle fatiche assai: ma spero d'uscirne presto e potervi aiutare.

Tu mi scrivi che io cierchi d'uno aviamento per te: io non saperrei che mi trovare, nè che mi ciercare. Io manderò più presto che io potrò per te, e starai tanto a Roma, che tu troverai qualche aviamento a tuo modo. Non altro. Con questa sarà una del Granaccio. Priègoti gniene dia, e ricordagli che mi facci il servizio che io gli domando.

Michelagniolo scultore in Roma. [94]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 31 di luglio (1508).

 

LXXVIII.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ti mando la rifiutagione ch'io ò fatta per man di notaio, come Lodovico mi manda a chiedere, della redità di Francesco:  89) però súbito che tu l'ài, dàlla a Lodovico, che e' sappi che la sarà in questa lettera. Avisoti come Piero Basso  90) si partì di qua martedì mattina amalato, o volessi io o no: e' me n'è saputo male, perchè sono restato solo, e anche perchè ò paura non si muoia per la via: ma e' s'era cacciato tanta paura nel capo di questa aria, che mai non ce l'ò potuto tenere e credo sarebe guarito in quatro dì, se ci fussi stato, per quel che m'era detto da altri. Però avisami s'egli è gunto costà.

In questa sarà una lettera che va a uno che si chiama Giovanni Michi, el quale volse già stare meco qua e ancora mi scrive che starebbe: e io per questa lettera gli rispondo quello che gli à a fare se e' vòle. Però ti prego che tu vadi in San Lorenzo, dove lui mi scrive che sta, e fa' di trovarlo e da' gli la lettera e fa' d'avere risposta resoluta, perchè io non posso star solo: e anche non si truova di chi fidarsi. Avisami subito.

Io ti scrissi come voi fermassi quel pezzo di terra di Nicolò della Buca e facessiti far tempo un mese. Così credo che àrete fatto: e io ò a mandare intorno a mezo agosto danari costà per comperare azurro, infra quali manderò ancora quegli di Nicolò. Raguaglia Lodovico. Non ò tempo da scrivere. [95] Intesi come lo spagnuolo non aveva avuto la grazia d'andare alla Sala. L'ò avuto caro; ma prègagli  91) per mia parte quando gli vedi, che faccino così ancora agli altri: e racomandami ancora a loro.

A dì ultimo di luglio.

Michelagniolo in Roma.

 

Ancora con questa fia una del Granaccio. Dàlla, perchè importa. [96]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 5 d'agosto (1508).

 

LXXIX. 92)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

Data in bottega di Lorenzo Strozi.

 

Buonarroto. – Io mandai, oggi fa otto dì, la rifiutagione: credo l'àrete avuta. Tu mi di' che m'ài scritto di Baccino; io non so quello ti voglia dire, e se tu ài scritto, io non l'ò avuta. Lodovico mi scrisse, è forse un mese, di Baccio di Mariotto. Non so se tu ti vuoi dire di quello. Avisa quello vuoi dire.

Di Bastiano lavoratore non dico altro: se lui volessi far bene, non sare' da mutarlo: ma io non vo' che e' si dia a intendere che l'uomo sia una bestia. Io fu' cagione che Lodovico lo mettessi lassù, per le cose grandi che e' mi disse di fare in quel podere; ora l'à dimenticato il tristo, ma io non l'ò dimenticato io. Digli da mia parte, che se e' non fa el debito suo, che non mi vi aspetti, che per aventura potrei essere presto di costà.

Io ti scrissi come Piero Basso s'era partito di qua amalato, o volessi io o no. Avisami se gli è giunto ancora costà. Non ò tempo da scrivere. A dì.... d'agosto.

Michelagniolo in Roma. [97]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, (17 d'ottobre 1509).

 

LXXX. 93)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebi el pane: è buono, ma non è però da farne incetta, perchè ci sarebbe poco guadagnio. Io dètti al fante cinque carlini, e apena che me lo volessi dare. Resto per l'ultima tua avisato come Lorenzo  94) passerà di qua e come io gli debba fare buona ciera. Mi pare che tu non sappi com'io sto qua. Per tanto t'ò per iscusato. Quello che io potrò, lo farò. Di Gismondo intendo come vien qua per ispedire la sua faccenda. Digli per mia parte che non facci disegnio nessuno sopra di me, non perchè io non l'ami come fratello, ma perchè io non lo posso aiutare di cosa nessuna. Io son tenuto a amare più me che gli altri, e non posso servire a me delle cose necessarie. Io sto qua in grande afanno e con grandissima fatica di corpo, e non ò amici di nessuna sorte, e none voglio; e non ò tanto tempo che io possa mangiare el bisonio mio: però non mi sia data più noia, che io none potrei soportar più un'oncia.

Della bottega vi conforto a essere solleciti; e piacemi che Giovansimone si sia aviato a fare bene: ingegniatevi d'acrescere gustamente o mantenere quello che voi avete, acciò che voi vi sappiate poi reggiere i' maggiore cosa; perchè ò speranza, come torno di costà, che voi farete da voi, se sarete uomini da ciò. Di' a Lodovico che io non gli ò risposto, perchè non ò avuto tempo: e non vi maravigliate quando non scrivo.

Michelagniolo scultore in Roma. [98]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, (1509).

 

LXXXI. 95)

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Intendo per l'ultima tua come siate sani tutti e come Lodovico à avuto un altro uficio. Tutto mi piace, e confortolo acettare, quando la sia cosa che per e' casi che possono avenire, lui si possa tornare a suo' posta in Firenze. Io mi sto qua all'usato e àrò finita la mia pittura per tutta quest'altra settimana, ciò è la parte che io cominciai; e com'io l'ò scoperta, credo che io àrò danari e ancora m'ingiegnierò d'aver licenza per costà per un mese. Non so che si seguirà: n'àrei bisognio, perchè non sono molto sano. Non ò tempo da scrivere altro. V'aviserò come seguirà.

Michelagniolo scultore in Roma. [99]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 26 d'ottobre 1510.

 

LXXXII. 96)

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebbi ieri cinque ciento ducati d'oro di camera dal Datario  97) del Papa e ònne dati qua a Giovanni Balducci quatrociento sessantatrè e mezo, perchè costà me ne facci dare, overo pagare da Bonifazio Fazi quatro ciento cinquanta d'oro in oro largi. I' ò ordinato che e' sieno pagati a te. Però, visto la presente, anderai a Bonifazio, e lui te gli pagerà, ciò è ti darà ducati quatrociento cinquanta d'oro largi: e se lui non potessi pagartegli per insino i' dieci dì, abbi pazienza: dipoi te gli fa' dare a ogni modo e portagli a Santa Maria Nuova allo spedalingo e fa' gli mettere a mio conto, come stanno gli altri, e mena teco o Giovansimone o Gismondo o tutt'a dua, e non levare i danari dal banco, se lo Spedalingo non è in Fiorenza. Dipoi, quando gli ài fatti aconciare allo Spedalingo a mio conto, avisami subito l'apunto di quanti danari io v'ò: e non parlare a nessuno di simil cosa. A Lodovico scriverrò per quest'altro. Se tu vedi Michelagniolo Tanagli, digli per mia parte, che da dua mesi in qua i' ò avuta tanta noia e passione, che io non ò potuto scrivergli niente, e che io farò quanto potrò di trovare qualche corniola o qualche medaglia buona per lui, e ringrazialo del cacio: e di quest'altro sabato gli scriverrò. A dì venti sei d'ottobre 1510.

Michelagniolo scultore in Roma. [100]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 23 1510.

 

LXXXIII. 98)

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – In questa sarà una di messere Agniolo.  99) Dàlla subito. Io credo che e' mi bisognierà infra pochi dì ritornare a Bolognia, perchè el Datario del Papa con chi io venni da Bolognia, mi promesse quando partì di qua, che subito che e' fussi a Bolognia, mi farebbe provedere, che io potrei lavorare. È un mese che andò: ancora non ò inteso niente. Aspetterò ancora tutta quest'altra settimana. Di poi credo, se altro non c'è, andare a Bolognia e passerò di costà. E non altro. Avisane Lodovico e di' che io sto bene.

A dì venti tre.... 1510.

Michelagniolo scultore in Roma. [101]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 11 di gennaio (1511).

 

LXXXIV.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze..

Data nella bottega di Lorenzo Strozi, Arte di lana.

 

Buonarroto. – Io gunsi qua martedì sera a salvamento, Idio grazia. Dipoi ò avuto e' danari qua, come mi fu scritto costà che io àrei; e in questa sarà una prima di cambio di ducati dugento venti otto d'oro largi da Lanfredino Lanfredini. Fa' d'averne promessa e pagamento al tempo, e come tu gli ài avuti, portali allo Spedalingo e fa' gli aconciare a mio conto, e fa' aconciare ancora gli altri ultimi che io mandai allo Spedalingo propio, e piglia el libro e le carte; dipoi m'avisa del numero, tutto che v'è.

Se tu vedi l'Araudo, digli che ringrazi per mia parte la signoria del Gonfaloniere, e a lui mi racomanda. Io non ò stasera tempo: questo altro sabato gli scriverrò. Quando vai allo Spedalingo, mena teco uno di cotestoro e none parlate con altri. Non altro. Tieni serrato el cassone, che e' mie' panni non sieno rubati come a Gismondo. A dì undici di gennaio.

Michelagniolo di Bonarrota Simoni

iscultore in Roma. [102]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, 10 di gennaio (1511).

 

LXXXV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebi più giorni fà una tua lettera, per la quale ò inteso l'animo tuo apunto; e perchè sarebbe lungo a rispondere pienamente a ogni cosa, ti dirò brevemente il parere mio. De' casi della bottega io son d'animo di fare tanto quanto v'ò promesso, come torno costà; e benchè io abi scritto, che adesso si compri una possessione, io son d'animo ancora di far la bottega, perchè finendo qua e risquotendo quello che io resterò avere, ci sarà per fare quello v'ò promesso. Del trovar tu ora chi ti vole mettere in mano dua o tre mila ducati largi e che tu facci una bottega: questa è migliore borsa che la mia. Parmi che tu accetti a ogni modo; ma guarda di non essere ingannato, perchè e' non si trova chi voglia meglio a altri che a sè. Tu mi di' che questo tale ti vorrebbe dare una sua figliuola per moglie; e io ti dico che tutte l'oferte che e' ti fa, ti mancheranno, dalla moglie in fuora, quando e' te l'àrà apicata adosso; e quella àrai più che tu non vorrai. Ancora ti dico, che a me non piace impacciarsi per avarizia con uomini più vili assai che non se' tu: l'avarizia è grandissimo pecato e nessuna cosa ove sia pecato, può aver buon fine. A me pare che tu dia buone parole e intrattenga la cosa per insino che io abi finito qua, che io vega come io mi trovo. E questo sarà infra tre mesi, vel circa. Ora fa' quanto a te pare. Io non t'ò potuto prima rispondere.

A dì dieci di gennaio.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Di mano di Buonarroto:)

1510, da Roma; a dì 15 di gennaio ricevuta. [103]

 

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Museo Britannico.  Di Roma, 26 di gennaio 1511.

 

LXXXVI.

A Buonarroto di Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ti mandai ogi fa quindici dì dugento venti otto ducati d'oro largi, e' quali detti qua a Francesco Perini. Lui mi fece la lettera del cambio che costà ti fussino pagati da uno degli Orlandini, e la detta lettera méssi in una mia e manda'tela. Dòvevone avere risposta ieri: non l'avendo avuta, stimo la lettera non ti sia stata presentata, e se pure, quella di oggi fa quindici non t'è stata presentata, overo è ita male. Francesco Perini mi fece oggi fà otto dì un'altra di cambio, che vi si conteneva il medesimo e messila in una mia e manda'tela. Però súbito visto la presente, se non ài avuto le lettere o danari, avisami in ogni modo e manda le lettere per Bonifazio Fazi, perchè me n'è fatto migliore servigio. E se tu ài avuti e' danari, va', portagli allo Spedalingo e fa' aconciare da lui propio questi e gli altri ultimi che tu rimettesti a mio conto, e avisa.

Io ebi el fardello. Ancora ò inteso di Baccio: parmi da tôrle  100) a fitto a ogni modo. Non ò tempo da scrivere: rispondimi a ogni modo, perchè m'importa, e presto come più puoi. A dì venti sei di gennaio 1510.

Michelagniolo in Roma. [104]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, (24 di luglio 1512).

 

LXXXVII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io non ò tempo da rispondere alla tua, perchè è notte, e ancora quand'io avessi tempo, non ti posso rispondere resoluto per insino che io non vego la fine delle cose mia di qua. Io sarò questo settembre costà e farò tanto quant'io potrò per voi, com'io ò fatto insino a ora. Io stento più che uomo che fussi mai; mal sano e con grandissima fatica; e pure ò pazienzia per venire al fine desiderato. Ben potete avere pazienzia dua mesi voi, stando diecimila volte meglio che non sto io.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1512, a dì 28 di luglio: de' dì 24 detto, da Roma. [105]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, di luglio (1512).

 

LXXXVIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Intendo per la tua come àresti caro intendere dove a me piacessi che e' si comprassi: io intesi il simile per l'ultima di Lodovico, ma non ò avuto prima tempo da scrivere.

A me pare che sopra tutte le cose si cerchi buon sodo, sia poi dove si vòle la possessione; che io non me curo niente: come piace a voi, così piace a me. Ancora abiate cura comprare da giente che a un bisognio l'uomo possa combattere con esso lui. Di Luigi Gerardini non so che mi dire: s'ella non è buona entrata, nè anche buon sodo, io non so quello che s'abbia a comprare altro: tant'è che a me non dà noia nessuna in qual luogo voi vi compriate: e di questo non bignia  101) più scrivere, purchè la cosa sia sicura: e non correte a furia, che noi non fussimo gabati. Non mi acade altro. Quando vedi Giovanni Da Ricasoli, racomandami a lui.

Michelagniolo scultore in Roma:

di luglio, non so a quanti. [106]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, (21 d'agosto 1512).

 

LXXXIX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò avuta una tua lettera, alla quale rispondo brevemente per non aver tempo. Del mio tornare costà, io non posso tornare, se io non finisco l'opera, la quale stimo finire per tutto settembre; vero è che è sì gran lavoro, che non mi so aporre a quindici dì. Basta che nanzi Ognisanti sarò costà a ogni modo, se io non muoio in questo mezo. Io sollecito più ch'io posso, perchè mi par mille anni eser costà.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1512, a dì 25 d'agosto: de' dì 21 detto, da Roma. [107]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Roma, (5 di settembre 1512).

 

XC.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io non t'ò scritto più dì fa, perchè non mi è acaduto: ora intendendo di qua come costà passono le cose, mi pare di scrivervi l'animo mio, e questo è, che sendo la Terra in mala disposizione,  102) come si dice qua, che voi tutti veggiate di ritrarvi in qualche parte che voi siate sicuri, e abandonare la roba e ogni cosa; perchè molto più vale la vita che la roba; e se non avete danari da levarvi di costà, andate allo Spedalingo e fatevene dare; e se io fussi in voi, io leverei tutti e' danari che lo Spedalingo à di mio, e verrei a Siena e tôrei una casa e starei lì tanto, che costì s'assettassino le cose. Credo che la procura che io feci a Lodovico, non sia ancora finito el tempo suo che lui possa ancora risquotere e' mia danari; però se bisognia, pigliategli e spendete in simili casi di pericoli quello che bisognia; el resto mi serberete: e de' casi della Terra non vi impaciate di niente nè in fatti nè in parole, e fate come si fa alla morìa; siate e' primi a fugire. Non altro. Avisami di qualcosa più presto che tu puoi, perchè sto con gran passione.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1512, da Roma, a dì 9 di settembre: de' dì 5 detto. [108]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, 18 di settembre (1512).

 

XCI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io intesi per l'ultima tua come la Terra stava in gran pericolo; onde n'ò avuta gran passione. Ora s'è detto di nuovo che la Casa de' Medici è entrata in Firenze  103) e che ogni cosa è aconcia: per la qual cosa credo che sia cessato il pericolo, cioè degli Spagnuoli, e non credo che e' bisogni più partirsi; però statevi in pace, e non vi fate amici nè familiari di nessuno, se non di Dio; e non parlate di nessuno nè bene nè male, perchè non si sa el fine delle cose: attendete solo a' casi vostri.

E' quaranta ducati che Lodovico à levati da Santa Maria Nuova, io vi scrissi l'altro dì una lettera che in casi di pericoli della vita voi ne spendessi non che quaranta, ma tutti: ma da questo in fuora, io non v'ò dato licenza che voi gli tochiate. Io v'aviso che io non ò un grosso e sono si può dire scalzo e gnudo e non posso avere el mio resto, se io non ò finita l'opera: e patisco grandissimi disagi e fatiche. Però quando voi ancora soportassi qualche disagio, non vi incresca, e i' mentre che voi potete aiutare de' vostri danari, non mi togliete e' mia, salvo che in casi di pericoli, come è detto. E pure quando avessi qualche grandissimo bisognio, vi prego che prima me lo scriviate, se vi piace. Io sarò costà presto. Non mancherà a modo nessuno, che io non facci l'Ognisanti costà, se a Dio piacerà.

A dì 18 di settembre.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1512; da Roma, a dì 23 di settembre: de' dì 18 detto. [109]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, (30 di luglio 1513).

 

XCII. 104)

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Michele scarpellino  105) è venuto qua a stare meco e àmmi richiesto di cierti danari per le sue giente costà: e' quali io te gli mando. Però subito va' a Bonifazio, e lui ti darà ducati quatro largi, e dàgli a Meo di Chimenti scarpellino  106) che lavora nell'Opera,  107) e dàgli e dàgli  108) la lettera che fia con questa, che va a lui, e fatti fare una fede di sua mano, come e' gli à ricievuti da me per Michele: e màndamela.

Il detto Michele m'à ditto come tu gli ài mostro che ài speso a Settigniano circa sessanta ducati. Io mi ricordo che tu me lo dicesti anche qua a tavola, che avevi speso del tuo dimolti ducati. Io feci le vista di non ti intendere e non mi maravigliai niente, perchè io ti conosco. Io credo che tu gli abbi scritti e che tu ne tenga conto per potercegli un dì domandare. E io vorrei sapere dalla tua ingratitudine con quali danari tu gli ài guadagniati; l'altra vorrei sapere, se tu tien conto di quegli dugiento venti otto ducati che voi mi togliesti da Santa Maria Nuova, e di molte altre centinaia che io ò speso in casa e in voi, e de' disagi e degli stenti che io ò avuti per aiutarvi. Vorrei sapere, se tu ne tien conto. Se tu avessi tanto intelletto che tu conosciessi el vero, tu non diresti: io ò speso tanto del mio: e anche non saresti venuti qua a sollecitare con meco il fatto vostro, vegiendo com'io mi sono portato con voi pel tempo passato; anzi àresti detto: Michelagniolo sa quello che e' ci à scritto, e se e' non lo fa così ora, debe aver qualche impedimento che noi non sapiàno: e star pazienti: perchè e' non è bene spronar quello cavallo che corre quanto e' può, e più che e' non può. Ma voi non m'avete [110] mai conosciuto, e non mi conosciete. Idio ve lo perdoni! perchè lui m'à fatto la grazia che io rega a quello che io rego, overo ò retto, acciò che voi siate aiutati: ma lo conoscierete quando non m'àrete.

Io t'aviso come non credo poter venire questo setembre costà, perchè sono sollecitato i' modo i' modo  109) che io non posso aver tempo da mangiare. Idio voglia che io possa reggiere: però io voglio, com'io posso, fare la procura a Lodovico, com'io scrissi: chè io non l'ò mai dimenticato, e vogliovi mettere i' mano mille ducati d'oro largi, com'io v'ò promesso, a ciò che cogli altri che voi avete, voi cominciate a fare da voi. Io non voglio niente di vostri guadagni, ma io voglio esser sicuro che in capo di dieci anni, voi, vivendo io, mi consegniate in robe o in danari questi mille ducati, quand'io gli rivolessi; che non credo che questo abia a venire; ma quando mi venissi il bisognio, io gli possa riavere, come è detto. E questo sarà un freno a voi, che vo' non gli manderete male: però pensate e consigliatevi e scrivetemi come voi volete fare. E' quattrociento ducati che voi avete di mio, voglio che si dividino in quatro parte, e che e' ne tochi ciento per uno: e così ve gli dono. Ciento a Lodovico, ciento a te, ciento a Giovansimone, e ciento a Gismondo; con questo con questo,  110) che voi non possiate farne altro che tenergli insieme in sulla bottega. Non altro. Mostra la lettera a Lodovico, e resolvetevi di quello che volete fare, e assicuratemi, come v'ò scritto. A' dì trenta di luglio. Abbi a mente di dare e' danari che io ti mando di Michele.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1513; da Roma, a dì XI d'agosto: de' dì 30 di luglio ricevuta.

 

(Di mano di Lodovico.:)

De' 100 ducati dà a' sua frategli e a me, che non gli ebbi mai. [111]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, (31 di marzo 1515).

 

XCIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – In questa sarà una lettera di cambio di ducati novecento d'oro largi, e' quali m'ànno a pagare i Benintendi, cioè Lorenzo Benintendi, visto la presente: fa' d'averne la promessa in questo mezo, se io non fussi gunto costà: che credo partirmi domattina. A dì ultimo di marzo.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

Da Roma: a dì 5 d'aprile 1515 ricevuta. [112]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, 28 di aprile (1515).

 

XCIV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io son gunto adesso in Roma a salvamento, grazia di Dio. Prègoti che tu mi mandi quel perpigniano più presto che tu puoi e tô'lo di quello colore pieno che tu mi mostrasti un saggio, e fa' sopr'ogni cosa che sia bello: e tônne cinque braccia e fa' di mandarlo o pel fante o per altri, pur che e' venga presto: e intendi poi dallo Spedalingo se e' mi può far pagar qua quegli trecento novanta cinque ducati; e ritienti di questi quello che costerà il detto perpigniano; e prègoti lo mandi presto, e dirizalo a me o a Domenico Boninsegni in palazo in casa el cardinale de' Medici. Non ò da dire altro per adesso. A dì venti 8 d'aprile.

Michelagniolo in Roma. [113]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (19 di maggio 1515).

 

XCV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – I' ò ricevuto el perpigniano: è buono e bello. La lettera del cambio che tu mi mandasti, none sta bene, perchè la dice che e' Gadi mi pagino ducati di camera e io gli ò avere d'oro largi: però non gli ò voluti pigliare: e rimàndoti la lettera in questa. Fàttene fare un'altra che stia bene e rimàndamela. Non altro. Non ò tempo da scrivere.

Michelagniolo in Roma. [114]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (2 di giugno 1515).

 

XCVI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – I' ò ricevuti e' danari da' Gadi, ciò è trecento novanta tre ducati largi. Tu mi scrivi che vorresti che io t'aiutassi qua di quella cosa che tu mi parlasti costà quando v'ero. A me non basta l'animo aiutarti di simil cosa, perchè non ci ò mezo; che se io l'avessi, m'aiuterei delle cose mia che importano molto più. Dello scrivere costà a Filipo,  111) io non ci ò tal familiarità, che io lo facessi, e ancora so che lui non farebbe conto di mia lettere: pure se tu vuoi che io gli scriva, scrivimi una lettera tutta intera come tu la vòi, e io la farò come quella apunto.

In questa sarà una che va a Carrara: prègoti che tu vega di mandarla segretamente che e' non lo sappi nè Michele,  112) nè nessuno dell'Opera, nè altri. Vedi se Luigi Gerardini avessi modo da mandarla bene: e racomandami a lui e digli che io lo ristorerò. Non altro.

Michelagniolo scultore in Roma. [115]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, 16 di giugno 1515.

 

XCVII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò scritto la lettera a Filipo Strozi: guarda se ti piace e dàgniene: quando non stéssi bene, so che m'àrà scusato, perchè non è mia professione: basta che e' ti serva. Io vorrei che tu trovassi lo spedalingo di Santa Maria Nuova e che tu mi facessi pagar qua mille quatro cento ducati di quegli che gli à di mio, perchè qua mi bisognia fare sforzo grande questa state di finire presto questo lavoro,  113) perchè stimo poi avere a essere a' servizi del Papa.  114) E per questo ò comperato forse venti migliaia di rame per gittar certe figure. Bisogniami danari: però visto la presente, fa' con lo Spedalingo che e' me gli facci pagare; e se tu potessi fare con Pier Francesco Borgerini, che è costà, che lui me gli facessi pagare qua da' sua, l'àrei molto caro, perchè Pier Francesco è mio amico e mi servirebe bene: e non far rumore, perchè vorrei mi fussino pagati qua segretamente: e di quello che resta a Santa Maria Nuova, pigliane buona cautela dallo Spedalingo, per buon rispetto. Io aspetto e' danari. Non altro.

A dì 16 di gugnio 1515.

Michelagniolo in Roma. [116]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (30 di giugno 1515).

 

XCVIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Passando io a questi dì dal banco de' Borgerini, mi disse el cassiere avermi a pagare cierti danari e ch'erono a mia posta. Non gli ò voluti pigliare, se prima non ò lettere da te della quantità. Scrissi la lettera che tu mi domandasti. So che non stava bene, perchè non è mia professione e non ò 'l capo a simil cose. Altro non m'acade. Con questa sarà una lettera che va a Michele. Prègoti che la dia a lui propio.

Michelagniolo in Roma. [117]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (7 di luglio 1515).

 

XCIX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – I' ò ricievuto e' danari da' Borgerini e ànnomi servito bene. Ora io vorrei che tu pigliassi e' libro e le carte del resto de' danari ch'egli à  115) e che tu me lo mandassi per tenerlo apresso di me, benchè io gli vo' cavar di mano presto ciò che gli à di mio, per buon rispetto: e basta.

Intesi per la tua ultima, come la lettera che io ti mandai  116) stava bene e come la potrebbe giovare ne' casi dell'albitrio. Dio il voglia! Manda'ti pel passato in una tua, una di Michele: vorrei mi facessi rispondere, acciò che io possa pigliare altro partito. Benchè e' non sia da fondar cosa nessuna sopra Michele, pure questa cosa che io gli domando, credo che la sappi, ciò è se io son per avere marmi questa state da Pietra Santa; perchè qua m'à detto Domenico Boninsegni che intende che la strada  117) è presso è fatta: però di' a Michele che mi risponda. Non altro. Badate a' fatti vostri e massimo dell'anima, perchè oggi par che bisognia.

Michelagniolo scultore in Roma. [118]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (28 di luglio 1515).

 

C.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io t'avisai pel passato come avevo ricievuto e' danari da' Borgerini: ancora ti scrissi com'io volevo presto levare el resto: però se ti pare da dare un toco allo Spedalingo, come infra quindici me ne bisognia un'altra parte, mi farai piacere. Intesi come la lettera che io ti scrissi per Filipo,  118) à giovato allo sgravo: n'ò avuto piacere. Quando sarà di qua lo ringrazierò. Non altro. Non ò tempo da scrivere.

Michelagniolo in Roma. [119]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (1 d'agosto 1515).

 

CI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò visto per la tua ultima come stanno e' danari, e' libro e le carte: òll'avuto caro, benchè ò fantasia di levarnegli presto, come t'ò scritto: e quando sarà tempo t'aviserò. In questa sarà una che va a Michele: fa' di dargniene. Io non gli scrivo, perchè io non sappi che gli è pazo, ma perchè io ò di bisognio d'una certa quantità di marmi e non so come mi fare. A Carrara non voglio andare io, perchè non posso, e non posso mandar nessuno che sia el bisognio, perchè si e' non son pazi, e' son traditori e tristi; come quel ribaldo di Bernardino  119) che mi peggiorò cento ducati in quel che gli stette qua, sanza l'essere ito cicalando e dolendosi di me per tutto Roma: che l'ho saputo, poi che io son qua. Egli è un gran ribaldo: guardatevi da lui come dal fuoco, e fate che non entri in casa per conto nessuno. Sono uscito di proposito. Non m'acade altro. Darai la lettera a Michele.

Michelagniolo in Roma. [120]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, 4 d'agosto (1515).

 

CII.

A Buonarroto di Lodovico di Lionardo Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Perchè i' ò inteso qua certe cose dello Spedalingo che non mi piacciono, tu che se' costà più apresso debbi veder overo intender meglio la cosa, che non fo io; però quando ti paressi che e' mia danari corressin pericolo nessuno, fa'megli pagar qua. Va a Pier Francesco Borgerini e lui me gli farà pagar qua: e se ti par da farlo, fa' presto, subito visto la presente, e non aver rispetto nessuno: se non, rispondimi quello che ti pare. Àrei caro ancora che tu intendessi un poco, se quella strada de' marmi  120) si fa da Michele o da altri e che tu m'avisassi. Prègoti mi risponda presto, perchè sto in gielosia, e avisami come sta Lodovico, perchè è assai non m'à scritto.

A dì quatro d'agosto.

Michelagniolo in Roma. [121]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, 11 d'agosto (1515).

 

CIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Per l'ultima tua intendo come lo Spedalingo ti disse che non avea finiti di riscuotere ancora e' mie' danari: questo mi pare un mal segnio: dubito non avere a combatter seco. Io poi che tornai di costà non ò mai lavorato: solo ò atteso a far modegli e a mettere a ordine e' lavoro, i' modo che io possa fare uno sforzo grande e finirlo in dua o tre anni per forza d'uomini: e così ò promesso:  121) e sono entrato in grande ispese, solo sopra 'l fondamento di cotesti danari che io ò costà; stimando avergli a mia posta, come vòle la ragione e come si fa de' dipositi: e che adesso e' mi mancassino, io stare' fresco! Però subito, visto la presente, anderai a trovar lo Spedalingo e di' che e' mi bisogniono adesso a ogni modo, e che io crederrei, quando non gli avessi di mio, che e' me gli prestassi e che e' me ne servissi del suo, avendo tenuti tanti danari tanto tempo sanza interesso nessuno; e quando gli voglia contare, fa'megli pagare qua da Pier Francesco Borgerini; e [122] quando lui me gli voglia far pagar qua lui, faccimegli pagare: con questo, che io gli abbi súbito. Rispondimi quello segue, e io t'aviserò quello àrai a fare: e fa intendere allo Spedalingo, che io ò ordinato inanzi che passi quattro mesi, fargli dipositare nelle sua mane sei mila ducati d'oro. Non altro. De' marmi che mi scrivi, non è cosa da te: io farò ben tanto o in un modo o in un altro, che io sarò servito. Intendo come costà non si fa niente. Statevi in pace temporegiando me' che potete, e non vi impacciate se non de' casi vostri. Rispondimi presto.

A dì undici d'agosto.

Michelagniolo in Roma.

 

In questa sarà una che va a Carrara al Zara:  122) non sarà suggellata; prègoti ne scriva qualcuna a quel modo, e che me ne mandi tante, che n'abi qualcuna: e poi sugiella la mia, e anche quella gli manda per miglior via che tu pòi.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1515. Di Roma, a dì 16 d'agosto: de' dì 11 ricevuta. [123]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (18 d'agosto 1515).

 

CIV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io non ò tempo da scriverti a lungo; solo questi dua versi per dirti com'io aspetto e' danari, come ti scrissi per l'ultima mia. De' campi che tu mi di' che Lodovico ti fa scrivere, digli che io gli tôrrò, ma lasciàno passare prima dua mesi. Non altro. Attendete a far bene, perchè bisognia.

Michelagniolo scultore in Roma. [124]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (25 d'agosto 1515).

 

CV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebi dua lettere di cambio: e' Borgerini l'ànno accettate e ànnomi fatto fede come gli ànno in diposito di mio e' detti danari, e stanno a mia posta. Di quest'altra settimana me gli farò dare. Tu mi scrivi che Pier Francesco mi manderà el resto: io ti dico che se Pier Francesco non à modo di farmegli pagare qua adesso sanza suo danno, che tu gli rimetta súbito in Santa Maria Nuova e piglia e' libro e le carte e màndamelo. Prègoti che questa faccenda tu la facci presto: e avisami de' casi tua e della bottega. Abbi pazienza e ingiegniati con ogni diligienza mantenere quel capitale che voi avete. Non altro. Sabato non scrissi, perchè 'l fante si spacciò venerdì, che io nol seppi.

Michelagniolo scultore in Roma. [125]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, (1 di settembre 1515).

 

CVI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebbi le lettere e porta'le a' Borgerini e lascia'vi e' danari in diposito. Ogi, o lunedì, anderò per essi. Un'altra volta non levare da Santa Maria Nova e' danari, se tu non sai prima di potermegli far pagar qua; e none levare se non quant'e' tu me ne fai pagare; però el resto, se tu non me gli ài mandati, rimettigli súbito in Santa Maria Nova, e fa d'avere e' libro e le carte e màndamelo, e fa' presto quant'e' puoi, e non lasciare e' mia danari in man d'altri; chè io non conosco uomo che viva. Tu ti duoli meco de' casi della bottega: abbi pazienzia: per tutto è delle passione più che tu non credi e non sai. Questi tempi io gli ò aspettati già più anni sono, e òvene sempre avisati, che e' non era tempo da entrare in simil cosa. Pure ingegniati mantenere el capitale e attendete all'anima, perchè le cose potrebbono ire più là che tu non credi. Rispondi al padre di Betto  123) da Rovezzano, che io non ò marmi da lavorare; che io l'àrei accettato volentieri: e non gli dare altra speranza. Con questa sarà una che va a messere Antonio, cancelliere del marchese di Carrara. Fanne buon servigio e avisa.

Michelagniolo in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1515. Di Roma, a dì 5 di settembre: de' dì primo di detto ricevuta. [126]

 

――――――

 

Archivio Buonarroti.  Di Roma, (8 di settembre 1515).

 

CVII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Intendo per l'ultima tua come il resto dei danari sono in Santa Maria Nova. Io ti scrissi che tu ve gli rimettessi, credendo, secondo che tu m'avevi scritto, che tu gli avessi dati a Pier Francesco che me gli mandassi per un mulattiere; e perchè e' non mi piaceva, ti scrissi gli rimettessi dove s'erano. Ora tu mi di' non gli avere levati: la cosa sta adunche bene: non bisognia più parlarne. Quando n'àrò di bisognio, t'aviserò. Tu mi scrivi in un modo, che par che tu creda che io abi più cura delle cose del mondo, ch'e' non si conviene: eh io n'ò più cura per voi che per me medesimo, com'io ò sempre fatto. Io non vo drieto a favole, e non son però pazzo afatto, come voi credete; e credo che voi gusterete meglio le lettere che io v'ò scritto da quattro anni in qua, di qui a qualche tempo, che voi non fate adesso, se non mi inganno; e s'io m'inganno, i' non mi inganno in cose cattive, perchè io so che d'ogni tempo è buono aver cura di sè e delle sua cose. Io mi ricordo che tu volevi pigliar certo partito circa diciotto mesi fà, o più o meno non lo so; io ti scrissi che e' non era ancora tempo; che tu lasciassi passare un anno per buon rispetto. In questo tempo, pochi dì poi morì el re di Francia: tu mi rispondesti overo scrivesti dipoi, che el re era morto e che in Italia non era più pericolo di cosa nessuna, e che io andavo drieto a frati e a favole, e facestiti befe di me. Vedi che 'l re non è però morto:  124) e sare' molto meglio per noi che voi vi fussi governati a mio modo già parechi anni sono: e basta. Io ò avuta con la tua una lettera che viene da Carrara dal Zara  125) e mostra aver desiderio di servirmi: io non gli scrivo niente, perchè io ò [127] scritto a messer Antonio da Massa, cancelliere del marchese di Carrara, per l'ultima che io ti mandai. Credo gliene àrai mandata: e non vo' dare altra comessione a altri, se prima non ò risposta da lui. Non altro.

Michelagniolo scultore in Roma.

 

(Dietro, di mano di Buonarroto:)

1515. Di Roma, a dì 12 di setembre: de' dì 8 detto ricevuta. [128]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, 22 di settembre 1515.

 

CVIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io t'ò scritto più volte el parer mio e così sono per far sempre, perchè fo per bene vostro ciò che io fo, e benchè tu abi un altro opinione, questo non importa niente: vero è che e' non è da farsi befe di nessuno, e lo star con timore in questi tempi e provedersi per l'anima e pel corpo non può nuocere niente.

Io àrei caro che tu mi facessi pagar qua de' danari, quando tu intendessi che e' fussi tempo che e' non se ne perdessi niente. Non altro. Attendete a stare in pace e quel che non si può fare, non si facci: s'e' tempi sono cattivi, bisognia avere pazienza; e pensate che ciò che io fo, fo per voi, come per me.

A dì 22 di settembre 1515.

Michelagniolo in Roma. [129]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (20 d'ottobre 1515).

 

CIX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io t'ò scritto che tu mi facci pagar qua que' danari, e così ti scrivo di nuovo, quando e' torni bene a chi tu me gli fai pagare; perchè come t'ò scritto, non voglio obrigi, o manco che io posso. E' primi danari che tu mi facesti pagar qua, ne guadagniò dua per cento chi me gli pagò; e' secondi, ne perdè: chè non fu mia intenzione, perchè non m'intendo di queste cose. Stimavo che e' si facessi quel medesimo. Ora di questi fa come tu voi, purchè e' mi sieno pagati quando ti vien bene. Sappi che io non voglio dar carico nè noia nessuna a Pier Francesco Borgerini, perchè io gli voglio essere manco obrigato che io posso, perchè io gli ò a fare una certa cosa di pittura,  126) e parrebe che io ricercassi el pagamento inanzi: però non voglio obrigo seco, perchè io gli voglio bene e non voglio niente da lui e vo'lo servire per amore e non per obrigo: e servirollo, se io potrò, più volentieri che uomo che io servissi mai, perchè gli è veramente giovane da bene: e s'io non m'inganno, di Fiorentini qua non à pari. Intendo come di costà presto farete festa dell'acordo.  127) L'ò molto caro, perchè el nostro bene mi piace assai; pur non di manco attendi alle cose tua e non ti impaciar di niente, e quel che per altre lettere t'ò scritto, non te ne far befe. Non altro.

Con questa sarà una: prego la mandi bene a Carrara.

Michelagniolo in Roma. [130]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (3 di novembre 1515).

 

CX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – I' ò avuto la letera del cambio del resto de' danari. Non son ito ancora al banco de' Borgerini: v'anderò di quest'altra settimana. Credo mi serviranno bene, com'ànno fatto altre volte. Tu mi scrivi, che lo Spedalingo s'è doluto di me, che io abbia levati tanti danari in sì poco tempo: parmi che e' sia un gran matto a dolersi di simil cosa, facendom'io rendere el mio che gli à goduto tanto, e più ancora avendomi oferto cinque cento ducati del suo, quando bisogniassi. Ma io non mi maraviglio, perchè io so chi egli è.  128) Tu mi richiedi di danari, e di' che ora le cose sono aconcie e che e' si comincia a riscuotere e a lavorare. Io mi rido del fatto tuo, e maràvigliomi di certe cose che tu mi scrivi. Ora io non sono per replicare altro: de' danari io non posso, perchè a me bisognia lavorare du' anni inanzi che io sia del pari con costoro; tanti danari ò avuti. Sì che andate temporegiando e non vi manca da vivere: e atendi a riscuotere el più che tu puoi, e non entrare in più faccende per tutto questo verno, e non dar niente a credenza. Queste cose io te l'ò a scrivere, perchè io sono obrigato, intendendola a questo modo: so ben che tu te ne fai befe. Non altro.

Michelagniolo scultore in Roma. [131]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Roma, (6 di novembre 1515).

 

CXI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Tu mi scrivi che ài parlato allo Spedalingo, e che come e' torna dice che farà 'l bisognio. Tu mi di' che anderai a trovare el garzone di Pier Francesco e che me gli farai pagar qua. Io ti scrissi che quando tu trovavi da potermegli far pagare, che tu lo facessi. Pier Francesco dice che ne perde: io non gli voglio far danno, nè che patisca per mio amore, perch'io non voglio esser obrigato a nessuno: però non gli sendo comodo, nè a lui nè a altri, làsciagli più presto stare dove e' sono. Non m'acade altro. El Papa s'è partito da Roma e qui si dice che viene costà.  129)

Michelagniolo scultore in Roma. [132]

 

――――――

 

Museo Britannico.  Di Carrara, 23 di novembre 1516.

 

CXII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ò inteso per le tua ultime  130) come Lodovico è stato per morire, e come ultimamente el medico dice, non acadendo altro, che gli è fuora di pericolo: poichè così è, io non mi metterò a venire costà, perchè m'è sconcio assai: pure quando ci fussi pericolo, io lo vorrei vedere a ogni modo inanzi che e' morissi, se io dovessi morire seco insieme. ma io ò buona speranza che gli starà bene, e però non vengo: e quando pure avenisse che egli ricascassi; che Dio lui e noi ne guardi; fa che e' non gli manchi niente delle cose dell'anima e de' sacramenti della Chiesa, e fatti lasciare da lui se e' vuole che noi facciamo cosa nessuna per l'anima sua; e delle cose necessarie al corpo, fate che e' non gli manchi niente: perchè io non mi sono afaticato mai se non per lui, per aiutarlo ne' sua bisogni inanzi che lui muoia, e così fa che la donna tua attenda con amore quando bisogni al suo governo, perchè la ristorerò e tutti voi altri quando bisogniassi. Non abbiate rispetto nessuno se vi dovessi mettere ciò che noi abbiàno. Non m'acade altro. State in pace, e avisami, perchè sto con passione e timore assai.

Una lettera che sarà in questa, dàlla a Stefano sellaio che la mandi a Roma ne' Borgerini. Fanne far buon servizio, perchè son cose che importano.

A dì venti tre di novembre 1516. [133]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Carrara, 13 di marzo 1517.

 

CXIII. 131)

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io non ò prima risposto a una tua per non aver da mandar le lettere .... o che ò dell'altre faccende che mi danno più noia. Dell'uficio .... che tu mi di' avere avuto, fanne come ti pare a te, che io non me ne intendo: che ò tempo da pensare a simile cose! Tu mi avisi che ài venduto el mio cavallo e che ai pagato per Luigi Gerardini e' danari: ài fatto bene: serbami el resto. Io ti aviso che non credo venire costà per parechi mesi, perchè ò auto commessione dal Papa fare la facciata di San Lorenzo, come àrai inteso. Non bisognia che io venga a veder più che Baccio d'Agnolo solleciti il modello, perchè n'ò fatto qua uno io a mio modo .... e non ò più bisognio di lui. Però come è detto .... avessi modo di mandare qua pel vostro mulo, avisami per chi l'ò mandare: e non lo posso tenere perchè non ò comodità nè di biada nè di paglia nè di fieno. Parmi .... voi, manda súbito per esso, e io darò a colui .... mi scriverrai. Se non mandi, lo rimanderò .... vorrei avere a mandare costà per non .... Non acade altro. Siate sani. Cristo vi guardi ....

A dì tredici di marzo 1516.

Michelagniolo in Carrara. [134]

 

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Museo Britannico.  Di Pietrasanta, 2 d'aprile (1518).

 

CXIV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io vorrei che tu mi avisassi se Iacopo Salviati à fatto fare el partito a' Consoli dell'Arte della lana secondo la minuta, come mi promesse, e se non l'à fatto fare, prègalo per mia parte che lo facci; e quando tu vedessi che e' non fussi per farlo, avisami, acciò che io mi ritraga di qua, perchè mi son messo in una cosa da impoverire e anche non mi riesce come stimavo: pur nondimanco, quando mi sia osservato quello ch'è detto, sono per sequitare la impresa con grandissima spesa e noia, senza certezza nessuna per ancora.

Circa a' casi della strada  132) qua, di' a Iacopo, che io farò tanto quanto piace alla sua Magnificenzia, e che quello mi commetterà, non se ne troverrà mai ingannato, perchè io non cerco l'utile mio in simile cose, ma l'utile e l'onore de' padroni e della patria: e se io ò chiesto al Papa o al Cardinale che mi dieno alturità sopra questa strada, l'ò fatto solo per potere comandare e farla dirizare in que' luoghi dove sono e' marmi migliori; che non gli conoscie ognuno: e non l'ò chiesta per farla fare per guadagniare, che io non penso a simile cosa; anzi prego la magnificenzia di Iacopo che la facci fare a maestro Donato,  133) perchè vale assai in questa cosa, e ò che e' sia fedele; e che a me dia alturità di farla adirizare e aconciare come mi pare, perchè conosco dove sono e' marmi migliori e so che strada bisognia a carregiare e credo megliorarci assai per chi spenderà. Però fa' intendere quello ti scrivo a detto Iacopo e racomandami a sua Magnificenzia, e prega quella mi racomandi a Pisa a' sua uomini che mi faccino favore a trovare barche per levare e' mia marmi da Carrara. Sono stato a Gienova e ò condotto quattro barche alla spiaggia per [135] caricargli. E' Carraresi ànno corotti e' padroni di dette barche e ànno pensato d'assediarmi, i' modo che io non ò fatto conclusione nessuna, e credo oggi andare a Pisa per provedere dell'altre. Però racomandami, com'è detto, e scrivimi. A dì dua d'aprile.

Michelagniolo in Pietra Santa.

 

Fate di Piero,  134) che sta meco, come faresti di me; e se gli bisognia danari, dategli, e io vi sodisfarò. [136]

 

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Museo Britannico.  Di Pisa, 7 d'aprile (1518).

 

CXV.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ero assediato, come ti scrissi, di condurre e' mia marmi; e gunto a Pisa, col favore di Iacopo Salviati gli ò allogati qua da un padrone di barca per gusto prezo e sarò servito: e tutto à fatto Francesco Peri per amore di Iacopo, come è detto. Però ti prego mi racomandi alla sua Magnificienza e ringrazi quella, perchè riconosco da quella grandissimo servizio e tutti noi gli dobiamo essere obrigati insino della vita. Io ò una sua lettera e non rispondo a quella per non essere sofiziente, ma infra quindici dì sarò costà e a boca spero risponder meglio che in iscritto non saperei fare. La strada e ogni cosa spero anderà bene. Fallo intendere e ringrazia e racomandami, come è detto. Io mi parto adesso e vo a Pietra Santa, e Francesco Peri mi dà cento ducati che io gli porti al Comessario  135) di Pietra Santa per la strada.

A dì sette d'aprile.

Michelagniolo in Pisa. [137]

 

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Museo Britannico.  Di Pietrasanta, (18 d'aprile 1518).

 

CXVI.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Intendo per la tua el partito  136) non è fatto ancora: io n'ò passione assai: però io mando costì un mio garzone a posta, solo per questo, che stia a vedere tutto giovedì se 'l partito si fa, e venerdì mattina si parta e vengami a rispondere: e se 'l partito sarà fatto com'io l'ò chiesto, seguiterò la impresa; quando non sia fatto per tutto giovedì, come tu mi scrivi, non stimerò però che Iacopo Salviati non abbi volontà di farlo, ma che e' non possa; e monterò súbito a cavallo e anderò a trovare el cardinale de' Medici e el Papa, e dirò loro el fatto mio, e qui lascierò la impresa e ritorneromi a Carrara; chè ne sono pregato come si prega Cristo. Questi scarpellini che io menai di costà non si intendono niente al mondo nè delle cave nè de' marmi. Còstonmi già più di cento trenta ducati e non m'ànno ancora cavata un scaglia di marmo che buona sia, e vanno ciurmando per tutto che ànno trovato gran cose e cercono di lavorare per l'Opera  137) e per altri co' danari che gli ànno ricevuti da me. Non so che favore s'abino: ma ogni cosa saperà el Papa. Io poi che mi fermai qui ò buttato via circa trecento ducati, e non vego ancor nulla che sia per me. Io ò tolto a risucitar morti a voler domesticar questi monti e a mettere l'arte in questo paese; che quando l'Arte della lana mi déssi, oltre a' marmi, cento ducati el mese, che io facessi quello che io fo, non farebbe male, non che non mi fare el partito. Però racomandami a Iacopo [138] Salviati e scrivi pel mio garzone come la cosa e' va, acciò che io pigli partito súbito, perchè mi consumo a star qui sospeso.

Michelagniolo in Pietra Santa.

 

Le barche che io noleggiai a Pisa non sono mai arrivate. Credo essere stato ucciellato: e così mi vanno tutte le cose. Oh maledetto mille volte el dì e l'ora che io mi parti' da Carrara! Quest'è cagione della mia rovina: ma io vi ritornerò presto. Oggi è peccato a far bene. Racomandami a Giovanni da Ricasoli. [139]

 

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Museo Britannico.  Di Seravezza, (12 d'agosto 1518).

 

CXVII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Se io non fussi costà a tempo di pagare la gabella del terreno che io comperai,  138) vedi d'acordarla in qualche modo che io non caschi in contumacia, per tanto che io torni; che sarà infra un mese. Le cose mia di qua stimo anderanno bene, ma con grandissima noia. Io mando costà Michele  139) acattare certe cose dall'Opera:  140) se gli bisogniassi un mulo per portarle qua, aiutagniene trovare, che e' si spenda el manco che e' si può.

Michelagniolo in Seraveza. [140]

 

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Museo Britannico.  Di Seravezza, ( d'agosto 1518).

 

CXVIII.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Degli scarpellini che vennon qua, solo c'è restato Meo e Ciecone;  141) gli altri se ne sono venuti: ebbono qua da me quatro ducati e promessi loro danari continuamente da vivere, acciò che e' potessino sodisfarmi. Ànno lavorato pochi dì e con dispetto, i' modo che quel tristerello di Rubechio  142) m'à presso che guasto una colonna che ò cavata. Ma più mi duole che vengono costà e danno cattiva fama a me e alle cave de' marmi per iscaricare loro, in modo che volendo poi degli uomini, none posso avere. Vorrei almeno, poichè e' m'ànno gabato, che e' si stessino cheti. Però io t'aviso, acciò che tu gli facci star cheti con qualche paura o di Iacopo Salviati, o come pare a te, perchè questi giottoncegli fanno gran danno a quest'opera e anche a me.

Michelagniolo in Seraveza. [141]

 

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Museo Britannico.  Di Seravezza, (2 di settembre 1518).

 

CXIX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Io ebi per una tua come Donato Caponi t'avea messo per le mani una certa possessione, e ancora come el Capitolo  143) voleva vendere quel resto delle terre. Io non ti posso rispondere nè all'una cosa nè all'altra, perchè non sono resoluto. Parleremo poi costà insieme.

Gli scarpellini che vennono qua, non iscontorono niente: lavororono solamente per que' pochi danari che io dètti loro: poi s'andorono con Dio. Vero è che Meo e Ciecone sarebono stati e àrebon fatto ciò che avessino potuto, ma non potevano così soli far niente; i' modo che io dètti loro licenzia.

Sandro  144) s'è partito ancora lui di qua. È stato qua parechi mesi con un mulo e con un muletto in sulle pompe, atteso a pescare e a vaghegiare. Àmmi buttato via cento ducati: à lasciato qua una certa quantità di marmi con testimoni che io pigli quegli che fanno per me. Io non ve ne trovo tanti per me che vaglino venti cinque ducati, perchè sono una ribalderìa. O per malizia o per ignioranzia e' m'à trattato molto male. Com'io sono costà voglio essere sodisfatto a' ogni modo. Non altro. Credo ancora starò un mese di qua.

Michelagniolo in Seraveza.

 

Una lettera che sarà in questa, prègoti la sugielli e fagli una coverta colla sopra scritta che dica: A maestro Piero Rosselli  145) architettore in Roma; e dirizala al Banco de' Borgerini in Roma. [142]

 

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Museo Britannico.  Di Seravezza, (16 di settembre 1518).

 

CXX.

A Buonarroto di Lodovico Simoni in Firenze.

 

Buonarroto. – Intendo per la tua come ài per le mani un podere di là da Fiesole poco, che è cosa buona, e ancora Pier Francesco Borgerini t'à parlato della casa.

Io ti dico della casa di Pier Francesco che io son per tôrla per gusto prezzo, quando l'aria non sia cattiva.

Del podere ancora sono per tôrlo, se ti pare cosa buona; però se puoi tenere le cose sospese, fa'llo tanto che io sia costà; che stimo tornare infra quindici o venti dì.

Di Ciecone tu mi di' che s'io voglio che e' venga adesso che gli è guarito, che e' verrà volentieri. Rispondigli, che adesso comincia qua el verno, che non ci fa se non piovere e non si può stare nelle montagne a lavorare: però non mi pare che e' sia da venire ora, chè butteremo el tempo e' danari.

Io scrivo a Berto  146) quello m'ocorre. Racomandami a lui.

Avisami quando mi scrivi come sta Gismondo, e di' a Pietro  147) che attenda a imparare e che io sarò costà presto.

Michelagniolo in Seraveza. [143]

 

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Museo Britannico.  Di Settignano?, (1518?).

 

CXXI.

A Buonarroto in Firenze.

 

Buonarroto. – Io àrei caro che tu intendessi quante staiora sono quelle terre da Santa Caterina e quello che le montano. Le non sono le terre che noi andiamo a vedere; le son quelle di sopra. Io l'ò segniate a Pietro e lui ti mostrerà quali son desse: e questo ti priego facci presto, perchè mi bisognía rispondere a Giovanni da Ricasoli che le tien sospese per mio conto.

Della casa di Pier Francesco, se io fussi certo averla, io l'aspetterei qualche mese; ma bisognierebe farne ora el contratto, e io darei adesso e' danari in diposito: quanto che no, non è da parlarne più. Rispondimi più presto che puoi.

Michelagniolo. [144]

 

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Archivio Buonarroti.  Di Firenze, 22 d'agosto 1527.

 

CXXII.

A Buonarroto a Settignano.

 

Buonarroto. – I' ò avuto oggi uno uficio: scrivano strasordinario de' Cinque del Contado.  148) Dice che e' dura un anno, e che e' s'à quatro ducati el mese, e che e' si può fare fare a chi l'uomo vuole. Io non so, e non posso attendervi: bisogniami o rifiutarlo o darlo, overo farlo fare a altri. Guarda se fa per te.... che a questi tempi io non ti consiglio che tu venga a Firenze: pure te l'ò voluto fare intendere, inanzi che io lo rifiuti; chè ò quattordici dì di tempo. Rispondi.

A dì 22 d'agosto 1527.

Michelagniolo in Firenze. [145]

 

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Museo Britannico.  Di Firenze, ( di luglio 1527).

 

CXXIII. 149)

A Buonarroto a Settignano.

 

Buonarroto. – Io sono andato a trovare messere Antonio Vespucci:  150) àmmi detto che io non posso secondo le leggie fare fare l'uficio che io ò avuto a un altro, e che sebene e' si fa fare a altri, che e' si fa per consuetudine e non per leggie: che se io mi voglio arristiare accettarlo per farlo fare a altri, che io m'arristi, ma che io potrei essere tanburato  151) e averne noia. Però a me parrebbe di rifiutarlo, non tanto per questo, quant'e' per conto della peste che mi pare che la vadi tutta via di male in peggio, e non vorrei che a stanza di quaranta ducati tu mettessi a pericolo la vita tua. Io t'aiuterò di quello che io potrò. Rispondimi presto quello che ti pare che io facci, perchè domani bisognia che io sia resoluto, acciò possino rifare un altro, se rifiuto.

Michelagniolo in Firenze.

 

Non toccare le lettere che io ti mando con mano.

 

Fine delle lettere a Buonarroto.

 

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51) Federigo di Filippo scultore fiorentino, il quale poi racconciò la statua del Cristo risorto che è alla Minerva di Roma, fatta da Michelangelo, e stata guasta da Pietro da Pistoia suo scolare.  

52) Da Genazzano, generale degli Agostiniani.  

53) Intendi che furono condannati alla gogna, colla mitera di carta in capo.  

54) Questa lettera parla, come è chiaro, del Savonarola, ed è scritta, sebbene sia con carattere contraffatto ad arte, da Michelangelo, sotto il falso nome di Piero. Il dire caro fratello, che così ti stimo, Racomandami a tutti voi e massime a Lodovico mio padre, che così lo stimo, ci scopre quel che vorrebbe e non vorrebbe nascondere Michelangelo, cioè che egli stesso è colui che scrive.  

55) Balducci fiorentino, mercante in Roma.  

56) Vedi la lettera precedente scritta sotto nome di Piero, dove appunto è detto a Buonarroto che attenda ad imparare.  

57) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 697.  

58) Così nell'autografo, ma deve dire Aldobrandini, come apparisce dalle lettere seguenti a Buonarroto.  

59) Dopochè Michelangelo, pieno di sdegno per l'ingiuria ricevuta da papa Giulio di averlo fatto cacciare bruttamente di palazzo, si fu partito a furia da Roma, e ritornato a Firenze; nè i brevi del Papa, nè le lettere degli amici e de' cortigiani, nè le esortazioni del gonfaloniere Piero Soderini avevano potuto per parecchi mesi ottenere che egli si risolvesse ad affrontare la grande ira di Secondo. Ma entrato il Papa trionfalmente a Bologna il 10 di novembre 1506, dopo la cacciata de' Bentivogli, bisognò all'ultimo che Michelangelo si arrendesse alla volontà di Giulio, ed a' consigli del Soderini; il quale, per vincere la paura dell'Artista, lo accompagnò con lettera pubblica del 27 di quel mese. La partenza dunque di Michelangelo alla volta di Bologna deve essere stata o nel medesimo giorno o nel seguente. Giunto egli alla presenza del Pontefice, e chiestogli umilmente perdono, fu da Giulio restituito nell'antica grazia, e commessogli di fare di bronzo la sua immagine per essere posta sulla facciata di San Petronio. Dalle lettere di Michelangelo al padre ed al fratello Buonarroto si rileva che egli, messosi tosto all'opera, aveva già condotto di terra la sua figura nell'aprile del 1507; che negli ultimi giorni del giugno seguente la gittò; che il getto gli riuscì non troppo bene, essendochè, sia per difetto di metallo, sia per la mala sua fusione, la figura non era venuta che dal mezzo in giù: onde gli convenne rigittare di sopra, e finire di riempire la forma. La statua di papa Giulio, di grandezza più d'un uomo e del peso di 17 mila libbre, fu lavorata da Michelangelo in una stanza del Paviglione vecchio dietro a San Petronio, e fusa col metallo d'una campana che era nella torre de' Bentivogli e di una bombarda del Comune di Bologna. Fu tirata su nella facciata di San Petronio a' 21 di febbraio del 1508, e poi a' 30 di dicembre del 1511 venne gettata a terra, e spezzata per ordine degli Otto della guerra del Comune di Bologna. (Vedi Potestà Bartolomeo, Intorno alle due statue erette in Bologna a Giulio II. ATTI e MEMORIE della Regia Deputazione di Storia patria per le provincie di Romagna. Anno VII, pag. 105.)  

60) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 698.  

61) Cioè a' 29 di gennaio, se sta bene il conto.  

62) Intendi, mentre che io lavoravo.  

63) Di qui la presente lettera (la quale è dello stesso giorno e non fa che ripetere le cose dette nella precedente) è pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 699.  

64) Di Lapo d'Antonio di Lapo scultore e di Lodovico di Guglielmo Lotti orafo e maestro di getti, e delle cagioni per le quali essi furono cacciati via, è stato discorso lungamente dallo stesso Michelangelo nella lettera IV a Lodovico Buonarroti suo padre.  

65) Che fu a' 22 di febbraio di quell'anno.  

66) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 700.  

67) Così sta; ma è evidente che doveva dire 1507, anche secondo il computo fiorentino, usato quasi sempre da Michelangelo, fuorchè nelle lettere a Lionardo suo nipote e ad altri scritte da Roma negli ultimi suoi anni.  

68) Baglioni, nato nel 1462 e morto nel 1543. Fu intagliatore eccellentissimo di legname, e buono architetto, del quale si può vedere quello che scrive il Vasari.  

69) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 700.  

70) È questi maestro Bernardino d'Antonio dal Ponte di Milano, il quale nel 1504 fu condotto agli stipendi della Repubblica di Firenze, come maestro d'artiglieria: e stette in questo servizio fino al 1512. Doveva essere persona assai valente nell'arte sua, se Michelangelo diedegli a gettare di bronzo la sua statua di papa Giulio, e Gio. Francesco Rustici gli allogò nel 1509 il getto di quelle che egli fece per una delle porte di San Giovanni. Nel 1512 gettò di bronzo la graticola della nuova Cappella del Palazzo pubblico, e parimente rifece di bronzo il cartoccio della base del David del Verrocchio. La licenza data a maestro Bernardino di andare a Bologna da' Signori e Collegi, è del 7 di maggio 1507.  

71) Piero Soderini, gonfaloniere perpetuo della Repubblica.  

72) In parte pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 700.  

73) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 700.  

74) Manca la sottoscrizione.  

75) Così nella lettera autografa, e doveva dire, si partì.  

76) Salvestro, figliuolo di Giovanni e nipote di Antonio e di Piero del Pollaiuolo, nacque nel 1472. Pare che esercitasse l'orafo, e fosse anche maestro di getti. Era già morto nel 1533.  

77) Tommaso di Balduccio di Rinaldo Balducci, uno dei comandatori di Palazzo. I comandatori (praeceptores) erano sei, ed in antico si cavavano dai berrovieri del capitano della Famiglia di Palazzo. Il loro ufficio era di portare ambasciate, e comandamenti de' Priori e del Gonfaloniere così a' cittadini, come agli ufficiali della Repubblica. La Famiglia di Palazzo si componeva dell'araldo, dello spenditore, dello speziale, del barbiere, del maestro temperatore dell'orologio pubblico, di dodici mazzieri, di nove donzelli, di sei trombatori, di otto trombetti, di tre pifferi, di un cennamellario, di un naccherino, d'un appuntatore, di sessantotto famigli del Rotellino, portati poi fino a novanta, di quattro famigli de' Cancellieri, di dodici custodi di Palazzo, di quattro campanari, di un cuoco, di due guatteri, d'uno zanaiuolo e di un acquaiuolo. Tommaso Balducci aveva oltre a ciò la custodia delle spalliere e degli arazzi della Signoria, e teneva insieme coll'Araldo le chiavi della Sala del Papa in Santa Maria Novella, dove si conservava il cartone di Michelangelo.  

78) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 701.  

79) Per fuggire inutili e noiose ripetizioni, vaglia qui di dichiarare una volta per sempre, che alla mancanza di data nelle lettere di Michelangiolo; copiate dagli autografi del Museo Britannico in servigio della presente edizione; abbiamo supplito con quella che dietro la lettera si trovava segnata dalla mano di Buonarroto.  

80) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 701.  

81) Di qui è pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 701.  

82) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 702.  

83) Francesco Alidosi.  

84) Strozzi, nella bottega del quale stava Buonarroto.  

85) Tre giorni dopo questa lettera, ossia a dì 21 di febbraio del detto anno, la figura del Papa era tirata su e posta nella facciata di San Petronio.  

86) Manca in questa lettera la sottoscrizione.  

87) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 703.  

88) Il cartone della guerra di Pisa.  

89) La ripudia dell'eredità di Francesco Buonarroti suo zio, morto il 18 di giugno 1508, fu fatta da Michelangelo a' 27 di luglio dello stesso anno, con strumento rogato da ser Giovanni di Guasparre da Montevarchi, notaio fiorentino. La medesima ripudia avevano fatta il giorno innanzi Lodovico padre di Michelangelo, e i suoi fratelli, per carta rogata da ser Antonio di ser Stefano da Portico.  

90) Scarpellino e padre di Bernardino nominato indietro nelle lettere a Lodovico.  

91) Cioè, messere Angelo Araldo e Tommaso comandatore che tenevano le chiavi della Sala del Papa in Santa Maria Novella, dove si conservava il cartone della guerra di Pisa.  

92) Pubblicata in parte dal Grimm, Op. cit., pag. 703.  

93)  

94) Strozzi: quel medesimo nella cui bottega di arte di lana si riparava Buonarroto.  

95) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 705.  

96) Pubblicata, ma non intiera, dal Grimm, Op. cit., pag. 708. 

97) Lorenzo Pucci, fiorentino, poi cardinale del titolo de' Santiquattro.  

98) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 708.  

99) L'Araldo.  

100) Intendi, le terre.  

101) Idiotismo fiorentino per bisogna.  

102) La mossa alla volta della Toscana delle genti spagnole, la presa e il miserando sacco dato da loro a Prato, e la deposizione del gonfaloniere Piero Soderini, avevano portato grandissima alterazione in Firenze. Alle quali cose accenna Michelangelo in questa lettera.  

103) Rientrarono in Firenze a' 12 di quel mese.  

104) Di questa lettera è una copia lacera di mano forse di uno de' fratelli di Michelangelo, nella quale è posto dopo il 30 luglio l'anno 1513.  

105) Michele di Piero da Settignano, detto Battaglino, del quale è stato parlato indietro.  

106) Abbiamo ragione di credere che questi sia Bartolommeo di Chimenti di Frosino da Settignano.  

107) Nell'Opera di Santa Maria del Fiore.  

108) Così nell'autografo.  

109) Sta così nell'autografo.  

110) Ripetizione dell'autografo.  

111) Strozzi.  

112) Da Settignano.  

113) Intendi quello della sepoltura di papa Giulio, ripreso da Michelangelo dopo la morte del detto Papa.  

114) Da ciò si rileva che papa Leone aveva già cominciato a ragionare del lavoro della facciata di San Lorenzo.  

115) Intendi de' denari depositati presso lo Spedalingo di Santa Maria Nuova.  

116) Scritta da Michelangelo a Filippo Strozzi.  

117) Era la strada che i Consoli dell'Arte della Lana avevano fatto fare per condurre i marmi dalle cave di Pietrasanta e di Seravezza, scoperte allora e cominciate ad esercitare. Ed in questa impresa erano molto incaloriti papa Leone e il cardinale Giulio de' Medici, volendo non esser più obbligati a servirsi de' marmi di Carrara. Ma Michelangelo vedeva la cosa per altro verso, e si piegava di mala voglia al desiderio del Papa e del Cardinale, stimando che i marmi di Carrara fossero di altra qualità e migliori di quelli di Pietrasanta, e dubitando di non dispiacere al marchese Alberigo Malaspina; il quale poi che seppe la cosa, n'ebbe tanto sdegno, che voltò in odio la benevolenza fino allora sempre dimostrata verso Michelangelo, che ne ebbe poi a patire per questa cagione molti dispetti e soperchierie.  

118) Strozzi.  

119) Bernardino di Pier Basso, ricordato altre volte.  

120) Di Pietrasanta e di Seravezza.  

121) Dopo la morte di papa Giulio, Leonardo Grosso Della Rovere detto il Cardinale Aginense, e Lorenzo Pucci, datario, poi cardinale Santiquattro, avendo come suoi esecutori testamentarii avuto commissione di procurare che la sepoltura del Papa si facesse, fermarono a questo effetto con Michelangelo per istrumento del 6 di maggio 1513, rogato da Francesco Vigorosi notaio dell'Auditore della Camera Apostolica, una nuova convenzione, colla quale egli si obbligava di finire quel lavoro dentro sette anni, per il prezzo di sedicimila cinquecento ducati, computati i tremila ducati avuti innanzi da papa Giulio; col patto che di questi danari gli dovessero essere pagati ducati dugento al mese per due anni, e per gli altri cinque anni che restavano, ducati centotrenta mensuali, fino al compimento della detta somma. La forma della sepoltura era un quadro veduto solamente da tre faccie, appiccandosi la quarta al muro. In essa dovevano andare ventotto figure di tutto tondo e maggiori del naturale, oltre tre storie di marmo o di bronzo, secondochè meglio fosse piaciuto. Ma tre anni dopo, e così a' dì 8 di luglio del 1516 con contratto stipulato tra i detti esecutori testamentarii e Michelangelo, rogato da Albizo di Ser Francesco Seralbizi notaio fiorentino dimorante in Roma, fu fatta nuova convenzione, cassando la precedente, nella quale Michelangelo prometteva di dare finita l'opera, secondo un nuovo modello e disegno da lui presentato, per il medesimo prezzo di sedicimila scudi, e dentro lo spazio di nove anni. In questo nuovo disegno le figure di tutto tondo erano ventidue, oltre cinque storie di bronzo in bassorilievo. Ma questa magnifica opera andò poi per le successive convenzioni del 1532 e del 1542 tanto ristringendosi, che all'ultimo le 28 statue della prima convenzione, e le 22 della seconda furono ridotte a sette, e delle storie non se ne fece niente.  

122) Domenico Fancelli, scultore fiorentino, ricordato altre volte.  

123) Benedetto di Bartolommeo da Rovezzano, scultore.  

124) Perchè morto Lodovico XII, era succeduto Francesco I.  

125) Domenico Fancelli, scultore, soprannominato il Zara, come è stato già detto indietro.  

126) È certo che Michelangelo aveva promesso di fare un quadro di pittura a Pier Francesco Borgherini, e di questo si parla anche nelle lettere di Buonarroto suo fratello e di Lionardo sellaio: però il soggetto è ignoto. Ma poi si vede che Michelangelo non ne fece altro; anzi propose al Borgherini di dare a fare il quadro ad Andrea del Sarto, del quale pare che egli non restasse troppo soddisfatto. Nondimeno diede a dipingere a lui, al Pontormo e al Granacci per ornamento d'una sua camera alcune tavolette con i fatti di Giuseppe Ebreo. Delle quali tavolette, quattro sono oggi nella R. Galleria degli Uffizi comprate nel 1584 dal Granduca Francesco: le due d'Andrea per 360 scudi e le altre del Pontormo per 90.  

127) Cioè l'accordo tra Francesco I e papa Leone, nel quale erano compresi, oltre la Repubblica di Firenze, ancora Giuliano e Lorenzo de' Medici.  

128) Era Spedalingo di Santa Maria Nuova messer Lionardo Buonafede.  

129) Papa Leone entrò in Firenze a dì 30 di novembre, e ne partì a' dì 3 del mese seguente.  

130) Buonarroto scrisse a Michelangelo a' 7 di novembre che Lodovico loro padre a' primi di quel mese si era ammalato d'un trabocco di scesa, cioè d'una portata di catarro al petto, come si direbbe oggi; ma che allora era un po' migliorato. E in un'altra lettera del 18 dello stesso mese dice che, secondo l'avviso del medico, egli era fuori di pericolo.  

131) Il foglio è lacero e frammentato. Quel poco che si vede stampato in corsivo ci siamo ingegnati di supplirlo per via di congettura e coll'aiuto del contesto.  

132) La strada che facevano fare i Consoli dell'Arte della lana e gli Operai di Santa Maria del Fiore per condurre alla marina i marmi della nuova cava di Seravezza. Michelangelo domandava che i Consoli con loro partito dessero a lui il cottimo, e tutta la cura di quel lavoro.  

133) Donato Benti, scultore fiorentino, e molto amico di Michelangelo.  

134) Pietro d'Urbano da Pistoia suo garzone.  

135) Messer Vieri de' Medici.  

136) Finalmente i Consoli dell'Arte della lana e gli Operai di Santa Maria del Fiore, adunatisi la mattina del 22 d'aprile di quell'anno, vinsero il partito, che la esecuzione della strada di Pietrasanta per condurre i marmi della nuova cava, scoperta da pochi anni, fosse commessa a Michelangelo, dandogli piena autorità di fare tutto quello che egli avesse riputato utile ed opportuno per questo effetto.  

137) L'Opera di Santa Maria del Fiore.  

138) Il terreno da Santa Caterina comprato dal Capitolo di Santa Maria del Fiore. Vedi a pag. 141.  

139) Di Piero da Settignano nominato più volte.  

140) Di Santa Maria del Fiore.  

141) Francesco scarpellino da Corbignano.  

142) Maso di Simone di Matteo detto Rubecchio, scarpellino da Settignano. Morì nell'ottobre dell'anno 1525.  

143) Con contratto del 17 d'aprile del 1517 Michelangelo comprò dal Capitolo di Santa Maria del Fiore un pezzo di terreno di 144 braccia, posto in Via Mozza, oggi Via San Zanobi, presso la Piazza di Santa Caterina, per fabbricarvi sopra stanze da tenere e lavorare i marmi che aveva fatto condurre per l'opera della facciata di San Lorenzo. E un anno dopo, non bastandogli al bisogno quel terreno, Michelangelo ne comprò dal detto Capitolo un altro pezzo.  

144) Sandro di Giovanni di Bertino Fancelli, scarpellino da Settignano, fratello di quel Domenico detto Topolino, che, come racconta il Vasari nella Vita del Buonarroti, aveva fantasia di essere valente scultore, ma era debolissimo; nato nel 1457, morì l'anno 1521.  

145) Fiorentino. A costui Pier Soderini, che dopo il suo esilio da Firenze dimorava in Roma, aveva commesso che facesse un disegno di un tabernacolo di marmo da inalzarsi nella chiesa delle Monache di San Salvestro in Roma, per mettervi la testa di San Giovanni Battista. Ed il disegno piaceva al Soderini; ma prima di risolversi a farlo mettere in opera, egli ed il Rosselli di comune accordo vollero intendere il giudizio di Michelangelo. Intorno a questo lavoro ci sono parecchie lettere al Buonarroti del Soderini e del Rosselli.  

146) Da Filicaia.  

147) Suo garzone.  

148) I Cinque Conservatori del Contado erano un Magistrato, al quale era commesso il mantenimento e la difesa della giurisdizione, confini, giuspadronati, ragioni, beni e proventi delle Comunità, Terre e Popoli del Dominio fiorentino. Nella Riforma del 1559 i Cinque del Contado e gli Otto di Pratica furono aboliti, ed in loro luogo si creò colla medesima loro autorità un altro Magistrato, che fu detto de' Nove Conservatori della Giurisdizione e Dominio.  

149) Pubblicata dal Grimm, Op. cit., pag. 722.  

150) Cancelliere dell'ufficio delle Tratte.  

151) Dicevasi tamburare, l'accusare segretamente un cittadino con denunzia scritta e messa dentro una cassetta, chiamata tamburo, appiccata presso la porta d'un ufficiale.